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frate Umile da Foligno, del Muziano, del Pinturicchio che essendomi venuti a mano alcuni documenti inediti i quali alla ricostruzione e agli abbellimenti di essa si riferiscono, spero fare cosa grata agli amatori di cosiffatte artistiche particolarità col pubblicarne il contenuto.

E prima il 1476. furono intagliate da Nardo Comballino le porte della chiesa aracelitana in prezzo di LXX. ducati: ho copia di un atto (1) con che questo artefice dichiara di avere ricevuto da Paolo di Paluzzo VI. ducati, residuo di detta somma. Ne da questo anno sino al 1571. trovai memoria che la chiesa aracelitana fosse ristaurata o in qualche modo abbellita. Ma avendo nel detto anno la signoria di Venezia, Filippo II. re di Spagna e papa Pio V. riportata nel golfo di Lepanto la gran vittoria navale contro il Turco, decretava (2) il senato e popolo romano la costruzione del magnifico soffitto che ancora si vede, monumento egregio di sua divozione e gratitudine. E così il 20 luglio 1574 da Francesco di Credenza spagnuolo fu compiuta una parte di detto soffitto, sopra la maggior porta della chiesa, dal lato sinistro. Esiste la perizia che di queste dorature fecero Pandolfo Digrandi modenese, Domenico Zapa fiorentino, e Guido Visconti senese, e che mette a bene il recitare, come documento curioso e per la proprietà di certi vocaboli importante. Adunque avendo i detti maestri esaminato diligentemente il lavoro, affermarono « che l'ovolo del quadro di mezzo è in>> dorato con tutti li suoi regoli a tutta tondezza, le fusaro»le, le lenticchie con i pater nostri indorati di tutta tondez

(1) E' questo il primo atto che nel Saggiatore si riferisce, de'molti già trovati e mandati copiare nell' archivio della eccellentissima casa Altieri. E qui poichè ne cade in acconcio, permetta S. E. il signor principe D. Clemente Altieri che pubblicamente lo ringraziamo della gentilezza con la quale condiscese alla preghiera nostra di potere esaminare e descrivere le preziosissime carte di che il suo archivio è fornito a dovizia.

(2) Panciroli Tes. Nasc. pag. 67.

» za tanto di sopra quanto di sotto, li dentelli indorati le » due faccie di sotto, e la faccia dinnanzi le foglie tutte in» dorate eccetto lo sfondato e li fogliami che sono nelli sfon» dati tutti indorati a tutta tondezza, e similmente tutto » il . . . . . . di quella parte di soffitto che ha fatto dicto mae>>stro Francesco, e più avendo vista la cornice che va in>> torno intorno la foglia grande e li modiglioni e l'ovolo e >> pater-nostri insieme colle rose tutti indorati senza terra » gialla alcuna. Le borce grandi e piccole insieme con un » pezzo d'intaglio che corre per li pettorali indorati bene e >> bene emendati, tutta la ditta opera ben lavorata, ben » emendata e ben dipinta, e non vi è niente di scrostato di » saltato né di raschiato e senza macchia alcuna; in somma >> fatto da buon maestro con tutte quelle diligenze possibi»le.» (1) Poco di poi vale a dire il 1578 Giambattista Boccabella, Pompeo Rogeri e Giulio Gualtieri (2) conservatori e Stefano Paparoni (3), Bruto Gottifredi e Ortensio Frangipane deputati per decreto del pubblico consiglio assegnarono a Flaminio Galli legnajuolo la costruzione del soffitto della crociera con le condizioni infrascritte « 1. che maestro >> Flaminio sia obbligato fare la soffitta della nave della cro>> ce secondo il disegno da lui fatto e stabilito dalli signori >> conservatori e deputati nella medesima proporzione e com

(1) Sono negli scrigni nostri alcune perizie di opere diverse come a dire una fatta da Martino Lunghi, un' altra da Cristoforo Muziano de' molti dipinti che Pasquale Cati condusse nella cappella del card. Sitico Altemps: le quali perizie ho voluto ricordare per il nome degli artefici.

(2) Un altro de' Gualtieri pure Giulio o forse questesso era il 1604 tesoriere della provincia del Patrimonio, come si vede da lettera di Gaspare Paluzzi Albertoni vescovo di s. Angelo e Bisaccio a Baldasarre suo fratello trovata nell' archivio Altieri che con altre lettere importantissime del detto prelato sarà pubblicata nel Saggiatore.

(3) Famiglia antica di Roma. Nel secolo XII. un Giovanni Paparoni fece in s. Maria Maggiore il pavimento d'opera Alessandrina. Panv. De sept. Basil.

»partimenti com'esso disegno mostra. 2. che li fondati del>> li maggiori quadri che sono in detto disegno, esso mac» stro Flaminio sia obbligato di farli della figura e fondo » simile al soffitto della nave grande, e similmente li fondi >>delli spartimenti piccoli conforme a quelli della detta na»ve. 3. che abbia da fare tutti li membri, ornati et intagli >> come stanno nella detta soffitta pel prezzo di scudi XX » per ogni canna »>

Il 1576 gli illustrissimi signori Curzio Lentuli, Quinzio Marcellini, Antonio Maccaroti conservatori e Pietro del Drago deputati per il lavoro del fregio che deve corrrere l'architrave della chiesa, commisero a Fulvio Orsino (1) di trovare un pittore o indoratore che in condizioni discrete eseguisse questo lavoro: e l'Orsino propose l'opera di Cola figliuolo di Amico da Genazzano il quale promise dorare o far dorare il detto fregio in VI scudi la canna e nel termine di V mesi.

Ultimamente il 21 maggio dell' anno 1578 gli illustrissimi signori Paolo Mattei, (2) Vincenzo Calvi e Francesco Orsini conservatori, Pietro Benzoni priore de' capo-rioni Ortensio Frangipani, Stefano Paparoni e Girolamo del Bufalo deputati allogarono a maestro Lodovico Caronica la costruzione del tetto, e questi si obbligò di alzare il muro per le quattro faccie in prezzo di giulj XV la canna e di fare XIII incavalcature con le respettive corde in scudi II. l'una (3).

(1) E' il filologo e letterato celebratissimo del secolo XVI, sepolto nella sagristia de' beneficiati in s. Giovanni di Laterano.

(2) Costui ebbe in dono la cappella della Pietà in s. Maria d'Aracoeli, ove il 1590 si fece preparare la sepoltura.

(3) Nel secolo XVI. molte chiese furono in Roma fabbricate a nuovo o più convenientemente ornate. Nomino fra queste la chiesa di s. Maria in Traspontina ricostruita il 1584. in buoni travertini per opera di Timoteo Berardi procuratore generale de' carmelitani, e la chiesa di s. Eustachio il cui soffitto con gli stemmi di Clemente VII. e del

Sul finire del secolo XVI un fulmine rase e consumò la doratura di un simulacro del Salvatore intagliato nel soffitto della chiesa: il perché Francesco Parisi priore dè capo-rioni il 24 novembre 1601 allogó a Giambattista Ferrari il rinnovamento di detta doratura (1)..

Conchiudero recitando un atto che pure in qualche modo si collega con la storia della chiesa aracelitana. Nel testamento di Giulia Colonna (2) vedova di Domenico Margano era una particella con la quale prescriveva all'erede di accendere ogni anno nel giorno dei morti XX torce in V libre l'una sulla sepoltura di detto suo marito in commemorazione di lui, per le molte fatiche da lui durate nella lite co' signori Alessandro e Stefano Colonna che ebbe fine il 10 giugno 1515. Pare che l'erede, trascorsi alquanti anni intendesse di attenuare questa obbligazione, e però certo Giulio Mariotti senese capellano di donna Giulia il 1563 fu invitato a dichiarare la volontà della pia testatrice.

VARIETA' ED AMENITA'

LETTERATURA

PAOLO MAZIO.

Il Salterio del Pellegrino Per D. L. T. Monaco Cassinese. Tipografia di Monte Cassino 1843. un vol. in 16. di pag. 200.

È il R. P. D. Luigi Tosti cui,l'Italia va grata della recente Storia della Badia Cassinense, l'autore di questo piccolo libriccino, primo saggio della

card. Paolo Emilio Cesi fu rinnovato il 1534. secondo il disegno di Giambattista da Sangallo.

(4) Non voglio preterire un atto sotto il 27 giugno 1591. con che Girolamo Asprelli si obbliga di accomodare nel termine di XI. giorni «< il tassame dell' organo in s. Maria d' Aracoeli che abbia da spiccare: ancora di accomodare li tromboni e farli stabili più che sia possibile, e il tremolante, il flauto, i rosignoli e tutta la machina del detto organo in tutta perfezione ».

(2) Non si dee confondere con donna Giulia Colonna che il 1564 eresse la chiesa e il monasterio di s. Margherita in Trastevere.

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tipografia che quei RR. monaci hanno stabilito presso quel santuario di pietà e di dottrina, e col mezzo della quale sperar giova che vedrà la luce la più gran parte dei documenti inediti che possiede l'archivio Cassinense. Il Salterio del Pellegrino si compone di una serie di 42 salmi, che il Tosti ha così chiamati, perchè la materia è tratta dal libro dei salmi; ed egli l'ha foggiata a modo di preghiere e meditazioni, dandole la forma dei salmi davidici, riempendoli di tutte quelle vaghezze bibliche, che mentre elevano la mente a poetiche idee, riempiono lo spirito di giocondità o di tristezza, secondo che la materia il dimanda, e servono di dolce invito a meditare e pregare. E lo intitolò del Pellegrino, perchè (come egli dice) appaia l'ufficio, cui è deputato, cioè a farsi compagno e consolatore ad un tempo di coloro che stando nel corpo van pellegrinando da Dio.

Perchè poi i nostri lettori si abbiano un saggio di questo salterio, scegliamo il Salmo XII. che s'intitola: La captività dell'Anima.

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« Eppure cel sappiamo', o Signore: i nostri padri raccontarono a noi l'opera che hai operata ne' tempi antichi. - La tua mano sgominò e » fermò le nazioni; afflisse i popoli e bandeggiolli di sede: allora assorge»sti, e i nostri nemici dissipasti. — Ora ne hai dato a macello quali zebe, e ne mandi ramingando fra le genti: hai venduto il tuo popolo senza » prezzo; ci hai fatto segno alle beffe de' vicini: la vergogna ne ricopre » tuttogiorno la faccia. - O Solima! o patria! io ti saluto da lungi. Sede» vamo lunghesso la flumana di Babilonia, sospesa ai salici l'arpa de' no»stri cantici; e all'affacciarsi d'una tua memoria, oh! quanto fu il pianto! > e presa da ritorte la mano non si levava ad asciugarlo -

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» Levammo un lamento. Oh! fusseti giunto almen questo! ma gonfia » correva la fiumana, e il lamento fu assorto in quel fragore. -- Venivano » i fratelli captivi; loro domandammo di te: e questi ne dissero singhiozzando: Oh Dio! oh Dio! le genti vennero nella tua eredità, disone» starono il tuo santo tempio. O Solima, e che se' tu divenuta? - Pro⚫ fersero gli uccisi agl'avvoltoi, e le carni de' tuoi santi alle bestie ; e co» me acqua il loro sangue sparsero intorna a Solima: non v'era chi rico» vrasseli ne' sepolcri. Siamo il ludibrio dei vicini, siam fatti scherno » dei circostanti. — Sorgi, a che dormi, o Signore? destati qual forte ine» briato, chè io non confido nel mio arco, nè salverammi la mia spada.-» Sorgi, chè pur sei noto in Giudea, e in Israello suona grande il tuo nome: » là rompesti un giorno il corno de' miei oppressori, e de' loro scudi e col⚫tella facesti un fascio. -- Matura ancora per essi i destini di Madian e » Sisara, di Sabin al torrente Cisson; e come tutti quelli che vogliono farsi ⚫ retaggio del tuo santuario, travolgili come ruota, e quale festuca in faccia al vento. Spezza la ruginosa catena, francami dalla mano po⚫ lente, scorgimi alla casa degl'avi miei. — E di buoi e di arieti ti farò

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