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MONUMENTI FIGURATI

Dopo le opere sul museo Capitolino di Locatelli, Gaddi, Bottari, Foggini, Querci, Re, Nibby ed altri, il museo rimase stazionario fino all' invasione francese, la quale le tolse i migliori monumenti e più celebri e li inviò a Parigi, poiché di una conquista, che non aveva cagionato neppure un colpo di fucile, volle Napoleone riportar le spoglie opime recando alla Senna i migliori monumenti romani. Ritornarono nel 1814 i monumenti tutti di Roma che al governo appartenevano e fra questi furono resi al museo i suoi, e solo la bell' urna con le muse rimase a far parte del museo del Louvre. Dopo questa vicenda il museo non ebbe che piccole aggiunte fatte nel pontificato di Pio VII.

I primi monumenti che siano stati accresciuti al museo Capitolino sono quelli che provennerro in surrogazione delle scolture egizie, che erano nel museo stesso, e che furono riunite al Vaticano per formare il museo Egizio, che il regnante Pontefice si piacque creare, e che ora attende la pubblicazione ed illustrazione dalla dotta penna del Rev. Pad. Ungarelli. Fra quelle scolture che erano al museo Capitolino, le più pregievoli sono, i due colossi che erano nell' atrio, ambedue di scuola egizia, cioè una Neith in granito rosso e la regina Tavai la madre di Ramses VI. detto il grande Sesostri; e la statua colossale di Antinoo con costume egizio, statua in marmo bianco ma di stile d'imitazione. Del medesimo stile erano le altre statue in marmo bigio morato, che provenivano dall' edificio canopico della villa di Adriano in Tivoli, e che erano tutte più o meno ristaurate.

In cambio adunque di questi oggetti passati al Vaticano, mi venne concessa la facoltà di scegliere in quel museo alcuni altri monumenti per surrogarli agli egizi, ed io scelsi quelli che più potevano convenire al museo Capitolino

sia per l'arte, sia per l'erudizione, sia per l'analogia con quelli già esistenti. Ed eccone la serie.

1. Statua di Minerva pacifera in marmo greco, trovata nel territorio di Velletri. Era al Vaticano incontro alla Minerva Poliade, ossia alla cosi detta Minerva Medica di casa Giustiniani. Fu pubblicata da A. Nibby nel vol II. del Museo Chiaramonti tav. V, e la chiamò Minerva Ergane. Collocata nella galleria al n. 71.

2. Statua virile togata sedente, più grande del vero. Appartenne alla casa Giustiniani, ed era al Vaticano nel museo Chiaramonti incontro all'ingresso del braccio nuovo, e fu sempre creduta rappresentare M. Claudio Marcello. Pubblicolla il Nibby vol. cit., tav. XLVI, e la disse Terenzio il comico, opinione da me rifiutata in altra opera. (Annali dell'Istituto Archeol. vol. XII. 1840, p. 97). Collocata nella sala degli uomini illustri.

3. Statua al vero di Sileno sedente. Il governo ne fece acquisto dal Vescovali. Era nelle sale Borgia; fu pubblicata dal Nibby vol. cit., tav. XI. Collocata nella galleria n. 5.

4. Grande sarcofago in marmo statuario, scolpito da tre lati, rappresentante un combattimento fra romani e galli trovato sulla via Appia nel 1830, e dal nome dell' inventore conosciuto sotto il titolo di urna di Ammendola. La commissione generale consultiva delle antichità e belle arti, ne fece l'acquisto per la somma di scudi 4000, e l'attuale Pontefice lo destino al museo Capitolino, dove ora è collocata nella seconda stanza delle urne. Fu pubblicato la prima volta negli Annali dell'Istituto Archeologico (vol. IV., an. 1831, p. 287.) dal sig. Gio. Blackie, che vi vidde espresso un combattimento dei romani con i marcomanni. Miglior opinione ne portò A. Nibby che ne dette una nuova dichiarazione nel vol. IX delle Memorie della nostra Accademia Archeologica, e vi riconobbe effigiata la famosa battaglia dell'anno 527 di Roma, e 227 avanti l'era nostra, combattuta fra i romani e

i galli presso Telamone nell'Etruria media, dove i galli furono disfatti, Aneroesto loro re si diè la morte per non cadere in mano dei vincitori, e dei due consoli C. Attilio Regolo e Lucio Emilio Pappo, il primo vi perdè la vita ed il secondo riportò solo l'onore del trionfo.

5. Testa al vero di Gneo Domizio Corbulone famoso generale romano sotto gl'imperi di Claudio e di Nerone, e padre di Domizia moglie di Domiziano imperatore. Era al Vaticano e fu edito da E. Q. Visconti nel Museo Pio-Clementino vol. VI, tav. LX. Trovasi nella sala degli uomini illustri n. 48.

6. Busto al vero di Giulia Mesa madre di Elagabalo: proviene ancor esso dal Vaticano, dove era dal tempo di Clemente XIV: è nella collezione imperiale n. 59.

7. Testa al vero di Giulia Mammea madre dell'imperatore Alessandro Severo: dallo stesso museo ove era dalla stessa epoca: è al n. 61.

8. Busto al vero di Diocleziano imperatore proveniente dagli scavi del tenimento detto Roma vecchia sotto Pio VII: anch' esso viene dal Vaticano: è al n. 79.

9. Testa colossale di Costanzo Cloro imperatore, padre di Constantino; fu dello scultore Cavaceppi, ed è edito in quella collezione, col nome di Valeriano: viene dal museo Vaticano, ed è singolare per l'arte e per la simiglianza: è al n. 80.

A questi monumenti derivati dal museo Vaticano succedono ora quelli che furono da me aggiunti in seguito, e ne verrò notando la provenienza.

10. Busto al vero di Publio Terenzio Africano: intero col suo pieduccio antico di un sol pezzo di marmo, senza mancanza di sorta. Fu rinvenuto l'anno 1826. nella vigna Frediani già Pieri, situata nel terreno che è fra le due vie Latina ed Appia, nel luogo detto le tre Madonne, e dove secondo il biografo di quel poeta comico, egli ebbe una villa

suburbana. Ha la maschera comica scolpita sulla destra parte del petto. Fu riconosciuto per Terenzio dagli archeologi Girolamo Amati e Dott. Alessandro Visconti nel giornale Arcadico, (An. 1826, tom. XXXII, p. 106.) e poscia fu da me pubblicato negli Annali dell'Istituto Archeologico (tom. XII, p. 97, tav. d'agg. G.) è nella collezione degli uomini illustri n. 76.

11. Busto colossale di Alessandro il grande proviene dalle rovine della villa imperiale di Tiberio nell'antico Priverno, e ne fece dono al museo D. Giuseppe de Bonis canonico della cattedrale di Piperno, che lo rinvenne in alcune escavazioni di cui tennero conto i bollettini mensili dell'Istituto Archeologico. Questa testa è di ottima scultura è nella stessa stanza n. 28.

12. Testa al vero dell'imperatore Tiberio singolare per la naturalezza dell'effigiamento, e per qualche tratto caratteristico del personaggio rappresentato. Ancor esso viene dall'antico Priverno, e fu donato come sopra: è nella serie imperiale al n. 6.

13. Busto di Druso giuniore di poco maggiore del vero, di ottimo stile. Fu rinvenuto presso le rovine dell'antico Tuscolo. Spettava ad una statua nuda all'eroica, la di cui maggior parte è in proprietà della casa Borghese, ed è nel vestibolo d'ingresso della villa Pinciana. Ne fecero acquisto le EE. LL. i Signori Conservatori di Roma, ed è ora nella serie imperiale al n. 7.

14. Erma poco maggiore del vero di Eschilo poeta tragico greco. Questo eccellente monumento dell'arte greca era nella sola testa collocato sopra un pessimo busto moderno, e decorava una delle mensole che sono in alto nelle pareti del gran salone, per cui non se ne vedeva il pregio. Fatta la scoperta di questo insigne monumento, ed instituitone il confronto con le pietre gemmarie che esibiscono il ritratto di Eschilo, meco il Welcher, il Braun, ed altri

dotti archeologi, e conosciuto esser questa la unica effigie in marmo del celebre poeta ateniese, feci sottoporle un acconciamento a modo di erma; e la riposi nella collezione degli uomini illustri al n. 82.

15. Busto maggiore del vero di Balbino imperatore. Ancorchè sia d'un epoca non buona per l'arte, pure il lavoro è di eccellente maniera, e la simiglianza perfetta. Ognun sa la rarità dei ritratti di Balbino il di cui impero di poco passò l'anno. Proviene da acquisto fattone dalle EE. LL. ed è nella serie imperiale collocato al n. 65a.

16. Quattro bassorilievi in marmo frigio detto paonazzetto della lunghezza di palmi quattro romani circa, e di circa palmi uno e mezzo di altezza. Rappresentano ciascuno d'essi scolpito nel centro a piccolissimo rilievo un cantaro, o vaso bacchico ansatò ricolmo di uve con alcune graziose maschere e figurine scolpite sul corpo del vaso. Il quale è tenuto per le anse da una tigre o pantera per lato. Spettarono già queste sculture al museo Niccolini di Firenze, ove furono un tempo ammirate per la nobiltà dello stile e perfezione del lavoro. Ne proposi l'acquisto al magistrato romano, ed ottenutolo, sono ora collocati nel gabinetto riservato; sopra le nicchie.

Prima di lasciare di parlarvi dei monumenti figurati, deggio ancora avvertire, come siami riuscito di dare una nuova vita ad un monumento dei più belli del museo. Nella sala del così detto gladiatore moribondo, esiste la statua di una fanciullina che tiene una colomba. Questa statuina di ottime stile e di eccellente lavoro fu da monsignor Bottari nel vol. III della sua grand' opera del museo Capitolino alla tav. LXIII descritta per un Fanciullo che scherza con una colomba. Non avvertiva però il dotto Monsignore, che quella figura è di donna e non di uomo, e che l'attitudine e l'espressione del volto denotano piuttosto dolore e spavento, di quello che piacere. Considerata da me per gran tempo la

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