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dubitò di annestare nella Eneide alcuni concetti, alcune locuzioni di lui.

Poco dipoi Lucrezio ornava di bellissimi versi la filosofia di Epicuro, e Catullo celebrava il maritaggio di Giulia e di Manlio, e Porcio Licinio, e Valerio Edituo, e Lutazio Catulo eternavano la rimembranza de' loro amori. Giuliano grammatico spagnuolo recita presso Gellio (1) due epigrammi di Edituo, che per nostra sentenza sono vasello di ogni grazia. Ancora di Catulo recita Cicerone (2) un epigramma soavissimo intorno al giovinetto Roscio.

Ma vennero i tempi di Augusto: rifornita Roma di statue, di tavole, di monumenti asiani, attici, egizii, convenuti in Italia i Greci, maestri di ogni grazia e leggiadria, ridonata la pace a tutto il mondo romano, le lettere latine toccarono quel più alto grado di perfezione e di maturità, che in quello stato di civili consorzi e di religiose opinioni umana virtù poteva sperare. Il colle Palatino, il portico di Ottavia, il campo di Marte, la selva di Aricia, le rive dell'Aniene, Roma, le convicine castella, l'universa Italia echeggiavano i mille canti de' poeti. I garzoni innamorati correndo la via sacra, o vestendo di fiori le porte consapevoli di loro fiamme ripetevano i soavi versi di Tibullo alla sua Delia, o di Properzio alla sua Cinzia. E mentre Ottavia in udire le lodi del suo Marcello, che nel fiore della vita e delle speranze era morto, trambasciava nel vivo dell'anima, e poi splendidamente guiderdonava il lodatore, Orazio, dimenticando alcun poco Lalage e Ligurino, prenunciava ad Augusto, quanto terribile sarebbe stato il dispetto di Giunone, se egli avesse data opera a rifabbricare la casa di Priamo. Bastava un cittadino di Sulmona a ravvivare gli amori di Fillide inverso Demofoonte e di Enone inverso Paride, a narrare le trasformazioni diverse che la mitologia tradizionale tribuiva a' celesti, a rifrustare negli archivi e vestire di poetico abbigliamento le origini delle religiose solennità, a descrivere le nevose lande de' Geti e de Sauromati, ad evocare su le scene la famiglia di Pelope: Ovidio

(1) Noct. att. l. XIX. cap. 9.

(2) Lib. 1. de nat. Deor.

era costui, la più vivida e pellegrina fantasia del mondo romano. Che non ardì la musa del Tevere? Riconvennero le oblique voglie del patriziato e del popolo nelle satire Giovenale e Persio, negli epigrammi Marziale: Manilio canto « le stelle consapevoli de' destini, dalle quali si origina la varietà degli eventi » (1). Valerio Flacco celebrò la fortunata temerità de' primi navigatori, che dal lungo schifo (2) argonauti s'intitolarono. Cesare sul trapassare il Rubicone ancora si offerisce a' nostri sguardi somigliante a lione di Libia, quale il dipinse Lucano: ancora in leggendo la tebaide di Stazio ne agghiaccia il sangue Tisifone, che invocata da Edipo move alla volta di Tebe, e noi pure che dei romani redammo, se non il sangue, certo il domicilio e la gloria, paventiamo il giuramento di Annibale che spirava generosi versi a Silio Italico.

Ausonio e Claudiano sono presso i latini la espressione ultima della mitologia: le arti già cominciavano a sentire le influenze della fede cristiana, che dal consorzio di altri elementi validate modificarono nel processo de' tempi la ragione poetica.

PAOLO MAZIO.

(1).... conscia fati Sidera diversos hominum variantia casus. Manil. astr. l. 1.

(2) Il dottissimo Bochart deduce la nominazione di argonauti dalla voce arco che nella lingua de' Fenici signori un tempo del mare significa nave lunga.

SOMMARIO

STORIA - La guerra di Ferdinando d'Aragona e di Renato d'Anjou, seconda parte. Paolo Mazio. Della vita e delle navigazioni di Giovanni Verrazzano. Giorgio Greene. ARCHEOLOGIA - Dello stato attuale del museo Capitolino. Giuseppe Melchiorri. LETTERATURA - Delle permutazioni della poesia, art. III. Paolo Mazio.

Roma Aprile 1844.

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 8.

A' LETTORI DE' GIORNALI

DICHIARAZIONE

Nella gazzetta di Augusta n. 38. 7 febr. 1844 si legge una lettera di un corrispondente innominato che porta in data « Roma 20 genn. dell' istesso anno » ed è in questo tenore, volgarizzata fedelmente dall' idioma alemanno:

« Nell' archivio del principe Doria esiste una corrispon» denza sino ad ora inedita di Enrico IV. di Francia e di Cle» mente VIII., la quale è di non leggiera importanza quanto » al conoscere gli avvenimenti religiosi che dopo la conver»sione del re alla Chiesa cattolica si conseguitarono in Eu>> ropa »

Succedono alcune notizie intorno al modo con che questa corrispondenza provenne all'attuale possessore e due lettere che fanno parte di essa, sono recitate alla distesa. Segue la lettera :

« Corre una tradizione oscura intorno ad un diario mi» litare e politico, scritto in mano propria da Emmanuele >> Filiberto duca di Savoia... Il Münter ed altri invano il » cercarono in molti luoghi. Mi gode l'animo poterle comu>> nicare notizie accurate di queste carte che pur sono di >> massima importanza per la intelligenza degli avvenimenti >> di quella epoca memorabile. Il diario esiste negli archivi >> reali di Torino >>

Succedono cinquè articoli di detto diario che portano in data il 14 agosto, il 6, 15, 25 ottobre, e il 1 novembre.

Dal preterire il nome di qualsivoglia scrittore, e di qualsivoglia libro o giornale che in queste indagini ed interpretazioni avesse potuto o guidare o prevenire l'innominato, e ANN. I.

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dal modo in che egli stesso si esprime, sembrerebbe che egli, non altri, avesse interpretate le due lettere di Enrico IV. sul manoscritto originale; che egli, versato nella storia delle famiglie romane avesse assegnato il come queste e più altre lettere di Enrico siano provenute all' archivio della eccellentissima casa Doria; e finalmente che egli avesse trovato il diario di Emmanuele Filiberto e sul manoscritto originale traslatati quei cinque brandelli. Niente di vero. Io fui, che primo con fatica grandissima interpretai quelle due lettere di Enrico sul manoscritto francese, non senza l'aiuto del cav. Paolo Lemoyne che cortesemente mi dichiarò due luoghi oscurissimi: io fui che le pubblicai primo nell' originale francese e nella versione italiana, come appendice e complemento alle diverse raccolte di lettere dello stesso Enrico che già resero di pubblica ragione i signori La Clausade, e Berger de Xivrey, ed a quelle che il signor Marziale Delpit trovò di recente in Inghilterra. Riguardo al diario di Filiberto, fu il cav. Luigi Cibrario insigne cultore degli studi storici che negli archivi di corte in Torino il ritrovò e che da noi pregato di voler segnare le origini del nostro Saggiatore con qualche scrittura sua, ne mandò alquanti brani di esso preceduti da elegante proemio. E questa scrittura del Cibrario fu pubblicata nel detto Saggiatore num. 1. 1 genn. 1844. vale a dire 19 giorni prima della data che porta la lettera dell'innominato; e le lettere di Enrico corredate di una prefazione storica e di varie note furono pubblicate pure nel Saggiatore num. 2. 15 genn. 1844. vale a dire 5 giorni prima di quella data: e ciò è divulgatissimo in tutta Italia, in Corfù, in Malta, nel regno di Vürtemberg ovunque si dirama il nostro giornale. Adunque l'innominato corrispondente si prevalse delle fatiche nostre e del cav. Cibrario, senza nominare nè lui, nè noi, nè il Saggiatore a cui fu consegnato il frutto delle comuni investigazioni. Bisogna dire che di sè stesso diffidi molto, mentre va mendicando la gloria, qualunque siasi,

in cosiffatto modo, e che sia tanto inavveduto quanto è temerario, avendo con arte si poca eseguito il suo latrocinio.

Abbiamo scritta questa nota alla quale daremo quella maggiore pubblicità che per noi è possibile, affinchè secondo il fondamento della giustizia a ciascuno sia tribuito il suo ; e portiamo fidanza che la gazzetta di Augusta imparziale com' é ed amica al vero, ripubblicherà la detta nota o il sunto di essa quantunque sia pugnante con la lettera del suo corrispondente (1).

PAOLO MAZIO

STORIA

DEI TEMPLARI, E DI UN NUOVO DOCUMENTO CHE RIGUARDA LA CASA CHE EBBERO IN ROMA.

L'ordine militare e religioso del tempio di Sion acquistò in poco d'ora tanta celebrità che riempi di sua fama l'universo, e nella sua forza fece spesso impallidire i regna

(1) Mentre la presente nota si consegnava alla stampa, da un egregio amico nostro siamo stati avvertiti come nella stessa gazzetta di Augusta si legge un articolo che può dirsi una convenevole ritrattazione. In questo articolo si comprende il sunto di una scrittura storica di A. Coppi sul carnevale di Roma nel medio evo da noi pubblicata, ed espressamente è detto trovarsi questa scrittura nel Saggiatore giornale che sino dal principio del corrente anno va pubblicandosi in Roma: ancora è detto che questo nuovo giornale << ha già fornito articoli » di molta importanza segnatamente per la storia, e che un corrispondente della gazzetta di quivi trasse le sue notizie intorno alle let» tere di Enrico IV ed al diario di Emmanuele Filiberto duca di Sa» voia, senza nominare la fonte; il che dee fare molta sorpresa ». Così col fatto si vede quanto fosse fondata la fidanza nostra e quanto legittima sia la fama che gode la gazzetta di Augusta, di sincera ed imparziale.

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