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mondi e delle maraviglie d'essi, non posso ancora dir cosa degna della vostra carta, perchè non avemo passate terre, che non sieno state scoperte da voi o da vostro fratello, Da questo passo assai importante il Tiraboschi argomenta che Giovanni stesso e non suo fratello, al tutto ignoto agli scrittori di quel tempo, sia quegli a cui il Caro lì parla, che essendo stato mal ricompensato de' suoi servigi per la Francia fosse stato costretto per aver di che vivere a mettersi fra i famigliari del vescovo Gaddi e che per conseguente o il detto del Ramusio è falso, o il secondo viaggio di cui egli parla ebbe luogo molto più tardi di quello si crede: aggiunge tuttavia che esssendo l'incertezza della vita del Verrazzano si grande è impossibile divenire ad alcuna soddisfacente conchiusione.

Il Bancroft par che abbia adottato la prima congettura del Tiraboschi. Certamente ciascuna di tali opinioni sembrerà più o meno probabile ai vari lettori, secondo il loro modo di pesare la certezza storica. Vi sono delle difficoltà in tutte, che non possono per intero accordarsi insieme, nè per intero essere rifiutate. Contuttociò d'altra parte tante circostanze sembrano concorrere in favore di una opinione, e contro tutte le altre, che è quasi impossibile di rattenersi dal piegare del tutto verso di lei.

L'autore del saggio cronologico sulla storia della Florida non ha trovato, per quanto abbiam potuto sapere, pure un solo seguace. Si ha a dire dello Charlevoix, che tutta quella parte della sua opera che tratta del Verrazzano è oltremodo inaccurata e immaginaria: egli non solo falsa il suo linguaggio, ma colla lettera a Francesco dinanzi agli occhi fissa una erronea data al viaggio, ponendolo un anno più tardi di quello in cui veramente ebbe luogo, e facendo Verrazzano reo della stravaganza di indirizzarsi a Francesco per aiuto allora che questo prigione degli spagnoli era incerto e dubbioso del suo proprio stato, nè si degna di dire per qual ragione o su quale autorità così arditamente rigetti il racconto del Ramusio. Egli attribuisce perfino l'interruzione dei viaggi de' francesi per nuove scoperte al terrore ispirato dalla fine del Verrazzano: e sebben questo formi una di quelle belle catene di cagione e di effetto, colle quali alcuni amano di adornare le loro storie, tuttavia per quei che sono disposti a crederlo non è inutile osservare che ciò, almeno, si conviene egualmente bene a ciò che dice il Ramusio della comune credenza del suo tempo.

Il passo che abbiam citato dalle lettere del Caro è, per ciò che sappiamo, il solo argomento che può ragionevolmente contrastare alla tradizione. Ma ancor esso ha mestieri di spiegazione, nè certo vediamo la necessità di adottare la congettura del Tiraboschi sebbene la sua autorità sia da tenere in pregio grandissimo.

In primo luogo, la seconda congettura di questo acuto critico, che Pultimo viaggio del Verrazzano conseguitasse alla sua stanza in Roma può agevolmente accordarsi con la notizia data dal Ramusio, il quale non imprende

par forte

di fissare la data di questo viaggio. Ciò nondimeno dobbiam confessare improbabile; nè sarebbe certo facil cosa render ragione del lungo ozio in cui si perdè il Verrazzano ne' tredici anni che erano corsi fra il primo suo viaggio e la lettera del Caro. Pare assai più probabile ch'egli fosse mandato alla seconda spedizione mentre l'entusiasmo eccitato dalla prima era ancor caldo, e prima che Francesco fosse entrato in Italia al malavventurato attacco contro la Ducea di Milano. Il Verrazzano ritornò in Francia nel luglio; sappiamo dalla lettera del Carli ch' egli era aspettato a Lione nell' agosto: Francesco venne in Italia in sul cominciar d' ottobre, ed il suo avanzarsi fu assai prosperevole fino a 24 di febbraio dell' anno seguente (1525) nel qual giorno fu rotto e fatto prigione nella battaglia di Pavia. Così v'era tempo bastante per avere allestita una piccola flotta molto prima di quest' ultimo fatto, ne v'era nulla di più naturale per un monarca come Francesco che continuare, durante la letizia prodotta dal buon successo, il corso di un viaggiatore che prometteva così felici acquisti al suo regno. I mercanti di Lione altresì, i quali come tragghiamo dalla lettera del Carli facean pressa per aprire col mezzo del Verrazzano una comunicazione con le terre ch' egli avea scoperte, debbono avere avuto alcun peso presso del re, poniamo che il buon successo non fosse stato sempre con Francesco un bastevole motivo per mettersi in imprese molto più difficili e rischiose. Nè era l'onore che gli sarebbe tornato dalla signoria di terre lontane una considerazione di poco conto con uno che avea sì piena la mente delle idee dell'antica cavalleria; nè la speranza di partecipare od ecclissare in un nuovo mondo la gloria dell' imperatore, il cui trono riceveva tanto lustro da' suoi vasti possedimenti nell' occidente, era disegno da sfuggire l'attenzione di un re, del quale la vita intera fu un lungo contrasto col suo odiato rivale: in breve, vi sono nell' indole di Francesco e de' suoi soggetti, e nello stato degli affari al ritorno del Verrazzano tante ragioni per cui il secondo viaggio sia stato immediatamente intrapreso, che non sappiamo come ricusare l'assenso agli scrittori che dicono che fosse.

La principal difficoltà che resta consiste nel nome di scopritore, come dato al fratello del Verrazzano. Ma questa non è si grande come in sulle prime apparisce. In qualunque modo leggiamo il passo, e come è nell' edizione citata dal Tiraboschi ed in una presso di noi, dobbiamo estendere l'onore di siffatto nome ad ambedue i fratelli. Giovanni fu senza dubbio il più celebre, e come avvenne nei Cabotto la gloria, di un membro della famiglia può aver disteso la sua ombra su quella dell' altro. Ma non possiamo vedere alcuna ragione per supporre sul fondamento preso dal Tiraboschi che quivi non si parli che di Giovanni, quando il nome che dovrebbe distinguerlo è dato indistintamente ad ambedue, e non sembra leggiera prova di questo nostro avviso che la vita attiva menata fin allora da Giovanni a mala pena può persuadere il suo posarsi in quieto ozio fra i cortigiani di un cherico, mentre la cupidigia di nuove scoperte era ancora accesa in quasi ogni parte dell'Europa sebbene al contrario la conoscenza

dell' orribile fine di un fratello darebbe naturalmente ragione dell'abbandono della sua arte da uno la cui dimora in Roma è messa fuor di dubbio dalla testimonianza del Caro.

Sarebbe superfluo aggiungere che ci sentiamo forte inclinati ad accettare l'opinione del Ramusio: lasciando il dritto ch'ella ha alla credenza come tradizione contemporanea ed universale, deesi osservare che non è fatta con quella apparenza di dubbiezza colla quale un verace storico spone la narrazione di incerti eventi, si bene con quella semplice esattezza con cui noi ripetiamo un fatto noto e ben certo. Quando inoltre consideriamo il zelo col quale il Ramusio consecrò la più gran parte di sua lunga vita allo studio delle scoperte marittime, l'agio ch'egli ebbe di trarre il suo racconto dagli amici del Verrazzano, la sua estesa corrispondenza con alcuni de' più illustri navigatori, e con molti uomini di lettere di quel tempo, e che la sua celebre collezione non fu fatta più distante che Padova, ove nulla, tranne la più grossolana negligenza, l'avrebbe tenuto nell'ignoranza dello essere il Verrazzano in Roma pochi anni prima, e tra i famigliari di un prelato notissimo, l'evidenza in favore della veracità sua sembra doversi porre fuor d'ogni dubbio.

Ma l'ultimo viaggio del Verrazzano fu compiuto da lui sotto gli auspici della Francia o piuttosto dell'Inghilterra? Tale è il dubbio del dotto autore delle memorie di Sabastiano Cabot. Nel 1517 fu intrapreso, essendone fautore Enrico VIII, un viaggio per iscoprir nuove terre; alla quale impresa furono spedite due navi, il Sansone e la Maria di Guilford; l'una naufragò per impetuoso vento sulle coste americane, l'altra ebbe morto da' barbari il suo pilota di nazione piemontese, e tuttochè ella ritornasse salva, e molti ragguardevoli uomini avessero, per quel che si dice, fatto parte della spedizione, non resta altro sicuro ed autentico testimone di questo fatto che una lettera del Capitano pubblicata da Purchas, e sfuggita alla attenzione del dotto e avveduto Hakluyt. Peraltro sappiamo da questo che in Inghilterra esisteva una mappa o carta della costa americana disegnata dal Verrazzano, da questo celebre viaggiatore offerta ad Enrico VIII, la quale gli è servita di norma alla carta da lui posta nella sua opera sui diversi viaggi, data alla luce nel 1582. Ora domando io quando mai si condusse il Verrazzano in Inghilterra? o quali cagioni il mossero e presentare del disegno di cotesta mappa il re inglese? Noi siamo ancora in un mare di dubbi ma non si che alcun segnale qua e là non ci additi il cammino.

Se coll' istoriografo del Cabot noi teniamo che il Verrazzano facesse parte della gente spedita dall' Inghilterra nel 1527, dovremo però discredere la sua partita di Francia? o reputare che gli rimanesse tempo bastante per un viaggio ai servigi di Francesco, prima di muoversi per i comandi di Enrico? Io ho già fatto aperto il mio parere sul viaggio secondo per la Francia, e le medesime ragioni addotte in suo favore spiegano la non curanza che cotesto navigatore, benchè felice nella sua impresa, avrebbe dovuto incontrare al suo ri

torno. Sappiamo che la madre di Francesco afflitta e diserta si volse all' Inghilterra: ora qual cosa vi poteva essere più naturale che il Verrazzano ancora colà per aiuto e protezione ne andasse, all'amico ed alleato del suo re fatto prigione? In tal caso è di bisogno modificare alquanto l'asserzione del Ramusio riguardante i compagni del Verrazzano, che dice essere stato oppresso dal suo triste fato.

Ma come mai il Ramusio potè ignorare un fatto così importante, quale fu il passaggio del Verrazzano dai servigi dell'Inghilterra a quelli della Francia? Nel breve paragrafo ch' egli ha consecrato a questa materia parla della protezione di Francesco, come d'uomo su cui la buona o cattiva riuscita di que' viaggi si riposava, e sebbene egli non affermi chiaramente che l'ultima volta il Verrazzano si partisse di Francia, tuttavia dalle parole da lui usate nel suo racconto, è da credere sicuramente che tale fosse il suo avviso.

E d'altra parte come mai è da credere che l' Hakluyt, editore sì diligente ed avveduto parlasse così nettamente e sicuramente della mappa ritratta dal Verrazzano, e prendessela a fondamento della sua, se già non l'avesse e vista ed esaminata co' suoi propri occhi? Forse è mal ferma congettura che a cotesta mappa accenni il Caro nella lettera sopradetta, e che non Giovanni Verrazzano sì bene il fratello la offerisse ad Enrico. L'Hakluyt afferma che ciò fece Giovanni: ed egli dice altresì che Giovanni per ben tre volte avea fatto viaggio ai liti d'America, la qual cosa, ritenendo lui esser morto nella spedizione del 1527, può solo verificarsi adottando la congettura da me fatta in torno al suo secondo viaggio, e mettendo nel novero dei tre quello in cui perdette la vita. In breve: comunque ci rivolgiamo, qualunque sia la deliberazione che ci piaccia di prendere, vi rimangono sempre de' dubbi che non possono essere fino ad ora per alcuna guisa rimossi. Tutto quello che noi sappiamo di certo è che una grande azione lo sceverò dalla turba de' viaggiatori e scopritori in una età che avea prodotto un Colombo ed un Cabotto, mentre il dubbio ed il mistero hanno avvolto il resto del suo vivere, lasciandoci dubbiosi se dobbiamo lamentare la immatura fine di lui, fatto preda della ingorda barbarie de' cannibali, od esecrare l'ingratitudine che il sospinse a macerare, per sopperire alle necessità della vita, una mente formata per ardite e fortunate intraprese.

La lettera del Carli intorno il Verrazzano, la quale nella scarsezza delle memorie che lo riguardano è preziosa, non essendo stata messa mai in luce, chiuderà questo discorso.

Al nome di Dio

G. WASHINGTON GREENE

a di 4 Agosto 1524.

Onorando padre. Considerando che quando fui in la armata di barbaria alle gierbe (sic) vi furono grate le nuove advisatevi giornalmente per lo illustre

AN. I.

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sig. Don Ugo di Moncada capitano generale della cesarea maestà in quelle barbariche parti seguite certando (1) con li Mori di detta isola. Per la quale mostrasi haver fatto piacere a molti nostri padroni ed amici e con quelli della conseguita vittoria congratulatovi. Pertanto essendo nuovamente qui nuova della giunta del capitano Giovanni da Verrazzano nostro fiorentino allo porto di Diepa in Normandia con sua nave Delfina con la quale si parti dalle insule Canarie fino di Gennaio passato per andare in busca di terre nuove per questa serenissima corona di Francia, in che mostrò coraggio troppo nobile e grande a mettersi a tanto incognito viaggio con una sola nave che appena è una caravella di tonelli (2), solo con 50 uomini, con intenzione di, giusta sua possa, discoprire il Catajo, tenendo cammino per altri climati di quelli usano li portughesi in lo discoprire di verso la parte di Calicut, ma andando verso coro e settentrione omnino tenendo che ancora (3) Tolomeo ed Aristotile ed altri cosmografi descrivano verso tali climati non trovarsi terra, di trovarvene a ogni modo. E così gli ha Dio concesso come distintamente descrive per una sua lettera a questa S. M. - Della quale in questa ne è una copia, e per mancargli le vettovaglie dopo molti mesi giunto navigando assegna essergli stato forza tornare da quello in questo emisperio e in sette mesi suto in viaggio mostrare grandissimo ed accellerato cammino aver fatto cosa miranda e massima a chi intende la marinera del mondo della quale al cominciamento di detto suo viaggio si fece mal inditio, e molti pensorno che non più nè di lui nè del vascello si avesse nuova, ma che si dovesse perdere da quella banda della Norvegia per il grande diaccio che è per quello oceano settentrionale, ma come disse quel moro, lo Dio grande per darci ogni giorno più notizie di sua infinita possanza e mostrarci di quanto sia admirabile questa mundiale machina, gli ha discoperto una latitudine di terra, come intenderete, di tanta grandezza che secondo le buone ragioni e gradi per latitudine ed altezza assegna e mostra più grande che la Europa, Africa e parte di Asia: ergo mundus novus: e questo senza (4) loche hanno discoperto in più anni gli Spani per lo occidente, che appena è uno anno tornò Ferrando Magaghiana quale discoperse grande paese con una nave meno (sic) delle cinque a discoprire (5). Donde addusse garofani molto più eccellenti delli soliti e (6) le altre sue navi in 5 anni mai nuova di è trapelata - Stimansi per se quello che questo nostro capitano abbia condotto non dice per questa sua lettera, salvo uno uomo giovanetto preso di quegli paesi, ma stimansi che abbia portato mostra di oro, poichè da quelle bande non lo stimano e di droghe e di al

la nave.

(1) Combattendo.

(2) L'amanuense ha lasciato il numero delle tonnellate di cui era capace

(3) Sebbene.

(4) Quello che.

(5) In questo oscuro periodo forse il Carli accenna il naufragio di una di quelle cinque navi.

(6) Delle.

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