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Io G. Virginio Orsino (1) conte de Anguillara presente.
Io T. Sigismondo de Luna presente.

Io Lorenzo Cibo (2) presente.

Queste cose furono fatte nel rione di Trevi in casa a Girolamo Frangipane presenti come testimoni Michele Impogniata che stava in corte del Card. Salviati (3) e Andrea da Costa portoghese che abitava al di là di porta Settimiana.

Il Porcaro rescrisse che le armi non i cavalieri dovevano definire la controversia loro, che scegliesse pure uno de' tre campi e la qualità delle armi nel termine di quaranta giorni, che nel rimanente non avrebbe ricevuta altra risposta.

Questo cartello porta in data il 19 novembre, ma fu consegnato al Mellino il 20.

Questi sotto il giorno 24 rispose al Porcaro, e il 6 decembre per mezzo dei rispettivi procuratori fu consegnata al Porcaro la risposta, che è di questa forma:

« Mr. Giulio Porcaro,

« Alli giorni passati ebbi una vostra lettera (4) fatta «alli X novembre, alla quale non volse risponder quanto << sopra de ciò me occorreva, nè venire alla particolarità « della querela. Hora essendo per un'altra vostra delli 19 « del presente incitato, son sforzato a venire a voi e vi ri«spondo sopra la querela che voi mi offerite, cioè che me << volete combattere, che io non doveva fare quello che feci.

(1) Fu degli Orsini il primo conte di Anguillara che comprò una con Cerveteri e altri castelli da Franceschetto Cibo.

(2) Fu figliuolo a Franceschetto Cibo generale di S. C. e a Maddalena de' Medici, e fratello a Innocenzo cardinale celebratissimo. Sposò Ricciarda Malaspina erede del ducato di Massa e Carrara.

(3) Ciò è Giovanni Salviati famoso per la inimicizia con Benvenuto Cellini, che il 1524, 25 e 26 fu legato di Clemente VII a Parma e Piacenza. Esistono alcuni giuli battuti nella zecca di Parma che mostrano nel diritto le armi sue e del pontefice (vita di Benvenuto Cellini pag. 79. - Letter, de' principi vol. I. pag. 60. - Aff. della Mon. di Parma T. V. pag. 143. della raccolta Zanettiana).

(4) Questa lettera manca nel manoscritto.

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« Voi sapete che più volte ve feci admonire per mezzo di gentiluomini ve piacessi poner silenzio alla vostra lingua « in parlar di me meno che honestamente, e non volendovi « da quello desistere deliberai parlarvi, e trovandovi a caso « in S. Maria del Popolo ve dissi: messer Giulio è vero che << voi andate dicendo che io habbia fatto uffizio de mal gen« tilhomo? - voi ad me respondestivi de sie più de una « volta allora forzato dall'onor mio ve dissi e feci quello che <voi sapete che adesso voi dichiarate non dovevo farlo, e che « me lo volete combatte. Questa querela non credo sia da " combatte perché si pò determinare per altra via che de <«< arme. Non me par se convenga ad homo de honore con«dursi in campo a litigar, per questo ve dimando una di«chiarazione de cavalieri degni et excepti electi de comune << consenso che faccia fede che la querela non si possa deci«dere per altro che per via d'arme, allora son parato con « quelle arme de offendere che io porterò per voi e per me « difendere l'onor mio, e quando sarà facta allora o acce«ptarò uno de' vostri campi ovvero domanderò altri ovvero ve ne provederò io secondo a me parerà e manderovvi la « lista delle armi difensibili, che vi haurete da provvedere "reservando sempre ad me le ragioni me saranno opportune « et quando voi non vorrete concurrere a trovar dicti judici « io lo farrò dichiarare, o seguirò secondo me converrà. Da « Roma 24 novembre 1534. »

lo Pietro Mellino confermo quanto di sopra.

lo D. Ferrante Orsino duca de Gravina.

Io Brunor conte di Gambara.

Io Paulo Sabello etc. (1).

Una con questa lettera rimandò al Porcaro le tre patenti de' campi. Costui che esser doveva iroso, e amico molto più dell'armeggiare che delle riconciliazioni e degli ac

(1) Figliuolo a Bernardino maresciallo del conclave; ebbe la signoria di Castel Gandolfo una co fratelli Gio. Batt. Giulio, Francesco, Federico.

cordi, simulò di non aver ricevuto il cartello ultimo del Mellino: il perchè questi, decorsi tre giorni dopo la consegna del suo cartello, gli scrisse a nuovo nominando con atto autentico arbitro della controversia il duca di Mantova, e suo procuratore un Luigi Albanesi.

Dal 9 dicembre del 1534 al febbraio del seguente anno fu tra gli avversari uno scambiar continuo di cartelli, di lettere, di dichiarazioni senza nè costrutto nè speranza di accordo: mercechè il Porcaro era fermo nel voler definita la controversia e satisfatto l'onor suo per la via delle armi, e il Mellino non rifiutava la disfida, ma voleva il giudicato del duca di Mantova a fine di sapere se tanta fosse la controversia loro che giusta le massime della cavalleria gli convenisse accettare il duello nè definire si potesse in altro modo.

Finalmente il Mellino fece afliggere al palazzo del card. di Bari (1) e nella piazza di Mastro Pasquino un gran cartello in cui afferma di aver mandato « nel dì della giornata i >> procuratori suoi in tutti i campi, specialmente in quello >> di Camillo Colonna ove non essendosi trovato alcun uomo » del Porcaro, si dichiara libero e assoluto di sue querele

In che modo finisse la controversia, se dipoi effettuata fosse la disfida, o venissero a qualche accordo i cavalieri, o veramente la morte togliesse di mezzo l'uno de' due e con esso lui la fiamma e il fomento della discordia, nol sappiamo.

Argomento a molti parlari del patriziato, a moltissimi del popolo di Roma fu questa disfida, non tanto per la gravità della offesa quanto perchè famiglie nobilissime di Roma e fuori v'ebbero parte di testimoni, di procuratori e di padrini. E così i Colonna Camillo, Ascanio, Giulio, Alessan

(1) Ciò è Stefano Gabriele Merino spagnuolo arcivescovo di Bari, poi patriarca delle Indie e cardinale di Clemente VII, molto stimato dal sacro collegio e da Carlo V (Mazzucchelli vita del Bonfadio - Garimberti. La prima parte della vita di alcuni papi e di tutti i cardinali passati. Venezia presso il Giolito 1567).

dro, Girolamo Frangipane, Bandino de' Bandini parteggiavano per il Porcaro; gli Orsini Ferrante, Virginio, Corrado; Paolo Savello, Sigismondo di Luna, Lorenzo Cibo difendevano le ragioni dell'amico Mellino.,

Uno de' cartelli del Porcaro porta in data Monton del Grano, un'altro Castel dell'Osa. Montone o monte del grano è un luogo tre miglia lontano da Roma fuori porta S. Giovanni, ove nel secolo XVII fu trovato il sarcofago istoriato del museo capitolino. Castel dell'Osa (Castrum Osae o losae nel m. s.) era un luoghicciuolo presso le ruine dell'antica Collazia, oggi castellaccio. Bisogna dire che i Porcari vi avessero feudi o tenimenti (1).

Vengo a chiarire alcune pratiche di cavalleria che dalla nostra narrazione sono indicate o confermate. E prima, essendo negli stati della chiesa interdetto il duello dalla legge canonica e dalla civile, bisognava che i cavalieri si procurassero campo libero e franco nelle terre de' baroni. Competeva la dimanda del campo al provocatore, e il provocato poteva accettare o rifiutarlo a sua posta, e però due o tre campi erano proposti allo avversario. E così Francesco Caraffa conte di Matalona con istromento rogato il 5 Novembre 1554 nel palazzo di Marcantonio Colonna accetta il campo franco di Alfonso Calcagnino conte di Fusignano e di Curiaco che con parecchi altri eragli stato offerto dal suo avversario Antonio Caffarello (2). Per contrario Papirio Capizucchi con lettera sotto il 29 marzo 1535 rifiutò come sospetto il campo della Scarpa che Giovanni e Vulpio Orsini avevano conceduto al suo avversario Bernardino Pierleoni perchè questi era a' servigi di casa Orsini.

Ancora non esigeva l'onore cavalleresco che di presente

(1) È certo che avevano un fondo fuori porta Nomentana che Agostina vedova di Saba Porcaro concesse a titolo di donazione all'onorevole signore Giacomo de Sinibaldis. Ho copia dell'istrumento.

(2) Ho copia dell'istromento.

accettato fosse il duello: poteva il cavaliere differirne l'accettazione sino a tanto che avesse udito il parere de' periti, e così fece il Mellino.

Il cavaliere provocato aveva il diritto di scegliere le armi offensive e le difensive per i fanti e per i cavalli con questa differenza che le offensive portavale egli stesso per se e per lo avversario, e delle difensive mandavagli la lista affinchè se le procurasse. Ed è in questo particolare curiosa e importante la lista che il Caraffa mandò al Caffarello.

«Vi mando con questo la lista delle armi defensive si « da piedi come da cavallo et delli cavalli acciò dell'uno et << dell'altro abbiate tempo de provvedervi, che le offensive « porterò io per me et per voi, le quali saranno da genti« lhomo, et convenienti al grado e qualità nostra. E il di « della giornata che corrà hoggi presentato questo cartello « che sono VI del mese di novembre a quaranta giorni. «Dato in Roma il di detto 1554.

« Tutte sorte d'arme quale convengono a' fanti a piedi. »

« Giacchi e maniche di maglia tanto tonda bozzata, «< come gazzarina a tutta botta, ed una botta e mezzo da « mancare tagliare ed aggiungere in tutto quello miglior « modo che al detto D. Francesco piacerà.

<< Guanti di maglia della medesima sorta con presa e « senza presa.

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« Goletta di maglia da giungere e mancare in ogni (( miglior via che al detto D. Francesco piacerà.

« Corazzine de tutte sorta usitate, da posserle tagliare e aggiungere come al detto D. Francesco piacerà.

« Corsaletti con loro scarselle e bracciali snodati sopra «il gomito e manipoli.

«Morioni da fanti a piedi armati.

«Morioni d'archibusieri, e che dette Zelade e Morioni << si possino tagliare per quel verso che al detto D. Francesco

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