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sto per il museo, ed il pregio deriva dall' essere una delle tavole degl' atti del collegio degl' Arvali, di cui scrisse tanto dottamente il Marini nella sua sapientissima opera, che porta per titolo Gli atti dei Fratelli Arvali: in due grandi volumi in quarto. Si accresce maggiormente il suo pregio dall' essere nuovamente venuta alla luce, e perciò inedita. Vi si contiene registrato quanto si operò dal collegio degl' Arvali radunato in Campidoglio il dì 28 giugno dell' A. 50, cioè i voti solenni e straordinari concepiti ossia nuncupati per la famosa adozione di Domizio Nerone figlio di Domizio Enobarbo e di Agrippina Augusta, fatta da Claudio in quell' anno. Le singolarità di questo marmo, di cui darò quanto prima alle stampe una dichiarazione, cui unirò altre memorie inedite relative agli arvali, sono quelle di darci l'epoca certa dell'adozione di Nerone meglio che non facessero gli storici; la prece arvalica a Giove, Giunone, Minerva, alla Salute pubblica, più completa nella sua formola; ed il primo esempio in un monumento pubblico romano di turpissima adulazione verso l'istesso imperatore Claudio, cui si da il titolo di DIVINI.PRINCIPIS. PARENTISQVE. PVBLICI sendo ancora vivente.

7. Anche un altro frammento di tavola arvalica pervenne testè al museo per gentile presente che me ne fecero gli eredi del marchese Luigi Biondi, cui era dato di rinvenirlo fra alcuni rottami di marmi nella vigna che possedeva sulla via Cassia. Benchè il frammento sia piccolo pure vi si rileva il soggetto della scrittura essere l'indizione del sacro arvale solito celebrarsi ogni anno nel mese di maggio in onore della dea Dia, divinità peculiare del collegio; e ne viene fuori il nome di un nuovo arvale, e di un console suffetto di anno incerto. L'epoca del marmo pare che non ecceda quella degl'Antonini, e di questo ancora inedito monumento darò conto nell' opera che ora è alla stampa.

8. Ma il più cospicuo fra i monumenti epigrafici di cui abbia potuto arricchire il museo, si è quello di un singola

rissimo frammento di una cronaca greca, la quale se intera ci fosse pervenuta potrebbe reputarsi il più interessante documento storico che mai sia comparso fra le antiche lapidi.

Esso consiste in un piccolo avvanzo di una lastra di marmo coralitico, che i marmorari chiamano palombino, dove da un lato sono scolpite a bassorilievo alcune figure di soldati e cavalli, dall' altra rimangono le parti di due colonne di scrittura greca di caratteri minutissimi, e conformi a quelli della famosa tavola iliaca, che possiede il museo. Leggonsi ivi registrate alcune delle epoche dei fatti più interessanti della cronologia antica, relativi alla storia greca, egizia, persiana e romana. Si scorge dal metodo tenuto dal compilatore di questa cronaca, e dal meschino brano che ne avvanza, che essa doveva forse nella sua integrità esser composta di tre colonne di scrittura, e che la totale grandezza della lastra di marmo desunta dalla poca spessezza e dalla fragilità della materia, non doveva eccedere che di poco la misura di un palmo di larghezza, e poco meno di altezza, e sembra che l'idea di chi la compose fosse quella che servir dovesse come di una tavola sinottica, dove si contenessero cronologicamente disposti tutti i principali e più famosi avvenimenti dell' antica storia universale, per uso forse ed ammaestramento di un qualche nobile giovanetto.

Ciò che presenta poi di singolare cotesta cronaca, e che la pone al di sopra della famosa cronaca di Paros, ossia ai celebri marmi Arundelliani, si è che dove quelli hanno registrati avvenimenti la più gran parte dell'epoca mitologica ed eroica, ed ogni epoca non ha che un solo avvenimento, questa nostra cronaca per lo contrario quasi ad ogni epoca conta più fatti, e talvolta sino a quattro o cinque, e gli avvenimenti stessi sono tutti istorici, ed alcuni di questi sono atti a chiarire diversi punti d'istoria sino ad ora controversi o non ben definiti.

L'epoca in cui fu scritta la cronaca, e forse anche consegnata al marmo, appare certa da una data in cui si contano gli anni decorsi da una certa epoca d'un avvenimento sino all' anno presente, per cui viene a conoscersi che questo si fu il secondo dell'impero di Tiberio, cioè l'A. 16. dell'era nostra.

Mentre trattava con vera soddisfazione l'acquisto di questo prezioso cimelio pel musco, e le EE. LL. annuivano a questa mia proposizione, il monumento era per somma ventura fra le mani del Rev. Padre Gio. Pietro Secchi della Compagnia di Gesù filologo di fama universale, il quale avendone per il primo riconosciuta l'importanza, ed assicuratane a gran fatica la lezione ed i supplementi, come da rapporto fattone in adunanza ordinaria del nostro istituto archeologico, mi richiese di poterne egli stesso intraprendere l'illustrazione, ed io tanto più volontieri accondiscesi all'inchiesta del mio ottimo amico, sia per l'amicizia che ad esso mi lega, sia per la giusta stima con cui io tengo a pari dell' universale la dottrina sua, per cui non potrebbe per certo questo monumento avere giammai un più diligente e dotto illustratore.

Intanto per anticipare al publico in qualche modo il piacere di conoscere il contenuto della suddetta cronaca, sottoporrò la breve notizia che di questo marmo dettò il Rev. Padre Secchi a mia istanza, acciò si abbia da questa una caparra dell' importanza sua.

« Il frammento che ci è pervenuto di questa cronaca ha » due colonne, nella prima delle quali compariscono otto » date d'avvenimenti di storia romana, ma sei sole fra que>> ste hanno il testo greco, o tanto che sia suscettivo di sup>>plemento: nella seconda all' opposto ne abbiamo tre>> dici d'avvenimenti di storia greca, o peregrina, ed an>> che qui tre sole date mancano del testo; le altre o l'han>> no intero, o facile a supplirsi. Si lascia il computo de

» gl' anni, per non entrare per ora in lunghe questioni cro»nologiche.

» I fatti di storia romana contenuti nella prima colonna » sono questi: I. Il ritorno in Egitto di Tolomeo Filometo»re, detto Fiscone o Panciuto, ristabilito nel regno dai ro» mani. II. L'espugnazione d'Ostia: l'assedio di Roma e » l'uccisione del console Gneo Ottavio per opera di Mario il » vecchio: l'espugnazione d'Atene fatta da Silla. III. La vit» toria di Caio Fimbria sopra Mitridate a Cizico: l'espugna>>zione d'Ilio fatta dallo stesso: la sua morte mentre era >> stretto da Silla: la pace di Mitridate con Silla: il ri>> torno di Filopatore nel regno di Bitinia: e quello di Ario>> barzane nel regno di Cappadocia. IV. La vittoria di Silla » sopra Norbano a Capua; e l'uccisione del console Ma>> rio il giovane nella battaglia di Preneste. V. La creazio>> ne di Silla in dittatore a Roma. VI. Per quanto pare la >> nuova cacciata di Tolomeo Fiscone dal suo regno di >> Egitto.

» I fatti di storia greca o peregrina contenuti nella se>>conda colonna sono i seguenti: I. Venuta di Anacarsi in » Atene. II. Regno di Creso in Lidia. III. Epoca de' sette » sapienti. IV. Tirannia di Pisistrato in Atene; e morte di » Esopo a Delfo. V. Sconfitta e cattura di Creso fatta da Ci>> ro. VI. Conquista dell' Egitto fatta da Cambise ; e pere» grinazione di Pittagora. VII. Morte del tiranno Ipparco » per opera di Armodio ed Aristogitone: spedizione di Dario >> contro gli Sciti pel Bosforo Cimmerio. VIII. Spedizione di >> Serse contro la Grecia e vittoria navale di Temistocle a >> Salamina. IX. Epoca dei filosofi Socrate, Eraclito d'Efeso, » Anassimandro, Parmenide e Zenone. X. Guerra del Pelo»ponneso e storia di Tucidide. XI. Assedio e presa di Ro>> ma fatta dai Galli.

» Dalla data della dittatura di Silla, da cui lo scrittore >> della cronaca dice essere decorsi 97 anni fino all'anno in

>>> che scriveva, si argomenta chiaramente che la cronaca fu >> scritta nel secondo anno dell' impero di Tiberio.

Da quanto sono venuto esponendo fin qui, comprenderete facilmente, mio ottimo amico, che aveva ragione nel trovare che il vostro rapporto era in questa parte mancante, e che se tutti i musei di Roma si pubblici che privati hanno progredito con incrementi e migliorazioni notabilissime, il museo Capitolino, che in questo genere è il più antico di tutti, esso ancora non ha mancato di arricchirsi di nuovi monumenti, e di ciò mi gode l'animo di esserne stato il promotore, secondando le brame del munifico nostro Sovrano, e la cura che di questo stabilimento hanno le EE. LL. i signori Conservatori del popolo romano. Faccia Iddio che io viva e trovi sempre nelle autorità superiori uno zelo uguale a quello che io nutro per l'accrescimento e decoro di questa insigne raccolta, ed il museo Capitolino spero potrà essere sempre più riputato degno della città di Roma, e del luogo in cui è collocato.

Voi intanto vivete felice, e credetemi sempre

Vostro Affmo. Amico

MARCH. GIUSEPPE MELCHIORRI

Presidente del Museo Capitolino.

BELLE ARTI

DAVIDE E MICOL DIPINTO DEL CAV. FRANCESCO PODESTI

Si vede il regio padiglione sorretto da due colonne a spira. Siede Davide in un seggio ornatissimo e preme col piede una pelle screziata di tigre che ricopre lo scabello: veste una tunica in colore smeraldo ristretta a' fianchi da una fascia in color rancio: le maniche di questa tunica che dirò

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