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esterna, sono leggiadramente ripiegate a mezzo il braccio e discoprono quelle della tunica interiore in color paglia: indossa un manto di porpora di cui vari fiorami distinguono il fondo e corre i lembi un meandro d'oro: la corona gli adorna la fronte. Vicino anzi rimpetto a Davide si vede Micol figliuola di Saule e moglie sua la quale piacque all' artefice ritrarre nelle forme della Poesia, senza trasandare il suo essere di regina. Veste una tunica candidissima annodata sul braccio da preziosa pietra a mò di fermaglio e raccolta alla vita da vaghissimo cinto, e sopra, un manto cilestro tessuto con rabeschi in color rancio: il diadema le adorna le belle chiome, e le fronde « onor d'imperatori e di poeti » sono graziosamente innestate alle trecce dalle quali girate a mò di paniere parte un tenuissimo velo in color verdemare che cade licenziosamente su gli omeri e compie l'acconciatura della bella persona.

Ho descritto le vesti: ora descriverò gli atteggiamenti. Davide con la sinistra tiene l' arpa, con la destra già tocca, già corre le corde dello strumento, fido compagno dalla giovinezza prima, con che potè sperdere le influenze del maligno genio che infoscava la mente di Saule: elevate e fisse in cielo sono le pupille sue, e le potenze dell' anima raccolte in un pensier solo che è quello di cantar le lodi del suo Signore, di sciogliere un cantico di amore e di riconoscenza. È atteggiato di espressione evidentissima il volto suo, di quella espressione alla quale si configura un vate allora quando è commosso dall' aura soprumana del genio, di quella che gli Ebrei lessero in volto ad Isaia quando presagiva lo sterminio di Assur, o ad Abacuc quando descriveva il passaggio di Dio, e che il Podesti non potè leggere che in sè stesso. Ho detto che Davide siede: ma nobilmente siede come colui che aspetta il dono di Dio: agile della persona pare che si protenda che sorga quasi a meglio ricevere la ispirazione celeste. Micol con la sinistra tiene il lungo scettro del re marito e si

reca la destra mano sul petto quasi a reprimer l'alito a fine di non stogliere Davide dalla estasi sua: sono le labra di lei mezzo tra chiuse ed aperte come a ricevere, a bere le melodie soprumane, ed il bellissimo viso è composto a maraviglia. Mi piace il pensiero di avere ritratta Micol nelle forme della Poesia, con che si accenna a quel tanto che l'arte umana potè recare alla composizione de' salmi davidici. Sono i salmi al pari di qualunque libro del canone divinamente inspirati: ma egli è opinione divulgatissima che la inspirazione si estendesse a' pensieri ed a' vocaboli allora quando ne' vocaboli si comprendeva qualche dottrina morale o dommatica, nel rimanente a' pensieri, non a' vocaboli si estendesse : ancora lo spirito di Dio si attemperava alla immaginativa più o meno vivida degli scrittori, a' gradi diversi della coltura loro il che se non fosse, varietà di stile non sarebbe ne' libri canonici. Adunque l'avere figurato Davide con fisse le pupille in ciclo, meditativo, estatico, in atto di ricevere lo spirito di Dio mostra la divina origine de' salmi, e l'avere ritratta da presso la poesia accenna alle naturali potenze ed alla educazione letteraria del profeta che lo spirito di Dio non escludeva, ma si graziosamente secondava.

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. Alcuno, vedendo figurata nel seggio di Davide una testa di lione, dirà questa al pari di qualunque altra immagine o simulacro non si convenire a rappresentanza di storia ebraica e falsamente il dirà. Prova il dottissimo Petavio (1) doversi restringere non allargare la interpretazione del secondo precetto del Decalogo: poi è tradizione degli Ebrei registrata dal Masio (2) e dal Villalpando (3) che la bandiera della tribù di Giuda sotto la quale erano raccolte ancora le tribù di Zabulon e d'Isachar, portasse impressa la immagine del lione perchè Giuda nella celebrata benedizione era stato assomigliar

(1) Theol. Dogm. De Incarn. 1. XIV.
(2) Comm. in Jos. c. VI. v. 9.
(3) Appar. in Ezech. T. II. p. 44. 1. V.

to da Giacobbe a questa fiera: che nella bandiera di Dan fosse effigiata l'aquila, in quella di Efraim il bue, in quella di Ruben un uomo recantesi in mano le mandragore frutto di che Ruben presentò la madre Lia. Dai quali annotamenti che conchiusione si debba trarre, ognuno il vede. E ciò basti al proposito.

Alcun altro in re ebreo non approverà quelle due tuniche interiore l'una, esterior l'altra che abbiamo descritte e che propriamente vestivano i signori di Persia: «i signori di Persia, dice Strabone (1), portavano tre paia di brache e due tuniche guarnite di maniche »: al che rispondo aver sembianza di vero come gli eruditi sanno, che le fogge de' Persiani, de' Siri... fossero ricevute fra gli Ebrei quando non si opponevano alla purità delle pratiche e dottrine mosaiche: rispondo dipoi, per la mancanza de' monumenti essere malagevole impresa il circoscrivere le fogge del vestire ebreo: ultimamente dover si l'artefice osservare accuratamente la dif ferenza de' tempi e de' luoghi, le varietà delle vesti e delle architetture ma questa lodabile accuratezza non dover trascorrere in superstizione, in timidità.

Dirò qualche menda affinchè sia certa e palese la sincerità della lode. Avrei amato che Davide ancora in cantando, ancora presso la moglie paresse il guerriero, l'eroe che veramente era, e che la sua figura, il suo sembiante viemmeglio si distinguesse da qualunque altro re dell' oriente; se non fosse che il Podesti gl' impresse le forme del più avvenente e mansueto fra gli uomini che nella persona di Davide era prefigurato. Avrei amato che quà e colà non si travedesse un cotal poco l'arte e lo studio di mostrarsi quello insigne coloritore che è Podesti. Ma queste sono mende che dileguano verso la purità de' contorni e la espressione delle teste del Davide e della Micol, e che dalla critica discreta si notano ne' dipinti de' maestri, in quei della turba passano inosservati

(1) Lib. XV. pag. 734.

PAOLO MAZIO

VARIETA'

BELLE ARTI

I signori Pietro Girometti e Niccola Cerbara valentissimi incisori di coni intendono da qualche tempo a rinnovare in una serie di medaglie le immagini e le glorie degl'italiani più illustri nelle scienze, nelle lettere, nella milizia, nelle arti ed in ogni ragione di studi e di geste dalla rifiorita civiltà italiana fino al secolo XIX. In breve e modesto programma scrissero i nomi di C. italiani e in X. decadi li ripartirono che sono pittura, scultura, architettura, musica, poes a, letteratura, mattematiche e scienze naturali, scienze sacre morali e civili, milizia, incivilimento ». Pure di tanti insigni uomini Italia è feconda che quei C. non bastano: e ciascuno maraviglierebbe che nel detto catalogo non si leggano i nomi di Alessandro III, di Francesco Sforza, di Cesare Beccaria e di più altri, se non si sapesse che i due artisti promettono di illustrare in una seconda serie tutti quelli che meritarono le lodi della posterità e che nella prima furono dimenticati. Nè qui vogliamo tacere lo spirito veramente italiano che anima i nostri artisti i quali scevri di ogni gelosia municipale onorarono i sommi di ogni italico stato e paese, pregio che i buoni desiderarono in altre imprese di simil genere tentate nel Piemonte e nel regno di Napoli, ma venute meno nel nascere. Dieci sono le medaglie fino ad ora pubblicate, di Michelangiolo Bonaroti, Marcantonio Colonna, Pietro Bembo, Filippo Brunelleschi, Cosimo de Medici, Vittoria Colonna, Girolamo Fracastoro, Galileo Galilei, Giulio II, Dante Alighieri, le prime VI del Girometti, le altre IV del Cerbara, e crescono fama ai celebrati incisori. Facciamo voti perchè questa nobile impresa sia giovata e protetta da coloro che sentono carità di patria e sanno apprezzare le origini della gloria nostra.

NOTIZIA ARCHEOLOGICA

Un nuovo articolo del signor Letronne su la copia perfetta della iscrizione di Rosetta vide la pubblica luce nel giornale de' Dibattimenti, e attira la fede, e si concilia l'attenzione degli eruditi comechè fondato in una lettera autentica del signor Lepsius ritrovatore di detta copia. Apprendiamo da questo articolo com' essa fu scoperta non a Meroe nel regno di Etiopia, ma sì nell'atrio del gran tempio d'Iside a File città egizia: con che crolla il fondamento di una deduzione mirabilissima che avrebbe in più capi immutata la storia de' Tolomei. Apprendiamo altresì come una con questa copia fu scoperto un altro decreto de' sacerdoti egiziani, e come l'uno e l'altro monumento è consegnato alla scrittura geroglifica ed alla demotica ma non traslatato in lingua greca.

N. B. Alla pag. 204 lin. 25 in luogo di nelle leggasi quali

SOMMARIO

Dichiarazione dei Compilatori. STORIA. - Dei templari; della casa che ebbero in Roma; e bolla d'Alessandro IV. A. Gennarelli. Vita e viaggi del Verrazzano (fine). G. Washington Greene. ARCHEOLOGIA - Stato del Museo Capitolino, e cronaca storica incisa in marmo, recentemente trovata (fine). Marchese Melchiorri. BELLE ARTI. - Dipinto del Podesti. P. Mazio. VARIETA'. - Medaglie dei Sigg. Girometti e Cerbara. Del nuovo marmo contenente l'iscrizione di Rossetta.

Roma 15 Aprile 1844.

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 9.

STORIA

VOLGARIZZAMENTO INEDITO DI DUE LETTERE INEDITE DI ENRICO IV. A CLEMENTE VIII. FATTO DA SILVIO ANTONIANO

Nel procmio storico e critico che mandai avanti alle due lettere di Enrico IV. re di Francia a Clemente VIII. da me pubblicate la prima volta, mostrai di credere che la lettera dell' istesso Enrico piena di riverenza e di ossequio la quale dal Ciaconio è memorata (1), fosse la prima di quelle due e che però il Ciaconio per fallo di memoria avesse indicato il XII novembre in vece del vi dell' istesso mese. È chiaro che questa opinione mia non poteva nè divenire fatto storico ně essere annientata che o producendo l'autografo o la copia di una lettera di Enrico che veramente portasse in data il XII novembre, e che fosse scritta con quelle formole di animo ossequioso e grato che il Ciaconio significa, o almeno producendo il volgarizzamento di quella lettera che egli dice essere stato eseguito da Silvio Antoniano secretario di papa Clemente. Mi gode l'animo di potere nel secondo modo definire la questione. Plautilla Guarnucci maritata in Raffaele Gualterio di Orvieto ereditò tutte le carte autografe di Silvio Antoniano suo zio cardinale del titolo di s. Salvatore in Lauro: e così la detta famiglia Gualterio si trova posseditrice di queste carte che nell' archivio suo guarda gelosamente. Il marchese Filippo giovane per virtù di cuore e di mente onorandissimo volle frugarvi per entro in cerca del volgarizza

(1) T. IV. col. 254. AN. I.

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