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de' papi avignonesi e si per l'uso di mercato a cui sino da primordi del secolo XII. era stato destinato il foro ed il clivo capitolino. Immaginò dunque l'artefice una gran sala in croce greca aperta da due lati così che dall' uno si potesse scorgere il foro romano con gli archi ed i templi suoi, e più lontano il Colosseo, e poi il monte laziale e l'albano, e l'orizonte cilestro e terso di nuvoli che ne incorona le cime: pensiero lodevole che mentre la città nostra col retribuire la corona di lauro a Francesco Petrarca eternava il suo nome nella storia delle italiane lettere, i cittadini testimoni della splendidissima cerimonia avessero, come a dire, avanti gli occhi quei monumenti che rivelano tanta parte di antiche glorie.

Nel mezzo della sala dal pavimento messo a scomparti si alza un cotal poco lo scabello senatorio: il senatore Orso Vicubio conte di Anguillara vedesi in atto di cingere la corona di lauro alle tempie di Francesco che piegati i ginocchi riceve tanta onorificenza, e si reca in mano il diploma della cittadinanza romana. Alla dritta del trono il Pierini ideò un altro personaggio con le insegne senatoric, avendo sembianza di vero com'è detto che Stefano Colonna chiamato in Avignone da papa Benedetto XII. deputasse qualche patrizio a sostenere la sua vece. Alla sinistra sono il cavaliere che dicevano del Campidoglio, ed il gonfaloniere del popolo romano: vicino alquante dame di casa Colonna, di casa Orsina e delle altre prime le quali partecipano alla gioia dell'egregio poeta che elogiando la sua Laura fece ragione alle grazie ed alle virtù del loro sesso.

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Sappiamo dal Monaldesco che XII giovanetti figliuoli com' egli dice « di gentil' homini e cittadini » di casa del Forno, Trincia, Capizzucchi, Cafarelli, Cancellieri, Coccino, Rossi, Papazucchi, Papareschi, Altieri, Leni, Astalli vestiti in color porpora assisterono alla cerimonia e recitarono alquanti versi composti pur dal Petrarca in lode del popolo, e che vi altri giovanetti di casa Savelli, Conti, Orsino, Anni

baldi, Papareschi, Montanari vestiti in color verde portavano mazzolini e ghirlande di fiori. Il Pierini figurò quei XII dall' una parte e dall' altra, e quei vi alle spalle del Petrarca ed uno di essi in atto di tenere i lembi del lungo manto che ricopre il poeta: vicino di lui sono parecchie dame che spargono fiori: e poi letterati, famiglia difficile, che curiosamente guardano alla cerimonia, e non battono palpebra, e perchè si avveri sempre il detto di Esiodo, uno di loro dal naso arcigno e beffardo mostra la più vile e rea delle passioni, la invidia. Ultimamente si vede un folto popolo che si accalca, che si leva su' piedi, che acclama: fra le molte assai mi piace la figura di tale che si reca la mano in fronte quasi a raccogliere la virtù visiva perchè nella considerazione di tanto spettacolo si attui o si profondi. In genere osservo in questo dipinto un' accurata imitazione delle romane fogge nel secolo XIV: il Pierini studiando nella storia, e valendosi degli altrui lumi e consigli informò le sue figure nello spirito di quella epoca in tanto che parmi assistere veramente alla coronazione di Francesco. Molti artefici di quei che nel proemio del Saggiatore chiamai discreti, imparziali, più fedeli all' arte che bisognosi di essa, trovano in questa tela perfetta la composizione, e ben condotti i contorni delle molte figure, ed eletti i partiti delle pieghe: al quale giudicio io stesso mi accosto: alcuni avrebbero voluto più movimento e più calore di composizione, altri osservavano come il Pierini le avesse spirato quel tanto di calore e di movimento che richiedeva il subbietto. Più presto io trovo arido un cotal poco lo stile: nè per questo il ripiglierò: a molti piace il dipingere scorrevole e morbido che proprio è de' cinquecentisti e de'simili; a non pochi la maniera secca, e pure espressiva che distingue il fare de' più antichi maestri. Il vero è che al Pierini si dee molta lode nella scuola che egli professa o che nella imitazione di questo subbietto crede dover seguitare.

PAOLO MAZIO

ECONOMIA PUBBLICA

LA NAVIGAZIONE DE' BATTELLI A VAPORE

Comunque un amaro sogghigno di scherno si disegni talvolta sulle labbra de' nostri vecchi marini, e taluno anche si sforzi in trovare argomenti e ragioni valevoli a far discapitare dalla comune opinione la navigazione de' battelli a vapore, pur nondimeno la quotidiana esperienza ci addita nell' ardita scorta di Watt e nel concepimento di Fulton la più agevole via di affidarci alle onde. Una volta alla prima manifestazione del pensiero che misurava lo spazio col vento, si rise pure, ma invano. Popola oggi il Mediterraneo una famiglia di battelli a vapore d' ogni forza e d'ogni dimensione che tagliano le acque in tutti i sensi, s'incrociano, si passano da costa, e come due amici che s'incontrano sullo stesso sentiero, par quasi vogliano stendersi una mano tra loro, mentre due legni a vele studiano da lungi la loro direzione, e come più s'avvicinano, più s'affaticano ad allontanarsi. Quando in Francia nel 1829 instituivasi il servizio de' battelli a vapore pel Mediterraneo, così scrivevasi.

» Niuno ignora che le comunicazioni per via di terra >> tra le differenti città del mezzogiorno son tutte costose e >> sovente poco sicure; questi inconvenienti raddoppiansi per » le città dell' Italia e di Spagna: il passaggio delle Alpi e » de' Pirenei allungasi di molto pel cattivo stato de' sen» tieri... senza noverare le frequenti interruzioni che ac>> cadono nell' inverno. L'Oceano (è vero) non presenta un >> aspetto sì piacevole alla navigazione quanto il Mediterra» neo e i mari adiacenti: questi mari non offrono grandi >> maree; essi veggonsi sparsi d'isole che penetrano fin den>> tro terra e mettono in comunicazione le città di tre parti » del mondo. La facilità delle comunicazioni recando la ci>> viltà e l'industria dell' Europa sulle coste d'Asia e d'Afri

» ca farà del Mediterraneo un gran lago, coperto da una » moltitudine di vascelli . . . . e questa felice innovazione » non può operarsi che col mezzo de' battelli a vapore ». Or chi ricorda gli antichi legni sgobbati e massicci in ogni lor proporzione, posati sull'acqua con murate in forma di larga base, stupisce di veder oggi fendere i flutti ed affrontar le tempeste più e più legni di sottil costruzione con murate leggerissime.

Tra questi vanno annoverati i battelli a vapore che dai cantieri britanici vengon fuori, di piccolo e di gran tonnellaggio, con macchine a bassa pressione, più spesso rasi: e tali che a primo aspetto fanno aggrottar le ciglia a più d'un vecchio carpentiere. D'altra parte i cantieri francesi rivaleggiano con essi ed offrono alla navigazione, al commercio belli e forti legni, ove se la forza delle macchine non è spinta fino all' audacia, prevale spesso una costruzione solida, bene equilibrata ed atta a lunga e difficile navigazione, come lo mostrano i battelli incaricati della corrispondenza e le fregate a vapore; i cui vantaggi si rendono incontrastabili anche nel mezzo de' combattimenti navali. Perocchè tutti i costruttori si britanici che francesi ad altro oggi non mirano che a rendere i legni a vapore, come ne' tempi di pace utilissimi per lo avvicinamento delle distanze e il pronto corrispondersi de' negozi commerciali, cosi in calamità di guerra efficaci a vantaggiare le posizioni delle flotte, la sorte de' combattimenti e le condizioni materiali di talune navi, rimorchiandole o soccorrendole d'altra guisa. E però abbiamo veduto ridursi più solida la costruttura di tali legni con gli scafi e le ossature di ferro o con le murate pressochè dritte, sicchè dalla chiglia a venir su alla coverta restasse il legno bene incatenato, e ciò per renderne meno funeste le avarie, al qual proposito i miei lettori potranno gittare un' occhiata sull' articolo della Revue des deux mondes intorno alla navigazione a vapore del 1843. Abbiamo anche veduto in

piccoli battelli costruirsi le ruote in modo da separarsi dalla machina, rendendo più facile anche la navigazione a vela ed ultimamente, a torre impaccio dal legno, si è posto ad esperimento la vite d' Achimede, ruota a remi che girando inosservata fa l'ufficio delle due ruote scoperte. Ed in fatto di battelli a vapore può ben dirsi senza tema di errare che ogni nuovo battello ha nuove esperienze nell' interna costruzione delle macchine, affaticandosi ogni di que' periti a renderle atte ad occupare spazio minore.

Al che basterà a maggior prova di valore la costruzione dell' ultimo legno a vapore in Inghilterra la Gran Brettagna, legno maraviglioso per l'ardire e per le proporzio-. ni belle per modo da servir di scuola agli scettici carpentieri.

Il Regno delle due Sicilie forse più che il resto d'Italia può con gioia enumerare i vantaggi della navigazione a vapore, secondato dall'impulso d'un re che va tornando a nuovo splendore la marina, della quale si forte sostegno in torbide emergenze si fecero l'America l'Inghilterra la Francia come la storia de' nostri giorni dimostra.

Di fatto il nostro porto mirasi tutto di ed in gran parte imgombro di battelli a vapore, ed è bello l'osservare in uno stesso giorno fumigarne molti ed invitare il ricco ignorante e il povero studioso a veder altri uomini ed altre cose. Tra i battelli che partono da officine napolitane l'Ercolano, il Mongibello, la Maria Cristina e il Francesco I. eseguono alternativamente i viaggi a Marsiglia a Malta e altrove ed il Faro altro vapore napolitano rivaleggia con essi. Il Duca di Calabria a quelle coste va e ritorna. Il Palermo tien sempre volta la prora alla città che gli da nome ed all'intera Sicilia, ma la corrispondenza di questa bellissima parte del Regno è continuamente portata da tre battelli detti postali usciti già da notissimo cantiere inglese e costruiti quasi a modo di corvette, con macchine proporzionate alla loro grandezza; legni

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