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Tal fine abbia il nostro articolo sulla navigazione de' battelli a vapore. Ma ci sarà grato di ritornar su questo subbietto tosto chè le vicende dell' anno che scorre, ce ne porgeran l'occasione.

CAV. CARLO T. DALBONO

BIBLIOGRAFIA

De' militari Ripani, lettere del m. Filippo Bruti Liberati.

Il m. Filippo Bruti Liberati prese a descrivere in varie lettere le geste de'capitani e soldati di Ripa-Transone sua patria, che ebbero fama di senno e di valore. In questa lettera che è la VI., compie le notizie della vita di Giuseppe Castelli (1) già date nella IV. lettera. Costui fu a' servigi prima della signoria di Venezia, poi della Spagna e nella battaglia che combattè presso Villa-Viciosa contro i Portoghesi, toccò una grave ferita. Pensa altresì l'egregio marchese che molti Ripani si raccogliessero sotto le insegne della croce il che da due fatti argomenta: il primo è che MD. Ascolani sotto il comando di certo Argillano passarono in Terrasanta, è l'altro che Urbano II. da Piacenza si tramutò in Fermo a promulgare la crociata. Ora è credibile che i Ripani alleati sempre ed amici agli Ascolani seguitassero il loro esempio e secondassero i valevoli eccitamenti di papa Urbano.

(4) Il Castelli pubblicò il 1666. in Venezia la storia di Alessandro Farnese nella quale come testimonio delle nobilissime imprese di lui merita fede.

SOMMARIO

STORIA. - Volgarizzamento di due lettere inedite di Enrico IV. re di Francia fatto da Silvio Antoniano. P. Mazio. Della spedizione di Tunisi fatta da Carlo V. e lettera inedita di Paolo Giustiniano in proposito. P. Mazio. Documenti relativi alla storia di Francia. A. Gennarelli. ARCHEOLOGIA. - Di una lapida che porta il nome di L. Sejo Strabone. Conte B. Borghesi. BELLE ARTI. - La coronazione di Francesco Petrarca, dipinto di Andrea Pierini. P. Mazio. ECONOMIA PUBBLICA. – La navigazione de' battelli a vapore. Cav. C. Dalbono. BIBLIOGRAFIA.

Roma Maggio 1844.

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 10.

STORIA

DELLA GUERRA FRA CLEMENTE VII E GLI IMPERIALI

E DOCUMENTI INEDITI IN PROPOSITO

Parte prima

Dopo la battaglia di Pavia che tanto allargò le influenze di Carlo V, uno fu il timore degli Italiani che se non raccendessero ne' petti loro la carità della patria consigliatrice e ministra di nobili imprese, perderebbero senza indugio la independenza nazionale, uno fu il timore degli Imperanti e de' popoli che egli conquistata Italia applicherebbe l'animo alla signoria di tutta Europa. Il perchè papa Clemente che poco prima ne' propositi incerto e mutabile nelle voglie aveva seguitate le parti ora di Francia, ora dell' Impero, e quando careggiata l'amicizia quando provocata la nimistà dell'imperatore, dopo la liberazione di Francesco si tenne saldo in un solo pensiero, una sola impresa vagheggiò, di abbattere o menomare la potenza di Carlo: al che fare col re Francesco, con la signoria di Venezia, col comune di Firenze, con gli Svizzeri e con lo Sforza duca di Milano strinse a' danni di lui la lega santa. Nella quale credette il Guicciardino che fosse compreso Enrico VIII di Inghilterra che ancora si tenea fedele alla Chiesa: ma s'ingannò: perchè Enrico (1) rifiutò l'ufficio di protettore a cui la santa lega avealo nominato e si contentò di stringere una particolare alleanza con Francesco.

(1) Lingard Storia di Inghilt. T. VI. p. 191. ANN. I.

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Se l'effetto o la somma degli effetti non possibili a prevedere fosse regola e norma a misurare la bontà delle azioni e de' trattati, com' è per alcuni storici o leggieri o parziali, le parole non basterebbero a riprovare questa lega da papa Clemente fermata, come quella che originò i disertamenti della Toscana e lo sterminio di Roma: ma credo io che le azioni si debbano considerare per se e rispetto a' motivi che le consigliarono, ed alle circostanze che le vestirono, non già rispetto agli effetti che ne provennero, a fine di portare giudicio su la loro imputabilità. Or chi non avrebbe partecipato ad una lega nella quale era compresa la signoria di Venezia così matura di senno e prò di mano che dopo la giornata di Ghiaradadda non invili? e Francesco di Francia il primo cavaliere della cristianità, impaziente di riscattare l'onore perduto? e i cantoni della Svizzera vivaio di milizie leali, indomabili? una lega della quale era per indiretto modo aiutatore e partecipe Enrico d'Inghilterra ? Perchè se Francesco avesse mandato un buon nervo di fanti e di cavalli, e quelle sue bande nere che sempre correvano alla vittoria, come aveva patteggiato, se Enrico avesse fatta una spedizione nelle Fiandre, e così attirata la vigilanza e distratte le forze di Carlo, che era pure un articolo del suo accordo con Francia, a dir breve se i federati avessero data opera all' effettuare i capitoli della lega come ognuno fidato alla loro lealtà e consapevole del comune interesse avrebbe tenuto certo: nè questa Roma sarebbe stata guasta e come a dire distrutta, nè corse e taglieggiate le terre di Toscana e di Campagna. Il vero è che tutti i segnatarî, tranne gli Elvezî ed il comune di Firenze, mancarono agli accordi, che papa Clemente solo o certo dai più potenti amici disertato dovè sobbarcarsi a tanta soma di guerra e sostenere tanta ferocia di assalto, e che però gli infortunii che da questa lega conseguitarono, non a chi la consigliava si deono tribuire, ma si a chi ne infrangeva i capitoli: il dado era tratto nè più era in mano del papa il mutare la direzione agli eventi.

Casa Colonna quantunque per liberalità di Leone X. avesse ricuperato il censo degli antenati, niente meno chiudeva in petto una profonda nimista contro il pontificato romano alla quale mancava solo la occasione e l'eccitamento di prorompere, di imperversare: e l'uno e l'altra sopravvenne di breve. Fermata la santa lega che dicevamo, Pompeo cardinale del titolo di s. Lorenzo e Damaso e vice-cancelliere ed Ascanio suo congiunto ribellavano e con Ugo Moncada si alleavano a' danni di Roma: il perchè papa Clemente ridusse alle ragioni ed alla proprietà della Chiesa le terre ed i castelli loro. Non isbigottirono i Colonna, e radunato un buon nervo di venturieri e fidati agli aiuti del viceré napolitano cominciarono le correrie loro contro Campagna di Roma, occuparono Ceperano e tentarono per via di frode impadronirsi di Anagni. Allora papa Clemente stimando doversi medicare tanta acerbità di piaga col ferro e col fuoco pubblicò una lettera apostolica in forma di breve con la quale esorta i baroni e feudatart del regno napolitano a prendere le armi in difesa degli stati e patrimoni della Chiesa contro Pompeo e gli altri di casa Colonna, e li assolve da ogni giuramento di fedeltà, e minaccia la privazione di ogni dritto e proprietà feudale a chiunque di loro in qualsivoglia modo aiutasse di armi o di denaro i Colonna o il vicerè.

Clemente Vescovo servo

de' Servi di Dio a futura memoria della cosa (1).

Benchè non dubitiamo a ciascheduno esser noto nela Bolla la quale ogui anno se lege ne la Cena del Signore, tutti e ciascheduno conspiratore o coniuratore contra la persona, stato o authorità del Ro. Pontefice, anchora se de Ponteficale, o Regale, Reginale, o qualunque altra Ecclesiastica, o mundana dignità resplendessi e tutti e lor complici et fautori et anchora e conscii de simili conspirationi e coniurationi, e così quelli che a loro prestassino conseglio, aiuto e fa

(1) Questa lettera apostolica fu stampata da F. Minitio Calvo tipografo apostolico lo stesso anno 1526 di cui porta la data, ma non fu affissa a' soliti

vore, anchora tutti quelli e quali per se, o per altri per via diretta o indiretta, sotto qualunq. titolo o colore presumessino occupare, detenere, o hostilmente invadere le città e terre nostre, e luoghi, e ragioni che se aspettano e apartengono alla Santa Romana Chiesa o vero fussino loro adherenti; fautori e defensori o a qlli prestassino aiuto, conseglio e favore, essere excommunicati et anathematizati: et noi a di passati poi che intendemo quello figliuolo de iniquità et alumno di perditione Pompeio già Cardinale de la Colonna et altri Colonnesi non solo prepararsi a recuperare le terre e castella, le quali per li nefarii et impii loro demeriti noti a tutto el mondo, havemo redutti alle ragioni et proprietà nostra e de la ditta S. Ro. Chiesa, ma anchora ad infestare le città, terre e luoghi a noi e alla detta Chiesa immediate subietti, per altre nostre litere ricercammo e ammonimmo tutti e fideli Christiani e sotto animadversione del divino iuditio distrettamente comandammo non presumessino pigliare le arme in aiuto, sussidio o favore di detto Pompeio et altri Colonnesi suoi adherenti, sotto qualunq. pretexto o colore e se havessino prese le arme per li detti le dovessino deponere infra certo termine alhora prefixo, niente dimancho essendo novamente pervenuto alle orecchie nostre el Vicere di Napoli esser gionto nel regno neapolitano, con la armata di mare e volere prestare aiuto, conseglio e favore al detto Pompeio e altri Colonnesi e quali hano occupato per forza di arme Ceperano e Bauch castelli nostri e vogliono anchora occupare alchuni altri castelli, e novamente per fraude et inganno tentorono di pigliare la città nostra di Anania; e anchora che noi per il diletto figliuolo Francesco delli Angeli ministro generale de l'ordine de frati minori et così anchora per il Venerabile Nicolao arcivescovo di Capua nostri nuncii al prefato Vicere havessimo significato noi essere parati accettare la Pace universale offertaci per il charissimo in Christo figliuol nostro Carolo de Romani e de Spagna Re Catholico eletto in Imperatore, così per soe litere come auchora per il detto Francesco Ministro generale et essere anchora parati a consentire a certi Capitoli de ditta pace pocho convenienti allo honore nostro, e di questa Santa Sede accio non paressi volessino obstare che detta Pace non si facesse, e vedendo noi esso Vicere per impedire questa pace universale, domandarci certe conditioni le quali senza grave danno e vergogna nostra e di questa Santa Sede non se possano concedere, ci persuadiamo detto Vicere fare queste cose fuora e contra la mente di detto Carolo Re elletto in Imperatore il quale per le

luoghi vale a dire alle porte della basilica Lateranese e della Vaticana ed in campo di Fiore. Abbiamo frugato vari archivi segnatamente l'Altieri ed il Colonna, nè ci venne fatto di trovarne alcuno esemplare sia a penna sia a stampa. Ritrovammo sì questa versione che alla forma de'caratteri è fattura del secolo XVI. fuori ogni dubitazione e forse venne eseguita per disposto dello stesso papa Clemente, come ritrovammo altresì un picciol brano di essa stampato. Pertanto e l'originale latino e la versione si possono riguardare come documenti inediti, e però non avendo copia dell' originale rendiamo di pubblico dritto la versione come atto di non ordinaria importanza.

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