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sembianza in quell'atteggiamento che dicono-io non son cosa di terra -. Di più, la figura, in quel divino concetto, in quel bello che fa stupore, annunzia altresi nell' impronta della fisonomia e dello sguardo, di essere angelo del giudizio finale, ministro della eterna giustizia. Il che è ben facile dir con parole, ma non così esprimere con lo scalpello. Raffaello, il divino dipintore d'Urbino, fu primo a creare per la significazione degli angeli un tipo d'arte novello. Gli artisti che lo precederono li effigiarono spesso con le forme di un giovanetto di quindici anni: ma egli osservò che i giovani a quella età non prestano all'arte le forme più acconcie; ravvicinò dunque alcun poco i volti de' suoi angeli a quelli di fanciulle di venti anni, ma delicate e virili insieme volle le altre forme del corpo; cosicchè nelle sue dipinture incerto ne diresti il sesso, quasi egli abbia rifuggito assegnarne alcuno ad esseri di si alta natura. Se non che è chiaro aver egli scelto tutto quello che squisitamente bello costituisce la perfezion delle forme nella donna e nell'uomo, per adombrare almeno una leggiadria che è sopra l'umanità. Agli angeli di Raffaello dunque con tanta sublimità di concetto ritratti, si sono ispirati gli artisti che sanno comprendere ed informarsi nelle ragioni del bello. E nelle opere lui che è maestro di color che sanno, si vede avere profondamente studiato il Tenerani, poichè il suo angelo, che non è certamente copiato da alcuno di quelli dell' Urbinate, è però frutto della ispirazione prodotta dalle stupende dipinture che fanno la meraviglia del Vaticano.

di

Del partito delle pieghe nella veste e nel manto della figura io dirò una cosa sola, cioè che corrisponde perfettamente all'atteggiamento, e seconda la posizione di essa con tutta quella verità che può presentar la natura. Della esecuzione del resto non parlo, perchè il monumento non è ancora finito a condurre in marmo e perchè è noto abbastanza che il Tenerani non ha alcuno che lo agguagli nel portare le opere

ad una finitezza che non lascia desiderio in alcuna parte, e che si direbbe quasi eccessiva, se la troppa perfezione comportasse rimproveri.

Desiderando noi che ogni cosa per quanto è possibile abbia nel nostro giornale uno scopo, vorremo in avvenire che gli articoli d'arte non tanto valgano a dar notizia di un opera recente, ma in essa dell' artista che la condusse, e della maniera che gli è propria, perchè in fine si possa trarre da queste pagine quale sia lo stato delle arti nella città regina ai giorni nostri. Riparleremo quindi del Tenerani (e le molte sue opere ne danno bene argomento) e diremo degli altri che vanno per la maggiore, o che danno belle speranze; sicuri di trovar presso tutti quella cortesia dalla quale noi stessi non ci allontaneremo giammai.

ACHILLE GENNARELLI

VARIETA'

BIBLIOGRAFIA

Relazione di messer Aluigi Giorgio, tornato dall' uffizio di capitano a Vicenza (1556) pubblicata in Venezia dal conte Agostino Sagredo in occasione di nozze - Questa relazione è preceduta da una nota preliminare sulla costituzione interna della republica di Venezia, sull'allargamento del suo dominio nel continente d'Italia, e da alquante notizie di messer Luigi Gritti. La relazione stessa è corredata di brevi note parte storiche, parte dichiarative di alcune parole del volgar veneto.

Recherches sur les monuments etc.. o sia Ricerche su i monumenti e la storia de Normanni e della casa di Svevia nella Italia meridionale, pubblicate per cura del duca di Luynes membro dell' Accademia delle iscrizioni e belle lettere: testo di A. Huillard-Breholles, disegni di Vittore Baltard architetto.

Di questa opera non abbiamo veduto che il prospetto, dal quale possiamo argomentare che la intrapresa favoreggiata dal sig. duca di

Luynes sarà per avere importanza massima e lodabile intendimento. Poichè quivi non si promette solo la narrazione tanto drammatica delle geste de' Normanni e de' principi di casa sveva, ma sì ancora la pubblicazione de' monumenti profani e sacri che a quella gente ed a quella età si riferiscono. È certo che gli scrittori fino al presente giorno poco e leggiermente si occuparono della parte monumentale, anzi alcuna volta ne falsarono i caratteri in modo che perdette ogni valore storico. Portiamo fiducia che il Luynes in quella parte che riguarda lo scopo di sue ricerche, sia per colmare questa lacuna perocchè avendo il Batlard visitato molte città del regno napolitano, come a dire Canosa, Trani, Bari, Lucera, Bitonto, disegnò tutti quei monumenti che possono in qualunque modo gratificare alle voglie dello storico e dell' artista, vedute prospettiche, porte di bronzo, supellettili, chiese, fortezze.... Il testo sarà dettato in modo che alla severità nell' esame e comparazione de' monumenti aggiunga quei pregi di stile che rendono grate al più de' lettori le opere più gravi e la promessa principalmente con la quale si conchiude il programma, eccita ne' cultori degli studi storici aspettazione grandissima.« Si noterà specialmente nel testo lo studio di una veduta storica al tutto nuova, vale a dire, della molta parte che i Saraceni da Sicilia in Puglia sopravvenuti ebbero nel tempo della dominazione sveva negli affari della Italia meridionale. »

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Discorso di JACOPO VALVASONE di Maniaco, storico del secolo XVI, intorno la città di Udine. Venezia, nella Tipografia di G. B. Merlo, 1843.

In questo discorso il Valvasone espone i mezzi che gli paiono più acconci a promuovere la interna prosperità di Udine; e a questo proposito, narra brevemente l'origine, la savia elezione del sito di quella città, e le diverse vicende alle quali fu suggetta sino all' anno in cui scrisse (1566). Al Discorso sono premesse dal chiarissimo sig. Cicogna alcune memorie intorno alla vita e alle opere dello storico Friulano.

SOMMARIO

STORIA - Della guerra fra Clemente VII. e gli Imperiali, e documenti inediti in proposito (parte prima). P. Mazio. Documenti della storia di Francia (art. secondo). A. Gennarelli. ARCHEOLOGIA - Di una lapida che ricorda L. Sejo Strabone, lettera al dott. Achille Gennarelli. B. Borghesi. BELLE ARTI - Monumento a donna Maria Colonna Lante, di P. Tenerani. A. Gennarelli. VARIETA' BIBLIOGRAFICHE.

Roma 15 Maggio 1844.

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 11.

STORIA

DELLA GUERRA FRA CLEMENTE VII E GLI IMPERIALI

E DOCUMENTI INEDITI IN PROPOSITO

Parte seconda

Fra' diversi modi che praticarono i soldati specialmente spagnuoli per disossare i Romani e tesoreggiare, uno, anzi il primario e comune fu la imposizione delle taglie. Intorniavano una casa, facevano captivi non distinguendo nè le naturali condizioni nè le civili, chiunque vi abitava o vi si fosse ritratto per congiungere il suo destino a quello de' parenti, degli amici, o de' magnati, e li tassavano in buone somme a titolo di riscatto: ed alcuni o più avari o più efferati ancora dopo il pagamento della convenuta somma ritenevano i prigioni a materia e scaturigine di nuovo guadagno. Guglielmo Enkenvoer cardinale del titolo de' ss. Giovanni e Paolo, intimo amico e datario di Adriano VI, poi vescovo di Tortosa ed amministratore della diocesi di Utrecht, dové pagare (1) al capitano alemanno Oddone 40. m. scudi d'oro, a fine di riscattare dal saccomanno i suoi averi ed il palagio suo che confinava con la chiesa di s. Maria dell' Anima. Il cardinale Ferdinando Ponzetti vegliardo ottagenario fu tassato in 20 m. scudi: nè il pagamento di questa somma gli valse a campare la vita: perchè vilipeso da quei masnadieri, e tradotto a scherno per le contrade ed i chiassuoli di Roma, e straziato e rotto dalle percosse non guari dopo uscì di questa vita. Ancora ingenti somme pagarono Cristoforo Numa(1) Riganti Comm. in reg. Cancell. Apost. pag. 17. ANN. I.

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lio, il Caetano, il Jacoacci, l'Aracoeli amplissimi cardinali. La marchesa di Mantova ricomperò dal sacco il palagio suo in 50 m. scudi che furono pagati da' trafficanti e da parecchi altri patrizi e cittadini che quivi si erano rifuggiati: e fu detto che Ferdinando Gonzaga suo figliuolo e capitano delle schiere imperiali si appropriasse non poca parte di cotanto riscatto. Ciriaco de' Mattei fu tassato in 8 m. scudi per i figliuoli suoi, Giulia del Bufalo in 3 m. per il marito: Marcantonio degli Altieri, Niccola de' Jacoacci, Domenico de' Massimi « homini di età grave, illustri non meno di costume, degni di lode e di fama (1) » fidati a' Colonna ospitarono nelle case loro gli Alemanni i quali entrati in sembianza di amici ne uscirono masnadieri, e dannarono nominatamente l'Altieri in 10 m. scudi d'oro. Ma la descrizione di queste taglie, se non è divulgatissima nè dimora nel mezzo, è però consegnata alla pubblica luce, e chiunque legga le relazioni del sacco di Roma che dettarono Marcello Alberino, Jacopo Bonaparte, Patrizio Rossi, Cesare Glorerio, e le vite de' cardinali di Leone X. e di Clemente VII. scritte dal Ciaconio, e le giunte che vi fece l'Oldoino, e la prefazione di Gregorio Giraldi agli Ecatommiti, può facilmente conoscere i particolari di tanto infortunio. Più presto richiamerò l'attenzione de' leggitori ad alquanti contratti di taglie non mai pubblicati (2) de' quali in vari archivi della città nostra esistono gli originali.

Il 21 luglio 1527 per gli atti del notaio Ciccarelli del rione Regola Pietro De Valle-vanck e Bartolomeo Vainet

(1) Parole di Marcello Alberino nella sua relazione dalla quale il Bernino estrasse molte curiose particolarità. Stor. dell' Eres. T. III.

(2) Di questi contratti o strumenti un solo che io sappia, vide la pubblica luce e riguarda il riscatto del palazzo del cardinale Andrea de Valle ove parecchie centinaia di persone si rifuggiarono. Il marchese Gino Capponi possiede il manoscritto originale che fu pubblicato da N. L. B, quello stesso che traslatò in francese la relazione del sacco di Roma scritta da Jacopo Bonaparte,

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