Immagini della pagina
PDF
ePub

summae videlicet tria millia quac ego debebam habere pro rescatto domus card.

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small]

Ancora in casa di certo Casadoro vescovo spagnuolo camparono la vita alquante persone e fra queste il Glorerio narratore, com'è detto, elegante ed accurato della miseranda tragedia. « Sarai curioso, egli dice, sapere in che modo io da tanto pericolo uscissi salvo e quale nella comune ruina degli amici fosse la sorte mia. Il dirò. Francesco Calvo a cui sono collega, era stretto con amicizia grandissima al vescovo spagnuolo Casadoro (1). In quel primo tumulto egli si ritrasse in casa a costui una con me e con tre domestici e quivi pure convennero molti altri con le sustanze, le donne, ed i figliuoli loro. I quali vedendo correre da tutte le parti i soldati ed invadere le case e scardinare le porte, chiamano un alfiere che trascorreva, e lo intorniano e il pregano di salvare loro la vita: quegli il promette. Poco dipoi il capitano di quella coorte alla quale il detto alfiere apparteneva, si fa vedere e ferma in riscatto delle persone e delle case una somma che di presente gli fu pagata: e nientemeno aperte tutte le casse, e frugati gli scrigni si tolse quanto c'era di argento e di oro, di margarite, di pietre preziose, di drappi e vestimenta (2) ».

(1) Fra quei che nel palagio della Valle si ritrassero, trovo nominato un Guglielmo Casadoro uditore di Rota: non si dee confondere col nostro vescovo che fu salvo in casa propria.

(2) Glor. p. 88.

Finalmente dopo x mesi cessarono le miserie nostre, e il 17 febraio 1528 l'esercito imperiale, come è detto in un ricordo inedito (1) « sgombrò la città prendendo la via di Na

poli, e nell' istesso giorno Amico d'Arsoli con alcuni pa» trizì ed alquanti Corsi entrò in Roma guastando la ripa » del Tevere, uccidendo Spagnuoli e Tedeschi, uomini e » donne negli spedali e nelle chiese e predando i loro >> beni ».

Ma cessate le molestie dell' esercito imperiale cominciarono quelle de' Corsi che erano agli stipendi del popolo romano, razza irrequieta, di bottinare avidissima, impaziente di freno. Costoro pretessendo alle loro ladronaie il nome alemanno invadevano le case e le officine di Alemanni pacifici che da molto tempo erano venuti in Roma a negoziare o veramente ad esercitare qualche arte o professione, e miseramente le dirubavano: e così avvenne a certo Giampietro Cheler fornajo in piazza di Ghetto (2). Ancora assalivano i monasteri specialmente se lontani dalla frequenza del popolo, e li mettevano a ruba: ed ho avanti gli occhi un atto del 19 marzo 1528 con che Camilla de' Trinci (3) superiora del monasterio di s. Maria Liberatrice (4) condona ogni pe

(1) Si trova questo ricordo in un protocollo dell' ufficio Calvaresi ed è scritto in latino.

(2) Come si legge in un atto rogato da Fulgenzio Guastaferri nel palazzo che si chiamava « dell' Orologio » in Campo di Fiore presenti Girolamo Mattei di Parione e Jacopo Cenci di Regola.

(3) I Trinci o Trincia furono signori di Foligno dal 1305 al 1439. e fu primo a signoreggiarla Nallo de' Trinci, ultimo Corrado: il quale vinto dal cardinale Giovanni Vitelleschi fu tradotto nella rocca di Soriano e decapitato per ordine di Eugenio IV. il 1441. Dopo il loro infortunio altri de' Trinci si ritrassero in Norcia, altri vennero in Roma ed originarono la famiglia Trincia. Dorio St. e Gen. di casa Trinci 1. IV. (4) Questa chiesa e monasterio di s. Maria Liberatrice o « Libera nos a poenis inferni » presso il laco di Giuturna nel foro romano apparteneva in antico alle monache benedettine. Giulio III. la diede il 1550 alle oblate di Tor de' Specchi.

na ed ingiuria respettiva a Piergiovanni corso che aveva spogliato il predetto monasterio. Mi piace di riferire il do

cumento:

Venerabilis religiosa d. Camilla de Trincis romana monialis et gubernatrix monasterii sanctae Mariae libera nos a poenis inferni pro se et aliis monialibus existentibus in dicto monasterio pro quibus de rato etc. remisit omnem injuriam et partem poenae Petro Johanni Corso absenti etc. occasione insulti seu rapinae vel disrobationis factae per dictum Petrum Johannem in dicto monasterio vel alias quomodocumque factae etc.

Actum Romae in regione Campitelli in dicta ecclesia.

Nè casa Colonna cessava di correre sua posta e disertare la Campagna di Roma, specialmente le terre di quei patrizì che più erano divoti alla podestà pontificale. E quì bisogna che da più alto principio si derivi la narrazione mia. Esiste un breve inedito di papa Clemente VII dal quale si vede che dimorando egli in Orvieto ed occupando l'esercito imperiale la città nostra fermò una nuova tregua con Carlo di Launoy vicerè di Napoli ed i Colonna con esso lui federati per la sospensione della guerra e delle offese in tanto che perdurando la detta tregua lecito non fosse il dirubare animali, o qualsivoglia provento nelle terre e ne' luoghi suggetti alla s. romana Chiesa. Ora nel mese di aprile del seguente anno i vassalli di Ascanio e degli altri Colonna vale a dire i terrazzani di Zagarolo, di Paliano, di Cave, e le genti di altri baroni alleati col vicerê dirubarono nelle terre di Giulio e Mariano degli Altieri e in quelle di Mattia de' Leni molto bestiame, grano e masserizie, in parecchie migliaia di ducati. Il perchè avendo i predetti patrizî umilmente supplicato papa Clemente affinchè provvedesse alla sicurezza de' fondi e proventi loro, egli in pena di scomunicazione intimò a' predatori di restituire nel termine di sei giorni dalla pubblicazione del breve il bottino e di satisfare a' danni. Ecco il tenore del breve (1):

(4) L'originale esiste nell' archivio Altieri.

CLEMENS PAPA VII

Universis et singulis etc. Conquesti nobis fuere dilecti filii Marianus et Julius de Alteriis, Mathias et haeredes Marci Marcelli de Lenis cives romani quod licet anno proxime praeterito induciae inter nos et quemdam Carolum de Lanoy viceregem neapolitanum nomine caesareae majestatis, a qua sufficiens mandatum habebat, et Columnenses illi adhaerentes firmatae et stipulatae ac arma et offensiones fuissent suspensae, ita quod nulli liceret induciis praedictis durantibus animalia et alia bona in terris et locis nobis ac Sanctae Romanae Ecclesiae subjectis depraedari, tamen quamplurima bubalina, bovina, equina et alia animalia, ac granum, ordeum aliaque frumenta et bona ad ipsos Marianum, Julium, Mathiam et haeredes spectantia et ad valorem plurium mille ducatorum ascendentia, per subditos Ascanii et aliorum de Columna eidem viceregi adhaerentium et aliorum domicellorum et subditorum nostrorum dictis induciis durantibus eis et eorum cuilibet ablata fuerunt. Propter quae ipsi Marianus, Julius, Mathias et haeredes plurima damna et gravia passi sunt. Quare pro parte ipsorum nobis fuit humiliter supplicatum, ut eis et eorum cuilibet de opportuno justiciae remedio providere, aliasque eorum indemnitati consulere de benignitate apostolica dignare mur. Nos itaque ipsorum Mariani, Julii, Mathiae et haeredum justis et honestis precibus inclinati, omnes et singulos animalium et frumentorum, bladarum et aliorum bonorum praedictorum depraedatores, et illorum detentores et occupatores et eorum emptores ac damnorum illatores sub excommunicationis latae sententiae poena, monemus ac in Domino requirimus ut infra sex dierum spatium post praes. publicationem per proclama in alma Urbe nostra in Campoo Florae factum animalia, frumenta ac bona ablata hujusmodi eisdem Mariano, Julio, Mathiae et haeredibus et cujuslibet eorum respective legitimis procuratoribus restituisse ac de damnis eisdem satisfecisse, seu cum eis concordasse debeant. Alioquin omnibus et singulis officialibus nostris quocumque nomine censeantur in virtute sanctae obedientiae, ac sub excommunicationis latae sententiae, et quingentorum ducatorum pro una eisdem Mariano, Julio etc. pro alia partibus camerae apostolicae applicandorum poenis mandamus. Volumus etiam quod praesentium etc.

Datum in civitate nostra Urbevetana sub anulo piscatoris die X Maii MDXXVIII. pont. nostri anno

quinto

PAOLO MAZIO

DOCUMENTI DELLA STORIA DI FRANCIA

La società storica istituita per la pubblicazione dei documenti della storia di Francia, divisa in varie sezioni, si viene occupando delle altre ricerche. Un comitato attende ai documenti che riguardano la lingua e la letteratura francese, altro s'intitola delle carte, cronache ed iscrizioni ed è incaricato dei monumenti che corrispondono al titolo, altro è dedicato esclusivamente alla storia delle scienze, altro alle arti e monumenti che sorgono o che sorsero sul suolo francese, altro infine mette in luce tutto ciò che in proposito riguarda le scienze morali e le politiche.

Il sig. Genin, nella relazione che diresse al ministro dell'istruzione pubblica il giorno 1 decembre 1838 si espresse con molta incertezza sui lavori del comitato per la storia della lingua e letteratura francese, e pare che la società non fosse allora troppo bene d'accordo. Il presidente pensò che il carattere e la forma progressiva d'una lingua dovrebbero addimostrarsi specialmente in una serie di testi che esprimano esattamente le medesime idee in tempi diversi, e che perciò sarebbe stato utile dare una serie successiva di versioni d'un medesimo brano di Bibbia e di formarne uno specchio comparativo dalla fine del secolo XII al principio del XVI. Il comitato incaricò il sig. Leroux de Lincy di adunare i materiali e presentare un saggio di tal lavoro; ma per la poca attività dei corrispondenti o per altre ragioni quali esse siano, l'effetto di questo tentativo fino a quel punto non aveva corrisposto all' aspettazione che se n' era formata. In mezzo alle ricerche però volle ventura che il sig. Leroux de Lincy rinvenisse nella biblioteca Mazzarini perfettamente conservato il celebre manoscritto autentico del XII secolo, citato dal Barbazan nella prefazione del poetico suo novelliere. La sua pubblicazione fu stabilita al momento. Con questo primo anello e con le edizioni di altri testi verrà ad aversi la base di ogni

« IndietroContinua »