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cano mescendo il nettare a' celesti somministra loro argomento di beffa e di trastullo. Per converso ritroviamo sparse qua e colà ne' poeti del Lazio magnifiche descrizioni della operante divinità che mostrano quanto meglio e' seguitassero gli ammaestramenti di quella voce che ragione s'intitola. E certo sono da maravigliare le parole di Anchise intorno alla mente informatrice dell' universo, e il compartimento delle pene nell' Erebo, e il concilio degl' iddii, e l'aringa di Giunone intorno a'destini di Troia, e cento altri brani in che, quanto il consentiva un assurdo sistema di religiose credenze, con gravità solenne di pensiero e di elocuzione si dipinge il potere della divinità.

PAOLO MAZIO

BELLE ARTI

ESPOSIZIONE PUBBLICA NELLE SALE DEL POPOLO.

La esposizione di questo come pure degli anni decorsi, mostra che la pittura storica ha scarsi cultori, molti ne ha per contrario la pittura di genere e di paese: il che avviene ancora presso altre nazioni specialmente presso la inglese. L'erudito scrittore che esaminò la vita di David Wilkie dettata da sir Cunnigham (1), dice che la scuola inglese si può restringere ad una sola delle varie diramazioni dell'arte pittorica, al paesaggio; e nella mostra di belle arti che nel corrente anno fu fatta in Londra, i dipinti di genere ed i paesi furono i piu numerosi. Sarebbe pregio dell' opera che la pittura storica, quella principalmente che alla espressione di un subbietto tolto dalle storie italiane congiunge il paesaggio, avesse un maggior numero di cultori: essa riunisce la imitazione della natura materiale e della morale, il diletto e la istruzione: ma questo desiderio de' buoni non potrà essere satisfatto finchè coloro ai quali fortuna concedette e splendidezza di patrimoni e larghezza di influenze, non proteggeranno le belle arti in modo che possano gli artefici affrontare le spese e superare le difficultà che presenta questo

(1) Revue Britannique n. 11. p. 95.

genere di pittura. Ora mi faccio a considerare la pubblica esposizione di questo anno, e perchè la descrizione de'molti dipinti proceda ordinatamente, piacemi di scompartirla in tre capitoli che sono

1. Dipinti storici.

Michele Witmer uno de' più chiari dipintori che la Germania abbia consegnato alla educazione artistica di Roma, ne conduce nel paese delle danze sacerdotali e degli acuti berretti, nella Frigia. Egli è Esopo che per mezzo di apologi e di parabole ammaestra le turbe: siede il novellatore all'ombra di un albero, sul ripiano di una piccola murazione in pietre quadrilunghe onde scaturisce una polla che si allarga e distende in una fontana. Intorno si vedono i Frigi, guardiani di gregge, artieri, bifolchi, donne che avendo astersi dalle macchie i lini e le tuniche della famiglia loro, o veramente attinto alla fontana, quivi si fermano curiose di udire i proverbi che sotto il velame di favolosi racconti si celano. Molto espressiva è la figura di tale che a quella murazione si appoggia, e della mano facendo sostegno al mento pare che costringa la potenza intellettiva alla riflessione un altro si vede che bene largamente, applicando la bocca al zampillo vivo dell'acqua costui fu tratto colà da vaghezza non già di udire, ma si di fare quel tanto che il più de' popolani faceva. È questo un dipinto lodabilissimo e se fosse un cotal poco più morbido lo stile, se fra l'indietro e l'avanti si potesse immaginare più larga distanza, aggiungerebbe, io credo, alla perfezione.

Dalla Frigia trascorrerò nella Caldea, dalle ripe del Pattolo alla pianura di Sennaar, dalla storia delle greche lettere alla Bibbia, e mi sarà guida Alessandro Keubel di Russia che espresse i tre garzoni Anania Azaria e Misaele nella fornace babilonese. Narra Daniele che il fuoco in vece di offendere i garzoni, prorompeva dalla bocca della fornace, e si vibrava su le teste de' manigoldi e li circuiva e li consumava dipinse l'artefice questo effetto della virtù soprumana, e figurò nel cavo del camino un angiolo che veramente scese dal cielo secondo la narrazione di Daniele, inteso a tutelare la vita de' giovanetti che benedicono a Dio, ed a commuovere un'aura fresca come di mattino in primave

ra. Si vede alla sinistra del riguardante Nabucco, e da presso il popolo: sono nel davanti i ministri della regia superbia ed altri portano fasci di pingui legna a crescere e nodrire la fiamma, altri levano di terra i compagni quale impaurito dalla inusata licenza del fuoco, quale già divampato, quale già semivivo alla destra, ma indietro, si travede la festa che fanno i Babilonesi nella dedicazione della statua di re Nabucco. In questo dipinto ogni culta persona troverà gran dezza e vigoria di fare, e argomenti certi di anima sensitiva e forte che imprime vita agli obbietti e pennelleggia e come a dire incarna il movimento delle passioni. Ma di alcune mende non tacerò già il subbietto della tela non si rivela così di leggeri, nè si spiega in tutte sue parti agli occhi del riguardatore ed io stesso nel veder primo il dipinto non potei di presente interpretare il pensiero del dipintore. La chiarezza e l'ordine sono la virtů prima delle scritture: ma poiché i dipinti segnatamente storici sono come a dire il libro de' sapienti e degli imperiti, de' filosofi e della moltitudine, penso che il difetto di chiarezza e di ordine sia più riprovevole ne' dipinti che nelle scritture. E perché Nabucco, superbissimo re, il Salmoneo della mitologia che tenta fingersi eguale alla divinità, si vede vicino e quasi confuso col popoletto, senza trono e senza guardie? perchè la fornace, è dipinta in alto così che intorniata, come è, da nuvole luminose pare nel veder primo una gloria? e come si continua la festa nel campo di Dura che sottostà alle merlate mura di Babilonia, mentre il prodigio del camino che gitta fiamme, che divampa i ministri, che impaura Nabucco, avrebbe dovuto interrompere la cerimonia e sbigottire i sacerdoti del nefando rito e la moltitudine ligia alla dedicata tirannide? Dal concetto passo alla esecuzione, e dico che nelle teste vi è molta conformità di carattere, e che le figure de' suonatori sono tanto scure che non paiono compaesani degli altri che nel dipinto si vedono; tanta è la varietà dell'incarnato. So che grand'ombra si gitta su quelle figure: ma parmi aggrandito l'effetto dell' ombreggiare.

Ora mi piace vagare nel parco di Alfonso duca di Ferrara, e vedere la bella Leonora d'Este che con la sorella Lucrezia intesse una corona di lauro per Torquato; il quale malinconico nè so dire se più compreso dall'amore o dalla musa

s' inoltra per il giardino e consegna al geniale boschetto le sue querele o descrive gli infortuni della tenera Erminia, nè pensa forse che quivi si trova Leonora e che intende al gentile officio. Queste immagini e queste memorie debbo a Federico Toermer sassone che espresse il caro subbietto con molta lode se non che il colorito alquanto forte del paese toglie una parte di effetto alle due figure di donna.

A questo dipinto del Toermer si rannoda quello di Giuseppe Mancinelli che figurò Torquato in atto di leggere un brano del suo poema al duca Alfonso ed alla sorella Eleonora. Nel giardino ducale si vede una spaziosa loggia aperta da tutti i lati, ed insignita de gli stemmi della famiglia, e più lontano il gran palagio intorniato di fosse e ne' quattro angoli munito di torri. Siede duca Alfonso, e ascolta e guarda, non senza sospetto a sinistra Luigi d'Este cardinale scevro di ogni affetto, tranne la cura di udire e di confortare il poeta: a destra Eleonora: l'artefice pose ogni opera perchè si rivelasse nel suo viso un'anima sensibile, contemplativa, assorta nel pensiere amoroso e che pur teme di essere notata nè ardisce così su gli occhi della corte fermare il guardo nel poeta: da presso, in piedi sono le altre due Eleonore, la Sanvitali e la damigella la quale ancora incerta di essere amata dal Tasso e già diffidente e gelosa sguarda la duchessa e si prova di indovinarne i pensieri, e di penetrarne gli affetti. Nel mezzo si mostra Torquato in atto di recitare i suoi versi, l'episodio, credo io, di Olindo e Sofronia: ognuno ravvisa il cantore della Gerusalemme a quegli occhi onde scintilla il genio e l'amore, a quel viso atteggiato di nobile malinconia. Intanto, mentre le dame e il cardinale gli fanno plauso, fremono da parte i suoi nemici che il Mancinelli ritrasse in un gruppo, alla sinistra del dipinto: il Guarino guarda bieco il gran pocta a cui la giusta posterità è per tribuire il primato nella favola pastorale e nell' epica, il Geraldino gli volta con dispetto le spalle, e memore della guanciata matura i modi e vagheggia le occasioni della vendetta: i due segretarî di Alfonso il Pigna ed il Montecatino pensano in famigliare colloquio i mezzi di screditare Torquato presso il principe, e l'uno tiene la mano su gli omeri all'altro quasi a mostrare la fraternità del delitto. Questa tela ebbe molte e meritate lodi per la composizione, la bontà

del colorito, il portare e piegheggiare de' panni e la espressione, alla quale si configura il viso di Eleonora. Alcuni avrebbero desiderato più novità di concetto: ma credo io che qualche volta la distribuzione delle figure e l'attitudine e le movenze di alcuna di esse scaturiscano dall'istesso subbietto il perché l'artefice che si faccia a ritrarlo, pare che imiti coloro che nella configurazione di esso il precedettero: ma non è questa imitazione che suppone sempre un artificio, egli è un accordo, una consonanza nell'istesso concepimento spontanea, naturale, voluta daʼlimiti e dalle qualità del soggetto (1).

Nè solo le sembianze di colui che per detto del Menzini «< asside al gran cantor di Manto » vedo in questa solenne mostra delle arti: ma quelle pure del principe della italiana lira che il Furse espresse in atto di condurre la sua Laura nella officina di Simone Memmi perchè su la tela eterni le avvenevoli forme dell' amata donna.

Alla compagna di un insigne poeta vò che succeda una insigne poetessa, Saffo la ritrovatrice dell'archetto, e del tono meso-lidio, ritratta dal Balze francesc: ma troppo mi strazia la immagine di una donna a cui fosca malinconia e disperazione amorosa limano il cuore e che già divisa il tremendo salto: ed io, vago di letiziarmi, piego altrove lo sguardo.

Ancora la vita di Cristo rivelatrice di soavissimi affetti, e di prodigi ornata e di insegnamenti ripiena forni bello argomento di pingere a nostri artefici. Il Furse lo figurò adorato da pastori, Michele Pratesi in una sacra famiglia, il Riepenhausen in atto di carezzare i fanciulli e questo è tale un dipinto che spenderò alcune parole nella descrizione di esso. Il Figliuolo di Dio espresso così che la grazia del viso tempera la maestà della natura divina, siede fra garzonetti come innamorato padre a cui la prole varia di atti e di sembianze fa cerchio ed uno il tiene presso a ginocchi, careggia un altro che verso lui distende le piccolette braccia: sono intorno le madri col figliuolo per mano o sul petto, e quale si allieta delle confortevoli parole che Cristo degnò

(1) Il dipinto che ho descritto, è una replica dell' originale che il Mancinelli condusse per il re di Napoli e che si vede nel reale palazzo a s. Ferdinando. Il marchese Ala Ponzani di Milano protettore munifico delle belle arti commise all' egregio dipintore la detta replica.

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