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IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 1.

PROEMIO

Sono nel moderno tempo i confini dello scibile a gran pezza più larghi

che nell'antico, e ciò per diverse cagioni si manifesta. Meno lontani i popoli dalle origini della civiltà non avevano innanzi gli occhi che la greca sapienza diramata nelle scuole dell'Attica, della Jonia, della Campania, e la greca letteratura che nelle aule di Pericle, di Nicagora, di Dionigi, de' Tolomei avea toccato le cime di ogni eleganza: l'Italia era piena di greche arti e discipline, piena la Gallia: e così fioriva in Napoli una scuola omerica alla quale molti e cittadini e stranieri mandavano i loro figliuoli, e a tanta estimazione era divenuto Omero presso i campani che nelle case loro affiguravano i fatti de' suoi poemi, e compagnie di cantori ne ripetevano i versi alle mense de' cavalieri: e Marsiglia era colonia de'greci dedotta da Proto, e più tardi fra gli Edui (1) era quasi vulgare lo idioma dell'Attica. È vero che ancora fra gl'Indou, ancora nell'Iran fioriva da lunga età la sapienza; che già Conone aveva osservato il cielo in Babilonia, e già Zoroastre aveva promulgati i dommi di sua filosofia religiosa, e già Scheon principe amorrèo aveva cantato la conquista di Esebon città moabitica (2): ma oltre che greci e romani con generale nominazione chiamavano barbari i rimanenti popoli della terra, per la scarsezza degli esemplari, per la mancanza delle comunicazioni, per la difficultà dello apprendere i vari idiomi non potevano, quantunque il volessero, procacciarsi la conoscenza delle dottrine orientali. Ma guardate come nel nostro tempo si è allargato il patrimonio della sapienza: la greca e romana antichità alla quale i padri nostri dedicavano unicamente i loro studi, le vigilie loro, è divenuta come arboscello di gran selva, o stilla di oceano interminato, o dramma di ponderoso talento: abbiamo innanzi gli occhi la civiltà etrusca, la italica, la egiziana, la cinese, quella degli Aztechi de' Bramini de' Guanei, e metodi per apparare le più strane favelle, e mezzi, nell'uso de' quali alla tenuità del dispendio si accoppia la celerità del movimento,

(1) Popolo della Gallia la cui primaria città era Bibracta, dipoi Augustodunum, Autun.

(2) Questo epinicio che si dee tenere il più antico monumento di poesia, è riferito nel libro de' Numeri cap. XXI. v. 27.

ANN. I.

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per approdare alle più lontane terre: e sono i musei nostri a dovizia forniti di cimeli di statue di monumenti che ricordano la età di Ramsete e de' Lucumoni, il culto di Siva e di Quezacoal (1), i carri di Djaggernat, le orgie di Militta: nè mancano a menomar la fatica accurati volgarizzamenti delle opere de' filosofi e de' poeti che vanno per la maggiore. Ancora nell'antico tempo l'albero della scienza in tanti rami non si spartiva, e que' rami pure che già aveva messo, nè tanto si protendevano, nè spie gavano tanta dovizia di frutti: la statistica che raccoglie e coordina i diversi elementi che costituiscono l'essere di una nazione o di un governo, la economia pubblica che discorre de'capitali e delle rendite, delle machine e della industria, della mercatura e del cambio, la chimica che si occupa delle forze ed affinità de' corpi, il diritto ministeriale e il maritimo, la stessa storia in quanto esamina le origini e il graduale sviluppamento de' fatti, e le eterne leggi che governano la umanità nel suo slanciarsi indefinito verso la beatitudine, sono scienze o nuove al tutto, o maturate in tanto che si possono chiamar nuove, come nuova è la esistenza di tale che attinge la virilità. Ultimamente la civiltà non è prerogativa di un popolo, ma sì retaggio di tutti: in tutti i paesi di Europa, se ne togli le terre che sottostanno al circolo polare, in tutte le americane federazioni che pullularono dalla indipendenza delle colonie ispaniche e delle britanne, ancora nell'India, ancora nella Notasia riluce il fuoco della scienza: sono da per tutto biblioteche, osservatorii, collegi, musei, mezzi ed eccitamenti di ogni maniera per apparare: il perchè essendo cresciuto il numero degli scienziati, è cresciuto pure il numero delle opere delle sperienze dei ritrovamenti. Sappiamo che in tanta moltitudine di libri che vedono tuttodì la pubblica luce, molti ve n'ha o disutili o nuovi solo nella forma, nel concetto divulgatissimi: ma sappiamo altresì che molti ve n'ha segnata mente in Italia in Alemagna in Inghilterra che sono come a dire lostillatodi nuove e profonde meditazioni, di un sentirnuovo ed esquisito. Allargatoper cosiffatta guisa lo scibile umano, sì perchè la somma de' lumi delle sperienze de' fatti è maggiore per i nipoti che per gli antenati, sì perchè la moltitudine delle dottrine una con la materia delle investigazioni letterarie è cresciuta, ardua e difficile impresa addiveniva per chiunque profondar si volesse in una scienza il leggere le molte opere che a questessa si riferiscono, o per chiunque procacciar si volesse una leggier conoscenza di molte arti e discipline, lo sfiorare le più importanti opere che di questesse discorrono. - A menomare, quanto è possibile, la difficultà della impresa sono i giornali che presentano a' leggitori il compendio delle opere più importanti e a parte a parte le notomizzano, e mostrano di

(1) Dio della guerra presso i Messicani: il suo tempio o teocalli era coperto, si dice, di 130,000 teste di vittime umane.

quanto per esse si sia migliorato o cresciuto il patrimonio dell'umano sapere. Nè già ignoravano i maggiori le utilità de' compendi: chè Floro breviò la storia di Livio, Paolo quella di Eutropio e Clemente Alessandrino ne' suoi stromi raccolse i placiti della greca e della egizia filosofia: ed è in questo genere mirabilissima la biblioteca di Fozio ove costui, angelo di superbia e di sapere, recita eletti brandelli di meglio che ottocento scrittori, e ne disamina la elocuzione, e ne svolge il processo, e ne giudica il merito con larghezza e sagacità di vedute. Nè vogliamo preterire Giovanni Tritemio abate di Spanheim che pubblicò un'altra biblioteca da lui detta con modesta nominazione,, trattato degli scrittori ecclesiastici,, e al vescovo di Magonza Giovanni De Delberg la intitolò, nella quale descrive la vita e le opere di novecento fra padri della chiesa e teologi, quantunque la storia sia in più luoghi abbellita de' colori della leggenda drammatica (1). Ma breviare le opere non è travaglio di vulgari intelletti: perocchè in ciò dimora la utilità de' compendi che presentino il me-glio il fiore e come a dire lo stillato del libro, de' luoghi comuni e delle ragioni che stanno nel mezzo si passino, mostrino in che migliori o promuova la scienza, quale nozione o rammendata o nuova aggiunga al patrimonio delle umane conoscenze, per modo che sia la stessa cosa leggere il libro che si brevia, o veramente il compendio di esso: e per tutto ciò fa mestieri di un intelletto sagace nello investigare, nel coordinar diligente, più studioso della pubblica utilità che della propria rinomanza.

Ancora i giornali con miranda celerità e con tante voci quanti sono gli esemplari che vanno per le mani del popolo e de' sapienti, annunciano e la cotidiana pubblicazione delle opere, e le osservazioni celesti, e i viaggi per oceani interminati a fine di scoprir nuove terre, o per discrti paesi a fine di contemplare i resti dell'antica magnificenza, e i ritrovamenti in fatto di chimica e di meccanica che tuttodì con incredibile fecondità si succedono: tanta è la dovizia della natura, tanta la sagacia dell'arte. Il Davenport applica il fluido elettro-magnetico al moto rotatorio delle machine, il Faraday combinando in determinate proporzioni la trementina e l'acquarzente ottiene un liquido acconcio ad averne lume anzi splendore, il Daghuerre col suo strumento fotografico multiplica a talento le immagini delle cose, il Laborde visita la Recem de' profeti cavata nel vivo sasso, o sia la Petra inespugnabile de' romani, il Lespius nella terra de' Phrè, il Fellows nell'Asia minore osservano monumenti non più veduti, il Morton interroga ne' sepolcreti le ossa a fine di sceverare le razze e conoscere i procedimenti e le migrazioni delle tribù, lo Stephens visita l'America centrale, già creduta stanza di barbari, e sotto inestricabili selve discopre tempii case città che rivelano un popolo da molti

(1) La legende dramatise le recit. Audin. Etude sur le couvents.

secoli mancato alla notizia degli uomini: or senza i giornali che forniscono le ali alla storia, deh, quanti mesi sarebbero corsi, quanti anni prima che divulgata si fosse la notizia di cosiffatti o piacevoli o utili ritrovamenti? Il perchè chiunque riprova i giornali scientifici e i letterari, o spera protrarre la sua vita intellettiva per modo che nè tempo nè comodità gli venga meno a leggere le opere che nel moderno tempo si divulgano, senz'aver bisogno di trasunti e di compendi, o vero con piglio da cinìco schernisce il moderno sapere, contento di spaziare ne' portici di Atene e nel museo di Alessandria.

Avendo fermato di pubblicare in Roma un giornale, molto e lungamente esaminammo quali siano i desideri delle italiane lettere, i bisogni di questa classica terra che per grazia di cielo avemmo madre e aiutatrice al viver nostro, affinchè e giovasse il pubblico e vestisse uno speciale carattere: or due principalmente ne parvero i bisogni, i desideri, l'uno dell'epoca, l'altro di Roma. Il decimonono è secolo studiosissimo di esperienze di fatti di osservazioni di notizie di dati, e poi di comparazioni di congruenze di corollari, e però di lucubrazioni storiche promovitore indefesso, e di autentici documenti infaticabile raccoglitore. Esamina le testimonianze, rovista i monumenti, fruga gli archivi, interroga i diplomi, osserva le monete, interpreta le iscrizioni, apre le tombe: e di quale o famiglia o tribù o nazione o principato non guardò le origini i mutamenti i progressi le declinazioni? Altri dedicarono le loro vigilie alla Italia primitiva, altri alla Italia padroneggiata dai Romani, alla Italia conquistata da' barbari, alla Italia feudale, alle sue repubbliche, a' suoi principati, alle sue permutazioni: Thiers narrò la rivoluzione francese, Toreno la ispanica, Botta l'americana: Makintosh e Lingard dettarono la storia britanna, la germanica Luden, Muller la elvetica, Karamsin la moscovitica: Thierry descrisse le conquiste de'normanni, Cibrario le economia politica del medio evo, Hammer le imprese degli Osmanlis, Sinclair la guerra delle Sevenne. Ebbero i loro storici le illustri famiglie, il Naumer quella degli Hohenstareffen, le italiche il Litta: nè mancarono a' sommi nella scienza, nella politica, nella fortuna; e così meglio conoscemmo la vita e le azioni di Dante, di Cola, di Caterina de' Medici, di Lutero di Calvino, di Gregorio VII, d'Innocenzo III, di Silvestro II, per mezzo del Balbo, del Papencordt, dell'Alberi, dell'Audin, del Voigt, dell'Hurter, dell'Hochs. In tanta fame di notizie. in tanta bramosia di fatti, in tanta utilità di ricerche faceva mestieri di un giornale italico che prendesse a considerare tutto che intorno alla storia de' popoli e de' tempi scrissero di recente e mano mano scriveranno i sapienti, e notificasse le scoperte di ipogei di epigrafi di figuline di cimeli che servano a chiarire e rammendare la storia de' costumi della milizia de' riti della letteratura e spiegasse agli occhi del pubblico quella preziosa suppellet

tile di lettere, di strumenti, di relazioni, di documenti che negli archivi di Roma si serbano, opportuni a conoscere le condizioni civili ed economiche della città nostra e di tutta Italia: e cosiffatto giornale, il diremo francamente, mancava. Sarà dunque primo e nobile ufficio del nostro di supperire a questo bisogno della epoca; al quale conseguita un bisogno, un desiderio di Roma. - In Roma più tele si pingono, più marmi si avvivano, e più s'incide in bronzo o vero in pietra, e più si opera in lavori di cesello e di mosaico, di orafo e d'intagliatore che in tutta Europa: ancora di anno in anno molti e spaziosi edifici s'innalzano a civile uso destinati, o addetti allo ecclestico ministerio: e così la rinnovata basilica di s. Paolo, la chine e i dossi del Pincio tagliati a spira, e ghiaiati, e ombrati di bellissime piante, e adorni di floride aiuole a letizia e commodità di passeggio, il palazzo il teatro la villa del principe Torlonia, il massimo altare del Gesù, il gran muramento in quella parte di ripa ove con presente pericolo d'incendio varia ed infinita legnaia si cumulava, sono costruzioni o così sformate per la mole o per la materia così pregiabili che vi si pronfondono capitali oltre ogni fede grandissimi. It perchè a niuna città meglio che a questa Roma si addice un giornale artistico che descrivendo le scolture i dipinti le stampe le fabbriche civili e le ecclesiastiche fornisca certi e svariati elementi a coloro che nel venturo tempo applicheranno l'animo a continuare le opere insigni del Cicognara del Lanzi del Rosini del Ferrario: che guidi gli artefici nel sacrario della mitologia e della storia, e loro dispensi lumi e consigli che valgano a statuire o rammendare la idea, che ściolga le difficultà in che si avviene chiunque studia ne'la storia e nella estetica delle arti; che alieno dalla smodata lode che impigra e corrompe, e dalla censura intemperante che avvilisce ed irrita, fondi il suo giudicato nel merito, non ne' gradi dell'amicizia, o ne' principii di un sistema, o nelle speranze di una retribuzione, e così del lodar parco come del biasimare modesto renda spiegata e netta la ragione. Impresa ardua in vero, mercechè d'una parte l'uomo culto ma lontano dalla professione artistica, non conoscendo le specialità, come a dire la proporzione dei membri, lo effetto del lume, i toni dello incarnato, il piegar de' panni, il variar degli scorti, non può portare sicuro ed intero il giudizio su le opere degli artefici; nel che molti sapienti errarono molte fiate: e d'altra parte negli stessi artefici diversi sono i modi del vedere, diversi i fondamenti del giudicare, perchè alcuno guarda principalmente alla espressione della idea, e delle qualità meccaniche poco si briga, alcuno nelle qualità meccaniche pone il sommo del merito e trasanda la espressione della idea, altri alla composizione de' gruppi imparte lode grandissima, altri alla armonia del'e tinte, chi alla difficultà degl' ignudi, chi alla imitazione perfetta delle varie fogge di architettare e di vestire. Aggiungete l'antico detto di Esiodo che si avvera sempre,, il vasellaio invidia al vasel

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