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curiosità a' Cappuccini di piazza Barberini, e verificato che la bisogna stava pur così e non altramente, vorrò ora di quel focolare sbozzarne una immagine ad acquistar fede e autorità alle mie parole.

Da vivo di muro si stende sul pavimento di una stanza, destinata ad uso di cucina, il bancone o massiccio del focolare a base di sopra il semicerchio, nella dimensione all'asse maggiore di palmi quindici e mezzo, nel minore di nove. È basso e proporzionato di altezza così, che al mettere e levar via le caldaie dai fornelli, per via di bilancia appesa al volto della stanza, agevolmente si presta. Le caldaie sono cinque. La massima è sul centro delli due assi accanto muro sopra il bancone, e contiene nove barili di acqua. Ha quattro chiavi, due per la calda, e due per la fredda acqua perenne. L'altre caldaie, incassate ne' rispettivi fornelli, sono disposte in giro su per alla periferia del focolare, e bastano di capacità forse meglio che a trecento bocche.

Nella convessità del bancone rispondono a' fornelli le finestrelle per la introduzione delle legna; e son munite di sportellini in ferro a un solo registro a moto ordinario. Di contro cotesti sportellini, in fondo fondo a' fornelli, è la mirabil feritoia di sopra accennata, la quale, come ho significato, ha pronta virtù di assorbire il solo fumo, e lasciar vorace e limpida la fiamma. Sembra impossibile che il fumo se n'esca subito, e tutto, di quella fistola picciolissima, e che il vivissimo fuoco, che fa bollir le caldaie di corto, non giunga mai a riscaldare la gran lastra di rame rispianata di sopra via il bancone del focolare, e nettampoco i più prossimi sportellini alle finestrelle de' fornelli; mentre il fumo che è passato di sotto la gran caldaia, ne ha elevato l'acqua in essa contenuta a pochi gradi di sotto il bollore.

E non di meno niuno degli artificii di Rumford, di Francklin, di Meissner, del Gandolfi, del Magistretti. La pronta uscita del fumo è operazione di un semplice ingegno

nascosto dietro alla gran caldaia; la non dilatazione e dispersion del calorico dipende da una peculiar sagoma de'fornelli, e da qualche altra avvertenza di cui il fabbricatore vuole ancora tenere il secreto, ed in ispecie dell'ingegno aspirante il fumo. Ma certo niuna valvola circolare, niuna saracinesca, niun movimento a culisse, niuna ruota a clicchetto, niuna lumaca ed altrettali complicazioni, comecchè ottime ne' loro rispettivi generi ed applicazioni.

La materia che informa l'opera è la pietra manziana, tagliata e preparata in più blocchi. Nulla v'è che sia murato a mattoni e calcina, ma tutto è ricavato a punta di scarpello nella detta pietra manziana. Il cerchio di ferro alle bocche de' fornelli, la gran lastra di rame rispianata sopra il bancone, le fistole, gli sportellini, eccetera, eccetera, son tutte cose o vitate, o per altro modo movibili: per questo si può il focolare dismettere e traslocarlo altrove se piaccia.

Mi fu mostro e dichiarato con molta bontà l'egregio lavoro dal p. Provveditore di quella serafica famiglia, il p. Giuseppe da Castelluccio, che mi assicurò stare precisamente il guadagno del combustibile in due terzi sopra il consumo del vecchio focolare, rifatto ivi più volte in pochi anni, e tostamente dicaduto, comunque fosse una miniera di ferro. Questo, aggiunsemi l'ottimo Padre, è opera di un mio parente per nome Saverio Pisani, di professione capomastro muratore: speriamo che come è utile alla comunità nostra, comodo e pronto ne' suoi effetti, altrettanto resterà cosa al durare lunghissimi anni.

NOTIZIE

FRANCESCO GASPARONI.

Il dott. Emilio Braun nella scorsa state fece acquisto in Napoli del celebre quinipodio quadrato colla iscrizione RO

MANOM già esistente nel museo Borgia di Velletri e pubblicato dall'Eckhell.Vedutosi appena in Roma e presentato in due adunanze all'istituto di archeologia, fu giudicato non solo genuino, ma si pensò con ogni fondamento che fosse il borgiano stesso, perchè corrispondeva esattamente al peso dato dall'Eckhel, e perchè si sapeva che gli altri eguali erano imposture recenti. Il sig. Gargiulo, controllore del R. Museo borbonico, volle fare agli archeologi romani uno sfregio sostenendo con impudente franchezza la falsità di quel monumento; e compassionando, quasi, la inespertezza dei romani consiglio uno sperimento chimico in prova della sua asserzione. L'opuscolo nel quale il sig. Gargiulo sostenne e proclamo tali cose non fece mutar punto opinione agli antiquari di Roma, i quali sebbene non istimassero affatto necessario l'eccitato sperimento, pure a togliere ai lontani ogni dubbio ed essendosi veduto che il sig. Gennaro Riccio stette incerto su ciò alla pag. 249 della seconda edizione delle sue monete consolari, un'esperienza chimica fu fatta legalmente ed alla presenza di molte persone, e riuscì con piena vittoria degli archeologi romani. Non diciamo di più, sapendo che altri deve render minuto conto di ciò.

Presso l'antica Veio il cav. G. P. Campana aprì una tomba dipinta, e contenente stoviglie di vario uso. La certezza dell'anno in cui quella celeberrima città fu distrutta, aggiunge una importanza storica alla scoperta.

Nello scorso anno fu ritrovato sotto la basilica di san Marco l'antico ipogeo della chiesa. Giovedì 11 gennaio mons. Domenico Bartolini canonico della medesima, ne lesse una bella illustrazione alla pontificia accademia romana di archeologia.

L'ardita impresa del sig. Cesare Cantù di dettare una storia universale, biasimata o derisa in sulle prime, ebbe quindi il più lusinghiero successo. Dappoichè avanzando rapidamente, non solo fece tacere la malignità o l'invidia, ma

levò tanta fama che lo smercio superò ogni espettazione. Né basta ciò; chè la Francia omai vede una e forse due traduzioni di essa; e tutti meravigliano come un uomo solo possa durare a sì ponderosa fatica. « A chi si facesse a rilevare, di» rò con un dottissimo italiano, le inevitabili mende dell'o » pera sua, potrebbe il Cantù rispondere come Donatello-or » va e falla tu― sicuro che in Italia nessuno e, ora s'è visto, » nemmeno in Francia vorrebbe accettar la disfida. Chiunque >> andando a cercare nella vasta ma bene ordinata enciclope. » dia le istorie di questo o di quel popolo, vegga in ciascuna di >> esse una sufficiente rappresentazione, non che de' fatti, dei » costumi e dell'ingegno di quel popolo; e quindi raffrontando >> insieme le varie parti, scorga nell'unità del concetto e dello >> stile impresso da per tutto il suggello della mente compren»siva dell'autore: chiunque sappia quante difficoltà presenti » anche un solo e picciol brano di storia, dirà che in tal » modo non sogliono farsi le imprese mercantili: e poichè la » Francia tante ne insegnò delle pessime, giova che la mi» gliore tra esse, e di gran lunga la migliore, oggi le venga » offerta da noi. Questa versione francese della grande opera » del Cantù ci mostra almeno che nel tradurre, i nostri vici>> ni hanno miglior giudizio di noi e assai maggior dose di » pudore ». Quest'opera non sarà sicuramente l'ultima sulla quale porteremo la nostra attenzione.

In Torino il cav. Lodovico Sauli ha fatto pubblicare le sue lezioni sulla condizione degli studi nella monarchia di Savoia insino all'età di Emmanuele Filiberto.

Il sig. cav. Canina ha messo al pubblico (ma disgraziatamente in poco numero di esemplari) un opera sull'architettura delle chiese cristiane, corredata di grandissimo numero di monumenti.

Il sig. abb. Coppi ha continuato i suoi annali d'Italia fino al 1829.

Il p. d. Luigi Tosti ha fatto di pubblico dritto la storia ]

della badia di Monte Cassino. Quest'opera è pure di tale importanza che ha mestieri di uno scritto che ne renda particolar conto.

Sono venuti alla luce i volumi IV e V dell'archivio storico italiano compilato in Firenze dai signori Bencini, Capponi, Ciampi, Del Furia, Gelli, Inghirami, Nicolini, Polidori,e Repetti. Di questa importantissima raccolta di documenti storici che onora l'Italia e cresce tanto il patrimonio della sua storia parleremo a lungo.

Il sig. cav. Arneth di Vienna ha pubblicato in quella città dodici diplomi imperiali romani, sette dei quali inediti, con venticinque tavole di apografi. Così dopo questa pubblicazione i diplomi di congedo e cittadinanza accordati dagli im peratori romani agli eserciti giungono al numero di 42.

Il p. Giampietro Secchi della Compagnia di Gesù ha illustrato con la solita sua dottrina i monumenti di un sepolcro di famiglia greca scoperto sulla via Latina dal cav. Campana. In quella camera mortuaria si racchiudevano le spoglie mortali di un inviato della Licia, cui hanno relazione tutti i monumenti. La storia, e la filologia greca hanno fatto preziosi acquisti con questa scoperta.

SOMMARIO

STORIA - La storia del medio evo. Achille Gennarelli. Due lettere inedite di Enrico IV RE di Francia. P. Mazio - Particolari della famiglia e della vita di Giulio Romano. P. Mazio - BELLE ARTI INCISIONE. La Vergine Annunziata, dipinto di Guido Reni, inciso da Luigi Travalloni. A. Gennarelli. - ESCAVAZIONI. Sarcofago con nuovissimo bassorilievo trovato in Perugia. G. Melchiorri. - ECONOMIA INDUSTRIALE. Su di un focolare di nuova invenzione. F. Gasparoni –

NOTIZIE.

Roma 15 Gennaro 1844.

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