Immagini della pagina
PDF
ePub

stigio stanno fra nubi, iu bei gruppi, intere coorti di angioletti e serafini pieni di celeste giubilo ed in festa, esultanti alla gloria del patriarca Domenico, la cui anima santissima vola ne' cieli all' eterno amplesso di Dio. Nel più basso ripiano sono colossali angioli sonanti diversi strumenti e che all' aspet to solo figurano, parmi, una musica veramente di cielo,, (1). Non avendo veduto questi dipinti dell' Alberi non possiamo parlare della esecuzione, la quale però sappiamo essere stata lodata molto dagli artefici e specialmente dal Bezuoli che prima di ritornare alla sua Firenze, vide a parte a parte ed ammirò gli affreschi del pittore bolognese. E certo non è piccola lode dell' Alberi che il suo dipinto sia stato giudicato buono, verso quello del grandissimo Guido che figurò nel catino dell' abside la gloria di s. Domenico.

La Laura di Giuseppe Bonolis pittore napolitano. - Molto e meritamente si loda in Napoli da' concittadini e dagli stranieri un nuovo dipinto di Giuseppe Bonolis di cui varie opere celebrate negli Annali Civili delle Due Sicilie, come a dire la morte di Abele, la infanzia di Bacco, e Bacco che offerisce la corona d'oro ad Arianna, mostrarono già da gran tempo come a lui si debba onorato luogo fra' pittori italiani. Soggetto del nuovo dipinto è la donna del Petrarca ritratta con tutti quei particolari de' quali la innamorata fantasia del poeta seppe vestirla nella canzone "Chiare, fresche e dolci acque,,. Specola Meteorologica in Napoli, In Napoli, su' dossi del Vesuvio, si da opera a costruire una specola meteorologica destinata alla osservazione de' fenomeni svariatissimi nè ancora noti a bastante di quel vulcano. Il chiarissimo Macedonio Melloni è già nominato direttore di detta specola. Per somigliante modo, unendosi la comodità dell' osservare e la bontà degli strumenti alla rara abilità del direttore, potrà la Italia sperare una storia scientifica de' fenomeni vesuviani. E però si dee lode grandissima al cav. Niccola Santangelo ministro degli affari di stato interni che egregiamente comprese e secondò largamente il disegno del Melloni.

Scoperta Numismatica

In un orto del territorio di Wisby in Svezia fu trovata recentemente una moneta araba d'oro. Essa è perfettamente conservata, e fu coniata, come si vede dalla leggenda, a Bagdad nel regno di Mohammed al Amin figliuolo di Arun al Rascid.

Premio di Numismatica. L'Academia delle iscrizioni e belle lettere ha decretato il premio annuale di Numismatica fondato dal signor Albier de Hauteroche al napolitano signor Gennaro Riccio per la sua opera sulle Monete delle famiglie romane della quale si pubblicava recentemente una nuova edi

zione.

BIBLIOGRAFIA

Monete cufiche de' Normanni e degli Svevi.

Non è ignoto a chiunque si conosce nella storia della Italia meridionale come i principi normanni e svevi, avendo ritrovate nella Puglia e nella Sicilia vive le memorie della signoria saracenica, per non offendere gli animi de' popoli recentemente conquistati seguitarono molte fogge e costumi che le tribù del diserto avevano portato in quei paesi: e così lunga pezza batterono monete con impronta e leggenda cufica. Sono molti anni da che il dotto principe di s. Giorgio va raccogliendo queste monete cufiche, ed ora le pubblica per la prima volta incise in acciaro, interpretate, ed ornate di convenevole illustrazione. Questa opera di archeologo nobilissimo attirerà la maraviglia de' pochi sapienti che in

(1) Parole tolte ad un giornale bolognese.

cosiffatte materie possono portare giudizio: perchè grandissima è la importanza di essa per il lume che spargerà su la serie e le vicissitudini de' re, conti, e principi normanni e svevi, e nuovo, si può dire, nè segnato d'altrui orma è l'argomento, avendo l'Adler pubblicato un piccolissimo saggio di dette monete cufiche. Il signor Michele Tafuri giovò della opera sua il principe di s. Giorgio: a lui si dee la erudita prefazione.

Biografie di illustri Alemanni - Sorge nella capitale della Baviera un edificio nobilissimo, adorno di cariatidi e di un mirando fregio nel quale il Wagner espresse le epoche principali della storia germanica: il chiamano Walhalla: perchè Lodovico I. di Baviera che fondò questo edificio, il destinava a contenere i busti de' più insigni Alemanni condotti in marmo da' migliori artefici pure alemanni: e Walhalla appunto nominavano gli antichissimi Teutoni il luogo ove credevano che agli eroi usciti di questa vita fosse accordato il guiderdone delle durate fatiche. Il re Lodovico che onora le belle arti e lettere non sappiamo dire se più con la sua protezione o con la sua penna, pubblicò le biografie di questi insigni Alemmanni, brevi sì, ma piene di profondo sentire e dettate con tanta evidenza e vigoria che palesa la scuola di Tacito alla quale dalla prima giovinezza educò l'autore la sua mente e temperò la sua elocuzione. Il marchese Carlo Antici uomo di antica sapienza e nell' alemanno idioma versatissimo traslatò nella lingua nostra alcune di queste biografie, ritenendo il senso, la concisione, e quanto era possibile, la indole ed il colorito dell' originale. Mi piace di riferire la biografia bellissima di Giovanni Mozart:

"Già ne l'anno terzo di sua età fantasticava Mozart sul clavicembalo, componeva nel sesto, ed un opera commessagli per Milano, nel decimoquarto... Non si accinse di proposito alla composizione che dopo avere visitate la Francia, l'Inghilterra, e due volte l'Italia. I più occulti recessi dell' anima disvela Mozart al pari di Schiller, e come lui esprime l'individualità de' loro ideali: poeti sublimi ambidue, l' uno note, l' altro lettere vergando. Schiller vagheggia il passato: Mozart del presente si pasce, menochè nel Tito (opera alla sua morte più vicina) l'anima è penetrata da soave tristezza, come ali' aspetto delle rovine di Roma. Grande in qualunque specie dell' arte musicale signoreggia Mozart l'immenso regno de' suoni e con l'irresistibile forza dell' armonia muove a suo talento gli animi. Unico forse in questo che, nulla mai avendo improntato da altri, se stesso mai non ripete. Delle sue produzioni come di quelle di Schiller, nessuno può dire qual sia la migliore, insuperabili entrambi. Ingenuo, di servitù intollerante, all'adulare come al simulare avverso, il grande artista estraneo sempre si rimase agli affari sociali e agl' interessi domestici. Consumati in Vienna sei anni senza pubblico stipendio doveva alfine conseguirlo assai limitato qual maestro di cappella nella chiesa di s. Stefano, ed allora mori. Con eccessiva fatica logorava il corpo e lo spirito: era solito comporre di notte, e scrisse in ventiquattr' ore di tempo l'introduzione all' opera il d. Giovanni alla quale non può uguagliarsi alcun'altra. In quattro mesi interrotti da due viaggi compose la musica del Flauto magico, del Tito e del Requiem che fu il suo. Presto maturò, presto ancora appassi,,. PAOLO MAZIO

SOMMARIO

STORIA - Intorno all' Archivio storico italiano. Art. II. A. Gennarelli. BELLE ARTI.-S. Michele e Lucifero gruppo di Carlo Finelli. Pietro Regnoli. LETTERATURA – del romanzo. Art. IV. A. Gennarelli. VARIETA' - Dell' apertura del sepolcro di Cario Magno. A. Gennarelli. Scoperta; notizie diverse; bibliografia. P. Mazio.

Roma 15 Settembre 1844

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 7.

STORIA

DI ALCUNE LETTERE INEDITE DI CRISTINA DI SVEZIA

La figlia di un eroe che salita fanciulla sul trono degli avi suoi resse per quindici anni con mano virile le redini dello stato, e seguendo per l'ordinario i consigli di un integerrimo ministro seppe prudentemente discostarsi da quelli quando li vide diretti a continuare una guerra che alla gloria del suo nome sacrificava la felicità de' suoi sudditi: una donna che alle cure del regno attese costantemente, come a penoso dovere, e profondamente erudita nelle scienze e nelle lettere, lo studio di queste volonterosa preferse alle lusinghe e allo splendore del soglio: una regina che alla servile compagnia de' cortigiani e de' ministri antepose la conversazione degli scienziati con dolci preghiere chiamandoli, e con generose largizioni retribuendoli perchè illustrassero col nome loro la sua città capitale: e se nel biasimo incorse di spender soverchiamente oltre le forze del proprio erario, a queste spese furon cagione i premi onde fu larga inverso i dotti, e l'incetta che fece per ogni dove di libri, di medaglie, di monumenti: una regale donzella infine che supplicata dal senato, e dal popolo a consolidare il suo potere scegliendosi uno sposo, e circondata dagli omaggi e dalle adulazioni non de' sudditi soltanto, ma di tutta l'Europa, con meditata freddezza, e con filosofica tranquillità sceglie non uno sposo, ma un successore, e nel più bel fiore degli anni suoi scende volonterosa dal trono, per darsi libera e intera al culto della vera religione ed allo studio delle scienze e ANN. I. VOL. II.

13

delle lettere; non è una tal donna degna della fama che la magnifica piuttosto singolare che rara per grandezza di pensieri e di azioni? Sia pure che non insensibile alle lodi onde fu circondata fin dalla cuna Cristina di Svezia cedesse alcun poco a quella passione che domina maggiormente nel suo sesso, e permettesse alla vanità di entrare come elemento di causa nelle magnanime sue risoluzioni. Ma saran per questo d'ammirazione e di plauso men degne le virtù, che la fregiarono e quando cinse la corona cui per sua prudente politica si aggiunsero nuovi gioielli, e quando spontanea seppe deporla per entrare nella condizione privata? Se tali effetti partorisse sempre la vanità delle donne chi non vorrebbe loro perdonarne, anzi desiderarne in esse la colpa? Solo una volta alla fama e alla virtù di Cristina fu fatale la vanità: quando cioè degenerando in orgoglio, la trasse nel viale de' Cervi a Fontainebleau ad abusare di quel potere che aveva deposto, e ad ordinare illegalmente la morte di un suo servitore. Al quale abuso non è da fare difesa, sebbene con esempio di biasimevole compiacenza la tentasse quel grande uomo di Leibnizio: ma dèssi concedere generoso perdono da coloro che della vita della svedese eroina vogliono su giusta bilancia pesare i meriti e le colpe.

Sà ognuno com'ella, morto Gustavo Adolfo suo padre alla battaglia di Lutzen nel 1632, succedesse appena sessenne al regno di Svezia, durante la sua minorità amministrato dalla reggenza e dal gran ministro Oxenstiern che a lei fu maestro della difficile arte del regnare. Il voto de' sudditi a 18 anni chiamolla a reggere le redini del governo ed ella si valse subito della sua autorità per procurare la pace colla Danimarca, e per cooperare alla conclusione del trattato di Westfalia, che guadagnò alla Svezia la Pomerania ed altri paesi, tre voti nella dieta dell'impero, e molti milioni in danaro. Carlo Gustavo suo cugino ne agognava la mano, e forse più che di questa mirava al possesso del trono: ed ella

rifiutandolo come sposo, lo elesse e lo fè riconoscere a successore, continuando per poco ancora a regnare. Ma le cure del trono non la distraevano dagli studi a cui era da prepotente natura inchinata. Chiamava alla sua corte Renato Descartes e Isacco Vossio, da questo le greche lettere, da quello apparando la filosofia. A Grozio che aveva avuto in Francia poco cortese accoglienza dal cardinal Richelieu, conferiva la dignità di suo ministro presso la corte di Francia: onde avvenne che Grozio sostenuto dal carattere di ambasciatore si godesse il piacere di trattare alla pari un potente ministro che l'aveva disprezzato. Ed intanto cresceva sempre in Cristina la nausea del regno, a tal che confessava ella stessa che le pareva di vedere il diavolo quando vedea nella sua camera entrare i ministri che le portavano a sottoscrivere gli ordini reali. Cedendo finalmente al pensiero che da tanto tempo l'agitava, e contro il voto de' sudditi che l'amavano oltra ogni dire, effettuò la magnanima sua risoluzione il 16 giugno 1654, rinunciando a Carlo Gustavo il trono di Svezia, e riservandosi molti diritti, e l'usufrutto di molti beni nelle provincie di Gottemburgo, di Pomerania, e sulle isole di Oclandia, e di Gotlandia che si affittavano per l'annua rendita di forse ducento mila risdalleri. Deposto il peso della corona e riacquistata la libertà del vivere a piacer suo ella se ne valse al più nobile fine ch'erasi forse già da lungo tempo proposto. Traversata in abito virile la Danimarca, e l'Alemagna giunse a Bruselles, ed ivi il 24 novembre di quell'anno stesso nelle camere dell'arciduca Leopoldo governatore de' Paesi Bassi fece privatamente professione del cattolicismo avanti il p. Guiner domenicano, e risolse di recarsi subito a Roma. Ma morto di que' giorni il pontefice Innocenzo X parve a lei di aspettare l'elezione del successore che fu Alessandro VII, il quale come appena da quella ebbe l'annunzio della sua conversione desiderò che a maggior gloria della Chiesa cattolica solennemente ella abiuras

« IndietroContinua »