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IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 1. 2.

STORIA

RELAZIONE DELL' AMBASCIATA STRAORDINARIA ALLA CORTE DI FRANCIA FATTA DALL' ECCELLENTISS. SIGNOR CAVALIERE GIO. BATTISTA NANI, IN OCCASIONE DELLA PACE SEGUITA FRA LE DUE CORONE, PER IMPLORARE AIUTO CONTRO IL TURCO, LETTA IN SENATO L'ANNO 1661.

PROEMIO Dell' editorE

Sa ognuno, benchè mediocremente versato negli studi storici, quanto sia l'interesse che presentano le relazioni degli Ambasciatori veneti, che essi per obligo di legge (1) dovevano fare al Senato dopo il ritorno dalle loro legazioni. Scipione Ammirato ne' suoi discorsi sopra Tacito (2) ne loda altamente la costumanza, come assai proficua alla storia, e lo stesso incirca ripete Gabriello Naudet che fu bibliotecario del card. Mazarini (3), ed anche di recente ne esaltarono i pregi il Cibrario, il Tommaseo, e l'Alberi, il quale sino dal 1839 intraprese a pubblicarle tutte riunite in un sol corpo, che divise in tre serie, collocando nella prima quelle relazioni che hanno rapporto alle nazioni europee, tranne l'Italia, a cui destinò la seconda, e riponendo nella terza quel

(1) Legge del 9 decembre 1268. del 24 luglio 1296. del 9 giugno 1401, ed altra del 1425. che dice: Oratores dominii ex legationibus revertentes suas in scriptis relationes facere teneantur. V. ZAMBERTI, e TENTORI.

(2) Lib. XIII. Disc. IX.

(3) Bibliograf. Politica N. 44.

ANN. I. VOL. II.

1

le che si spettano allo stato ottomano. La quale pubblicazione quanto sia utile e vantaggiosa allo studio della storia, non è mestieri il dimostrarlo con molte parole, da chè gl'italiani avendo i primi insegnato agli stranieri il modo di trattarla, ora più che mai pare abbiano inteso il bisogno di occcuparsi seriamente del suo progresso, sopra tutto col raccogliere e pubblicare quanto di documenti inediti sono ancora giacenti negli antichi archivii, acciò non venga più chiamata neghittosa l'età nostra, e gli stranieri non si facciano belli delle nostre dovizie.

A me è sembrato dover accondiscendere alla dimanda dei direttori di questo giornale pubblicando ora la prima volta intera la relazione che Gio. Battista Nani recitò in Senato nel 1661 dopo il ritorno dall' ambasciata straordinaria di Francia, e per l'interesse che presenta come lavoro di uno storico di molta fama, e per quello che portano i fatti che vi sono narrati. E ho detto intera poichè di questa una piccola parte, cioè neppure la quarta, fu pubblicata, o, per meglio dire, rifatta da Ant. Bulifon nella sua Raccolta di Lettere (1), lo che prova che fra le molte che trovansi in tutti gli archivii e biblioteche, essa era sin d'allora reputata per una delle migliori. La quale io ho estratta dall' archivio segreto del Campidoglio dove esiste in carattere del tempo (2).

Perchè poi i nostri lettori si sappiano qualche cosa del Nani, di questa e di altre sue ambascerie sostenute con somma lode per la repubblica veneta, ricorderò come Gio. Battista figlio di Giovanni, che fu ambasciatore a Roma nel 1638 ad Urbano VIII., nacque nel 1616, e si morì nel 1678. Fu spedito ambasciatore in Francia nel 1644 durante la minorità di Luigi XIV. e vi rimase sino al 1648. Nel 1652 fu

(1) Raccolta Prima vol. I. p. 365.

(2) Cred. XIV. vol. 61. Le interpolazioni che erano in questo mss. furono da me sanate con l'uso di un altro mss. che ne conserva la biblioteca della nobile Accademia Ecclesiastica.

nominato istoriografo della Repubblica. Ebbe poscia la legazione di Germania nel 1654 a Ferdinando III., morto il quale, e tornato egli in patria nel 1658, nello stesso anno vi fu spedito di nuovo unitamente a Niccolò Sagredo, come ambasciadori straordinari per l'avvenimento al trono di Leopoldo I. Mentre era in Vienna, il Senato la sera del 24 luglio 1659 lo nominò ambasciatore straordinario in Francia, e lo scopo della sua missione fu il dimandare aiuti per la difesa di Candia: intervenne al congresso e famoso trattato dei Pirenei, che ebbe luogo fra li due sovrani di Francia e di Spagna nell'isola dei Fagiani: tornò in patria verso la fine del 1660, mentre risulta dagli atti del Senato che egli il 19 novembre vi sedeva ed era eletto deputato alle provigioni del denaro. Il 3 febbraio del 1661 eragli dal Senato stesso conferito l'ultimo grado di onorificenza, venendo nominato Procuratore di s. Marco. Queste ed altre molte cosc relative alla sua vita e specialmente alla parte che egli prese nel suddetto congresso per la famosa pace de' Pirenei, s'imparano da Pier Caterino Zeno, che scrisse la vita del Nani, la quale precede le sue storie di Venezia nell' edizione che il Zeno ne procurò nel 1720 (1), non che dalla parte della storia veneta scritta dallo stesso Nani che riguarda questo periodo di tempo.

Delle relazioni da esso recitate in Senato dopo le sue legazioni esistono (per quanto mi è noto) quelle della seconda legazione di Germania, e della seconda di Francia. Quella di Germania si legge intiera tradotta in francese, e stampata in Colonia nel 1681 (2), ed il Bulifon (3) ne ha

(1) Raccolta degl' istorici delle cose veneziane. Tom. VIII. Ve

nezia 1720.

(2) Recueil de diverses relations remarquables des principales cours de l'Europe, etc. a Cologne. 1681. in 12. pag. 143.

(3) loc. cit.

dato un sunto. Di questa che ora pubblichiamo, esistono varie copie manoscritte; per dire di alcune, una ne possedeva la biblioteca dei monaci Camaldolesi di s. Michele di Murano (1) altra l'archivio veneto (2): altra deve trovarsi in Francia nella biblioteca di s. Genovefa citata dal P. Giacomo Lelong (3) che la confonde con l'altra dal 1644 al 1648: ed ora ho riscontro da Parigi di un altra copia che ivi ne esiste nella biblioteca reale, e che proviene dal fondo della biblioteca di st. Germain aux-Gèvres. N. 56. in quarto, derivante dalla libreria di Mr. Amelot de la Houssaye.

Mi rimane soltanto ad osservare come Lazzaro Soranzo scrivendo verso la fine del secolo XVI., nel proemio dell'Ottomano affermasse che per legge recentissima le relazioni degli ambasciatori non si comunicavano più, lo che conferma ancora Marco Foscarini (4); ora dopo ciò l' evidenza dimostra che la legge non fu punto valutata, mentre le biblioteche e gli archivi di tutta Europa ridondano di copie di relazioni, anche posteriori alla detta legge; della qual politica trasgressione altri di me più esperto nella storia delle cose venete spero saprà indagarne la ragione.

Quando poi il Nani pronunciasse il suo discorso in Senato, parmi chiaro dovesse essere il 3 febraio 1661 nella quale adunanza come vedemmo fu eletto Procuratore di s. Marco; nè può protrarsi più tardi questa formalità, mentre sapendosi che il card. Mazarini mancò ai viventi il 9 marzo di quest' anno, nella relazione non si dà alcun cenno

(1) Catalogo del Mittarelli. N. 369.

(2) Daru. Hist. de Venise: Manuscrits. Sect. V. §. 2. p. 682. edit. de Paris 1819.

(3) Bibliot. Hist. de France vol. III. n. 30944. edit. 1771. di Mr. de Fontette. p. 110. prima al n. 30790. pag. 101. cita la stessa del Bulifon come fosse la prima; non si avvide però che era la stessa, e che era un semplice sunto.

(4) Storia della Letteratura Veneziana lib. IV.

di questo avvenimento, del quale ancorché posteriore alla sua partenza di Francia, pure, se ne fosse pervenuta notizia in Venezia, il Nani non avrebbe mancato di farne parola.

MARCH. GIUSEPPE MELCHIORRI

Serenissimo Principe (1)

La Monarchia francese coetanea di questa serenissima Repubblica ha corso da più di dodici secoli in quà le vicende, con le quali suole scherzaré la fortuna nelle cose del mondo. Ma negli stati succede quello che accade nel giuoco, dove suol vincere chi può più perdere, perchè resistendo alle disgrazie, e stancando le avversità, si rende superiore à quello che da primi colpi abbattuto non ha lena o vigore per risorgere, così li piccoli principi tutto in una volta perdendo, restano sotto li primi passi della sorte contraría calpestati ed oppressi; dove li grandi imperii contendendo con la fortuna medesima, si rimettono dalle scosse, e risorgono dalle cadute.

Lascio alle istorie ed alle carte il ridire quali fossero li principii e li progressi della Corona, come occupasse l'imperio, eziandio lo perdesse; le tre linee de' principi che vi hanno successivamente esercitato il comando; a quali confini si dilatasse, e poi in breve tempo si restringesse.

Dico solo che sono più di 100 anni, che sta sempre in augmento ed in progresso, poi che avendovi Lodovico XI., dopo avere il re suo padre scacciato fuori della Francia gl' Inglesi, aggregato per successione la Provenza e la Borgogna con l'armi, Francesco Primo con matrimonio vi riunì la Bretagna; Henrico Secondo usurpò, si puol dire, sotto titolo di protezione Metz, Tull, e Verdun; Henrico Quarto seco portò ciò che gli restava di patrimonio nella Navarra, e con vantaggio permutò le ragioni di Saluzzo con l'acquisto di Breoux. Alcuni re tentarono le conquiste amplissime di Napoli e di Milano, ma senza poterle conseguire; altri fluttuando tra le discordie di religione e di stato, se non ampliarono li confini, conservarono però intatta l'eredità dei maggiori; ma Lodovico XIII. sostenuto da fortunati successi, e dai consigli

(4) Domenico Contarini doge.

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