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Pacca che fu di tante vicissitudini spettatore e partecipe, è inutile il significar con parole dopo le molte edizioni nella lingua originale e nelle straniere che di esse furono fatte in Italla e fuori. Noi ricordiamo questa ultima orvietana edizione di dette memorie perchè di varie giunte inedite è arricchita fra le quali non possiamo preterire i molti documenti che si leggono alla fine del 1. volume: e sono una notificazione fatta a Pio vi detenuto in Savona dal prefetto Chabrol in nome di Bonaparte, una circolare convocatoria del concilio nazionale, quattro lettere di papa Pio, due al Severoli nunzio a Vienna, una a Bonaparte, ed una a Maria Luigia. Poco dopo il compimento di questa edizione il dotto cardinale mancò alla vita, ma non alla gloria, nè alla rimembranza de' congiunti e degli amici. Perchè durabile sino alle più tarde generazioni sarà la gloria che egli si conciliò con le sue scritture, con la sua abilità diplomatica, col suo ministero in tanta asprezza di tempi: nè mai potranno i suoi famigliari e congiunti dimenticare la soavità ed efficacia del suo spirito.

Collezione di documenti per la storia del Friuli del 1317 al 1332, · dell'abate Giuseppe Bianchi. Udine.

Questi documenti riguardano il patriarcato di Gastone e di Pagano della Torre, e spargono molta luce non solo su la storia di Aquileia in particolare e del Friuli in generale, ma sì pure su quella del Norico e della Pannonia con le quali provincie i patriarchi di Aquileia erano in relazione o come principi o come metropoliti. La detta collezione non è che una piccola parte del codice diplomatico Friulano che l'accademia di Udine prometteva sino dal 1833. Il Friuli ancora non ha una storia che meriti questo nome presso i moderni quantunque il Liruti e il De Rubeis abbiano raccolte le sue memorie ed illustrato i suoi monumenti: nè mai l'avrà sino a tanto che non vedano la pubblica luce i tesori diplomatici di otto secoli che deono servire di fondamento e di prova alle geste de' suoi patriarchi, alle vicissitudini del suo clero, alla narrazione dello stato interno ed organico delle sue plebi e de' suoi potenti.

STORIA

SOMMARIO

Documenti pubblicati dal card. Mai nello Spicilegium Romanum. P. Mazio. ECONOMIA PUBBLICA Delle condizioni degli agricoltori in Irlanda. Giulio Verzaglia. BELLE ARTI - Cristo che caccia i mercanti dal tempio, dipinto di Alfonso Chierici. P. R. VARIETA' - Curiosità storiche, invenzioni, notizie diverse, bibliografia. Roma Agosto 1844.

IL SAGGIATORE GIORNALE ROMANO NUM. 4.

STORIA

ARCHIVIO STORICO ITALIANO, O SIA RACCOLTA DI OPERE E DO CUMENTI FINORA INEDITI O DIVENUTI RARISSIMI RISGUARDANTI LA STORIA D'ITALIA. FIRENZE 1842 AL 1844. PRESSO G. P. VIEUSSEUX EDITORE.

(Sono pubblicati sette volumi).

Nel secolo XVII il Grevio ed il Burmanno riunivano in una gran collezione quasi tutte le storie d'Italia che sparsamente qua e là pubblicate non erano prima un patrimonio storico della penisola, note appena entro le città e i municipii che le avevan prodotte. Fu santa opera questa che fece agli italiani di ogni paese conoscere tante ignorate ricchezze. Ma poca cosa sarebbe stata la grande raccolta, se ad essa sola gli italiani fossero stati costretti a limitare gli studi; perocchè quelle storie, dettate in secoli senza critica, si risentono sempre o quasi di uno spirito municipale che ne forma la maledizione e le fa cadere in istravaganze da parer quasi incredibili, e che dimandano il più acuto discernimento dello studioso. La maraviglia delle origini, la grandezza dei popoli, il valore degli uomini, la gloria delle battaglie ci sono sempre dipinte da' storici affascinati dall'amore di patria in guisa che le stranezze più assurde appaiono pronunciate con ogni purità di coscienza e di buona fede. Comunque però que' volumi oltre che servono a dar la sua tinta al tempo che le mise in luce, contengono spesso la storia contemporanea (tanto meno soggetta ad essere falsata) e gran numero di documenti, il più spesso prodotti per moANN. I. VOL. II.

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strare i privilegt, le franchigie, e le geste onorevoli delle città italiane. Gli studiosi della nostra storia non debbono dunque dimenticarle.

Ma nel secolo che seguitò, un uomo insigne e cui l'Italia saluta come fondatore della sua storia, imprese più ardua, più ponderosa, più utile fatica. Già ognuno intende che io parlo di Lodovico Antonio Muratori. Egli, andando innanzi ai suoi tempi non ancora universalmente e abbastanza preparati all' altezza delle storiche dottrine, considerò come la vita vera e interiore degli uomini, dei popoli, dei regni non istà nelle storie scritte nel sedicesimo o diecissettesimo secolo, quasi sempre bugiarde o per mancanza di filosofia, o per noncuranza di documenti, o per adulazione a potenti, o per troppa credulità, o per ignoranza di ciò che uno storico deve sapere: che bisognava dunque risalire ai fonti primitivi, e agli italiani di tutta Italia insegnare la storia del medio evo nei suoi documenti e nella illustrazione di essi. E fu allora che interrogando gli archivi delle città, dei monasteri, delle famiglie trasse una immensa suppellettile di strumenti, di diplomi, di contratti, di statuti, di cronache, di lettere, di memorie, di leggi, di trattati, di pacificazioni, di concessioni, di alleanze, di notizie di ogni maniera che illustrano con una verità, qualche volta non raggiunta neppur dalla storia, un periodo di secoli, tenebrosi pel silenzio degli scrittori e per la convulsione che compiendo la catastrofe della caduta del mondo romano, preparava nel rivolgimento universo e nel succedersi e mutarsi degli avvenimenti, nuovo incivilimento, nuovo ordine di cose, nuovo edificio in fine, che dalle ruine dell'antico, sotto nuove forme sorgeva. Fu quello per verità il fondamento della storia d'Italia, il codice che doveva servire a tutti i futuri suoi storici.

Pare quasi impossibile che un uomo abbia potuto far tanto in sua vita quanto fece il Muratori: nè l'Italia può mai rimanergliene grata quanto egli meriterebbe. Però ognu

no si persuaderà di leggieri che i ventotto volumi del Muratori, e le sue antichità italiane non possono contenere tutti i tesori degli archivi, delle biblioteche nostre ; e che quello che rimane a pubblicare e conoscere avanza di gran lunga ciò che per le stampe ci è noto. Ne furono e ne sono prova i tanti documenti dopo la collezione muratoriana messi in luce e che tutto giorno col progredire degli studi storici veggiamo apparire in ogni parte della penisola. Manifesto dunque era il bisogno di una collezione novella che, facendosi centro chiamasse a se gli sforzi e gli studî degli italiani, ed emula della muratoriana riunisse in un corpo gli immensi materiali che inediti ed ignorati giacciono fra la polvere e corrono pericolo di perdersi per sempre, o da lunghezza di tempo, o da sventura, o da ignoranza distrutti. A questo bisogno, il diremo francamente, è adempito con la pubblicazione dell' ARCHIVIO STORICO ITALIANO che da tre anui si stampa in Firenze. L' egregio sig. G. P. Vieusseux tanto benemerito de nostri studi, annunziandosi nel 1841 editore di tale opera presentava all' Italia come compilatori di essa gli uomini più distinti della Toscana nei signori Bencini, Capponi, Ciampi, Del Furia, Gelli, Inghirami, Niccolini, Polidori, Repetti, e come cooperatori moltissimi dotti di ogni paese. Da un capo all' altro della penisola fu concorde il plauso e la simpatia che destò l'annunzio nella gioventù italiana, negli studiosi, negli eruditi, in tutti quelli in fine (e sono moltissimi) che avevano ingegno da comprendere l'utilità e l'importanza di tant' opera. Di ciò sono buon testimonio il numero grandissimo degli associati promotori che l'agevolarono, i cooperatori che con invidiabile gara le diedero il nome, i sette volumi i quali già sono sotto gli occhi del pubblico. Nei signori Tommaso Gar e Carlo Milanesi aggiunse l'editore duc auovi compilatori non meno dotti che attivi. Ad ogni pubblicazione vediamo crescere il nome dei cooperatori; nel che non sò se sia maggiore o l'attività del

la direzione centrale nel procurarsi continuo di nuovi puntelli, o la buona volontà dei dotti italiani i quali si stimano fortunati di partecipare ad una impresa che onora grandemente la patria.

E poichè nel volume I fasc 3 di questo giornale io annunziai gli studi e le prove fatte qui in Roma da cinque giovani per produrre una nuova e grande raccolta di documenti di storia italiana, che riproducendo ed ordinando il tesoro del Muratori lo avanzasse poi per le aggiunte che dovea contenere e per il campo più largo che presentava, ora dirò che quei giovani, contrariati nel loro proposto da mille combinazioni, e particolarmente dalll'annunziato progetto di ristampa del Muratori, si son prestati volontieri a cooperare nell'impresa fiorentina, accumunando gli studi loro con quelli dei compilatori dell' archivio storico. Così i soccorsi che Roma e lo stato pontificio può dare ad un tentativo di tanta mole non mancheranno, e noi andremo lieti di aver fatto il potere per vantaggiarlo.

Lontano da ogni veduta municipale, l'archivio storico è veramente opera italiana ed accoglie da ogni paese i documenti che possono arricchire la storia; e così va netto di una macchia che fin qui deturpò tanti scritti, i quali riguardarono troppo spesso ad angustissimo cerchio anzichè alla nazione. Così sarà appagata la simpatia di tutti. Le materie comprese nell' archivio possono classarsi come segue

1. Storie, cronache, narrazioni storiche

2. Relazioni di viaggi fatti da italiani in varie parti del mondo ecc.

3. Vite di illustri italiani, e documenti relativi alle medesime

4. Carte diplomatiche ed atti publici anteriori al XVII secolo; statuti e provvisioni; istruzioni date agli ambasciatori corrispondenze dei medesimi ecc.

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