Vita di Lorenzo de' Medici: detto il Magnifico del Dottore Guglielmo Roscoe, Volume 4

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Dalla tipografia di Antonio Peverata e com., 1799
 

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Pagina xliv - Ma come poteva egli essere, ch'egli si fidasse di me, se non si fidò mai d'uomo del mondo? perché non amò mai persona, e ordinariamente gli uomini non si posson fidare, se non di quelli che amano. E ch'egli non amasse mai persona, anzi...
Pagina 15 - Non istar più Guglielmo, ecco a te, bene; Guglielmo getta, e grida, ahi villano! Segue la starna, e drieto ben le tiene Quello sparviere, e in tempo momentano Dette in aria forse cento braccia; Poi cadde in terra, e già la pela, e straccia. Garrì a quel can, Guglielmo grida forte, Che corre per caVargnene di pie; E perchè le pertiche crono corte, Un sasso prese, et a Guerrina die; Poi corre giù, sanz' aspettar più scorte, E quando presso allo sparvier più è, Non lo veggendo, cheto usava stare.
Pagina xlvii - ... era più da pigliare. Se questo consenso, e questa legge, che è fra gli uomini santissima, di non ingannare chi si fida, fusse levata via, io credo certo che sarebbe peggio essere uomo, che bestia, perché gli uomini mancherebbono principalmente della fede, dell...
Pagina xliii - Medici e mio parente è manifesto, perch' egli era nato di una donna infima, e di vilissimo stato, da Colle Vecchio, in quel di Roma, che serviva in casa di Lorenzo agli ultimi servizi della casa, ed era maritata à un vetturale, e infin qui è manifestissimo. Dubitasi, se il duca Lorenzo in quel tempo, eh' egli era Fuoriscito, ebbe che fare con questa serva, e s...
Pagina 12 - Scaldava il sole al monte già le spalle, e '1 resto della valle è ancora ombrosa, quando, giunta la gente in su quel calle, prima a vedere e disegnar si posa, e poi si spargon tutti per la valle; e perché a punto riesca ogni cosa, chi va co' can, chi alla guardia, al getto, sì come Strozzo ha ordinato e detto.
Pagina 44 - Ma chi l' osserva fedelmente assai, Ardali sempre col suo foco il core. Sanza ragion riprendami chi vuole, Se non ha cor gentil, non ho paura...
Pagina lxvii - Alpe poi la caccia, e spigne, E nudo, e bianco, il vecchio capo resta ; Noto sopra l' ale umide, e maligne Le nebbie porta, e par di nuovo il vesta ; Così MORELLO irato, or carco, or lieve, Minaccia al pian subietto or aequa, or neve. Partesi d' Etiopia caldo e tinto Austro, e sazia le assettate spugne, Nell' onde salse de Tirreno intinto, Appena a...
Pagina 172 - Né morì mai alcuno non solamente in Firenze, ma in Italia , con tanta fama di prudenza, né che tanto alla sua patria dolesse. E come dalla sua morte ne dovesse nascere grandissime rovine, ne mostrò il cielo molti evidentissimi segni...
Pagina 16 - Si fe' lasciare, e tutto lo spennecchia. In vero egli era un certo sparverugio, Che somigliava un gheppio, tanto è poco, Non credo preso avesse un calderugio; Se non faceva tosto, o in breve loco, Non avere speranza nello indugio: Quando e

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