chi è punito si duole della sorte; chi non è punito, ha paura che un'altra volta non tocchi a lui, e guardasi di errare. Furono punite, adunque, le venefiche e le baccanali secondo che meritavano i peccati loro. E benchè questi morbi in una repubblica faccino cattivi effetti, non sono a morte, perche sempre quasi s'ha tempo a correggerli: ma non s'ha già tempo in quelli che riguardano lo Stato, i quali se non sono da un prudente corretti, rovinano la città. Erano in Roma, per la liberalità che i Romani usavano di donare la civiltà a' forestieri, nate tante genti nuove, che le cominciavano avere tanta parte ne' suffragi, che 'l governo cominciava a variare, e partivasi da quelle cose e da quelli uomini dove era consueto andare. Di che accorgendosi Quinto Fabio, che era Censore, messe tutte queste genti nuove da chi dipendeva questo disordine sotto quattro Tribù, acciocchè non potessino, ridotte in si piccioli spazi, corrompere tutta Roma. Fu questa cosa ben conosciuta da Fabio, e postovi senza alterazione conveniente rimedio; il quale fu tanto accetto a quella civilità, che meritò d'esser chiamato Massimo. FINE. 9 61 71 Sul libro del Principe: Considerazioni del Professore Zambelli » Machiavelli al Magnifico Lorenzo de' Medici IL PRINCIPE: CAPITOLO 1. Quante siano le specie de' principati; e con IV. Perchè il regno di Dario da Alessandro occu- V. In che modo siano da governare le cittá o >> VI. De' principati nuovi, che con le proprie armi VII. De principati nuovi, che con forze d'altri e VIII. Di quelli che per scelleratezze sono pervenuti 90 >> 97 IX. Del principato civile X. In che modo le forze di tutti i principati si >> 102 debbono misurare » 106 XI. De' principati ecclesiastici » 108 XII. Quante siano le spezie delle milizie, e de' sol- XIII. De soldati ausiliari, misti e propri XV. Delle cose mediante le quali gli uomini, e massi- XVIII. In che modo i Principi debbiano osservare la XVI. Della liberalità e miseria >> 125 >> 125 XIX. Che si debbe fuggire lo essere disprezzato e >> 129 » 132 XX. Se le fortezze, e molte altre cose che spesse .starsi riputazione CAPITOLO XXII. Delli segretari de' Principi · pag. 147 XXIII. Come si debbino fuggire gli adulatori . . >> 150 » 152 » 154 XXVI. Esortazione a liberare l'Italia da' barbari » 155 XXV. Quanto possa nelle umane cose la fortuna, e DISCORSI SULLA PRIMA DECA DI TITO LIVIO · pag. 163 Niccolò Machiavelli a Zenobi Buondelmonti e Cosimo Rucellai. LIBRO PRIMO I. Quali siano stati universalmente i principii di » 169 II. Di quante spezie sono le repubbliche, e di quale » 175 III, Quali accidenti facessino creare in Roma i » 180 IV. Che la disunione della Plebe e del Senato » 181 V. Dove più securamente si ponga la guardia nere >> 185 VI. Se in Roma si poteva ordinare uno stato che VII. Quanto siano necessarie in una repubblica le » 186 » 199 >> 195 IX Come egli è necessario esser solo a volere or- >> 199 X. Quanto sono laudabili i fondatori d'una repub- GAPITOLO XII. Di quanta importanza sia tenere conto della cata mediante la Chiesa rom., è rovinata pag. 210 › » 213 XIV. I Romani interpretavano gli auspicii secondo » 216 XV. Come i Sanniti, per estremo rimedio alle cose » 218 XVI. Un popolo uso a vivere sotto un principe, se >> 220 XVII. Un popolo corrotto, venuto in libertà, si può » 226 >> 230 XX. Due continove successioni di principi virtuo- » 235 » 256 » 238 >> 240 XXIV. Le repubbliche bene ordinate constituiscono XXVI. Un principe nuovo, in una città o provincia » 242 |