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S 15. Egli non si propone di esprimere giudizii di moralità e di giustizia, e molto meno commenda come bene il male morale; ma riguarda que' giudizii estranei alla Politica siccome vien da lui considerata. - $ 16. Efficacia di questo criterio a dare unità e facile spiegazione alle dottrine politiche del Machiavelli. $ 17. Massime di alta moralità e giustizia estratte

sta.

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dalle opere del Machiavelli. S 18. Fatta astrazione dalla bontà de' fini e dal problema morale come appartenente ad una scienza diversa, egli tratta la Politica come uno studio ed una esplorazione de' rapporti di certi mezzi e cause con certi fini ed effetti. § 19. Maravigliosi risultamenti degli studii sperimentali e delle applicazioni storiche del Machiavelli in questo campo. S 20. I lavori politici del Machiavelli appartengono piuttosto all' Arte Politica che alla Scienza. L'Arte Politica, secondo Platone ed Aristotile, S. Tommaso, Egidio Colonna, ed i pubblicisti moderni. — § 21. In che consista la versatilità delle opinioni politiche del Machiavelli, e come non nuoccia alla unità e coerenza del suo sistema S 22. Applicazione del criterio sistematico innanzi additato alla quistione del Principato ed al libro del Principe. S 23. La esposizione de' mezzi atti a reggere un governo ingiusto e tirannico è la parte meno originale degli scritti politici del Machiavelli. Dottrine conformi di Aristotile e di S. Tommaso. $ 24. Qual sia la forma ottima di reggimento pel Machiavelli: è la mi$ 25. Se il Machiavelli consigli il principato tirannico, o il civile e giusto. $ 26. Transizione ipotetica, che in lui si trova, alla esposizione de' mezzi necessarii a sostenere un mal governo. - $ 27. Obbiezione tratta dall' avere Aristotile e S. Tommaso esposti quei mezzi immorali come proprii della Tirannide e non del Principato. Si risponde. Il Machiavelli estende ad ogni Principato Assoluto quello che Aristotile e S. Tommaso avevano detto della Tirannide. In ciò consiste la originalità della sua dottrina ed il suo principal merito verso la causa della libertà. $ 28. Come nondimeno nel suo sistema anche le buone ed oneste massime di governo abbiano luogo tra i mezzi di sostenere il Principato. — $ 23. Corrispondenzá inavvertita delle opinioni de' più grandi uomini che abbiano giudicato il Machiavelli con questi concetti dell' autore del Saggio. - $ 30. Errore fondamentale della dottrina del Machiavelli: impotenza del suo sistema. - § 31. Conseguenze da ricavarsi da questo esame filosofico della sua dottrina: condanna dell' Utilità Politica come principio, dell' esclusiva applicazione del Metodo Storico come criterio, della Monarchia Assoluta come forma di governo.

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Son tre secoli da che Machiavelli

le sue opere agl'intenditori delle politiche dottrine porgono materia di giudizi cotanto varii e difformi, e di così larga copia di comenti e` di

critiche conghietture, che il cedere all'invito di aggiungere ancora oggidi un nuovo scritto su questo argomento da tanti ed in tante guise esplorato, e proporsi di non cader nel biasimo dovuto a chi grettamente ripeta cose da altri dette e segua le vie comunemente battute, nonchè ardua, presuntuosa impresa può a molti ragionevolmente parere.

E pure chi facciasi a discorrere quanto intorno a'libri di questo grande uomo fu scritto e ragionato, non potrà rimanersi dall'avvertire la monotona uniformità che è nell'indole e nello scopo di tutti i precedenti studii e delle ricerche fino ad ora istituite intorno a'documenti che quel sovrano intelletto lasciò della sua mirabile potenza.

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Veramente il vigore e la fecondità del genio di Machiavelli riuniscono quasi in lui molti uomini, e dirò pure molti grandi ed originali pensatori: il sommo pubblicista, l'accorto politico pratico, il comentatore di Aristotile, di Tito Livio e di s. Tominaso, l'insuperabile storico, il primo moderno precettore della strategia e dell'arte della guerra, il profondo negoziatore diplomatico, l'osservatore giudizioso delle usanze, degli avvenimenti e de'pacsi più importanti dell' Europa ne'suoi tempi; ed insieme il rigeneratore della commedia, il giocoso novelliere, il poeta erotico e satirico, il modello degli scrittori epistolari. Un intelletto che si estrinseca in tanta ricchezza od eccellenza di forme è l'ornamento e la meraviglia di qualunque età in cui apparisca; ma collocato tra gli ultimi anni del secolo XV ed il primo quarto del secolo XVI, quando le menti de' contemporanei ingombre ancora da un resto delle tenebre del medio evo non osavano scuotere il doppio giogo della teologia e della scolastica, è negli ordini del vero un miracoloso sforzo della natura italiana, che essa sola in quel medesimo secolo una seconda volta ripeteva in Michelangelo negli ordini del bello.

Ma in mezzo a tanta varietà di opere le dottrine politiche del Machiavelli sono come il centro de'suoi svariati lavori, e

come lo spirito che tutti l'informa e li coordina più o meno visibilmente ad una pratica unità di scopo. Se non che quando un intelletto dell'altezza di quello del Machiavelli si volge a meditare sopra un argomento qualunque, non sa contenersi nel campo delle applicazioni particolari, ma sdegnando i limiti di luogo e di tempo, si eleva ad un sistema di verità generali e scrive per tutte le età e per tutti i paesi. Così il Principe, i Discorsi sopra la prima deca di T. Livio, ed altri suoi minori scritti composero in breve agli occhi dell'Europa intera un grande sistema di politica, e come una formola della dottrina dell'epoca e dell'autore, intorno al quale esagerati apologisti ed implacabili oppugnatori iniziarono da quel tempo una fiera ed ostinata contesa, che a'dì nostri è ancora lontana dall'aver termine.

Tanto può la passione delle parti religiose e politiche far velo alla sincerità de'giudizi, che il Giovio trasportavasi ad affermare il Machiavelli ignorante affatto di greche e latine lettere, non ostante la luminosa contraria testimonianza delle sue stesse opere; nè mancò chi presumesse in lui riprendere, nonchè detestabili empietà, puranche volgari errori e triviali stoltezze. Per l'opposto uomini del valore di Alberico Gentile, di Bacone, di Lipsio, di Conringio, del Genovesi, dell'Alfieri non trovarono parole di lode che bastassero ad onorare l'emicnnte pensatore ed il robusto scrittore: e quanto a'suoi trattati politici, mentre al di là delle alpi il celebre Giovanni de Müller rileggendoli non rattenevasi dall'esclamare, nulla trovarsi in essi che non fosse oro puro; l'italiano Algarotti nella corte di Federigo di Prussia, quasi per rivendicare il suo sapiente concittadino dalle acerbe ed ipocrite censure del coronato autore dell'Anti-Machiavello, usciva nella sentenza, che quegli veramente fosse nella Politica e nelle cose di stato ciò che Newton fu nella cognizione delle scienze fisiche e de segreti della natura.

Non fu minore il contrasto intorno al valor morale delle dottrine del politico fiorentino. I protestanti francesi, i quali in Caterina de'Medici odiavano una concittadina e, com'essi pre

tendevano, una discepola del Machiavelli, furono i primi a vituperarne la memoria ed a morderne acerbamente ed ignavamente (1) gli scritti: ma presto ad essi si aggiunsero e nell'animosa guerra li superarono i gesuiti cattolici ed i più sviscerati clienti di Roma. Intanto dall'opposta parte una tradizione, che risale a' contemporanei e compatriotti del Machiavelli, poichè il cardinale Reginaldo Polo lasciò scritto di averla trovata fin dal secolo XVI nelle bocche degli uomini fiorentini, secondo la quale l'autore del Principe avrebbe fatto non l'apologia ma la satira de' tiranni, o secondo altri, avrebbe dato a Lorenzo de' Medici con simulato ossequio esiziali consigli per ispingerlo alla sua rovina, si conservò e si trasmise di età in età fino a'nostri giorni; e pochi grandi uomini ottennero da penne liberali altrettante espressioni di ammirazione e di encomio, quante ne ebbe uno scrittore le cui doltrine non osavano accettare le penne più devote al potere ed alla causa della libertà men propizie, qualificandole per troppo immorali lezioni di despotismo.

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Questa lunga e dotta polemica sparse appunto un colore uniforme, ed impresse una direzione sempre eguale e COstante agli studii politici fatti sul Machiavelli, proponendosi del pari i suoi difensori ed i detrattori d'intendere e spiegare a proprio talento le dottrine da lui professate, e di ricercare se mai egli ne avesse una sola, o due differenti, l'una vera e l'altra simulata, se fosse dato discoprir le tracce di questa contraddizione nel confronto del Principe e de' Discorsi, la maniera di conciliare l'autor del primo con quello dei secondi, ed altre cose somiglianti. Il Machiavelli più che un mirabile esempio ed un classico genio degno di richiamare

(1) È stato dimostrato più volte, che i primi censori del Machiavelli non avevano letto le sue opere, poichè supponevano diviso in tre libri il Principe che ne ha un solo, nè possedevano notizia sufficiente della vita politica del Segretario di Firenze.

alte meditazioni scientifiche, è per la numerosa schiera dei suoi illustratori una specie di enigma politico proposto alla critica letteraria. I più recenti lavori critici che videro la luce, l'uno dell' inglese Macaulay nella Rivista di Edimburgo, l'altro dell'italiano professore Zambelli (1) (senza parlare di un articolo del Foscolo, quasi semplicemente bibliografico, ed inferiore al certo al valore di questo autore), si ostinano a rimanere in cotesta linea d'osservazione. Se il primo crede spiegar Machiavelli, facendone il rappresentante della più corrotta tra le nazioni; l'altro giudica compiere opera benemerita all'Italia estendendo quell'accusa a tutte quante le nazioni più potenti di Europa, e gli basta far di Machiavelli l'espressione della vita politica del suo secolo. Ma per entrambi il grande scrittore manca di un sistema di politica governato da principii fissi, anzi rimane abbassato alla condizione di un uomo di circostanze, oggi repubblicano, domani fautore e piaggiatore de' tiranni alla guisa degli animi più bassi ed abbietti, e che guidato da un volgarissimo sentimento di ambizione personale, continuamente variasse col variar di quelle, ed accomodasse i consigli agli eventi accidentali e mutabili che ne' suoi tempi venivano succedendosi. Nè altrimenti testè giudicavalo ancora l'insigne Cesare Balbo nel suo Sommario della Storia d'Italia, troppo in ciò dilungandosi da un altro illustre storico subalpino, il Botta. Se questo concetto degli ultimi apologisti ed ammiratori del Machiavelli e di uno dei più autorevoli nostri storici politici viventi fosse capace di collocare altamente nella onoranza degli studiosi delle scienze sociali le opere del primo Politico che si abbiano avuto l'Italia e l'Europa, è superfluo che si dica: ma che un tal giudizio intorno al sistema complessivo della dottrina politica del Segretario fiorentino fosse giusto e conforme al vero, questo a noi pare dover risolutamente negare.

(1) Pubblichiamo, ad accrescere il pregio della nostra edizione, anche le Osservazioni di ZAMBELLI, per aggiungere al lavoro di critica filosofica del MANCINI un lavoro di altro genere, cioè di critica erudita e storica.

Gli Editori.

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