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si Quella commettitura che si fa con uno o più denti fuor di squadra internati nella femmina che li riceve. GAZETA.

ESSER DA GAZETA,

Esser un meschino o miserabile; ed è maniera antiquata. GENDEXÈ, Maniera ant. del nostro dialetto,che s'incontra bene nelle spesso prose del Calmo, in vece del moderno GнB NE XE, Ve n'è o Ve n'ha. Credesi però errore di scrittura, e che dovesse scriversi GHENDEXÈ.

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Le verze de gerRSERA, V. VERZA. GEVOLO, s. m. dicesi in alcuni luoghi

del Padovano alla Pianta erbacea conosciuta da' Botanici col nome Sambucus Ebulus, ch'è registrata nel Dizionario solto ERBA DA CIMESI V. ERBA. Ognun

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accorge che questa Pianta detta latinamente Ebulus, fu storpiata in GEVOLO. Nel Polesine dicesi GNBOLO, ch'è un'altra storpiatura dell'Ebulus. Povera lingua latina malienata e mascherata!

GHECO (pronunziato coll' e aperta) Voce insignificante che usasi nel seguente proverbio fam. GHECO GHECO (altri dicono ECO BCO) LA GALINA FA 'L VOVO PER BL BECO, cui potrebbe rispondere il prover bio La bocca ne porta le gambe: cioè Per via di mangiare si mantengon le forze. GHENDE (coll' e stretta) o GENDE, Maniera ant. che usavasi fin dai tempi del Calmo nel secolo XVI. per quella che ora dicesi GHB NB.

CHI GHENDE VOL ( ora dicesi CHI GHE NE VOL) Chi ne vuole· · CREDO CHE GENDE SIA EL DOPIO, Credo che ve ne sia il doppio.

GHENDOLIZAR, v. ant. del dialetto che leggesi nelle prose del nostro Calmo per GONDOLAR, che ora si dice nel signif. di Adescare; Lusingare; Uccellare. GHIGNA, s. f. Voce di gergo de' Barcaiuoli, che vuol dire Cera; Aria di volto; Sembianza.

GHIGNA DA MANEGO, Cera da carnefice – GHIGNA DA SCAPUZZO, Cera da ladrone. GHINDAR.

GHINDAR, dicevasi anticamente e metaf, nel sign, di Accingersi coraggiosamente ad una impresa ALTO GHINDEMO, Su via, si dia la vela ai venti, Accinghiamoci all'impresa.

GHISA, s. f. Voce che s'incontra nel Poemetto sulla guerra de' Nicolotti e Castellani più volte mentovato in questo libro, e credesi errore di stampa per Guisa, Modo, Maniera SE VE POSSO AGRAPAR IN CALCHE GHISA, Se in qualche guisa vi posso cogliere o sorprendere. GIANDUSSA.

OH QUESTA È LA GIANDUSSA! Maniera antiquata, Oh qui sta il male o il ma lanno! Ecco il nodo o la difficoltà.

GIASPRO, s. m. Voce di chi non sa dire Diaspro, Pietra dura di minor pregio tra le gioie, che s'accosta molto alla natura dell'Agata. D'ordinario è verdastra o olivastra o latticinosa, con una gradazione di azzurro.

GIAVÅRDO, s. m. ed anche PAENA, dicesi da'Maniscalchi ad una Fistola che vien talora ne' piedi ai Cavalli tra il pasturale, con uscita di materia puzzolente ; ed è per lo più conseguenza di acque pessime bevute. GIAVETE DE SPAGO. V. SCHIAVÈTE. GIE, pronunziato unisillabo, coll' e aperta, è voce o grido usato da bifolchi quan do guidano i buoi. Essa deriva evidentemente dal latino Veni, che gl'Italiani dicono Vieni e i Veneziani VIEN, e quindi i bifolchi Giè coll'e molto strascicata, quando vogliono affrettare il cammino de' buoi. Dicono poi Giè qua, che vuol· dire Vieni qua, allorchè i buoi siano restii ad ubbidire nel torcere un cammino.

E tanto è vero questo significato, che i Contadini del Trivigiano dicono usualmente GIE Qua per Kien qua anche alle persone.

GINGE, s. m. Tabacco Geringe, Nome dato ad una specie o varietà dell' Erba Nicotiana, volgarmente detta Tabacco. GIORDA, s. f. Voce di gergo de Barcaiuoli, che vuol dire Uscio.

GIORDA IMPACHETADA O DESPACHETADA significa Uscio chiuso od aperto. GIOTON.

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DA BON GIO

GIOTON, dicevasi anticam. per Scimunito; Stolido; Coglione TON, Da buon coglione. GIOZZA O GroZzZOLA, Mensola. Gli antichi usavano tenere sopra gli armadii una lastra di pietra, detta Goccia, perchè formata dal gocciolare dell'acqua, detta da' Sistematici Stalagmite se la gocciola caduta forma l'incrostazione, o Stalatite se resta la goccia sospesa per aria, simile ai diacciuoli pendenti nel verno e delle fontane. E sembra da ciò che fra noi sia stato detto Goccia alle Mensole, che verisimilmente una volta erano dì pietra.

GIRLANDA, s. f. che anticam. dicevasi ZIRLANDA, Ghirlanda, Cerchietto fatto di fiori e frondi o altro, che si pone in capo a guisa di corona.

METER A UNO LA GIRLANDA, Ghirlandare o Inghirlandare uno. GIRLANDA, adt. Ghirlandato, Incoronato di ghirlanda, o Inghirlandato. GIRO, s. m. Ghiro, Animale salvatico che ha del Topo, la cui pelle bianchissima è ricercata e la carne saporosa. Chiamasi da Linn. Sciurus Glis. Il nome volgare GIRO è corrotto dal lat. Glis, iris, che viene dal verbo Glisco, Gresco, perchè dormendo tutto l'inverno s'impingua. per L'Isola d'Altavilla della Sicilia abbonda di questi animali, ed è quindi detta Isola de' sorci. GIUSTIZIA, s. f. Giustizia, vale comunemente per il Dovere, il Dhito. Equi

tà si prende alle volte per Giustizia, Ra gione; ma l'Equità è propr. Un tempera mento della giustizia rigorosa. Giustizia,

, presso il volgo si dice per il Tribunal criminale. Quindi Ricorrere alla giustizia, vale Presentare un ricorso criminale.

GIUSTIZIA DA PILATO O DA MARANGÒN, Far giustizia coll'asce o coll'accetta, vaIe Amministrarla alla cieca.

Erano nel Governo Repubblicano Veneto due Magistrature elette dal Maggior Consiglio, una cioè di quattro Ufiziali alla, così detta, Giustizia vecchia, l'altra di quattro Provveditori alla Giusti zia nuova. Alla prima appartenevano le corporazioui di tutte le arti, ad eccezione del Lanificio, e alla seconda le taverne ei magazzini del vino; e sopra esseerano giudici di appellazione due altre Magistrature elette annualmente dal Senato,una di cinque Provveditori alla Giustizia vecchia, l' altra di cinque Sopra Provveditori alla Giustizia nuova. GLANDARIZZO, s. m. chiamavasi da'Veneti antichi l'imposta che doveva pagare chiunque otteneva dal Doge la facoltà di far pascolare i porci nelle selve di pubbli ca ragione. Vocabolo probabilmente corrotto dal barbarico Glandaticum mentovato dal Du Cange e definito Quod pensi pro facultate porcos immittendi in silvam et glande pascendi. GNAGNA, Voce fanciullesca o detta talora per vezzi, che vale Amta, cioè Zia. GNASA.

tatur

GNASE DE CAO (e potrebbesi anche dire GNASE DE CIMA, come si dice ARTICHIOCO DE CIMA) vuol dire metaf. Bastonate maiuscole, grandi, che pelan l'orso.

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GOLA..

QUANTI ADOSSO ME AVEVA UN PÈ DE GOLA, CHE M'AVARIA BASA SOTO LA SIOLA, Leggesi nella satira duodecima del Varotari; ed è una Donna vecchia che magnificando le bellezze della passata sua gioventù, dice Ch'ella faceva gran gola (un piè di gola) a tanti, i quali per possederla si sarebbero umiliati fino a baciarle il suo lo delle scarpe.

CO LA MORTE A LA GOLA, V. MORTE. GOLARIA, s. f. Voce ant. Lo stesso che GOLOSARIA, V.

GOLÈTA, s. £. Goletta, Piccolo bastimen

to da guerra ed anche mercantile, ch'è

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GOLZARINA GREZO

lungo e stretto, ha due alberi inclinati verso la poppa, ed una sola coperta. Se egli è da guerra porta dodici sino a 24. cannoni,se mercantile,quattro più o meno. GOLZARINA. GOLZARINA dicono i Villici ad SGIONFA, un Tumore alla giogaia de'buoi, qualche volta sieroso e tal altra infiammatorio, prodotto da contusioni o da irritamenti. GORNA.

GORNA, Si dice metaf. per agg, a Uomo, nel sign. di Beone, Gran bevitore di vino. V. BEVAGNO, GOTA.

Dicevasi in antico volgarmente LB GoTE in vece di LA GOTA,Come usiamo al nostro tempo.

GRADASSADA, s. f. che nel plur. dicesi GRADASSAE, Smargiasseria; Rodomontata; Sbraciata; Braveria. GRAESAN, add. e sust. Di Grado; Abitante di Grado, V. GRAO. GRANCÈOLA.

GRANCEOLE, diceasi metaf, nel sign, di Cicatrici o Margini o Scalfitture di ferite o lesioni nel corpo Leggesi in un Capitolo antico: SB STAGO QUA (in prigione) DO DI CERTO ME AMALO, GH'È ROSPI, GHE XE SCHIAVI E ALTRA ZENTE, E ORAMAI HO GRANCEOLR ZONTE AL PALO. Il pover'uomo che si lagna d'esser in prigione, dice che aveva delle GRANCEOLB, cioè delle scalfitture madornali nella pelle prodotte dai morsi degl'insetti che gli facevano trista compagnia.

GRANZIO.

L'AMOR VECHIO NO VIEN GRANZIO, L'amor vecchio non invieta, detto metaf. per far intendere che Non è tanto facile dimenticarsi del primo amore. GRASSO, sust.

GRASSO CH'A PUOCHI EL CIEL GHB COLA ADOSSO, fu detto dal nostro Calmo in un sonetto, Grazie che a pochi il Ciel lar go comparte. GRATAR.

GRATAR A LA PORTA, diciamo per Picchiar leggiermente o a meglio dire di Chi non sapendo o non potendo aprir francamente, va tentando o tastando all'uscio MB PAR CHE I GRATA A LA PORTA, Mi pare che siavi alcuno all' uscio che voglia entrare.

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ZONZER AL GROPO DE LA SO FIN, Manicra ant. metaf. che vale Giungere al fine della vita.

TAGIAR EL GROPO, Modo ant. met. Tagliar l'agno o Tagliarsi l'agno, che vale In cosa malagevole far animosa risoluzione TAGIO STO GROPO, Ho risolto. GROTOLO, add. dicesi per agg. di Persona di debole complessione, in vece di INGROTIO, V.

GRUGNANTE, s. m. Voce di gergo, che vale Porco, L'animale. GRUMO, s. m. dicono i Maniscalchi ad una Specie di malattia, da cui è attaccata talvolta la Specie bovina, ed anche i Maiali; ed è una Eruzione cutanea con croste sparse come lepra in molte parti della superficie del corpo, con pizzicore, caduta del pelo e dimagrimento. E morbo comunicabile.

GUAIA TI, Maniera usata dai Veneziani, che esprime per anagramma purissimo

GUAI A TI,cioè Guai a te,ed è una espres

GUALTA GUERIZAR 783

sione di minaccia, di cui si veda nel Di-
zionario alla voce MALBIA.

GUALTA, s. f. Voce ant. Lo stesso che
GALTA, V.

GUANTER, s. m. Guantaio, Facitore o
Venditore di guanti. V. MUSCHIÈR.
GUANTIERA, s. f. Guantiera e Vassoio,
Bacino d'argento o anche di latta inver-
niciata o di legno, da riporvi sopra e por-
tare chicchere da caffè ed altro.
GUANTO.

METEVE EL GUANTO E NO VOGIE LASSAR SEGNO O VERNISE, Ribobolo antiq. metaf. simile all'altro GRATE PIAN E NO SGRAFÈ. V. GRATAR.

GUERA DE NICOLOTI E CASTELANI. Chiamavasi Guerra lo Spettacolo pubblico d'una specie di combattimento, che facevasi tra le due fazioni rivali de' Nicolotti e Castellani, ne' quali era divisa la Città di Venezia. Noi non siamo accertati dalle cronache nè quando precisamente nè per qual motivo sorgesse la rivalità la più accanita fra questi abitanti, che si mantenne fino a'nostri giorni sotto il Governo Veneto: benchè v'abbia l'opinione riportata dal Gallicciolli (Lib. İ, num. 130) che lo fosse per la seguita uccisione d'un Vescovo di Castello. Questa specie di guerra in origine consisteva in pugni e facevasi sopra un ponte; e quindi varii sono i ponti della Città detti appuuto PONTI DEI PUGNI, dove stanno aucora per memoria del combattimento scolpite nel marmo sui ripiani o piazze quattro impressioni a forma de piedi destro e sinistro, due di qua e due di là in opposto. In seguito le pugna degenerarono o si cangiarono in percosse di legno e quindi in ferimenti con arme da punta e taglio e in uccisioni, come esprime l'ot tava qui sotto riportata d' un Poemetto scritto in lingua vernacola per la guerra tra le fazioni de'Castellani e Nicolotti seguita nel giorno di S. Simeone nel 1521 sul ponte dei Servi, stampato tra le poesie antiche Veneziane nella tipografia d'Alvisopoli:

PER CERTE Risse antighe DE MIL' ANI OGN' ANO SE SOL FAR UNA GRAN GUERA DE NICOLOTI CONTRA CASTELANI, SU PONTI Ora de legno ORA DE PIERA. A DAR SE VEDE BASTONAE DA CANI, E CHI CASCAR IN AQUA E CHI PER TERA, CON GAMBE ROTE E VISI MASTRUZZAI, E QUALCUN DE STA VITA ANCA CAVAL. Convien credere però che giungesse al colmo lo scandalo di tale sanguinario barbaro spettacolo, quasi simile a quello de' gladiatori a' tempi Romani, perchè il Governo Veneto lo vietò, permettendo soltanto che le due fazioni sfogassero la loro rivalità in gareggiare nel giuoco delle Forze e nel divertimento della Moresca, che si videro anche a' nostri giorni: non essendo a notizia dell'Autore che nel secolo ultimo scorso sia mai stata fatta guerra nè men di pugni. V. NICOLOTI, CASTELANI, FORZE e MORESCA. GUERIZAR, v. Voce ant. Guerreggiare, Far guerra, Combattere.

IMAZENE IMPERDIBILE

IMAZENE,

AZENE, s. f. (colla z dolce) Voce plebea, Imagine o Immagine, Figura dipinta, e col termine vernacolo s'intende di Santo.

PICOLA IMAZENE DE LA MADONA, Immaginetta della Beata Vergine o di nostra Donna.

IMBANDISÒN, s. f. (colla s dolce) VocaEolo ant. ch'e usato nelle lettere del Calmo per Imbandigione, Vivanda imbandita per porla in tavola. IMBASSADOR.

L'IMBASSADOR NO PORTA PENA, Ambasciatore non porta pena; ed è scusa di chi tratta o riferisce per altrui cosa che possa aversi a male.

IMBAVARARSE, v. ( che vuol dire METERSE EL BAVARO) Vocabolo usato da Maffeo Venier ne' seguenti versi della bella canzone LA STRAZZOSA, stampata tra le poesie antiche Venete, uscite dalla tipografia d'Alvisopoli:

QUAL SE FRA DO CAMINI

SE IMBAVARA LA LUNA,

CHE LUSA IN MEZO,TAL SPLENDE LA FAZZA EIRAZI DE CUSTIA FRA STRAZZA E STRAZZA.

È questa una similitudine poetica del bel

viso della sua STRAZZOSA col chiarore della luna, la quale talvolta vedesi lucente fra due caminini nel sorgere o nel tramontare. 1 Cammini sono assimilati al BAVARO, cioè al Soggolo monacale, che da sottinsù racchiude le gote ma senza impedire la vista libera del volto. V. DB

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IMPENSARSE, v. usato dagli antichi nostri padri per PENSARE, cioè Immaginare, Trovar col pensiero il modo di eseguire alcuna cosa - GUARDE COSsa ch'el S'HA IMPENSA, Oh guardate che cosa s'ha egli pensato o immaginato! IMPERDIBILE, agg. sinonimo d' IMPONIBILE, che dicesi nel giuoco dell' Ombre ad una Giuocata che s'abbia in mano, e vuol dire Giuocata sicura, che non si perde.

Go UN ZOGO IMPERDIBILE, Ho un giuoco sicuro in mano, Non temo di perdere, Non si può perdere.

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IMPOCHIARSE, Insucidarsi; Imbrattarti; Lordarsi No VB IMPOCHIB, Non v'intridete, cioè non v'imbrattate. IMPOLMONA, add, voce ant. Impolminato, Si dice ad uomo che abbia il color della sua carne che tenda al giallo, cagionata da infezione interna de'polmoni, come si vede negli idropici o in altri infetti da simili malattie. IMPONIBILE, add. Vocabolo quasi sinonimo di IMPERDIBILE, aggiunto usato di frequente nel giuoco dell'Ombre, che si dà a Buon giuoco che s'abbia in mano, e vale Giuocata sicura, che non si può perdere.

IMPOSTA, s. f. V. in SESTIER.
IMPRESTAR.

CHI IMPRESTA LIBRI O MUGIER, RESTA DE CA DONA O de Cà Cornèr, Proverbio faceto, Chi presta tempesta o male annesta, L'imprestito non dà lucro o fa perdere la roba prestala.

INCAMUZZAR, v. ( da CAMUZZÒN) Imprigionare, Incarcerare — I L'HA INCAMUZZA, L'hanno arrestato o imprigio

ualo.

INCASTRO.

INCASTRO, dicevasi anticam. e metaf. nel signif. di Profondità UNA FERIA D'INCASTRO, Una ferita profonda. INCIVILIRSE, v. Incivilire, verbo neutro, Divenir civile. Splebeire pur verb. neutro Trarsi dalla plebe. Ingentiirsi, Farsi nobile, gentile, che anche dicesi Ingentilire verb. neut. e Aggentilirsi; Ringentilire Incittadinarsi, Prendere o Imitare i costumi e modi de' cittadini. La contadina s'incittadina. INCOLORARSE, v. ant. che usavasi nel secolo XVI. per Incollorirsi o Incollerarsi, nel sign. di Adirarsi, Montare in collera.

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INCOZZIRSE INGROPAR

geria sucida

· LASTRE INCOZZÌE DA LA

per

ac

POLVERE, Lastre insucidate dalla polvere. Talora il nostro vocabolo si dà cresc. di Sucido, quando cioè la lordura è fatta vecchia e, per esempio, insudiciata dalla polvere MACHIA INCOZZIA, Macchia rafferma, Vecchia, penetrala. TANTO INCOZZIO CHE L'È INDuRio, Panno incorazzato o incroiato,dicesi a Quello divenuto sodo per gli untumi, polvere ec. V. CRAGNA e INCOZZA. INCOZZIRSE, v. V. INCOZZARSE al primo significato. INCROSAR.

INGROSAR, è anche Voce di gergo dei Barcaiuoli, che si usa nel seguente ribobolo, VATE A FAR INCROSAR, Va a farti incrociare; Va a farti friggere; la al

boia e simili.

INCUGNA, add. Imbiettato, Fermato saldamente con bietta (CUGNO).

DOLOR INCUGNA, 'Detto fig. Dolore fitto, cioè Ostinato, che insiste, che sta saldo. INCUGNAR, v. Imbiettare, Metter la bietta. V. PENOLA.

INDÈGOLO, s. m. dicevasi nel secolo XVI. in vece del moderno ENDEGOLo, nel

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sign. di Modo, Via, Verso CHE A REPARARLI (i sassi scagliati ) no GHE Giera INDEGOLO (ora direbbesi No GHB ghibra CASO) Che non v'era modo di schivare o ripararsi. INDORAR.

INDORAR LA FRITURA, dicono i Cuochi al tiguerla di tuorlo d'uovo prima di feiggerla, per farle acquistare un colori to rossiccio. Non so se sarebbe errore il dire Dorare la frittura. INDREZZAR,

v. ant. Indirizzare; Indirigere; Dirigere; Addirizzare. INETICHIRSE, v. ant. Lo stesso che IxTISICHIR, V. INFANTE.

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INFRISARSE, v. Ostinarsi; Incaparsi;
Incaparbire Si dice ancora per Inta
baccarsi; Innamorarsi.
INGANFÌO, add. dicono molti per IN-
GRANFIO, V.

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INGRATON, s. m. Ingratone e Ingratac cio, Peggior. d'Ingrato. Ingratonaccio è peggior. di Ingratone. INGREZAR, v. proprio de' Muratori, Lo stesso che GREZÁR, V. INGROPAR.

IngRoparse de LA ZENTE, Aggrupparsi o Annodarsi, dicesi figur. del Raccor

IN PRIMIS INTAVELADURA si insieme, Raunarsi, Ammassarsi La gente s'aggruppa.

INGROPARSE DEI CAVALI, T. di Cavallerizza, Raggrupparsi, dicesi del Ripiegarsi in sè stesso quando il Cavallo trattenuto al davanti e troppo spinto di dietro, si raccorcia soverchiamente.

S'INGROPA UNA NEMBAIZZA V. NEM

BAIZZA.

IN PRIMIS E TANTOMNIA, Voci latine da In primis et ante omnia, che si usano nel faciliare discorso per Imprima; Imprimis o Imprimamente, cioè Principalmeute, Prima di tutto, Primiera

mente.

IN PRIMIS E TANTOMNIA DISOGNA AVÈR RELIGION, Imprimamente l'uomo dee aver religione.

INSENCO, add. Voce ant. detta per agg.

a persona. Ora diciamo INSEVETIO ed anche MBRDA e RABIA, V.INSEYETIO e MERDA. INSORDIO, add. Insordito o Insordato, Divenuto sordo.

INTATARÀ, add. Voce ant. ( che ora direbbesi co LE TATARE O meglio co LE SO TATARB) Armato o Ben munito d'armi. V. TATARA.

INTAVELADURA, s. f. Voce de' Mani

scalchi onde dinotano una Malattia nel cavallo e nel bue, che si manifesta in una gonfiezza che invade tutte le gambe davanti e di dietro, indolente, che conserva l'impressione delle dita. I Veteri

INTELERA INVODO

narii la chiamano Tumore edematoso sotto il ventre.

INTELERÀ, T. Veterinario, detto per agg. al collo. V. COLO. INTIÀN, s. m. Voce ant. che dicevasi nel dialetto nostro, e che leggiamo nelle lettere del Calmo per ANTIAN, V. - Osserva l'Autore che l' INTIAN ha molta analogia coll' Intus de'Latini, coll' Intingolo e quindi coll' Intingere latino. INTRAVEGNENTE, s. m. Voce plebea, V. INTERVENIENTE. INTROFREGADURA, s. f. T. de' Maniscalchi, ch'esprime una Malattia del cavallo consistente nella Corrugazione della pelle sotto le ascelle; e talvolta con erosioni, che porta calore e difficoltà di muoversi il che nasce per lo più dal troppo camminare, specialmente se non sia tenuta netta la parte. INTROMETER.

INTROMETERSE, Intramettersi; Tramettersi; Interporsi, Mettersi di mezzo, entrar mediatore.

INVELENA, add. Avvelenato, e dicesi figur. per Rabbioso, Irato, Avvelenato di sdegno.

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INZANZIR, v. (colle z dolci) Termine proprio che usano i nostri giovanetti nel giuoco del palèo (TROTOLO) per esprimere che il palèo è bene avviato e gira velocemente. Quindi Inzanzìa BL TROTOLO, Avviar bene il paleo, cioè Percuoterlo colla sferza e farlo girare. V. Zanze. INZEGNATOLARSE, v. usato famil., avvilitivo di INZEGNARSE, e vuol alludere ad ingegno meschino o poco adatto, che altrimenti diremmo FAR DE TUTO PER INZEGNARSE, Arrabattarsi. V. BISEGOLAR.

EL S'INZEGNATOLA, S'arrabatta. ISÈPA (colla s dolce) Giuseppa e Giuseppina, Nome proprio di Donna. ISSIR, v. antiq. (donde venne INSIR, derivati dal lat. Exire) Uscire, Venir fuori — SE ISSO DE PRESON, Se esco di pri gione.

ISTAFA, add. V. STAFÀ.

ISTORIA.

SO TUTA L'ISTORIA, So tutta la storia, il successo. cioè L'avvenimento, IU, coll'u strascicato (probabilmente da latino Zo) Interiezione o Grido di gioia che usasi ancora nel Contado in tempe di notte, e corrisponde all' Evviva.

L

LABARDA LAMPAZZO

LABARDA, s. f. Labarda o Alabarda,

Sorta d'arme in asta guernita in cima d'un pezzo di ferro lungo largo tagliente ed aguzzo, attraversato da un altro pezzetto di ferro fatto a foggia di mezza luna. LACÒNICO, Laconico, Agg. di parlare o scritto, e vale Stretto, Brieve, Succinto.

LACONISMO, s. m. Laconismo; Breviloquenza, Modo laconico di parlare o di scrivere, che consiste non già nel parlar poco, ma nel dir molte cose in poche parole.

LACONIZAR, v. Laconizzare, Usare modo laconico; ed era stile proprio de' Lacedemoni o sia degli abitanti della Laconia, ond'è dal Greco originata la voce. LADRARÌA, s. f. chiamasi nel Contado Una specie di lepra di cui sono talvolta attaccati i porci, la quale consiste in picciole vescichette o bolle sopra la pelle ed anche su le margini della lingua, onde l'Animale stenta a camminare, e mostra maggior debolezza nelle gambe di dietro, LAMPADA, s. f. Voce di gergo fam, ed è lo stesso che Calumàda, V. LAMPAZZO, s. m. T. de' Maniscalchi, Lampasco, Gonfiezza del palato nella parte inferiore presso ai denti incisivi,

LANGIO LARDO

la quale impedisce al Cavallo di mangia re. Altri dicono a questa malattia Palatina.

LANGIO, s. m. ( evidentemente corrotto dal latino Languor) dicono i Maniscalchi ad una malattia del Bue, i cui segni caratteristici sono svogliatezza, ruminazione interrotta, febbre, pelo rabbuffato, pelle indurita alle vertebre dorsali, con enfisèmi che scoppiano sotto alle mani e con tossa. I Veterinarii la qualificano per Reumatismo universale e particolarmente al dorso V'ha poi il LANGIO della coda, ch'è un Cancro, nel Cavallo, ond' egli perde i peli e ne nasce csulcerazione.

LANZA.

TOR LA LANZA IN RESTA PER QUALCUN, Pigliare o Impugnar la lancia per alcuno, detto fig. vale dichiararsi in favore di alcuno, Difenderlo a spada tratta. LAORAR ed anche LAVORAR.

CHI LAORA DE GROSSO MAGNA DE GROS80, E CHI LAORA DE SUTILO MAGNA DE SUTILO, Proverbio degli Artisti significante Chi lavora grossolanamente guadagna più di quelli che lavorano in cose fine. LARDO.

COMPRAR I LARDI DA LA GATA, V. GATO.
NON TANTUS LARLO (forse quel lardo è

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denti delle leggi in una Università; o anche SCOLARI LE GISTI.

LEGISTA O SECRETARIO LEGISTA, chiamavasi nel Senato Veneto il Segretario lettore o leggitore, al quale incumbeva leggere i documenti Lettore era detto Colui che leggeva le carte sotto l'arringa degli Avvocati nelle cause civili e criminali.

S.

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LEGNAGO, Fortezza notissima del Veronese sull' Adige, che si registra pel seguente dettato, MANDAR UNO A Legnago, Mandar uno a Legnaia, vale Bastonarlo. LEGRIA, f. Voce bassa, lo stesso che ALEGRIA, V. LENETA, voce ant. che dicevasi per vezzi nel sign. di Elenetta, piccola Elena, Nome proprio di Fanciulla. LESENA, (colla s dolce) Aggetto, Ciò che aggetta, cioè che sporta in fuori dalla dirittura d'un muro; e così intendono anche i nostri Falegnami, i quali però appropriano per analogia il termine LESENA a que'membretti che risaltano dalla dirittura perpendicolare degli armadii, degli stipi e d'altre loro manifatture, come sono cornici, colonnette e simili. V. SPORTO.

LESENA, add. Aggettato, dicesi per agg ad un'Opera fatta da'Falegnami, la quale abbia qualche risalto dalla dirittura a piombo.

- FAR UNA

LESENADURA, s. m. dicono i Falegnami al Lavoro dell' aggetto LESENADURA, Lo stesso che LESENAH, V. LESENAR, v. T. de' Falegnami, Far un aggetto o un lavoro d'aggetto o che aggetta, cioè che risalta dalla dirittura perpendicolare di qualche opera. Il verbo Aggettare si riferisce all'aggetto o sia all'opera che aggetta, mai all' Artefice che fa l'aggetto.

LESSIERA, s. f. T. de' Cuochi, Lo stesso che PESSIERA. LETERA.

IN LETERA E IN ABACO, Si dice che un numero è scritto IN LETERA B IN ABAco, quando è scritto prima col nome che ha e poi indicato colle cifre numeriche. P. e. Cinquantasei, 56. Pare che possa dirsi In lettere e in abaco. LEVRIER, s.m. Levriere e nel dimin. Levrierino, Cane da pigliar lepri, che anche dicesi Cane da giugnere.

EL LA IMPATA CO UN LEVRIER, V. ImpaTAR.

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LIBÈLO, s. m. (coll' e aperta) Voce forense ex-Veneta Libello, dicevamo a Quella parte del mandato giudiziario criminale che enunciava e motivava l'imputazione del delitto; la qual parte cominciava dall' espressione, Imputato per quello che o sopra quello che: dall'antica maniera barbarica Eo quod o Super eo quod Quindi Libello famoso dicesi ad una Carta infamatoria che venga pubblicata a pregiudizio di una persona. LIBRETO.

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Detto in T. de' Battilori, Libro, Riunione di pezzetti di carta a forma di libretto, in cui i Battileri distendono la foglia dell'oro battuto, a comodo di chi debbe farne uso.

LICAÒR, verb. m. Leccatore, Che lecca colla lingua, come fanno i cani. LIE (corrotto da Ille pro Iila) nsavasi dire ne tempi del nostro Andrea Calmo, cioè nel secolo XVI., per Lei, che ora si dice ELA. Leggesi in un sonetto dello stesso, NO CREDO MAI D'AVER DA LIE VITORIA; in altro AMOR S'HA IN LIB CON HONESTAB CONZONTO; e in altro ancora GALDO DE LA MIA DONA EL SO CONTENTO, Cussi

CO CREDO CHE LA GALDE LIE.

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LIVRÈA, s. f. Livrea o Assisa, Divisa e colore di vestimento di più persone in una stessa maniera, e s'usa comunemente per Tutti i servitori d'un Signore. LIZADRO, add. Voce ant. Leggiadro, per agg. a uomo nel sign. di Grazioso, Garbato.

LOQUESTRA, s. f. Idiotismo di coloro che non sanno dire Orchestra. LOVA, s. f. dicono i Maliscalchi alla Febbre pestilenziale del Bue: febbre rade volte gagliarda, con brividi alternativi di freddo, sussulti de' tendini, stridori di denti, scuotimento di testa, lagrimazione, enfisèmi lango il dorso, debolezza estrema, flusso dissenterico bilioso fetente ed anche in seguito con tinte di sangue, perdita di ruminazione; in alcuni tosse, ulceri alle gingive, in altri alla radice della lingua, con perdita della vista e con emorragia di naso. LUCRO, s. m. Lucro, Utile, Guadagno..

Lucro cessante e danno emergente, dicesi da molti nel discorso, che significa Guadagno che ci viene impedito dall' ac comodare altrui deʼdanari ch' erano impiegati in negozio legittimo, e Danno che succede dal non essere renduto al tempo -convenuto quello che era stato prestato. LUSTRADORA, s. f. chiamasi la Moglie o Femmina di Lustratore, la quale secondo l'inclinazione della lingua ed altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Lustratora.

LUSTRO.

LUSTRO O LUSTRO FIN, dicesi a Quel pulimento artificiale che secondo la moda corrente danno gl' Impiallacciatori (RBche tutte MESSERI) colla vernice a presso le le loro belle manifatture di legname, quali divengono tanto più nobili, fine e pregiate. Sembra che la voce di lingua equivalente alla vernacola debba essere Vernice o Lustro di vernice; e quindi Lettiera invernicata; Seggiole inverni

cate o a vernice ec.

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