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ABORDO, (col primo o aperto) s. m. Voce triviale. V. ABORTO. ABORTİR, v. V. BORTIR.

* Volgarmente per altro la plebe veneziana dice piuttosto Abordir o bordir per ABORTIRE O SCONCIARSI, e LA TAL A ABORDIO O BORDIO per ha abortito o si è sconciata.

ABORTIR D'UN DESSEGNO, detto fig. Sventare; Svanire; Guastarsi; Sfumare, Ridursi in nulla un pensiero, una intenzione. Chi disegna non sempre colorisce, e vale Non sempre i disegni riescono. ABORTO, s. m. Aborto, che dicesi anche Sconciatura.

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È però voce ben poco usata dai Veneziani, i quali ordinariamente dicono piuttosto UN PICOLO ABOZZO.

ABOZZO, s. m. Abbozzo; Abbozzamento; Abbozzata; Abbozzatura, Prima forma di un' opera di pittura, scultura ec. solamente sgrossata. Abbozzo, dicesi anche fig. d'Ogni altra cosa nel suo genere imperfetta - Sceda. Scrittnra abbozzata.

Bozza si dice propr. La prima forma non pulita e non ridotta a perfezione.

Schizzo, secondo i pittori, è Quel legger tocco di penna o matita, con che accennano i lor concetti.

A BRAZZACOLO, modo avv. Abbraccioni, Abbracciando.

BUTARSE A BRAZZACÒLO, Gittare il braccio in collo ad uno.

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ABROCO, s. m. Voce della plebe, Blocco.

Qui è sfuggito uno sbaglio al per altro esatto e meritamente riputatissimo Autore. La plebe veneziana dice e sempre disse BLOCCO O BLOCO e non mai ABROCO O BROCO. ABSINZIO, s. m. Assenzio, Erba medicinale amarissima e notissima, detta da Linn. Artemisia Pontica.

ABSTÈMIO, add. (dal barb. Abstemius) Astemio o Abstemio e nel fem. Astemia, Quello o Quella che non beve vino, e che s'astiene ancora da qualche altro cibo. Dicesi anche Bevilacqua.

Tanto la plebe Veneziana quanto i Veneziani colti usano sempre la voce Astemio (che ha Astemia al femminile) in significato di Che non bee vino o Che s'astiene da qualche altro cibo, significato proprio e naturale del latino abstemius, che non si sa perchè venga dall' autore qualificato barbaro, mentre trovasi usato e da Aulo Gellio, e perfino dal dottissimo Varrone.

Del resto, ABSTEMIO O ASTEMIO ha nel nostro dialetto un più ampio significato che in latino ed in italiano, ed i Veneziani dicono senza riguardo ASTEMIO DAL MATRIMO NIO, DAL TEATRO, DAL FORMAGIO, DAL MELON, DAL ZOGO, DALLE VISITE ecc.

ABÙ, Avuto, Add. del verbo Avere.
ABUÈ, s. m. Oboe, Strumento da fiato no-

tissimo.

ABUSAR.

ABUSARSE v. Abusare o Ausarsi, e dicesi anche Soprusare, Servirsi d' una cosa fuori del buon uso. Abusarsi della soffe- | renza altrui, Abusare del perdono ricevuto, della grazia etc.

Abusare, in sign. attivo vale Usar male, Far cattivo uso. Abusare un libro; Abusare il danaro, Soprusare l'autorità. ABUSO, s. m. Abuso e Abusione; Misuso, Mal uso e nel peggior. Abusaccio. L'ABUSO FA USO, V. Uso.

ACA, Acca, l'ottava lettera dell' alfabeto. Come sustantivo è mascolino, e detto poi per aggiunto a lettera, è fem.

NOL VAL UN ACA, Non vale un acca, o un

zero, un fico, Niente. ENE ACA, V. ENE. ACADEMIA, V. CADEMIA.

ACADEMIA D'AVOCATO, Accademia di declamazione. Radunanza degli studenti d'avvocatura, ov' essi si esercitano nell'arte della declamazione o arringa estemporanea, com'era una volta in Venezia ed altrove nello Stato Veneto. ACADEMICAMENTE, avv. Accademicamente, In maniera accademica.

DISCORER ACADEMICAMENTE, Dialogizzare; Confabulare; Discorrere, Favellar con al

cuno.

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DISCORER ACADEMICAMENTE vale propriamente Discorrere per ipotesi, ossia su d'un supposto, cioè senza riferirsi a nessun fatto reale, nè considerato tale. ACADÈMICO, add. Accademico, Che appartiene all' accademia.

AFAR ACADEMICO, Affare problematico, Disputabile per l' una e l'altra parte, Dubbioso, da non risolversi così facilmente. ACADUDO, add. Accaduto, Avvenuto.

Usasi la voce ACADUDO da taluno che intende a mostrar coltura, ma è realmente un' affettazione, e comunemente dai Veneziani si dice SUCESSO, e dalla bassa plebe INTRAVEGNU.

ACAMPAR, O CAMPAR, O METER A CAMPO, Mettere, Venire, Entrare o Essere in campo o a campo; e simili. Mettere in campo delle ragioni, de' dubbii, delle pretensioni etc.

ACAMPAR, detto in T. Mil. Accampare Mettere in campo, Schierare. Accamparsi, o Attendarsi, Fermarsi coll' esercito e porre gli alloggiamenti alla campagna. ACANA, add. Affaticato o Faticalo, Stancato sotto la fatica.

ACANA AL STUDIO, AL LAVORO, Accanito allo studio, al lavoro e simili, vale Indefesso, continuamente applicato.

ACANA IN TI ABITI, Vestito accollato, dicesi Quello a cui il vestito serra troppo il collo. V. ABITO.

ACANA IN TI ABITI O NEI ABITI Sembra che debba non altro significare se non Vestito con abiti stretti. V. ABITO. ACANAMENTO, s. m. Accanimento, Disagio sotto la fatica, Assiduità travagliosa.

È voce non troppo usata dai Veneziani, i quali invece usano l'altra ACANIMEMTO, benchè non manchino d' usare ACANAR e ACANARSE. V. sotto.

ACANAR, v. Accanire, Tener assiduamente uno sotto la fatica, come si tengono i cani alla catena. Accanir uno al lavoro.

ACANARSE, Accanirsi, Star qual cane sotto la catena, cioè sotto il lavoro. ACANIMENTO, s. m. Rabbia, Stizza o anche Dispetto; Mal talento.

FAR UNA COSSA CON ACANIMENTO, Far che che sia accanitamente, cioè Stizzosamente. ACAREZZEVOLE, add. Carezzevole o Accarezzatore, Che accarezza, che fa amorevole accoglienza. Voce antica.

scrivesi Abbinare nel sign. di Congiungere, Metter insieme processi differenti; Unire, Accoppiare Combinare, si dice per Mettere o accozzare insieme più cose coll'immaginazione Mescolare vale Confondere, Mettere insieme cose diverse.

Usato familiarmente in luogo di CoμBINAR ha il sign. di Pacificare, riconciliare, accomodare le differenze. LI GO ABINAI, Gli ho pacificati, riconciliati, accordati insieme - ME SON ABINA CO QUELO, Mi sono accomodato con quello, cioè pacificato o accordato.

ABINAZIÒN, s. f., Abbinazione è termine

di pratica nel nostro Foro criminale, e vale Unione, Accoppiamento: s'intende di processi riuniti e formanti una sola causa. ABISSAR, v. V. SOBISSAR.

ABISSO, s. m. Abisso; Nabisso; Affondo; Precipizio.

ABISSO DE STRADA, Strada affondata, in cui si va sino al ginocchio o a pancia di cavallo o vi si fonda.

ANDAR D'ABISSO IN ABISSO, L'abisso chiama l'abisso: detto metaf. e vale, Un primo errore ne chiama degli altri. ABITANTE, s. m. Abitante; Abitatore; e nel fem. Abitatrice.

ABITANTE NOVELO, Abitante avveniticcio o veniticcio, Ch'è venuto poco fa ad abitare. ABITANTE DE CITA, Cittadino; DE BORGo; Borghigiano; DE TERA, Terrazzano; DE CASTELO, Castellano; DE ISOLA, Isolano; DE COLINA, Colligiano; DE MONTAGNA, Montanaro; DE ALPE, Alpigiano o Alpigino o Alpino; DE COLÒNIA, Colono; DEL PIAN O DE LA PIANURA, Pianigiano; DE VALE, Valligiano; DE VALE VICINA AL MAR, Maremmano; DE PALUO, Paludoso; DE LIDO, Littorano o Litorano; DE PAROCHIA, Popolano; e dicesi Parrocchiani quando si parli delle persone o del popolo d' una parrocchia. V. PAROCHIAN.

* UN ABITANTE DE STO MONDO, Modo di dire familiarmente quando vuolsi indicare una persona senza nominarla; lo stesso che dire Una persona.

ABITAR, v. Abitare, Dimorare.

TORNAR A ABITAR, Riabitare.

LOGO DA ABITAR, Luogo abitabile o abitevole.

ABITAR A PEPIAN, Stare terra a terra V. PEPIAN.

ABITAR INSIEME, Coabitare.

ABITAR, parlando dell'áncora, V. BITAR. ABITIN, s. m. Abitino; Vestituccio; Vestitello; Robicciuola, Piccolo abito o veste. Abitello o Abituccio, direbbesi per avvilitivo. Un abitino strozzato; Un abitello corto.

ABITIN DE LA MADONA, Abitino, Piamente dicesi Quella piccola divisa o scapolare che portano appeso al collo i'divoti di Maria, Verg.

TAGIAR UN ABITIN ADOSSO A UNO, detto metaf. Attaccare altrui un campanello o una campanella; Appiccare i sonagli ad alcuno, dicesi dell' Apporgli alcun difetto, Dirne male. V. TAGIAR e RECAMADA. ABITO, s. m. Abito.

ABITO CHE NO GA MACULA. V. MACULA.

ABITO CHE STA BEN O CHE SÈTA, Abito che torna bene; Abito assestato; Abito accostante; Abito fatto a suo dosso; Abito assestato.

ABITO CHE VA A TOCHI, Non se ne tener brano o Cascare a brani, vale Avere la veste lacera. Abito sbrandellato, si dice Quello cui mancano alcuni pezzi.

ABITO DA FESTA, Abito dominicale o dei di delle feste o Il dominicale assolut.

ABITO DA PARADA, Abito di parata, cioè di comparsa, da portarsi con distinzione. ABITO DA STRAPAZZO O DA STRASSINAR, Abi- |

to usuale.

ABITO DE CENTO TOCHI, Centone.
ABITO FRUA, V. FRUA.

ABITO IN CRESSER, Vestito tagliato a crescenza. Tagliar un vestito a crescenza, vale Più lungo del bisognevole.

* Dicesi anche ABITO IN CRESSER quello fatto per un fanciullo o fanciulla, che ancora deve crescere di statura; pel qual motivo esso fassi su ampie misure.

ABITO RICO, Abito agiato o vantaggiato, cioè Lungo e largo.

ABITO SBRISETO, Vestituccio.

ABITO SCANA O INGOGIA O TIRÀ A LA VITA O AL CULO, O CHE ACANA O CHE STRANGOLA, Saltamindosso, Voce fatta in ischerzo per significare un vestimento misero e scarso per ogni verso, che direbbesi anche Abito strozzato, tirato, stretto, attillato; si strelto che più ignudo non avrebbe mostrato l'ignudo stesso. V. ACANA.

ABITO STRAZZOLOSO O STRAZZO, Abito stracciato, Quello ch'è rotto; Abito cencioso, Fatto di cenci rattoppato.

ABITO TOLTO IN PRESTIO, Abito accallato. ABITO VECHIO CHE SE LASSA, Sferra, e dicesi anche Cencio.

ABITO SENZA CUSIURE; Abito inconsulile, Senza cuciture.

ABITO DA CAN, Modo familiare, Abilucciao cio, Abito vile e cattivo.

CONSOLAR UN ABITO, V. CONSOLAR.
FODRA DE L'ABITO, V. FODRA.
FAR SU UN ABITO, V. SU.

L'ABITO FA 'L MONACO L'abito fa l'uomoI panni rifanno le stanghe, dicesi metaf. e vale Gli abiti abbelliscono l' uomo.

L'ABITO NO FA 'L MONACO, Il fatto de'cavalli non istà nella groppiera. L'abito o la veste non fa il monaco, e vale Gli abiti non cuoprono i difetti morali dell' uomo; simile a quell' altro, La barba non fa il filosofo; nè la toga il dottore.

MANDAR I ABITI A STUDIAR, Mandare i vestili a leggere, Metterli in pegno.

METTER SU O ZO L'ABITO, Pigliar o Lasciar l'abito, Farsi di Chiesa o Tornar secolare.

ROVERSAR UN ABITO, V. ROVERSår. SBUELARSE DEI ABITI, V. SBUELAR. STRASSINAR UN ABITO. V. STRASSINAR. TIRAR O REDUR UN ABITO A LA VITA D'UN ALTRO, Racconciare o Rassettare un abito al dosso d'un altro.

Abilo, si dice per Consuetudine, qualità acquistata col frequente uso e difficile a mutarsi, che anche si chiama Natura Abituatezza, Usanza acquistata con atti frequenti replicatiCATIVO ABITO, Mal abilo, Natura guasta ed usanza malamente seguita.

PER ABITO, Maniera avv. Abitualmente, Per abito, per usanza. ABITUDINE, s. f. Abito; Abituatezza; Consuetudine. Alcuni scrivono Abitudine anche in italiano, ma questa parola non fu usata da nessun buono scrittore con tale significato. ABLÒCO, s. m. Voce corrotta dall' idiotismo volgare, Blocco; Bloccatura, L'assedio d'una Piazza alla larga.

A BOAE, modo avv. A bizzeffe; Abbondantemente; In gran copia. ABOCAMENTO, s. m. Abboccamento, Congresso, Conferenza. Dare un abboccamento; Proporre un abboccamento.

ABOCAMENTO D'UN DAZIO. Appalto. Appaltare un dazio.

ABOCATO, add. VIN ABOCATO, V. VIN.

| ABOCATÒR, s. m. Appaltatore e Arrendatore. Colui che assume in appalto e a proprio rischio qualche rendita dello Stato o un' impresa qualunque, V. APALTADOR E FORNITÒR. ABOMBAR, v. Voce antiq. V. IMBOMBARSE. ABOMINIO, s. m. Abbominio, Abbominamento.

AVER IN ABOMINIO, Aver a nausea o a schifo; e dicesi de' cibi e simili cose.

Notisi però che questa non è voce propriamente veneziana, e vien forse usata talvolta solamente da chi affettar vuole una certa ricercatezza nell' esprimersi. ABONADURA, s. f. ABONAMENTO, s. m.

{Abbonamento, in

T. Merc. vale L'abbonare un conto, una partita. V. ABONAR.

Direbbesi Appalto relativamente al Teatro o simile. V. ABONAR. ABONAR, v. Abbonare, T. Merc. Menar buono, Far buono.

ABONARSE AL TEATRO, Appaltarsi. ABONATO, s. m. Appaltato dicesi per agg. a Colui che ha pagato la sua quota per aver diritto di entrar in teatro, o in altri luoghi simili.

ABONDANTON, ad. Abbondantissimo; Abbondevolissimo, dicesi del Raccolto e simile. Traboccante, Ch' eccede la misura solita. È voce però pochissimo o forse non mai

usata dai Veneziani. ABONDANZA, s. f. Abbondanza; Abbondevolezza; Abbondezza. V. BUBANA.

ABONDANZA DE PAROLE, Ridondanza. UN POCO O UN POCHETO DE ABONDANZA, Abbondanzetta.

IN ABONDANZA, detto avv. Abbondantemente o Abbondevolmente; In buon dato o Buondato.

PERDERSE IN TE L'ABONDANZA, V. PERDER. L'ABONDANZA STUFA, V. STUFAR. ABORDAR, v. V. BORDAR.

ABORDIR, v. Voce triviale, che dicesi dalla gente di bassa sfera per ABORTir, V.

ABÒRDO, (col primo o aperto) s. m. Voce triviale. V. ABORTO. ABORTİR, v. V. BORTIR.

* Volgarmente per altro la plebe veneziana dice piuttosto Abordir o bordir per ABORTIRE O SCONCIARSI, e LA TAL A ABORDIO O BORDIO per ha abortito o si è sconciata.

ABORTIR D'UN DESSEGNO, detto fig. Sventare; Svanire; Guastarsi; Sfumare, Ridursi in nulla un pensiero, una intenzione. Chi disegna non sempre colorisce, e vale Non sempre i disegni riescono. ABORTO, s. m. Aborto, che dicesi anche Sconciatura.

Aborto fig. si dice a Cosa fatta alla peggio - Detto a persona, Sconciatura; Caramogio; Caricatura, valgono Piccola, contraffatta. Seriato vale Venuto a stento.

ABORTO DE NATURA. Dicesi di uomo o donna non regolarmente formata. E ciò usasi pure, benchè men comunemente, riguardo al morale o virtuale. ABOZZETO, s. in Piccolo abbozzo; Schizz0; Mostra Abbozzaliccio, per Non intie

ramente abbozzato.

È però voce ben poco usata dai Veneziani, i quali ordinariamente dicono piuttosto UN PICOLO ABOZZO.

ABOZZO, s. m. Abbozzo; Abbozzamento; Abbozzata; Abbozzatura, Prima forma di un' opera di pittura, scultura ec. solamente sgrossata. Abbozzo, dicesi anche fig. d'Ogni altra cosa nel suo genere imperfetta - Sceda. Scrittnra abbozzata.

Bozza si dice propr. La prima forma non pulita e non ridotta a perfezione.

Schizzo, secondo i pittori, è Quel legger tocco di penna o matita, con che accennano i lor concetti.

A BRAZZACÒLO, modo avv. Abbraccioni, Abbracciando.

BUTARSE A BRAZzacòlo, Gittare il braccio in collo ad uno.

CHIAPARSE A BRAZZACOLO, Abbracciarsi, Strignersi fra le braccia; Abbracciarsi reciprocamente, strettamente, affettuosa

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ABROCO, s. m. Voce della plebe, Blocco.

Qui è sfuggito uno sbaglio al per altro esatto e meritamente riputatissimo Autore. La plebe veneziana dice e sempre disse BLOCCO O BLOCO e non mai ABROCO O BROCO. ABSINZIO, s. m. Assenzio, Erba medicinale amarissima e notissima, detta da Linn. Artemisia Pontica.

ABSTÈMIO, add. (dal barb. Abstemius) Astemio o Abstemio e nel fem. Astemia, Quello o Quella che non beve vino, e che s'astiene ancora da qualche altro cibo. Dicesi anche Bevilacqua.

Tanto la plebe Veneziana quanto i Veneziani colti usano sempre la voce Astemio (che ha Astemia al femminile) in significato di Che non bee vino o Che s'astiene da qualche altro cibo, significato proprio e naturale del latino abstemius, che non si sa perchè venga dall'autore qualificato barbaro, mentre trovasi usato e da Aulo Gellio, e perfino dal dottissimo Varrone.

Del resto, ABSTEMIO O ASTEMIO ha nel nostro dialetto un più ampio significato che in latino ed in italiano, ed i Veneziani dicono senza riguardo ASTEMIO DAL MATRIMONIO, DAL TEATRO, DAL FORMAGIO, DAL MELON, DAL ZOGO, DALLE VISITE ecc.

ABU, Avuto, Add. del verbo Avere. ABUÈ, 8. m. Oboe, Strumento da fiato notissimo.

ABUSAR.

ABUSARSE v. Abusare o Ausarsi, e dicesi anche Soprusare, Servirsi d' una cosa fuori del buon uso. Abusarsi della sofferenza altrui, Abusare del perdono ricevuto, della grazia etc.

Abusare, in sign. attivo vale Usar male, Far cattivo uso. Abusare un libro; Abusare il danaro, Soprusare l'autorità. ABUSO, 8. m. Abuso e Abusione; Misuso, Mal uso e nel peggior. Abusaccio. L'ABUSO FA USO, V. Uso.

ACA, Acca, l'ottava lettera dell' alfabeto. Come sustantivo è mascolino, e detto poi per aggiunto a lettera, è fem.

NOL VAL UN ACA, Non vale un acca, o un zero, un fico, Niente. ENE ACA, V. ENE. ACADEMIA, V. CADEMIA.

ACADEMIA D'AVOCATO, Accademia di declamazione. Radunanza degli studenti d'avvocatura, ov' essi si esercitano nell' arte della declamazione o arringa estemporanea, com'era una volta in Venezia ed altrove nello Stato Veneto. ACADEMICAMENTE, avv. Accademicamente, In maniera accademica.

DISCORER ACADEMICAMENTE, Dialogizzare; Confabulare; Discorrere, Favellar con al

cuno.

* Discorer academicamente vale propriamente Discorrere per ipotesi, ossia su d'un supposto, cioè senza riferirsi a nessun fatto reale, nè considerato tale. ACADÈMICO, add. Accademico, Che appartiene all' accademia.

AFAR ACADEMICO, Affare problematico, Disputabile per l'una e l'altra parte, Dubbioso, da non risolversi così facilmente. ACADÙDO, add. Accaduto, Avvenuto.

Usasi la voce ACADUDO da taluno che intende a mostrar coltura, ma è realmente un' affettazione, e comunemente dai Veneziani si dice SUCESSO, e dalla bassa plebe INTRAVEGNÙ.

ACAMPAR, o CAMPAR, O METER A CAMPO, Mettere, Venire, Entrare o Essere in campo o a campo; e simili. Mettere in campo delle ragioni, de' dubbii, delle pretensioni etc.

ACAMPAR, detto in T. Mil. Accampare Mettere in campo, Schierare. Accamparsi, o Attendarsi, Fermarsi coll' esercito e porre gli alloggiamenti alla campagna. ACANA, add. Affaticato o Faticalo, Stancato sotto la fatica.

ACANA AL STUDIO, AL LAVORO, Accanito allo studio, al lavoro simili, vale Indefesso, continuamente applicato.

ACANA IN TI ABITI, Vestito accollato, dicesi Quello a cui il vestito serra troppo il collo. V. AEITO.

ACANA IN TI ABITI O NEI ABITI sembra che debba non altro significare se non Vestito con abiti stretti. V. ABITO. ACANAMENTO, s. m. Accanimento, Disagio sotto la fatica, Assiduità travagliosa.

È voce non troppo usata dai Veneziani, i quali invece usano l'altra ACANIMEMTO, benchè non manchino d'usare ACANAR e ACANARSE. V. sotto.

ACANAR, v. Accanire, Tener assiduamente uno sotto la fatica, come si tengono i cani alla catena. Accanir uno al lavoro.

ACANARSE, Accanirsi, Star qual cane sotto la catena, cioè sotto il lavoro. ACANIMENTO, s. m. Rabbia, Stizza o anche Dispetto; Mal talento.

FAR UNA COSSA CON ACANIMENTO, Far che che sia accanitamente, cioè Stizzosamente. ACAREZZEVOLE, add. Carezzevole o Accarezzatore, Che accarezza, che fa amorevole accoglienza. Voce antica.

ACASĂ, add. Accasato vale Domiciliato, Dimorante, Abitante - Accasata, Allogata e Maritata dicesi d' una Figlia. ACASARSE, v. Accasarsi, Fissarsi di casa e dimora in un luogo.

Accasarsi; Maritarsi; Andare a marito, dicesi delle Figlie. ACASERMAR, v. V. GASERMAR. A CASO, V. CAso.'

ACÈDER, v. Accedere, Accostarsi, Aderire all' altrui sentimento, e s'usa in modo fig. per Acconsentire.

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Questo verbo è pochissimo usato dai Veneziani, i quali adoperano in suo luogo i verbi ADERIR, Acordar, CONVEGNIR. ACENTAR, v. Accentuare, Porre sulle vocali scrivendo l'accento; o Pronunziar cogli accenti. E quindi dicesi Pronuncia accentuale Quella fatta cogli accenti. ACENTO, s. m. Accento o Segnaccento, Quella posa che si fa nel pronunziar la parola più su d'una sillaba che su l'altra; e La linea o segno che la nota.

No L'HA DITO UN ACENTO, Non disse una parola; Non fece un motto, Non parlò. ACERIMO, add. Acerrimo.

AVER UN ODIO ACERIMO, Avere un odio cordiale o mortale, Grand' odio.

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· ACERTARSE, v. Assicurarsi, verificare, farsi certo e sicuro. V. ASSICURARSE in ASSICURAR.

ACESSO, s. m. V. SORALÒGO.

Quando i Veneziani usano questa voce, lo fanno in significato di Ingresso, entratu, ammissione in una casa, in un' adunanza ec. Acesso in senso di Sopralluogo non è che del linguaggio legale, come la sua corrispondente italiana Accesso. ACESSORIO, add. V. ASSESSORIO. ACETANTE, s. e add. Accettante o Accettatore, Che accetta.

Accettante d'una cambiale, dicono i negozianti di Colui che accetta la cambiale per pagarne il valore alla scadenza. V'è chi anche dice Accettatore. V. TRAENTE. ACETAR, v. Accettare, Acconsentire.

TORNAR A ACETAR, Riaccettare. Accettare le lettere, Promettere il pagamento della somma compresa nella lettera di cambio.

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ACETAR UN' EREDITÀ, e talvolta dicesi COL BENEFIZIO DELA LEGE, e vale accettarla anche s'è aggravata da debiti, per non pagarli che in quanto essa eredità potrà importare.

ACETAZION, V. AcÈTO Sust.

ACETAZION D'UNA CAMBIAL, Accettazione, L'atto del Trattario, il quale promette in iscritto di pagare alla scadenza la cambiale che gli vien presentata.

ACETO (coll'e larga) s. m. Accettazione o Accettagione, Accoglimento cordiale ad altrui in casa propria, che anche dicesi Accettamento.

FAR ACETO, Far accoglienza o accoglimento, Accogliere cordialmente. ACETO, add. Accetto, Accettevole, Accettissimo, Caro, grato.

ESSER BEN ACETO DA PER TUTO, Esser come il matto ne' tarocchi, detto fig. e vale Esser caro e ben ricevuto dappertutto.

No esser aceto, Disaggradare, verbo n. Esser discaro, a disgrado; Esser disaggradevole.

ACETON, s. m. Superl. di ACETO, Grande accoglienza o accoglimento.

EL GA FATO UN ACETON, Gli fece un accoglimento de' più cordiali, de' più affet

tuosi.

* Questa voce però viene poco o forse mai usata dai Veneziani, i quali dicono invece EL L'A ACETÀ CO TANTO DE CUOR, o servonsi di altre frasi analoghe. ACETOSA O ERBA GARBA, S. f. Acetosa, Sorta d'Erba cognita, così denominata dal suo sapore acidulo; detta da Linn. Rumex Ace

tosa.

ACETOSÈLA, 8. f. o PAN E VIN, Acetosella o Pancucùlo, Altra pianta, ch'è la minore dell' Acetosa, e vien chiamata da Linn. Rumex Acetosella; ed è il Trifoglio acetoso del Mattioli.

ACHÈLE (coll' e aperta) che più sovente dicesi CHELE, Voce bassa che si potrebbe avere per corrotta da Achille (detto forse per idiotismo, mantenuto dall' uso, in vece di Acate indissolubile compagno di Enea e antonomastico di Fedele) che dà luogo ai dettati registrati nel Dizionario sotto CHELE, V.

Dicesi in oltre, I GA FATO ACHELE O CHELE, per allusione a due o più persone amiche, e vuol dire, Hanno fatto lega; Hanno stretto amicizia; Sono indissolubili, compagni ; Sono giurati amici; Sono Acate ed Enea. V. COSTANTIN. A CHICHÈTO A CHICO

Modi avv. Appena; A ma

la pena; Appena appena; Con difficoltà. (Va pronunciato come in Toscana A CICO) Vale anche A capello; esattamente, perfettamente, a puntino TUTO XE ANDA A CHICO, Tutto è andato ottimamente, a puntino.

A CICO, Modo avv. che si dice da alcuni in vece di A CHICO, V. Questo Cico va da noi pronunciato come se invece del primo C vi fosse una Z aspra. ACIDENTE, s. m. Accidente; Accidentalità, Casualità, Caso repentino.

PICOLO ACIDENTE, Accidentuccio o Accidentucciaccio.

ACIDENTE CURIOSO, V. CURIOSO.

PER ACIDENTE, modo avv. Per accidente; A un bel bisogno; A caso; Per avventura, Eventualmente.

I ACIDENTI DEI OMENI NO I SE SA, Mentre uno ha denti in bocca, e' non sa quel che gli tocca. Gli avvenimenti della vita non si possono prevedere.

ACIDENTE, dicesi da noi per Deliquio ANDAR IN ACIDENTE, Svenire; Misvenire; Andare in deliquio; Venir meno. ACIDIA, s. f. Accidia, Fastidio con tedio del ben fare.

OMO PIEN D'ACIDIA, Accidioso, Accidiato.

ACIDIARSE, v. Seccarsi; Stufarsi; Venire a fastidio o a noja. V. SECAR. ACIECA, add. V. ORBO.

ACIECADA, 8. f. o ACIECAMENTO, Accecamento o Acciccamento, L'accecare. ACIECAR, v. V. Orbår.

ACIÈDER, v. ant. usato dal Calmo, nel signif. di Cedere, Accordare ad altrui preminenza. ACOMPARAR, v. ant. Paragonare; Comparare, Far comparazione, Agguagliare

NO SON DEGNO DE ACOMPARARME A VU, Non son degno di compararmi a voi. ACRIMONIA, s. f. Acrimonia, Qualità di ciò ch'è acre, Acredine, Mordacità.

ACRIMONIA DEL SANGUE, Sangue acrimonico, Pregno cioè di particelle acrimoniche. Acrimonia dicesi anche da noi metaf. per Rigidezza, Asprezza o Durezza d'animo; e ancora nel sign. di Malevolenza; Fiele, cioè Amaritudine di animo, Odio o Ran

core.

PARLAR CON ACRIMONIA, Parlar satirico, mordace; Parlar col fiele sulle labbra. ACIÓ e antic. Azzò, Congiunzione, Acciocchè; Perchè; Affinchè; Coll' oggetto. ACOLGENZA, s. f. Accoglienza; Raccoglienza; Accoglimento e Accolta. Far accoglienza; Ricevere con amorosa accoglienza o accoglimento.

CATIVA ACOLGENZA, Accoglimentaccio; Festoccia; Carezzoccia; Amorevolezzoccia. ACOLGER, v. Accogliere; Accorre, Ricevere con dimostrazioni d'affetto.

ACOLGER UN' OPINION, Accogliere una opinione, un parere, vale Adottare, approvare. V. ACEDEer. ACOLGIMENTON, s. m. Grande accoglienza o accoglimento.

* Ma questa voce deve eliminarsi, giacchè non si usa dai Veneziani nè può che per isbaglio esser qui stata inserita. ZANCHI. ACOMPAGNA add. Accompagnato, Segui

tato.

OMO ACOMPAGNA, Ammogliato.

COLOMBI ACOMPAGNAI, Colombi appaiali o accoppiati.

FILO ACOMPAGNA, Filo adeguato, Accoppiato con altro filo eguale. ACOMPAGNAMENTO, s. m. Accompagnamento o Accompagnatura, Seguitamento, scorta.

Codazzo, dicesi il seguito di moltitudine dietro a gran personaggio, per corteggiarlo.

Cortèo è Codazzo di persone che accompagnano la Sposa, o pur anco il Figliuolo neonato al battesimo.

Associazione o Accompagnamento, si dice propriam. de' cadaveri alla sepoltura.

ACOMPAGNAMENTO DE COLOMBI, Apparatura; Appaiamento; Accoppiamento. Dal che dicesi Appaiatoio allo Stanzino o Luogo appartato ove si pongono per appaiarli. ACOMPAGNAR O COMPAGNAR, V. Accompa

gnare.

TORNAR A COMPAGNAR, Raccompagnare. ACOMPAGNAR MASCHIO E FEMENA, Accom

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A CORANDO, modo avv. Correndo, dal Verbo Correre, e intendiamo Subito-VEGNIR A CORANDO, Venire subitamente, Senza perder tempo. E però modo piuttosto triviale.

ACORARSE, v. Accorarsi o Accuorarsi, Affliggersi Affegatare, verb. n. vale Accorarsi, quasi cascare il fegato. ACORDABILE, add. Accordevole, Atto, acconcio ad accordare.

ACORDADA, s. f. Accordamento, Consonanza di strumenti e di voci.

ACORDAR, v. Accordare; Incordare, Unire e concordare gli strumenti e le voci, che anche dicesi Temperare.

-

Accordare, vale anche Mettere d'accordo e placare gli animi Accordarsi, detto fig. per Convenire, concordare - Tracordare o Tracordarsi, Grandemente concordare.

ACORDAR, significa presso a noi anche Concedere, Dare EL M'HA ACORDÀ LA SO PROTEZION, Mi concesse la sua protezione.

NON ACORDARSE, Disconsentire o Disconvenire.

ACORDO, 8. m. Accordo o Accordio, Convenzione, accomodamento.

Esser d'accordo; Star d'accordo; Andar d'accordo e simili, valgono Concordare. D'accordissimo, dicesi in superl. di Accordo.

DARSE L'ACORDO, Avere o Darsi l'intesa, Intendersi segretamente d'alcuna cosa. ACORDO DE SONI, Accordamento, Accordanza, Consonanza di strumenti e di voci.

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LITIGA, CHE L'ACORDO NO TE MANCA MAI, Muovi lite, acconcio non ti falla meglio un magro accordo che una grassa sentenza, dicesi anche in dialetto; e vale Esser più utile il cedere qualche cosa per via di patto, che aver tutto per via di sentenza. V. TRANSAZION.

ACÒRZERSE, v. o Inacòrzerse, Accorgersi e Raccorgersi; Avvedersi; Addivedersi.

SE SE NE ACORZE DOPO CHE LA XE FATA, L'asino non conosce la coda se non quando non l'ha, detto fig. e vale Non conoscere il bene se non quando ne siam privi.

SENZ' ACORZERSE EL S'HA SPANTO ADOSSO TUTO L'OGIO DE LA LUME, Non se n'avveggendo si rovesciò addosso una lucernata d'olio.

ACORZIMENTO, 8. m. Accorgimento, Sagacità, Perspicacia.

ACOSTAR, v. Accostare, Far vicino, avvicinare.

ACOSTARSE, Accostarsi, Appressarsi. ACOSTAR I ALBORI DE GABIA O EL PAPAFIGo, Accostare i gabbiozzi o i parrocchetti, Locuz. Mar. Far toccare gli angoli dei gabbiozzi o dei parrocchetti alla girella, che per tale effetto è posta in cima agli antennali.

ACRESSER, v. V. Cresser.

ACRIMONIOSO, add. Acrimonico, Che ha acrimonia; E figur. vale Acre, mordace, maldicente.

ACUMULAR, v. Accumulare, Cumulare, Raccogliere, Adunare.

ACUPAR, v. T. antiq. Render cupo, malinconico, e dicesi dello spirito, Attristare, affliggere.

ACUSADA, s. f. V. Acùso.
ACUSAR, v. Accusare Raccusare vale
Accusar di nuovo.

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ACUSAR A TORTO, Apporre.

ACUSAR, Accusare, in T. di giuoco, vale Notare i punti della partita. ACUSAR in T. di giuoco non vale Notare i punti della partita, dicendosi di questi anche in Veneziano notarli, segnarli, chiamarli ec., ma vale propriamente, come l'italiano ACCUSARE, Dichiarare, e Manifestare le proprie Verzicole V. Acuso. ACUSO, s. m. T. di alcuni giuochi, Accusata, dicesi di quelle verzicole che vengono accusate o sia dichiarate da'giuocatori, a tenor delle regole del giuoco, per ritrarne qualche vantaggio. Verzicola Verzigola chiamasi il Numero di tre o più carte andanti che si seguitano secondo l'ordine e valore stabilito dalle regole del giuoco. Al giuoco del Tresette diconsi Verzicole le sequenze di alcune carte, come Asso Due e Tre, o l'unione di tre o quattro Assi o tre o quattro Re etc., per cui facendosi l'accusata, si guadagnano dei pun· Cricca si chiamano tre carte simili unite, come tre Fanti, tre Assi, tre Re etc. V. in PONTO.

ti

AVER O NON AVER DA FAR ACUSO, Avere o Non aver verzicole. V. RONFA e NAPO

LITANA.

ACUTO, add. Acuto, Sottile d'ingegno.

E, parlandosi di Suono o Voce, il contrario di grave o grossa, onde ANDAR IN T'I ACUTI, Cantare od anche Parlare con voce acuta.

E Appuntito, acuminato, come una punta d' ago, di coltello, di stilo o pugnale ec.

ANDAR IN T'I ACUTI, Voce acuta. Inacutire; Inacutirsi.

ADANO O LADANO, 8. m. Adello o Adeno. Pesce di mare che la primavera rimonta fra noi il fiume Po; ed è l' Acipenser Huso di Linneo, cioè il Colpesce (V. CÒPE-) SE) cresciuto e grandemente impinguato, il quale non si piglia che nel Po: onde Plinio indicandolo col nome Attilus lo credè proprio del detto fiume. Questo Colpesce ingrassato arriva perfino al peso d'oltre

mille libbre grosse venete. La nominazione poi di LADANO è del Polesine, giacchè i nostri pescatori non la conoscono. ADAQUAR, v. Abbeverare, Dar l'acqua ad un campo prima di seminarlo. Dopo seminato dicesi Adacquare; Inacquare; Inaffiare o Annaffiare e Irrigare.

ADAQUAR LA RISÈRA, Inondare.

TERA DA ADAQUAR, Terra irrigatoria o adacquatoria, cioè Facile ad irrigarsi. ADASIETO, detto avv. Dimin. di Adasio, lo stesso che BElbèlo, V.

ADASIO, avv. Adagio; Ad agio; A bellagio, Con comodità, che dicesi anche Lentamente; Dolce dolce; Adagio adagio; Passo innanzi passo; Passo passo; Piede innanzi piede.

ANDAR ADASIO, Andare adagio o ad agio, Andar lentamente. Lellare, modo basso, Andar lento nel risolversi e nell' operareANDE PIÙ ADASIO, Allentate o Lentate il passo.

* Talvolta significa Basta; per esempio: ADASIO, SIGNOR, ADASIO, interrompendo taluno che troppo avanzasi col discorso.

Adagio, detto sust. è T. di musica, e vale Meno lento del movimento indicato dal Largo. Suonare un adagio. ADATA, add. Adattato cioè Acconcio, proporzionato. Disadatto è il suo contrario.

QUATRO BASTONAE BEN ADATAR, Busse adattate, cioè Date a tempo e meritamente. ADATAR, v. Adattare, Accomodare una cosa ad un'altra; Attare, Applicarla, assettarla. Adattacchiare vale Adattar malamente.

ADATARSE, Adattarsi, Attarsi.

ADATARSE AL PAESE, Paese che vai, usa che trovi, Adattati all' usanza del paese.

ADATARSE AL BISOGNO, Tagliare secondo il panno, detto fig. vale Adattarsi al bisogno.

TORNARSE A ADATAR, Riadattarsi. ADEMPIO, add. Adempito o Adempiuto. ADEQUATO, add. Adeguato, cioè Adattato, proporzionato.

NO CH'È PENA ADEQUATA, Non v'è pena adeguata, agguagliata, ragguagliata, pari, cioè: Non v'è pena che agguagli il merito della colpa. ADERENZA, s. f. Attenenza o Attegnenza; Appartenenza, Relazione di amicizia o di parentela PERSONA CHE GA MOLTE ADERENZE, Persona che ha molte attenenze, cioè parentele, amici. ADESE, s. m. Adige o Adice, detto antieam. Athesis, Fiume notissimo dello Stato Veneto.

ADESSADESSO, V. DESSADESSO. ADESSO, avv. Adesso; Ora; Presentemente.

ADESSO ADESSO, Adesso adesso; Mo mo; Or ora; Testè, Un momento fa. V. Mo. ADESSO VEGNO, Ora vengo; Vengo subito; A momenti vengo. ADI, avv. di tempo, A di o anche Addi, valgono In quel giorno, in quel dì che quivi si menziona.

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