gnano destramente, cioè si sottraggono con destrezza. BELBELÈTO, modo avv. Pian pianino. BELBELO (coll' e larga) modo avv. Bel bello o A bel bello; A bell' agio; Pian piano. A BEL BELO, CHE NISSUN NE core drio, A bell' agio: nessun ci corre dietro; Adagio a' mai passi; Piano a'mai passi. BELETISSIMO, add. Bellissimo; Arcibello. BELÈTO, s. m. V. Sbeleto. BEVER LE SO BELEZZE, Maniera met. e fam., che vuol dire il suo abbeverato, cioè Quel centellino che resta nel bicchiere di chi ha bevuto. GRAN BELEZZA! Le trombe e 'l non plus ultra d'un bel volto. Occhio di sole. Una bellezza o una beltà che rapisce o inna mora. LA BELEZZA DURA POCO, Cosa bella e mortal passa e non dura. Bellezza bene dubbioso de' mortali, dono di piccol tempo, fugace come onda, fragil bene perisee nel mezzo de'migliori anni. Bellezza è come un fiore che nasce e presto muore. BELIN ) BELINÈTO) add. Bellino, Belletto, Belluc cio, Agg. a Ragazzo o a che che sia. BELO, add. Bello. BELO E GRANDO, Appariscente, Di bella presenza. BELO IN CANDELA, add. di gergo, Franco; Ardito; Imperturbato. BELO MA BON DA GNENTE, Bell' imbusto Bellimbusto, dicesi per ischerzo. BELA A MARAVEGIA, Bella da stupire BELA CO CO FA UNA STELA, E'non è in Cielo stella che appello a lei non fosse tenebrosa BELA COME EL SOL, Faccia che riluceva come 'l sol dintorno. BELO BELON, Bello in chermisi, val bellissimo. BELÓ LINDO, V. LINDO. BELO DAL VIN, Ciuschero; Alticcio, Un poco ubbriaco. V. ALTO DAL VIN. CHI BELA VOL PARER LA PELE DE LA TESTA GA DA DOLER, Chi vuol bella parere, la pelle del viso le convien dolere. Pena patire per bella parere, Dicesi delle donne che si stropicciano per comparir belle. CHI NASSE BELE ga la dota con ele, Chi nasce bella nasce marilata, ovv. Chi nasce bella non è in tutto povera, che significa Che le donne belle agevolmente trovan marito. COSSE BELE A L'OCHIO MA CHE NO VAL GNENTE, Trappole da quattrini, Cose vaghe all' occhio e di niuna utilità. DEVENTAR BELO, Abbellirsi o Abbellarsi, verbi n. DEVENTAR PIÙ BELO, Rimbellire. EL SE TIEN PER BELO, È un bel cesto, Si dice per ischerzo e per ironia d' Uomo che si tenga bello. FAR BELO, Abbellare; Abbellire; Rab bellire; Rimbellire; Imbellire; Adornare. FAR DEL BELO IN BANCA, Maniera antiq. Fare il saccente, il saputello. FAR EL BELO, Fare il bello, Pavoneggiarsi, Far mostra di sè Fare il galante, il vezzoso; Vagheggiare. FAR LA BELA CON TUTI, Essere accattamori, una civetta. V. SMOROSAR C ZOETA. FAR LE BELE BELINE, Far il bello bellino; Andare alle belle; Andare a' versi, valgono Adescare, Lusingare. FARSE BELO O BELA, Rassettarsi; Allindirsi; Azzimarsi; Rinfronzirsi: dicesi di Donna Farsi bello; Allindirsi; Azzimarsi; Pulirsi; Nettarsi, direbbesi dell'Uomo. O BELO! Detto con ammir. Oh che minchione! Che cucco! Sei un gran martuffo! MANCAR SUL PIÙ BELO, Cader il presente in sull' uscio. La grandine è caduta in su' fur la ricolta: ch'è Condur bene qualche suo affare e in sul buono della conclusione abbandonarlo e precipitarlo. PARTIR SUL PIÙ BELO, Partirsi in sul far del nodo al filo, vale Lasciare sul buono. BELO, dicesi per Stravagante; Capriccioso SE BELO IN VERità, ovv. Sè qualCOSSA DE BELO, Siete curioso da vero o in vero, e vale, Siete stravagante, avete un cervel a oriuoli. ANDAR CO LE Bele beline o CO LE MOLESINE, Andar colla piana, colle belle o colle buone o colle dolci; Parlar dolcemente; Piacevoleggiare Far il bello bellino, vale Dissimulare, fingere. V. MOLESIN. AVER EL SO BEL DA SBATER, V. SBATER. FARGHENE DE BELE, Farne di quelle coll'ulivo; Farne di solenni, cioè Delle grandi, marchiane, ardite o sonore. NO XE BELO QUEL CH'È BELO, ma xe beLO QUEL CHE PIASE, Non è bello quel ch'è bello, ma quel che piace. Il significato è chiaro. PASSAR PER BELO, V. PASSAR. QUESTA LA SARIA BELA, OVV. OH LA SARIA UNA BELA BUZARA. Detto con amm. Questa la sarebbe col manico. Questa sarebbe ben coll' ulivo. Oh questa sarebbe marchiana: cioè Sarebbe stravagante, grossa, massiccia. Buon per Dio; Buon mia fè. per QUESTA XE BELA, Questa è di pezza, cioè Notabile, grande. Ma parlandosi ironicamente, vale Strana. QUESTA XE LA BELA, Locuz. di giuoco, e vale Questa è l'ultima partita. A Milano in vece di Bela, dicono la Gloria. SARIA BELA! Mi maraviglio! Ci s' intende; Ben s'intende o si sa; Non v' ha dubbio; Certamente; So il mio dovere; So le convenienze. O BELA PER DIA! Buon per Dio! Modo esclamativo, contraddicente a ciò che altri per avanti propose. BELOMO, s. m. T. de' Fioristi, Begliomini, Voce d'uso comune, detto però italian. Balsamino e Balsamina. Fiore noto, prodotto da una Pianta annuale detta da Linn. Impatiens Balsamina. BELÒN, add. Bellone, acer. di Bello. BELONAZZO, lo stesso che BEletissino, V. BELOTOLA, add. Bella anzi che no, Alquanto bella, e si dice delle femmine. V. BELIN. BELOTO ) add. Bellino; Belletlo. BELOTOLO) BELUMÒR, s. m. Bellumore o Bell'umore, usato per lo più in forza di sust. Dicesi d'uomo allegro, faceto, che ha fantasie graziose. Voi siete un bell'umore o un bellissimo umore, per dire, Avete delle fantasie allegre, graziose. BELUMOR, detto in signif. di biasimo, V. UMORETO e CORTESAN. BELVEDÈR, s. m. Vedella, s. f. Sporto d'una finestra di casa munito di cristalli, donde si vede. V. DIAGO. Belvedere, in T. Mar. si dice all'Estremità superiore dell'albero di contrammez zana. BEMIO, Ben mio; Mio bene. Cecino, in senso ironico. - Caro il mio Dir bemio a uno, vale Sgridarlo, rampognarlo. Dire a uno il padre del porros Cantargli il vespro degli Ermini. BEMOLE, s. m. Bimmol'e, Carattere della Musica. BEMONTA, add. Ben montato: cioè Cavallo ben fornito. Parlando dell'uomo, Abbigliato, Ben vestilo; In bell'arnese. BEN, s. m. Bene, Utile, giovamento. STA COSSA ME FA BEN, Questo mi giova, mi è di profitto, mi è benfacente. No GH'È BEN SENZA MAL, Non va mai carne senza osso, Mai bene senza qualche mistura di male. BEN CHE POCO DURA, Allegrezza di pan caldo, Contento passeggero. -- LA PRIMA VOLTA LA GA BORTIO, LA SECONDA LA GA FATO UN PUTELO IN BEN, La prima volta si sconciò, di poi fece un fanciullo a bene, cioè Prosperamente; ovv. Di poi riuscì a bene partorendo un fanciullo. BEN DE DIO, vale Macca; Abbondanza; Magona, Copia di che che sia FAR EL BEN DE DIO, Guadagnar molto; Profittare. Bene, si dice per Amore, Affezione. Volèr bene a uno CARO EL MIO BEN, P. e. Caro il mio Cecino, dicesi per vezzo, e talvolta ironicamente CARO BEN, FEMK STO SERVIZIO, Caro amico, favoritemi, fatemi questo piacere. -- -- VOLÈR BEN A QUALCUN, detto ironicam. Esser amico ad alcuno come il can del bastone; Voler quel bene che vuol il cane alle cipolle. VOLER BEN A LA MAMA PER LA FIA, Voler bene al bambino per amor della balia, Di chi affetta amore ad alcuno per riguardo ad un altro. Co SE SE VOL BEN, NO SE SE OFENDE, Calcio di stallone non fa male a cavalla, detto fig. A chi si vuol bene non si fa offesa che dolga. ANDAR IN CHIESA A FAR EL SO BEN, Andar in chiesa a far le sue divozioni. NO FAR BEN E NO VOLER CHE I ALTRI GHE N'ABIA, Far come il can dell' Ortolano, che non mangia la lattuga e non lascia mangiarne agli altri. NO L'HA FATO NE REN NÈ MAL, EL GA DA UNA POTENTISSIMA SCHIAPA; D'improvviso o Dal detto al fatto gli dimenò un potentissimo schiaffo. NO LASSAR AVER BEN, Non lasciar ben avere, Infastidire, Crucciare. MAGISTRATO DE' BENI INCULTI, chiamavasi sotto la Repubblica Veneta Quello che composto di cinque Senatori soprantendeva la cultura delle terre abbandonate, e tutti quegli edifizii pubblici che si potevano vendere o investire, per corrispondere al Principe un'annua regalia tributo. Beni comunali diconsi Quelli che non appartenendo ad alcun privato possessore, sono esclusivamente d'un Comune, e quindi o annualmente divisi per famiglie, o lasciati indistintamente a pascolo di tutti i bestiami del Comune; ovvero deliberati all' asta al migliore offerente, e compresi nelle rendite comunali. A questi Beni soprintendeva poi sotto il Governo Veneto una Magistratura senatoria composta di tre patrizii, col titolo di Provveditori sopra i beni comunali, l' inspezione dei quali era principalmente diretta a mantenerli immuni da pregiudizii e da usurpi. BEN, avv. Bene; Benissimo. Appunto; Acconciamente; A maraviglia. ANDAR BEN, BENON, Andare a vanga; Andar di rondone, si dice Quando altrui succedono le cose prospere e senza briga. BASTA FAR BEN LE COSSE, Maniera fam. Abbastanza presto, quando bene: cioè Non si consideri il presto nè il tardi, purchè le cose sieno fatte a dovere. CHI STA BEN NO SE MOVA, V. MOVER. FAR BEN AL PETO O a la gola, Far buono al petto etc. FAR BEN A CHỈ NỞ GHE PENSA, Correr dietro a chi fugge, detto fig. -FAR BEN A CHI NOL MERITA; Gettar le margherite o le perle o la treggea a' porci; Gittar il lardo a' cani NO FAR BEN NÈ UNA COSSA NE L'ALTRA, Non fare nè un aspo nè un arcolaio. Per voler far due cose non ne perfezionar alcuna. FAR O BEN O GENTE, Pelle che tu non puoi vendere non la scorticare: cioè Non far quelle cose delle quali tu non abbia a cavar profitto. SE STA BEN A NO FAR GNENTE, La poca falica è sana. Prov. STAR BEN A LA VITA, Tornar bene; dicesi di un abito, quando stia acconciamente indosso. STAR BEN E VOLERSE MEDEGÅR, Muover lite alla sanità, si dice di Chi prende medicine senza bisogno. LA GHE STA BEN, Ben gli sta; Ben gli stette; Gli è bene investito: vale A proposito, Giusta punizione. NO ESSERGHE DA FAR BEN, Non esserci terreno da por vigna. Si dice di persona o d'altro da non farne capitale. NO LA XE COSSA CHE ME STAGA BEN, Non mi sta nè a via nè a verso, Mi torna male. No l'è impiego che ghe staga ben, Non è nicchia adattata alla sua persona. BEN BEN, Bembè, vale Ben bene, ma dicesi per lo più ironicamente. SE VOLE, BEN CON BEN, Se vi piace io acconsento, io m'udatto, il prezzo è fatto, faremo il negozio e simili. Ovv. Se volele o Se accordate, l'affare è concluso; se no, sciolto. BEN O E BEN, dicesi ancora per Adunque; i Francesi dicono Hé bien - BEN, FEMO CUSSì, Bene, facciam così. Qualcheduno si fa anche lecito di scrivere Ebbene, ma non è voce che trovisi ne' dizionarii. SE NOL ME FA BEN, NO VOGIO GNANCA ch'el mb fazza mal, Il fuoco che non mi scalda non voglio che mi scotti, e vale Ciò che non mi giova, voglio che non mi nuoca. BENAZZO O BENAZZAZZO, 8. m. Benone; Benaccione, Gran bene. BENDA, s. f. Benda, Striscia che s'avvolge al capo. V. BINDA. Dezzolár la bENDA, Sbendare. Binda, T. Mar. Striscia di tela cucita all' intestatura della vela, parallelamente agli occhietti de' terzaruoli, per fortificarla. BENDADURA, s. f. Bendatura; Abbenda tura. BENDAR. V. IMBINDAR. BENDETA, 8. f. Bendella; Benderella; BENDISPOSTO, V. in DISPOSTO. SIA BENEDETO QUEL CHE HA FATO EL PECÒLO A LE ZARIESE, Lode a quel che fece il manico alle fusa. Sia lodato Iddio e i Frati di Brettino, Sia benedetto Iddio. BENEDETO, usasi poi famil, da alcuno per vezzo o amorevolezza in luogo di CaroMI NO, BENEDETO, No mio caro; No, che tu sia benedetto. BENEDİR, v. Benedire e Benedicere TORNAR A BENEDIR, Ribenedire o Soprabbenedire. BENEDIR CO LA CROSE, Crociare; e quindi Crociato, dicesi a Chi è benedetto colla croce. NOL POL NE BENEDIR NË MALEDIR, Non ha tanto caldo che cuoca un uovo, detto fig. e vale Non ha influenza alcuna nè in bene nè in male. ANDAR A FARSE BENEDIR, Andare alla banda, o in rovina o in chiostro, Dicesi di cosa che sia perita o perduta. ANDEVE A FAR BENEDIR, Andate a farvi friggere; Andate a riporvi, dicesi per impazienza ad alcuno che c'importuni. DIO TE BENEDIGA, CARO, Duto, Dicesi per vezzo ai bambini quando starnutano, e vale Dio t'aiuti. BENEFICIAZZO, s. m. Beneficione, Grosso e grande benefizio. SAN BENETO, S. Benedetto, Nome titolare d'una Chiesa di Venezia, una volta parrocchiale, ora succursale di quella di S. Luca. BENIAMIN, V. BEGNAMIN. BENIGNITÀ, V. BEGNIGNITÀ. BENİN, avv. Benino, Passabilmente`bene. STAGO BENIN; LA STA BENIN, Io sto benino; La sta be nino. BENINTRADA, s. f. Buon' entrata; Buon ingresso, Chiamasi la Tassa che si paga al primo entrare in qualche società, a cui si venga ascritto. BENISSIMO, add. Benissimo; Arcibenissimo. BENISSIMO, talvolta da noi si usa a modo avverb. per la particella Bene o Sibbene, che vale Ho inteso; Sia cosi; Bene sta, ed è maniera assai familiare. BENON, avv. Benone; Benaccione; Benone grandone; Da dargli dell' eccellenza; Di là da bene. BENSERVIRO BONSERVIR, S. m. Benservito. DAR EL BENSERVIR, Dare il ben servito; Dare il cencio; Dar l'erba cassia; Dare o Porre il lembo o il lembuccio ad-altrui, Licenziare alcuno dal servigio. BENTEGNUO, add. Bentenuto o Ben tenuto; Ben acconcio; Ben custodito; Ben condizionato. BENTORNA O BENVEGNO, add. Bentornato; Ben venuto; Ben arrivato. Tu sia il ben venulo o il ben tornato. Bene vegna o Bene venga. Modo di salutare altrui al suo ritorno. BENVOGIENTE, add. T. ant. Benevogliente o Benevolo, Affezionato. BENVOLÈR, v. Voler bene, Amare. BEPO (coll' e aperta) Nome proprio d'uomo, ed è lo stesso che ISEPO, V. BEQUADRO, s. m. Biquadro o Bisquadro, T. Mus. BERBOLÃO, s. m. de' Pesc. Coda della cogo'aria. V. COGOLO. BERECHİN, s. m. Chiamansi Birichini a Bologna la plebaglia e la poveraglia, cioè Quelli della più abbietta plebe, che vivono alla giornata di questua o di guadagni even tuali. Questa voce s'usa anche fra noi, e corrisponde ai seguenti significati. Guidone; Mariuolo; Briccone; Manigoldo, Uomo scellerato. Gaglioffo; Galeone; Mariuolo; Guidone valgono Scioperato e poltrone. Fante della cappellina, dicesi a Uomo astuto e bizzarro. Canaglia berrettina, si dice a Chi abbia voluto inginnarci. BERECHIN DE PIAZZA, Baroncio, Denominazione di que' ragazzi che veggonsi birboneggiare per la piazza.. * BERECHIN, Monello, ragazzaccio di strada quello che i Francesi chiamano Gamin o Polisson. Talvolta però BERECHIN ha un senso più serio e vale Birbone, cattivo mobile. BERECHINADA, 8. Giunteria; Trufferia; Baratteria; Marioleria. Birbonata; Birboneria; Guidoneria ; Furfanteria. BERECHINAR, v. Darsi al briccone, al furfante; Gettarsi al cattivo; Darsi alla scapigliatura; Vivere alla scapestrata ; Gaglioffare, Condurre una vita malvagia ed oziosa. BERECHINARIA, s. f. Ciurmaglia; Plebaglia; Poveraglia, Moltitudine di gente vile ed inutile. Detto anche per BERECHINADA, V. BERECHINON, s. m. Gaglioffone; Manigoldo; Galeone; Briccone. V. Berechin. BERETIN, s. m. Bigio, Colore simile al Cenerognolo. BERGA, s. f. T. de' Cacciatori valligiani, cora. RETAGI DE BERGAMINA, Limbelli e Limbellucci. BERGAMINA, T. de' Battilori, Scacciata, Carta pecora in cui si mette l'oro per batterlo. BERGAMO. SAVER EL BERGAMO, detto metaf. Sapere il segreto; Saper la taccota o le taccherelle o la tresca. BERGAMO Vocabolo che usasi in significato quasi di Gergo o di Discorso coperto e misterioso, dicendosi CApisso el berGAMO, O INTENDO EL BERGAMO, cioè Capisco il gergo, il discorso oscuro, ec. BERGAMOTO, s. m. Bergamotto, Sorta d'agrume o limone odorosissimo. Dicesi anche Lumia o Lomia. PERO BERGAMOTO, Pera bergamotta. Sorta di pera morbida e sugosa. BERGANZON (colla z aspra) s. m. Così chiamavasi già 40 anni una specie di vestito, com'è a un di presso il moderno Sopratodos, molto agiato, probabilmente dal panno con cui nella prima moda facevasi, detto nel Commercio Bergopzoom, dalla Città Olandese donde venne portato. BERGNIFO, add. detto per agg. a uomo, e vuol dire Accorto; Avveduto: Destro, che non si lascia gabbare. A MI NO TI ME La fichi, caro, perchè an CA MI SO BERGNIFO, Caro amico, tu non me la cali o non l'appicchi, perchè so al par di le a quanti di è S. Biagio; cioè non temo d'essere da te ingannato, perchè so il fatto mio. BERLICHE. PEr berliche o per BERLOCHE; A diritto o a torto, cioè In ogni modo o buono o cattivo. BERLİNA, 8. f. Berlina, Sorta di gastigo noto, che si dà a'malfattori. ANDAR IN BERLINA, Andar in gogna; Andare in sull' asino; Portare il cartoccio. Berlina, chiamasi anche una Carrozza a quattro ruote. BERNARDIN, s. m. Bernardino, dimin. di Bernardo, nome proprio di uomo, e s’allude alla piccolezza o giovinezza della persona di questo nome. FAR S. BERNARDIN, dicesi degli artigiani per Far la festa del lunedi o Far la lunidiana, giacchè è abuso o vizio inveterato di varii artisti, come Calzolai, Falegnami, Sarti etc., di starsene oziosi nel lunedì primo giorno della settimana, e far una specie di festa, quasi in continuazione della domenica. V. LUNI. EL BERNARDIN, T. di gergo, e vale Il culo. BERNARDO, Bernardo, Nome proprio di uomo. BERO (coll'e larga) s. m. Sedere; Cupola; Natiche, Il culo. AVER TANTO DE BERO, Aver un culo badiale o grande quanto una badia. MENAR EL BERO, Sculettare, Dimenar l'anche e i lombi in andando. Mostrar o scoverzer EL BERO, Squader-❘ nare le natiche, Mostrare il culo. BERO DAVANTI DE LE CAROZZE, Parte dinanzi del carro BERO DA DRIO, Parte dietro o deretana del carro. V. CARO. BERO, detto in T. milit. Avantreno, Corpo di sala (Asso) con due ruote ed un timone e due stanghe, che serve per trasportàr i cannoni con prestezza da un luogo all'altro. Un autore di cose militari lo chiama Berro. BERÒLA, s. f. Befana. V. AREDODese e Ma RANTEGA. BEROLA DEL DURO, s. f. T. de Pesc. Buccino, Specie di Conchiglia di mare univalve, di cui non si fa uso, e che da Linneo è detta Buccinum mutabile. BERÒLA DEL TENERO, s. f. T. de'Pesc. Buccino scaccato. Altra specie di Conchiglia marina univalve, dettà dal Naturalista abbate Olivi Buccinum tessellatum, di cui non si fa uso. BERÒLA DE MAR, s. f. T. de' Pesc. Sorta di Conchiglia marina univalve del genere delle Bolle, detta da Linn. Bulla lignaria, la quale è rara. BERSAGIO, s. m. Bersaglio e Berzaglio, Luogo dove andavano i nostri Artiglieri urbani, a'tempi Veneti, a far il loro esercizio del cannone e della bomba, ch'era ai tempi nostri ai Riformati. V. TAOLAZ ZO. ESSER EL BERSAGIO DE QUALCÙN, Esser il bersaglio di alcuno, cioè l'Oggetto della persecuzione, dell' odio di alcuno. BERSAGLIAR, v. Perseguitare; Vessare; Bersa Tormentare, Molestare alcuno. gliare, in T. di guerra vale Infestar colle batterie. BERSÒ s. m. (dal Francese Berceau) Pergola e Pergolato. Ingraticolato di viti o d'altra sorta di piante o fiori, che si fa a volta ne' giardini per riposarvi o pigliarvi il fresco. BERTA, s. f. NO XE PIÙ EL Tempo che BerTA FILAVA, Non è più il tempo di Bartolommeo da Bergamo o che Berta filava;. È finita la cuccagna o la vignuola; Al ri tempi altre cure; e valgono, I tempi son mutati. BERTA, dicesi in gergo per Tasca ; Scarsella; Saccoccia METER IN BERTA, In tascare. TOR IN BERTA, Scapitare; Metter del suo. V. in COMIO. BERTA, s. f. Voce ant. Berta, che vale Burla, Scherzo. DAR LA BERTA, Sgufare; Uccellare; Burlare; Buffonare, Irridere alcuno. EL XE TUTO APARENZA. Dicesi d'uomo povero e sciocco, che col discorso vuol comparire ricco e dotto. BERTEVÈLO O BARTOÈLO, s. m. Berto vello, Chiamasi una specie di rete simile alla Cogolaria, che usasi nelle acque dolci, e che da' nostri pescatori si chiama altrimenti TRATURO. V. Bartoelo da oseleti, V. CelegherA. BERTOÈLA, s. f. Bandella o Bandella femmina, Lama di ferro da conficcar nelle imposte di uscii o di finestre, che ha nell'estremità un anello, nel quale s'infila l'arpione che regge l'imposta. OCHIO DE LA BERTOÈLA, Anello della bandella. BERTOELA DE POLESE, Bandella coll' ago. Ago dicesi quel risalto che ha l'arpione o sia il ganghero (V. POLESE), ch'entra nell'anello della bandella. PORTA SENZA BERTOÈLE, Porta o Uscio sbandellato. BERTOELA, detto fig. vale Culo, Podice. BERTOÈLA, detta in gergo, vale Fibbia. Lengua in bertOÈLE, Detto antiq. e vale Linguacciuto, V. in Lengua. BERTON, s. m. Bertone; Bagascio; Drudo di puttana, cioè Colui che vive alle di lei spalle. Bertoncione è il peggior. BERTUCI, Nome proprio di uomo, che deve dirsi Alberto. Ma siccome nel Libro d'oro, parlando de' patrizii, era scritto Bertucci, così i patrizii di questo nome si firmavano Bertucci e non Alberto; ed a' tempi nostri chi era battezzato per Alberto non si diceva Bertucci. BESABESA, s. f. Voce neologica, detta da alcuni invece di MENEGHELA, ch'è la carta del Due di spade, ma relativamente al giuoco di Calabrache, e vale tanto per la carta stessa, quanto pel Giuoco, che più volgarmente dicesi CONCINA. V. BESEVÈGIO, detto anche e più comunemente BRESAGIO e BREZAGLIO, s. m. Aculeo; Pungiglione; Ago; Pungetto e Pugnetto, Ago delle pecchie, vespe, scorpioni e simili, con cui pungono, che dicesi anche Pungitoio e Pugnitoio. Besevegio dei pUTINI, Cece; Uccellino; Baccellino; Bischerino. BESOGNAR, T. antiq. V. BISOGNAR. BESTIA, s. f. Bestia, Nome generico di tutti i bruti, tranne gl'insetti. BESTIE, Giumenti: cioè Cavalli ed altre bestie da soma. GRAN BESTIA, Alce, Animale quadrupede cornuto de' paesi settentrionali, popolarmente detto La gran bestia, la cui figura colore e grandezza ha qualche somiglianza col mulo. I Sistematici lo chiamano Cervus Alces. spondente all' italiano Elisabetta; Betina è il suo diminutivo, che più non usasi che in senso vezzeggiativo. BETEGADA, V. COCONADA. BETEGAR, V. Trogliare, Pronunciar con difficoltà le parole. V. COCONAR. BETEGÒN, s. m. Troglio; Scilinguatore, Colui che non sa pronunciar le parole, che s' intoppa nel pronunciarle. V. CocÒN. BETINA, Dim. di Beta, detto per vezzo. V. BETA. BETINÈLO, 8. m. T. de' Pescatori, Mezzo cappotto. Specie di cappotto corto, che non sorpassa i lombi, ed è specialmente adoperato dai pescatori. V. BARILOTO. BETO, s. m. (coll' e larga) Uecellino, V. PETOROSSO. BÈTOLA (coll' e larga) s. f. Bettola, Piccola Osteria, dove si vende vino a minuto, ed anche commestibili. BETOLIN, s. m. Piccola bettola. BETOLIN, dicesi anche per Bettoliere o Tavernaio. TEGNIR BETOLIN, Fur il bettoliere o il tavernaio. Bestia, dicesi per agg. a uomo bestiale, BETONEGA, s. f. Bettonica, Erba notis che fa azioni da bestia. BESTIA DA SOMA, V. SOMA. BESTIA BUZARADA O BUZEVIA, Agg. a uomo e vale Scaltrito; Astuto; Accorto Detto per ingiuria, Birbone; Forca; Cavezza; Guidone; Capestro. ANDAR IN BESTIA, Entrare, Saltare o Andare in bestia o in su la bica, cioè in gran collera. CAMINAR O PESTÅR DE Le Bestie, V. PESTAR. FAR DA BESTIA, Imbestiarsi; Bestialeggia e, V. IM BESTIALIR Incrudelire o Incrudelirsi, Divenir crudele. MENAR LE BESTIE AL MASCHIO, V. MASCHIO. MEDEGO DE LE bestie, V. Medego. BESTIALITA, 8. f. Bestialità, Azione da bestia. FAR UNA BESTIALITÀ, detto fig. Far un errore madornale, uno sproposilo, un fatto da bestia, una sciocchezza, un'azione irragionevole o assurda. BESTIOLINA, s. f. Beslicciuola; Bestiola; Bestiolina; Bestiuola, Piccola bestia, e dicesi per lo più degl' insetti o altri piccoli animalucci. EL AE UNA BESTIOLINA, SE LA GHE CHIAPA, Se gli monta la slizza, egli e una specie di bestia, cioè Furioso e senza ragione. BETA (coll' è aperta) Elisabetta, Nome proprio di donna. MI SON BETA O SIORA BETA DA LA LENGUA SCHIETA, Io ho sulla lingua quel che ho nel cuore. Chiamo o Dico la gatta gatta, il pan pane, e non la gatta mucia: cioè Dico come le cose stanno e senza rispetto. Dar le curte alla scoperta vale Dir libera- | mente il suo parere senz' alcun riguardo. CAZZA BETA! 0 canchero Betta! Maniera d'ammirazione, come alla voce Cazza ammir. V. CAZZO BETA! Vale lo stesso. V. Cazzo. BETA. Nome proprio femminile, corri sima, detta da' Botanici Bettonica officinalis, le cui foglie sono odorifere. Questa pianta era una volta coltivatissima in Venezia, dal che il seguente dettato, ESSER COGNOSSUO COME LA BETONEGA, Esser più noto che la mal erba; Esser conosciuto come l'ortica. BEVACHIAR, v. SBEVACHIAR. BEVÀGNO, 8. m. Beone o Bevome; Bibace; Moscione; Vinolento; Gorgione; Cinciglione; Succiabeóne; Trincone; Asciugabotte. Berrebbe una vendemmia. È la distruzione della vernaccia. BEVANDA, s. f. Vino annacquato; Vinucolo; Vin piccino. V. BIBITA. BEVANDÈTA, s. f. dimin. di BEVANDA, sempre s'intende nel nostro sign. Vino annacquato. BEVAOR, 8. m. Abbeveratoio o Beveratoio, Quel vasetto o di terra o di vetro o di latta, che agli uccelli prestasi nelle gabbie. O quel Vaso pure che si tiene nelle Stie o in simili serbatoi. V. BEVERADOR. BEVARELA, 8. f. Mancia. V. Beverizo, BEVARELA, Mancia che dassi ai mercenarii ed agli operai in genere, onde bevano alla propria salute; ciò che i Francesi dieono le pour-boire. BEVARIN, s. m. Liquore avvelenato. DAR A UNO UN BEVARIN, Dar altrui a bere il veleno. FAR UN BEVARIN, detto in altro senso, Bere un tratterello; Fare una bevanduccia; Far un po' di colezione o merenda o bevuzzo o bevandina. BEVARÒN, s. m. Beverone; Bevigione, Bevanda d'acqua e di farina, che si dà a' cavalli o ad altri simili animali. BEVARON, È quella bibita indicata che dassi alle bestie da tiro e da soma, quando hanno qualche indisposizione. E talvolta usasi anche, però abusivamente, que sta voce in sign. di bevanda avvelenata, in luogo di BEVARIN V. BEVARON DA PORCHI, Pappolata. BEVER, v. Bere o Bevere. BEVER A SORSI, Sorsare; Bere a centelli o centellini, a sorsi, a zinzini; Zinzinare o Zinzinnare e Centellare. BEVER CO LA BOZZA O COL BOCAL, Sbevazzare; Abboccar la zinna del fiasco. Bever come un TURCO, Trabere. V. STRA BEVER. BEVER TUTO, Maniera fig. Sbevere, Consumare bevendo e strabevendo. TORNAR A BEVER, Ribere; Ricioncare; Bere col colpettino. BEVER IN ARIA, Bere a garganella o per convento, val Bere senza toccare il vaso colle labbra. BEVER PIÙ DEL BISOGNO, Cioncare; Tracannare; Azzuffarsi col vino ; Bombettare; Trincare; Caricar l'orza col fiasco. BEVER SUL FAR DEL DI, Incantar la nebbia, detto fig. BEVER UN GOTO INSIEME, Fare una combibbia, Bere con più persone. BEVER ZO, Imbottare; Avvallare a occhi chiusi; Tracannare; Ber grosso; Bere a cannella. BON DA BEVER, Bevereccio, add. Ch'è gradevole a bere. СНІ РІЙ ВЕТE MANCO BEVЕ, Poco vive chi troppo sparecchia. DAR DA BEVER, Dare a bere o Dar da Bere o Dar a bere. DAR DA BEVER AI FIOBI O A LE SALATE, Annaffiare; Innaffiare. DAR DA BEVER A Le Bestie, Abbeverare. DAR DA BEVER QUALCOSSA, detto fig. Dare a bere che che sia o Menare a bere, modo basso, Dare ad intendere e far credere quel che non è, Infinocchiare; Ingarabullare. V. IMPIANTAR e INGARBUGIAR OH NO LA Io non la gabello; Non infiasco; Oh non la beo; Non ci sto. Questo piè mi va da questa gamba. Oh non la calzo. Non la credo. BEVO, EL BEVARIA LA PIAVE, Farebbe a ber co' nugoli, Dicesi di gran bevitore. V. BEVA GNO. FAR BON BEVER, Dar buon bere; Dar saporito bere; Render gustoso il bere; Conciliar la sele. No FAR BON BEVER, Non dar buon bere, Non dar piacere, Dicesi metaf. in signif. di Temere o Aver paura. È come bere ME PAR DE BEVER UN VOVO, un uovo, Cosa facile. PROVARSE A CHI PIÙ BEVE, Gareggiare a chi più imbotta. In questo signif. Imbottare fig. vale Bere soverchiamente. BEVER; parlando di Carta succiante, Succiare e Sugare; Imbeversi ed anche Poppare per simil. V. CARTA SUGARINA, Bever el cerveLO; Bere la memoria. Vin dentro e senno fuori. BISOGNA BEVERLA, OVV. BEVEBLA IN BRODO O BEVERLA IN GRANI, Bisogna bere o affogare, Prov. Dicesi di chi si trova in estre muratura. BEVERAR, v. Abbeverare, Dar a bere, e più propr. alle bestie. BEVERARA, s. f. Guazzatoio, Luogo concavo dove si raunano le acque che servono per abbeverare le bestie Tonfano, dicesi a Ricettacolo d'acque ne' fiumi, ove si conducono i cavalli ad abbeverarsi e a nuotare. BEVERÀZO, s. m. Beveraggio, Mancia che si dà a' Vetturini, perchè bevano. Dare o Chiedere il beveraggio. Pagar la bevitura Benandata è pur la Mancia che si dà al Vetturino che conduce. BEVERIN, V. Bevarin. BEVON, V. BEVagno. BÈVUA, s. f. Bevuta, Tirata nel bere; Bibita; Bevitura; Bevizione; Bevimento. BEVUA DA PORCO, Beveria, Sbevazzamento e quasi imbriacatura. Far una bevua dA TURCO, Far una tirata da tedesco. SCAVEZZAR O ROMPER LA BEVUA, detto metaf. Troncar le parole ad altri, direbbesi quando vien impedito ad altri il continuare il discorso. Mozzare il parlare, il discorso o le cerimonie, vale Abbreviare o Troncare o Finire. Dar altrui sulle mani o Dar sulle nocca, vale Impedirlo nelle sue operazioni, Contrariarlo. BEZÈFO. A BEZEFO, Modo avv. antiq. A bizzeffe, In gran copia. V. A BOAE. BEZZARIOL, s. m. Servilore, Colui che s'occupa a servire qua e là Mangiaguadagno e Mangiaguadagnino dim. dicesi il Giornaliere che vive di mestiere vile e poco onesto. BEZZARIOL, ed anche SBEZZARIOL, dicesi da noi non meno a Quel barcaiuolo miserabile, che vive alla giornata servendo alla ventura nelle barche altrui, senz' averne una propria. BEZZAZZI acer. di Bɛzzi, detto sempre in plur. e vuol dire Molti danari. QUEL SIGNOR GA DEI BEZZAZZI O DEI GRAN BEZZAZZI, Quel signore è ricchissimo, è pieno o zeppo di dunari o di monete. V. BEZZETI. BEZZÈTI, s. m. Gruzzo o Gruzzolo, Quantità di danari raggranellati o ragunati a росо а росо. Quattrini, dicesi in sentimento generico di moneta. AVER DEI BEZZETI, Aver dei quattrini o dei danari. V. MUCHIO. FAR MUCHIO DE BEZZETI. Far gonnella, Far gruzzolo di danari avanzati illecitamente. Il Bembo disse, Non crediate che se ne faccia gonnella, perciocchè tutti se gli manda giù per la gola. BEZZI, Danari o Monete in genere. A BEZZI CONTAI vale A pronti contanti, coll' immediato pagamento. BEZZIN, s. m. Quattrino o Quattrinello. S'intende per avvilimento la più piccola moneta. V. Bezzòn. BEZZO, s. m. Bezzo, Moneta di rame ch'era la metà del valore d'un soldo veneto, equivalente a sei danari Bezzi dicesi per Danari in generale. V. SOLDO. Bezzi e fede, MANCO CHE SE crede, Danari, senno e fede, ce n'è men che l'uom non crede o che non si vede. Ovv. Danari, senno e bontà la metà della metà. → Non è ingannato se non chi si fida, Ovv. Chi si fida rimane ingannato. I BEZZI VA DRIO AI BEZZI, Assai ben balla a chi ventura o fortuna suona, vale Che a chi è avventurato ogni cosa va a seconda. Bezzi i vol essER, Prima ricco e poi borioso, e vale, Si pensi prima ad accumulare ricchezze, e poscia a spenderle Abbi pur fiorini che troverai cugini. Chi ha quattrini ha un grun giudizio. Bezzi morti, Danaro morto. Quello dicesi che sta rinchiuso in cassa o non è fruttante. Bezzi tolti a CONTO, V. CONTO. EL VARDA PIÙ EL BEZZO! Locuz. fam. Squarta lo zero, Spende con soverchia parsimoni a. CHI NO VARDA EL BEZZO NO VAL UN BEZzo, Chi non istima un quattrino, non lo vale, Si dice per dimostrare che si debbe tener conto d'ogni cosa anche minima. Quattrino risparmiato due volte guadagnato. Prov. vulgato e vale che la parsimonia equivale al guadagno. ESSER O NO ESSER IN BEZZI, Esser o Non esser in quattrini. FAR BEZZI O ROBA SU UN SASSO, Vivere in sull'acqua; Squartur lo zero, detto fig. I BEZZI SE FA COL GIUDIZIO, A quattrino a quattrino si fa il soldo. Col poco si fa l'assai. NEGHE BEZZO NEGHE BAGATIN, Maniera fam. Niente affatto; Cica; Punto punto; Neppur un quattrino. No GHE XE BEZZI CHE LA PAGA, È cosa che non si può pagare. Fu anche detto Son gioie che non hanno pago. NO GHE CREDO UN BEZZO, Non gli credo un zero, un fico. NO GO DA DAR NË BEZZO NË BAGATIN. Non gli son debitore; Nulla gli debbo. NOL VAL UN BEZZO, Non vale una buccia di porro, un fico, un baghero, un lupino. QUESTA NO VAL BEZZI, Questa non val nulla: cioè Non è discorso che valga. OMO DA BEZZI, Uomo danaroso o danaioso, Ricco. SAVER FIN IN T'UN BEZZO, V. SAVER. STAR FORA COI BEZZI, V. FORA. STAR SUL SO TRE BEZZI, Locuz. fig. Star sul suo decoro; Stare in confegno o contegnoso. LA XE UN BEZZO DE AZZE, Detto fam. che allude a femmina piccolissima e mingherlina. TOCAR BEZZI, V. TOCAR. VOLER EL SOO SIN IN T'UN BEZZO, Voler la parte sua sino al finocchio, Voler tutto ciò che gli appartiene. Avere a AVER DA DAR FORA DEI BEZZI, dimenar le dita, dicesi fig. e vale Ad esborsar danari. AVER TRE BEZZI E UN BAGATIN, V. BAGATIN. CAGAR FORA I BEZZI, V. CAGAR. CHI HA BEZZI S'I TEGNA, Modo di dire ad uno che venga a visitare di rado: quasi rimproverandolo che essendo ricco non si degni di visitare un povero; e corrisponde all'altro dettato nostro GRANDEZZA DEGNARSE! V. GRANDEZZA. BEZZON, s. m. Lo stesso che Bɛzzo, Dicevasi in origine BezzÒN per distinguerlo dal Bezzin, il quale valeva la quarta parte del soldo ed aveva la stessa impronta. II BEZZÒN era grande forse più del soldo. BIA, sincope di Bisogna, presente del Verbo Bisognare: maniera per altro triviale. BIA CHE FASSA STA COSSA, Fa d'uopo o Importa ch'io faccia questa cosa BIA CH'EL SIA UN ASENO, Dee credersi ch' egli sia un asino; Convien credere et. BIACA, s. f. Biacca o Cerussa, detta dai Chimici Sottocarbonato di piombo. Materia di color bianco notissima, cavata dal piombo calcinato. DARSE LA BIACA, Imbiaccarsi. Nè fa altro che imbiaccarsi e dipingersi e scorbiarsi; è poi brutta più che mai. No L'È MINGA MAL DA BIACA, Non è mai da cerussa, e vale Non vi si può rimediar di leggeri. BIANCA, s. f. T. degli Stampatori. Chiamasi BIANCA la prima FORMA che va in torchio, perchè allora il foglio di carta messo in torchio è tutto bianco; laddove per il contrario quando si stampa il rovescio, li foglio è mezzo stampato. Allora dicesi VOLTA. BIANCARIA, s. f. Biancheria e Lingeria o Pannilini, Ogni sorta di pannolino di color bianco. BIANCARIA TOVAGIADA, Lingeria tovagliala, damascata. V. TOVAGIA → DAMASCA. BIANCHÈTA, s. f. T. delle Poste, si chiama da noi la Semplice soprascritta a guisa di lettera. indicante l'indirizzo colla lettera in bianco, come si faceva una volta trasmettendo pacchi e fardelli. BIANCHÈTA, s. f. Neme volgare che dassi dagli Uccellatori nel Padovano ad un Uccelletto detto nel Vicentino BEZZETA, che passa tra i beccafichi. Linneo lo chiama Motacilla salicaria. BIANCHETO, add. Bianchette; Bianchiccio; Biancuccio; Albiccio; Soltobianco. Bianchetti, si chiamano fra noi certe Ciambelle di color biancastro, che si fanno da' Ciambellai con farina bianca condi |