Immagini della pagina
PDF
ePub

CAPITOLO III

Roma divenne grande città rovinando le città circonvicine, e ricevendo i forestieri facil mente a' suoi onori.

CRESCIT interea Roma Albae ruinis. Quelli che disegnano che una città faccia grande imperio, si debbono con ogni industria ingegnare di farla piena d'abitatori; perchè senza questa abbondanza di uomini, mai non riuscirà di far grande una città. Questo si fa in duoi modi, per amore e per forza. Per amore, tenendo le vie aperte e sicure a' forestieri che disegnassero venire ad abitare in quella, acciocchè ciascuno vi abiti volentieri. Per forza, disfacendo le città vicine, e mandando gli abitatori di quelle ad abitare nella tua città. Il che fu tanto osservato in Roma, che nel tempo del sesto re in Roma abitavano ottantamila uomini da portare armi. Perchè i Romani vollono fare ad uso del buono coltivatore, il quale perchè una pianta ingrossi e possa produrre e maturare i frutti suoi, gli taglia i primi rami che la mette, acciocchè, rimasa quella virtù nel piede di quella pianta, possano col tempo nascervi più verdi e più fruttiferi. E che questo modo tenuto per ampliare

e fare imperio fusse necessario e buono, lo dimostra lo esempio di Sparta e d'Atene, le quali essendo due repubbliche armatissime, e ordinate di ottime leggi, nondimeno non si condussono alla grandezza dell' imperio romano; e Roma pareva più tumultuaria, e non tanto bene ordinata quanto quelle. Di che non se ne può addurre altra cagione che la preallegata, perchè Roma per aver ingrossato per quelle due vie il corpo della sua città, potette di già mettere in arme dugento ottantamila uomini, e Sparta ed Atene non passarono mai ventimila per ciascuna. Il che nacque, non da essere il sito di Roma più benigno che quello di coloro, ma solamente da diverso modo di procedere. Perchè Licurgo, fondatore della repubblica spartana, considerando nessuna cosa potere più facilmente risolvere le sue leggi che la commistione di nuovi abitatori, fece ogni cosa perchè i forestieri non avessero a conversarvi; ed oltre al non li ricevere ne' matrimoni, alla civiltà, ed alle altre conversazioni, che fanno convenire gli uomini insieme, ordinò che in quella sua repubblica si spendesse monete di cuoio, per tor via a ciascuno il desiderio di venirvi per portarvi mercanzie o portarvi alcun' arte; di qualità che quella città non potette mai ingrossare d'abitatori. E perchè tutte le

azioni nostre imitano la natura, non è possibile nè naturale che un pedale sottile sostenga un ramo grosso. Però una repubblica piccola non può occupare città ne regni che siano più validi nè più grossi di lei; e se pure gli occupa, gl' interviene come a quello albero che avesse più grosso il ramo che il piede, che sostenendolo con fatica, ogni piccolo vento lo fiacca; come si vede che intervenne a Sparta, la quale avendo occupate tutte le città di Grecia, non prima se gli ribellò Tebe, che tutte l'altre cittadi se gli ribellarono, e rimase il pedale solo senza rami. Il che non potette intervenire a Roma, avendo il piè sì grosso, che qualunque ramo poteva facilmente sostenere. Questo modo adunque di procedere, insieme con gli altri che di sotto si diranno, fece Roma grande e potentissima. Il che dimostra Tito Livio in due parole, quando disse, Crescit interea Roma Albae ruinis.

CAPITOLO IV.

Le Repubbliche hanno tenuti tre modi
circa lo ampliare.

CHi ha osservato le antiche istorie trova come le repubbliche hanno tre modi circa lo ampliare. L'uno è stato quello che os

servarono i Toscani antichi, di essere una lega di più repubbliche insieme, dove non sia alcuna che avanzi l'altra nè di autorità nè di grado; e nello acquistare, farsi le altre città compagne, in simil modo come in questo tempo fanno i Svizzeri, e come nei tempi antichi fecero in Grecia gli Achei e gli Etoli. E perchè i Romani fecero assai guerra con i Toscani, per mostrar meglio la qualità di questo primo modo, mi distenderò in dare notizia di loro particolarmente. In Italia innanzi all'imperio romano, furono i Toscani per mare e per terra potentissimi; e benchè delle cose loro non ce ne sia particolare istoria, pure c'è qualche poco di memoria, e qualche segno della grandezza loro; e si sa come e' mandarono una colonia in sul mare di sopra, la quale chiamarono Adria, che fu sì nobile, che la dette nome a quel mare, che ancora i Latini chiamano Adriatico. Intendesi ancora, come le loro armi furono ubbidite dal Tevere per infino a piè dell'Alpi, che ora cingono il grosso d'Italia; non ostante che dugento anni innanzi che i Romani crescessero in molte forze, detti Toscani perderono l'imperio di quel paese, che oggi si chiama la Lombardia, la quale provincia fu occupata da' Francesi, i quali, mossi o da ne

cessità o dalla. dolcezza dei frutti, e mas sime del vino, vennero in Italia sotto Belloveso loro duce; e rotti e cacciati i provinciali si posono in quel luogo dove edificarono di molte cittadi, e quella provin cia chiamarono Gallia, dal nome che tenevano allora, la qual tennero fino che da' Romani fussero domi. Vivevano adunque i Toscani con quella equalità, e procedevano nello ampliare in quel primo modo che di sopra si dice; e furono dodici città, tra le quali era Chiusi, Veio, Fiesole, Arezzo, Volterra, e simili, quali per via di lega governavano l'imperio loro; nè poterono uscir d'Italia con gli acquisti, e di quella ancora rimase intatta gran parte per le cagioni che di sotto si diranno. L'altro modo è farsi compagni, non tanto però che non ti rimanga il grado del comandare, la sedia del l'imperio ed il titolo dell'imprese, il qual modo fu osservato da' Romani. Il terzo modo è farsi immediate sudditi, e non compagni,. come fecero gli Spartani e gli Ateniesi. Dei quali tre modi questo ultimo è al tutto inutile, come e' si vede che fu nelle sopraddette due repubbliche, le quali non rovinarono per altro, se non per aver acquistato quel dominio che le non potevano tenere. Perchè pigliar cura d'avere a governar città con violenza, massime quelle che

« IndietroContinua »