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è una fontana sotto una gran volta antica che al presente si gode, eli Romani vi vanno l' Estate a ricrearsi. Nel pavimento di essa fonte si legge in un Epitaffio essere quella la fonte d' Egeria, dedicata alle Ninfe Favoleggiando i poeti dicono, che Egeria fosse ninfa di Diana, ed essendo innamorata di un suo fratello molto lungi da lei, volendogli scrivere che tornasse, prese lo stile, e scrivendo pianse - si dirottamente, che Diana mossa a compassione la convertì in viva fonte; e questa dice Epitaffio essere la medesima fonte, in cui fu convertita.

84 L'Adone (a) del Vescovo di Norcia, ora de'

cora,

(a) Non è stato il Vacca solo, che abbia creduto Statua di Adone quella, che realmente è di Meleagro, altro Eroe in diverso genere della Storia favolosa ; ma altri ancome saviamente ha osservato il Gronovio nel 1. To. delle Greche Antichità pag. Nnn. ivi; Alios erravisse video qui in nomine Adonidos hanc Statuam ediderunt, inter quos Stephanus Perraccus :ed avrebbe potuto aggiungervi lo stesso Aldrovandi (contemporaneo al ritrovamento della medesima), conchiudendo in fine il lodato Gronovio, che quantunque nella Favola di Adone vi abbia luogo il Cignale, non potevasi mai in alcun modo rappresentarsi dalla testa recisa di quel terribile animale, come giá prima ancora di aver contezza del sentimento del Gronovio, era stato rilevato nella Nota alla oma Antica del Nardini colla sola naturale, e obvia riflessione fra la diversità dell' avvenimento dell' uno, e dell' altro Eroe, sapendosi, che Adone restó ucciso dal Cignale, e Meleagro vincitore, quale appunto si rappresenta dalla Statua, di cui si tratta, unitamente col Cane, e Testa sudetta, che formano tutto il gruppo: alludendosi dalla tronca testa, depositata su di un tronco al dono, che fece Meleagro della medesima ad Atalanta, come la prima, che avesse avuto il vanto di ferire quel feroce Cignale, reso celebre per la desolazione delle Campagne Calidonie per vendicar Diana; dono per altro fatale, che fu sorgente di tutti gl' infortunj che lo condussero a miseramente morire, come presso de' Mitologi si trova registrato.

Ammirasi pure,

oltre la riferita, altra rappresentanza di Meleagro vincitore, in una delle otto Tavole di bianco marmo, che appese ad uso de' Quadri dipinti, poco sopra in queste Memorie abbiamo accennato ritrovarsi nel Palazzo Capodiferro, ora Spada, scolpita con figure di mezzo rilievo di eccellente antica maniera, vedendosi nel mezzo di quella la figura di Meleagro appoggiata all' asta, che ha

Pichini, fu trovato nella loro vigna posta tra San Matteo, e San Giuliano accanto le spoglie di Ma

tra le mani, ed alquanto piegata verso il Cane, che a' suoi piedi stà in atto di guardarlo, e di abbajare, mentre altro Cane dietro la figura sta lambendo, o annasando il sangue, che dalla tronca testa pendente da un pezzo di architettura va stillando.

Nor si può per altro negare, che la più antica denominazione portata dalla suddetta Statua o Gruppo, non sia stata quella di Adone; ma oltrechè un tal pregio poco vale a provarne la verità, devesi ancora confessare, che di poca durata fosse il pacifico possesso di tal nome, ritrovandosi descritto questo marmo negli antichi Registri conservati da' Signori Pichini: STATUA DI ADONE, o SIA MELEAGRO: prova assai chiara, che ben presto avevano gli Eruditi avuto campo di considerare questa bell' opra, e riconoscervi il carattere e gli attributi di Meleagro, a cui come al suo vero oggetto la rivendicarono, e ce lo contesta il Sig. Cavalier Maffei nella sua Raccolta delle Statue più insigni di Roma ove parla della mede

sima.

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Nulla variando la diversità de' luoghi, ove dicesi dagli Scrittori ritrovato l'Adone, o sia Meleagro, mentre si gli uni, che gli altri parlano d'una medesima Statua, ed in ogni caso ragion vuole che si dia la preferenza all'Aldrovandi, trattandosi massimamente di cosa di mero fatto, e nel di lui tempo. Questi dunque nel suo opuscolo delle Statue di Roma impresso sin dall' anno 1563 unitamente col le Antichità di Lucio Mauro, ci rappresenta alla pag. 163. il Gruppo di cui si parla, come ritrovato in una Vigna del Gianicolo fuori di Porta Portese, ed esistente in casa di Mastro Francesco da Norcia Medico in Piazza de' Farnesi, per usar delle parole di quello Scrittore essendosi poi saputo il cognome Fusconi, che il detto Francesco aveva, particolarmente dal Fidecommisso da lui istituito a favore de' suoi Nipoti, figli di fratello con aver compresa tra li beni sottoposti al Fidecommisso anche la suddetta Vigna.

In vista pertanto di una cosi precisa testimonianza non può meritar plauso il supporre, che fa il Vacca al num, 84. delle sue Memorie, il ritrovamento della Statua controversa nella Vigna Pichini in vicinanza delle spogl,e o sieno Trofei di Mario mentre una tal Vigna fu acquida stata, come risulta dalle antiche scritture della Casa, Marzia Fusconi nipote del sopra lodato Francesco tompo dopo, che la Statua era gia stata trovata, e si ammirava da tutti nella Casa, o sia Palazzo, che il detto Francesco Fusconi aveva sulla Piazza Farnese ;e di fatto

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molto

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che

rio, e l'anno passato vi si trovarono dell' altre statue; ma non avendole viste, non posso dire, siano, ma bisogna che fosse luogo delizioso.

85 In un altra vigna incontro alla detta, mi ricordo vi fu trovato un Seneca (a) di marmo nero con altri frammenti di statue, ed alcuni pezzi di termini.

parla il Vacca del tempo, in cui l'Eredità Fusco ni già passata era in Casa Pichini, mediante il matrimonio della suddetta Marzia, col Conte Alessandro Pichini seniore e nomina la Statua, come appartenente non più a Mastro Francesco, primo padrone, ma a Monsig. di Norcia, cioé Adriano Fusconi Nipote di Francesco, che oltre essere stato in Corte di Giulio III. Sommo Pontefice, era dal medesimo fino dal 1552. stato eletto Vescovo di Aquino; restando con tale notizia dileguata ancora quell' apparenza di contradizione tra' Scrittori, leggermente toccata dal Gronovio, a cagione, che il Perracchi diceva ritrovarsi quella insigne opera nelle case del Reverendissimo di Aquino, ed il Perrierio in quelle de' Pichini, poichè mediante il suddetto matrimonio si conosce ora chiaramente, che da ambidue si diceva il vero, considerate l'Epoche diverse, e per conseguenza la varietà della denominazione, non portava seco nè diversità di luogo, nè diversitá di soggetto.

Non si può per ultimo tralasciare di avvertire il nuovo distinto pregio, che si è presentemente accresciuto a questa tanto celebrata Statua, coll' acquisto fattone dai Sommo Regn. Pont. CLEMENTE XIV, che tra le gravissime cure del suo glorioso Pontificato, non lascia di pensare ancora a tutto quello, onde possa la città di Roma trarne lustro maggiore, e decoro, avendo destinato un cosi nobile acquisto, con altre Antichità di molto pregio, che pure esistevano nel Palazzo della estinta Famiglia Pichini, ed in altre parti ancora, all' ingrandimento del Museo Profano nel Vaticano. Idea veramente grande e degna dell' animo generoso di Nostro Signore, che inerita di avere ogni più felice progresso come ci conforta a sperarlo l'illustre cominciamento, che ha conseguito questa magnanima idea nell' acquistare un Monumento, che non cede in bellezza e maestria a niuno di quanti ne ha tramandati a noi tutta l' Antichità, a giusto titolo perciò chiamato, miracolo della Greca Scultura ; essendo concorsa la natura stessa colla singolarità del marmo a renderlo più am

mirabile.

(a) II Seneca qui riferito può credersi, che sia quello che si vede nel Palazzo della Villa Pinciana.

86 A piè di Santa Maria Maggiore, verso Roma fu trovata una statua al naturale a sedere, talmente vestita, che pareva fasciata: appoggiavasi col eubito sopra un ginocchio, e con la mano alla bocca. Vedendola Don Pier Leone Castello peritissimo, disse esser Vittorina Mater castorum.

87 Mi sovviene, che appresso San Stefane Rotondo, nella vigna di Adriano Martire, accanto l' acquedotto, si trovò una statua d' Adriano vestito alla Consolare, di buona maniera, con statue ed altri, de' quali non mi ricordo il nome, ed un Tripode da sacrifizio di metallo II detto Adriano si comprò dal Popolo Romano, ed ora si vede nel primo piano della scala del Consiglio pubblico.

88 Mi ricordo, che nella piazza dietro Ss. Apostoli si trovarono molti marmi salini di molta grandezza quadri, ma consumati gettati dai nostri antichi moderni per l'impedimento che avevano delle gran ruine, come ho osservato in altre cave

89 Mi ricordo aver sentito dire da Ottavio Maji che per accomodare un monastero di Monache rinchiuso nel Foro di Nerva, furono gettati certi quadri di peperino, ne' quali, tra l' uno, e l'altro vi erano alcune spranghe di leguo da ogni banda fatte a coda di rondine, così ben conservate, che si potevano rimettere in opera; e nessun falegname conobbe di che legno fossero .

90 Mi ricordo, che nel Monte Aventino, nella vigna di Monsignor de' Massimi verso Testaccio, si trovò una statua di basalto verde rappresentante il figliuolo d' Ercole in età fanciullesca, con la pelle. di leone in testa, e con la clava in mano; favoleggiando i poeti essere detto monte (che Aventino chiamavasi dedicato al figlio di Giove. Questa statua la comprarono li Romani dal detto Monsignore per ducati mille di Camera; ed ora si trova in Campidoglio.

91 Tra la piazza di Sciarra, e la Guglia di S. Mauto, vi era un poco di Chiesetta di S. Antonio (a) molto vecchia ; e volendovi fare una tomba vi sco

(a) La qui accennata Chiesa di Sant' Antonio colla Fontana di acqua Vergine e Piazza apparteneva ai Padri Ca

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persero gran massicci di peperini, e ne trovarono tanta copia, che dell' esito di essi rifecero di nuovo detta Chiesa e ciò dimostrava esservi stato qualche nobile edificio.

92 Mi ricordo, che un certo uomo chiamato Paolo Bianchini, il quale faceva professione di ripescare Barche, e Mole annegate nel Tevere, volendo ripescare una barca, andò sott'acqua in quella parte, che è tra Porta del Popolo, e Ripetta, e trovò uua statua d' un Console a sedere con scritture in mano di molto buon maestro, ma mancante di testa. Mi disse il medesimo avervi trovato degli altri marmi, ma non ardi cavarli senza licenza, e detta statua è ora in casa del Palombo Notaro.

93 Ho sentito dire, che vicino quelli speroni antichi del Ponte d'Orazio, che si vedono nel Tevere dritto S. Gio. de' Fiorentini incontro S. Spirito vi fu trovata tanta quantità di metallo, che ne furono empiti li schifi.

94 Vicino il Tevere verso Testaccio in una vigna del cavalier Sorrentino, so che vi furono cavati gran quantità di mischj Africani, e portasanta abbozzati ad uso di cava, e colonne di marmo salino e cipollino pure abbozzate, e due Lupercali bellissimi, li quali tenevano grappi d'uva in mano, appoggiati ad un troncone, con una pelle di caprio, nella quale vi erano involti alcuni conigli. Vi fu trovata anche una testa di colosso, che dal mento al cominciar de' capelli era sette palmi, e la comperò uno scarpellino vicino l'arco di Portogallo, dove ora si trova.

95 L'anno passato appresso il suddetto luogo dove si chiama la Cesarina, vi furono trovate certe colonne gialle, le quali condotte per il Tevere furono scaricate sopra la ripa in quel luogo, dove si vedono ancora molti pezzi di mischi abbozzati, che per

maldolesi, ma provveduti della Chiesa di S. Romualdo, fu quella incorporata nella Fabbrica del Collegio Romano, e fino all' anno 1746. si è conservata in viciuanza della Porteria delle Carrette, nella grossezza del muro esteriore, una piccola fistola di dett' acqua per non privarne affatto il pubblico, colla denominazione di Acqua di S. Antonio. Vedi Cassi tom. 1. . p. 292.j

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