Le epigrafi dantesche di Firenze

Copertina anteriore
Giannini, 1928 - 274 pagine
 

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 47 - Dell' umana natura posto in bando : Che in la mente m' è fitta, ed or m'accora La cara e buona imagine paterna • - Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora M...
Pagina 156 - Che 1' una parte e 1' altra avranno fame Di te; ma lungi fia dal becco l'erba. Facciatt le bestie fiesolane strame Di lor medesme, e non tocchin la pianta, S' alcuna surge ancor nel lor letame, In cui riviva la sementa santa Di quei Roman, che vi rimaser, quando Fu fatto il nido di malizia tanta. Se fosse pieno tutto il mio dimando, Risposi lui , voi non sareste ancora Dell'umana natura posto in bando: Chè in la mente m...
Pagina 7 - Ed io a lui : Da me stesso non vegno : Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Pagina 253 - Fiorenza in sì fatto riposo, Che non avea cagione onde piangesse. Con queste genti vid'io glorioso, E giusto il popol suo tanto, che il giglio Non era ad asta mai posto a ritroso, Nè per divisioli fatto vermiglio. CANTO XVI. O 'poca nostra. L'Auttore nel presente capitolo tocca quattro cose circa lo stato di Firenze; la prima, per quello ch' è détto nel precedente capitolo, parla derisivamente contra la nobilità de
Pagina 10 - Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stile, che m
Pagina 209 - Ciascun , che della bella insegna porta Del gran Barone , il cui nome e il cui pregio La festa di Tommaso riconforta , Da esso ebbe milizia e privilegio , Avvegna che col popol si rauni Oggi colui che la fascia col fregio.
Pagina 117 - Non so, rispos' io lui, quant' io mi viva ; Ma già non fia il tornar mio tanto tosto, Ch' io non sia col voler prima alla riva. Perocchè il loco, u' fui a viver posto, Di giorno in giorno più di ben si spolpa, Ed a trista ruina par disposto. Or va, diss' ei, chè quei che più n' ha colpa Vegg' io a coda d' una bestia tratto In ver la valle, ove mai non si scolpa.
Pagina 131 - Fiorenza dentro dalla cerchia antica, Ond' ella toglie ancora e Terza e Nona, Si stava in pace sobria e pudica. Non avea catenella, non corona, Non donne contigiate, non cintura, Che fosse a veder più, che la persona. Non faceva nascendo ancor paura La figlia al padre, che '1 tempo e la dote Non fuggiau quinci e quindi la misura. Non avea case di famiglia vote: Non v...
Pagina 129 - ... suoi atti gentilesca e piacevole molto, con costumi e con parole assai più gravi e modeste che il suo picciolo tempo non...
Pagina 122 - La mia sorella, che tra bella e buona Non so qual fosse più , trionfa lieta Nell'alto Olimpo già di sua corona: Sì disse prima; e poi qui non si vieta Di nominar ciascun , da ch' è sì munta Nostra sembianza via per la dieta.

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