Opere di Niccolò Machiavelli: Prefazione. Istorie Fiorentine |
Parole e frasi comuni
acciocchè adunque ajuti Albizzi alcuna amici ancorachè Antipapa armi Arte della lana Arti assai autorità Bellisario cagione Carlo case chè chiamato chiavelli Chiesa ciascuno città cittadini congiura consiglio Corso Donati Costui d'Italia Discorsi dondechè Duca eglino erano favore fece fecero Federigo figliuolo Fiorentini Firenze forze fuggì furono fusse fussero genti Ghibellini Giovanni Giovanni Gaddi giudicando gnori Gonfaloniere governo Guelfi guerra Imperatore ingiuria Italia l'armi l'Imperatore libro del Principe Lodovico Longobardi Lucca Machiavelli maggior magistrati mandò medesimo Messer Corso mille trecento modochè morì morte Napoli Narsete Niccolò Niccolò Machiavelli nimici nobili nuovo Odoacre onori ordine Ostrogoti palagio Pannonia Papa patria pertanto Piero plebe Pontefice popolani popolo potenti poteva prese propinquo quì ragunare regno renze Repubblica rimase Romani rono rovina Salvestro scritti Segretario Fiorentino seguì Signori tantochè tiranni Tito Livio tore torità Toscana Totila trovandosi tumulto Uguccione Unni uomini vedere venire virtù Visconti zione zuffa
Brani popolari
Pagina 163 - Voi cercate far serva una città , la quale sempre é vivuta libera ; perché la signoria che noi concedemmo già ai Reali di Napoli fu compagnia e non servitù . Avete voi considerato quanto in una città simile a. questa importi , e quanto sia gagliardo il nome della libertà? il quale forza alcuna non doma , tempo alcuno non consuma , e merito alcuno non contrappesa...
Pagina xciv - La religione antica, oltre a di questo, non beatificava se non uomini pieni di mondana gloria, come erano capitani di eserciti e principi di republiche; la nostra religione ha glorificato più gli uomini umili e contemplativi che gli attivi.
Pagina 51 - E così i pontefici ora per carità della religione, ora per loro propria ambizione, non cessavano di chiamare in Italia uomini nuovi, e suscitare nuove guerre ; e poiché eglino avevano fatto potente un principe se ne pentivano, e cercavano la sua rovina, né permettevano che quella provincia, la quale per loro debolezza non potevano possedere, altri la possedesse. E i principi ne temevano, perché sempre o combattendo o fuggendo vincevano , se con qualche inganno non erano oppressi, come fu Bonifacio...
Pagina xciii - Perché avendoci la nostra religione mostro la verità e la vera via, ci fa stimare meno l'onore del mondo : onde i Gentili stimandolo assai, ed avendo posto in quello il sommo bene, erano nelle azioni loro più feroci. Il che si può considerare da molte loro constituzioni, cominciandosi dalla magnificenza de...
Pagina 203 - ... crudele o avara, che fare non ardischino. Di qui gli ordini e le leggi non per pubblica, ma per propria utilità si fanno. Di qui le guerre, le paci e le amicizie non per gloria comune, ma per sodisfazione di pochi si diliberano. E se le altre città sono di questi disordini ripiene, la nostra ne è più che alcun...
Pagina xciv - ... animo, nella fortezza del corpo ed in tutte le altre cose atte a fare gli uomini fortissimi. E se la religione nostra richiede che tu abbi in te fortezza, vuole che tu sia atto a patire più che a fare una cosa forte. Questo modo di vivere adunque pare che...
Pagina 178 - Guglielmo d'Ascesi, ed il figliuolo insieme con messer Cerrettieri Bisdomini consegnato. Non voleva il duca acconsentirlo; pure minacciato dalle genti che erano rinchiuse con lui, si lasciò sforzare. Appariscono senza dubbio gli sdegni maggiori, e sono le ferite più gravi quando si ricupera una libertà, che quando si difende. Furono messer Guglielmo e il figliuolo posti intra le migliaia de' nimici loro; e il figliuolo non aveva ancora diciotto anni.
Pagina 165 - ... delle presenti condizioni? Non se voi aggiugnessi a questo imperio tutta la Toscana, e se ogni giorno tornassi in questa città trionfante de...
Pagina xlvi - Senato con la sua autorità, i magistrati con i suoi onori; godersi i cittadini ricchi le loro ricchezze; la nobiltà e la virtù esaltata; vedrà ogni quiete ed ogni bene; e dall'altra parte, ogni rancore, ogni licenza, corruzione e ambizione spenta; vedrà i tempi aurei, dove ciascuno può tenere e difendere quella opinione che vuole...
Pagina 174 - Avendo pertanto mandato fuori a provvedere di gente, fece una lista di trecento cittadini, e gli fece da' suoi sargenti, sotto colore di volersi consigliare con loro, richiedere; e poiché fussei'O adunati, o con la morte o con le carceri spegnerli disegnava. La cattura di Antonio Adimari , e il mandar per le genti, il che non si potette far segreto , aveva i cittadini, e massime i colpevoli, sbigottito; onde dai più arditi fu negato il volere ubbidire.