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per il Protonotario Merino ci ha significato, e dell' impresa di Bologna, e di servirio del Sig. Marcantonio Colonna nostro condottiere. In che la risoluzione nostra, e quello che tu gli hai a rispondere, è questo. In prima se il tempo e luogo lo patirà, lodare questa sua buona e santa deliberazione, con mostrare quanto la ci sia grata, e quanto bene ne speriamo. Di poi, se ti parrà, scusare con quelle ragioni, e cagioni che ti son note la dilazione che si è messa in questi pochi di in fargli risposta. E in ultimo, quanto al richiederci quello condottiere con la sua compagnia, che questa richiesta ci fu molto nuova e inaspettata, e però ci ha fatto stare alquanto sospesi, perchè avendo da marzo in qua cassati i condottieri per circa • 400 uomini d'arme, e serbatoci a randa il bisogno · nostro, rimanendoti ancora due mesi da stare in fazione non vedevamo potere sicuramente privarci anco di queste genti. Questo diciamo, perchè se lo avessimo saputo prima, o non si sarieno cassi quelli, o ne doremmo condotti altri, per poter servire Sua Santità, ancorchè ci fosse stato grave, e malvolentieri si fosse sopportata la spesa.

Non è però per questo che noi vogliamo mancare di ajutare ancora noi, e porre le mani in questa santa opera di Sua Santità, e ci siamo risoluti compiacerla volentieri, per farne cosa grata a quella, e per i tanti beni si spera abbiano a seguire da questo principio. E stando ferma questa nostra risoluzione di concedergli queste genti, desideriamo, e così preghiamo la Sua Beatitudine, che fino che l'impresa sia in essere, e sieno provviste tutte le altre cose disegnate, secondo la relazione fatta qui dal prefato Protonotario, voglia che ce ne serviamo noi, perchè il Sig. Marcantonio è di presente

il primo capo di gente che abbiamo, e levato lui da quelle frontiere di Pisa, quei luoghi e gente che ci restano rimangono con poco governo, e con poca guardia. E in tanto che le altre provvisioni si apprestano, si verrà più verso la vernata, e noi anco avremo provvista quella guardia di qualche gente più. E in effetto tu farai intendere, e costi offerirai a Sua Santità, quando l'impresa sia per essere e le altre sue genti e d'altri comincino a mettersi insieme, e cavalcare, e sieno in essere tutti quelli altri favori, che ha riferito qui il prefato Protonotario, le nostre genti non saranno le ultime, essendo vicine quanto elie sono. Aggiungendo che noi ti abbiamo mandato per essere appresso a Sua Santità in questo cammino, e finché vi arrivi nostro Oratore che fia presto, acciocchè quella abbia a chi commettere, che ci avvisi a qual tempo, e a qual volta la Santità Sua vorrà queste genti, e ciò che altro accadesse. E tu mentre seguiterai la corte, ci terrai dilgentemente avvisati di quanto accaderà degno di notizia.

Ego Marcellus etc.

I.

Magnifici et excelsi Domini, Domini mei
singularissimi.

Jeri arrivai a Nepi, dove quel dì medesimo il

Papa era giunto con la corte, e il di d'avanti si era partito da Roma, e non parlai jersera a Sua Santità, per essere remota dalle faccende: presentaimigli questa mattina dopo desinare subito, e innanzi si levassi da tavola, e mi dette audienza alla presenza di Monsignore Reverendissimo di Volterra, e di Pavia (1), e di mess. Gabbriello, che venne costì: e perchè le Signorie Vostre possino vedere d'ogni tempo quello che io dissi, e che mi fu risposto, sendo pure la cosa d' importanza, io referirò ad verbum le mie e le sua parole, che furono queste.

Beatissime Pater. La Santità Vostra sa quanto quelli miei Eccelsi Signori sieno d'ogni tempo suti devoti di questa Sacrosanta Sede, e come eglino non si sono curati, nè mai dubitorno mettersi a mille pericoli, per mantenere, ed accrescere la dignità sua. Questa devozione antica è raddoppiata al presente, rispetto alla persona di Vostra Santità, per averla etiam quando era in minoribus conosciuta padre, e protettore delle cose loro; conviene per questo, che desiderino lo augumento della potenza e dignità sua, perchè con

(:) Questo fu mess. Francesco da Castel del Rio, Vescovo di Pavia, e Cardinale etc. Buonacc. pag. 160.

lo aumento di quella etiam accrescerà la speranza loro di conseguire da Lei quello, che sia la salute di quella patria; nè potrebbono più laudare nè mostrare maggiore contentezza di questa impresa, che per suo mandato ha fatto loro intendere, chiamandola santa e buona, e degna veramente della Santità e bontà di Vostra Beatitudine. È ben vero che molte circostanze, e considerazioni comuni e proprie d'importanza gli hanno fatti stare sospesi, ed essere tardi a deliberarsi, perchè e' sentono che il re Ferrando viene a Napoli, e pure potrebbe questa sua venuta, rispetto a chi non se ne contentassi, fare qualche movimento. Sentono che l' Imperadore è con gli eserciti suoi a' confini dei Viniziani, e quelli Signori avere volte le loro genti d'arme nel Friuli, e creati dua Provveditori di autorità. Questo dissi, perchè intesi jeri da uomo degno di fede questa nuova per vera: la quale sua venuta, quando si tiri avanti, è di gran momento, e può turbare assai le cose di Italia, e merita d'essere considerata. Quanto alle cose proprie quelli mia Signori hanno la guerra di Pisa, la quale è di quel medesimo, o di maggior peso che la fosse mai, per avere preso i Pisani continuamente più animo. Oltra di questo hanno casso quest'anno circa 200 uomini d'arme, e hannosene riserbati quelli soli, che sieno per la difesa loro; non hanno ancora capo, che sia per governare quelle genti, quanto Marcantonio, ed il privarsene potrebbe arrecare loro danno. Sentono che i Viniziani sono male contenti di questa impresa, e che l'Oratore loro a Roma ne aveva fatto fede; considerano un' altra cosa quelli mia Signori, e di questo mi perdoni Vostra Beatitudine, che non pare loro che le

cose della Chiesa si maneggino in conformità di quelle dei principi, perchè si vede uno uscire delle terre della Chiesa per un uscio, ed entrare per l'altro, come hanno fatto ora i Morattini in Furli, che ne hanno cacciati quelli vi stavano per Vostra Santità. Non si vede oltra di questo muovere cosa veruna di verso Francia, che toglie fede a quello di che pubblice si promette la Vostra Santità; nondimanco non ostante queste considerazioni, che sono della importanza che Vostra Beatitudine conosce, quelli mia Signori non sono per deviare nè per mancare di ajutare ancora loro condurre questa santa opera, e si sono resoluti compiacerla volentieri, qualunque volta si vegghino in essere quelli ajuti, che la fece intendere loro per il suo mandato; e perchè io non credo possere meglio esprimere la volontà dei miei signori, nè più enudare la verità, che leggere a Vostra Beatitudine la commissione mi hanno data, però io la leggerò a quella: e detto questo mi trassi la istruzione di petto, e lessila de verbo ad verbum . Udi Sua Beatitudiue me prima, e poi la istruzione attentamente, e lietamente, dipoi replicò dopo qualche parola grata, parergli considerato bene ciocchè aveva udito, che Vostre Signorie temessino di tre cose: l'una, che gli ajuti di Francia non fussino: l'altra, che Sua Santità la governassi fredda: la terza, che non si accordassi con mess. Giovanni, e lasciassilo stare in Bologna; ovvero cacciandolo non ve lo lasciassi poi ritornare. Alla prima disse, io nou ti saprei mostrare la volontà del re, se non con la mano del re proprio, e a me basta la soscrizione sua, senza ricercarne altro contratto, e chiamò Monsiguore d'Aix, per lo

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