L'Alberoni. Elisabetta Farnese.
Le successioni di Parma, Toscana, Austria.
Quasi prosopopee di quella politica barcollante in intrighi, senza
idea elevata nè stabile morale, ci si presentano al limitare di que-
st'età due figure italiane. Elisabetta di Parma e Giuseppe Alberoni.
Quest'ultimo, nato a Piacenza da un ortolano, cresciuto cucinie- 1641
re, buffone, negoziante, diè ricetto al romanziere francese Campi-
stron, svaligiato mentre qui viaggiava; onde, allorche il maresciallo
Vendôme, destinato alla spedizione d'Italia. cercava d'un segreta-
rio che sapesse qualcosa di francese, Campistron gli propose I Al-
beroni. Altri racconta che, dovendo il vescovo di San Dorming trat-
tare a Parma con esso Vendôme, tolse seco l' Alberoni perche par-
lava un po' francese; e che questi avendo trovato quel en alla
bassa sedia ove consumava buona parte della mattina, invece d of
fendersi dell' indecenza, imitolla, col che andò a versi al marescial-
lo, che se lo tolse a servigio. Sono le solite storielle con on un'ari-
stocrazia di bassa lega crede oltraggiar coloro che s izsalzano co
propri meriti.
Le vittorie del Vendôme assicurarono il trono & Sara a Fip-
po V, il quale, bisognoso sempre di chi ne dirigesse ple de
tasse la coscienza dopo vedovo dell'amabile e intrecuta Lupa di Sa
voja, s'era affidato alla vecchia e astuta principessa. Nese co-
stei grazie s'insinuò l'Alberoni, e per suo interpose d. F-
lippo, che lo nominò conte e inviato alla Corte di Farma
Quivi ducavano i Farnesi; e Ranuccio II che per Castes & Mi
Ronciglione, ebbe per favorito un Gaufrido, alone or
la testa, indi un Giuseppino valente musico. Francesca