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Collina, e tanto più sono ambedue da considerarsi essendo per quanto si conosca, i soli Tempi Romani di questo genere, de'quali qualche vestigio ci sia pervenuto, e questi ancora fra non molto spariranno affatto sotto la mano dei coltivatori, essendone le traccie ridotte appena sensibili sul

terreno.

pa

Egualmente interessante è la pianta di un Tempio che succede a questo. (tav. II. G.) Si trova messo ad angolo tra la via che sale al colle di S. Pietro, (che quì conserva il pavimento largo 4,182, e quindi passato il Tempio si estende a diritta in larghezza di 6,000) ed un'altra che va alle mura e che conserva anch'essa traccie di vimento nel fianco del tempio. La cella era perfettamente quadrata; il pronao si distingue chiaramente essere stato formato da sei colonne parallele alla fronte e sopra una sola linea come nel Tempio minore di Palmira; gli stilobati estremi protendevansi a racchiudere la scala. Per tre lati vedesi un recinto del quale conservansi solo traccie dei muri principali, in modo che non si può fissare dove fossero le porte; questo recinto doveva contenere l'abitazione dell' Edituo e fors' anche di parte dei sacerdoti, come si può ricavare da un passo di Tacito (51). Tutte le mura sono di costruzione a scaglia con molta calce, il rivestimento che ancora in parte esiste alla dritta della fronte è formato di grandi sassi quadrilateri irregolari de'quali alcuni sono alti quanto due corsi di quelli minori: sono essi del travertino del paese e della stessa pietra è pure il frammento Dorico riportato di sotto (G. 1.): questo per le sue dimensioni ravvisasi chiaramente come parte della cornice della fabbrica

(51) Histor. lib. III. 74. Apud ædituum occultatus, lineo amictu turbæ sacricolasum immixtus, ignoratusque (Cf. Pausania. Corinth. 27.)

attorno la cella, ed era legato in costruzione col rimanente del rivestimento come vedesi dall'altezza che ha sotto le metope essendovisi giudiziosamente soppresso l'architrave che qui non compieva ufficio veruno: le metope sono oblunghe come quasi sempre nell'antico, ed è da osservarsi l'anomalia che i capitelli de'triglifi non risaltano, ma sono ricorrenti in una fascia. Manca il cornicione ma esistono frammenti del sopracarico che coronava il muro: è di pietra aspratile largo 0,400 alto circa 0,650 di sezione semidecagona. Un uso simile di coronare i muri può vedersi presso Fabretti dove dà la figura del recinto del preteso Ustrino sulla via Appia coronato da un sopracarico di sezione semicircolare, (52) nello stesso modo che vedesi messo in opera in un altro recinto di sasso quadrato, del quale ancora rimangono ruderi al miglio decimoterzo dell'Appia.

Nessun frammento esiste appartenente alla Aedes, solo, per analogia, dall'ordine della fabbrica annessa, si ricava che fosse pure Dorica, com'era uso generale d'impiegare lo stesso ordine in ambedue le parti dell'edificio. La strada che parallelamente al fianco rade la superficie avanti la fronte dimostra che doveva essere recinta, formando così l'area adsumpta Deum causa, che dalle mura o plutei che la cingevano, come vedesi nelle medaglie, dicevasi aula (53). Questo sacro edificio era dunque anch'esso un Delubro.

Di un altro delubro conservansi le traccie lungo la via Valeria tra la porta di Fellonica e le falde del colle di Pettorino (tav. III. F); è desso ad dossato alle sostruzioni

(52) Inscript. ant. cap. 3.

(53) Serv. ad En. IX. 60. In sacris ædibus, et in tribunalibus,septa quæ turbas prohibent, aulas vocamus.

di questa via, e non se ne vedono che le fondamenta costrutte di pietra quadrata. La cella è oblunga; esistono i fianchi del pronao, che avuto riguardo alla distanza dovevano inchiudere almeno due colonne, e forse sei altre facevano la fronte. A destra conservasi un tratto del muro di recinto che ripetevasi dal lato opposto, lasciando pochissimo spazio circa la cella nello stesso modo che vedesi nel tempio di Esculapio in Pompei.

A destra della via Valeria sotto il colle di Pettorino, e presso la porta di dove essa sorte al lago è incavato nel monte un taglio verticale di pianta semicircolare; (tav. I. h.) questo taglio non potè certamente essere quello di un teatro poichè sarebbe inclinato, appunto come vedesi in pianta presso questo, non mai verticale. Sopra questa cavità è un breve piano pure artificiale sul quale dovette essere la cella di un Tempio, e narra Corsignani (54) essersi in Alba trovate medaglie rappresentanti un Tempio con teatrale disegno. Molto amavano gli antichi per accrescere la maestà de❜loro Tempi di metterli sopra elevazioni di tal forma fossero esse nella rupe, od anche edificate. Tal'era il celebre Tempio di Apollo in Delfo, che fu forse il primo di tal fatta apparendo che la cavità teatriforme che gli soggiaceva fosse naturale anzichè manufatta (55). Quest'aspetto fu quindi imitato nel Tempio della Fortuna Prenestina, ed una gradinata semicircolare conduceva al tempio di Gabi per elevarlo dalla pianura. Finalmente tant'era in uso quest'aspetto teatriforme, e tant'era invalso presso i Romani che Pompeo

(54) Reggia Mars. lib. I, 11.

(55) Strab. lib. IX. pag. 418. Giustino lib. XXIV. 6. Templum autem.,.. in rupe undique impendenti ..... Media saxi rupes in formam theatri recessit. Pausan. Phocic. S.

per evitare la censura pubblica dovette dire ch' egli non considerava il teatro da se eretto in Roma che come una gradinata sottoposta al Tempio di Venere Vittrice messo sulla sommità della cavea. Del Tempio Albense però altri avanzi non esistono che quelli indelebili del taglio operato nella rupe, sì per la cavità teatriforme, che per acquistar spazio

alla cella.

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CAPO X.

Scarsi sono i ruderi degli edifici pubblici di Alba; il più

considerabile tra essi è quello segnato I. Tav. III; per esservisi in uno scavo trovato uno strato di carbone se ne volle inferire che l'edificio fosse perito per incendio, ma è ben noto che tal cosa praticavasi sotto i pavimenti non solo, (1) ma anche nelle fondamenta, e soventi si trova il carbone negli antichi edifici. Gli si dà volgarmente il nome di bagni, benchè non contenga nessuna di quelle parti che li costituiva. Benchè dal non essere la pianta abbastanza scoperta si celi forse qualche membro importante, ciò non ostante io credo che fosse una Basilica.

Questi edifici non mancavano mai nelle città, ed erano indispensabili si pel convegno de'negozianti che per l'amministrazione della giustizia. Considerando in questa pianta le mura interne del quadrilatero come sostruzioni delle colonne, e le loro adiacenti esterne come recinto della superficie, risulta questa lunga senza l'emiciclo metri 23,005, larga 14,140, cioè due terzi della lunghezza che è la proporzione della Basilica eretta da Vitruvio in Fano. Ciò che egli chiama la testudine di mezzo riesce lunga 18,357, larga 5,980, vale a dire un terzo della lunghezza, qual cosa è pure ne' suoi precetti (2).

(1) Vitr. lib. V. 9.

(2) Lib. V. 1. Earumque latitudines, ne minus quam ex tertia, ne plus quam ex dimidia longitudinis parte constituantur.

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