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sia stata opinione di sapientissimi filosofi, il mondo esser composto di musica e i cieli nel moversi far armonia, e l'anima nostra, pur con la medesima ragione esser formata, e però destarsi e quasi vivificar le sue virtù per la musica. Per il che si scrive, Alessandro alcuna volta essere stato da quella così ardentemente incitato che quasi contra sua voglia gli bisognava levarsi dai convivii e correre all' arme, poi, mutando il musico la sorte del suono, mitigarsi e tornar dall'arme ai convivii. E dirovvi, il severo Socrate, già vecchissimo, aver imparato a suonare la cetra. E ricordomi aver già inteso che Platone ed Aristotele vogliono che l'uom bene instituito sia ancor musico; e con infinite ragioni mostrano la forza della musica in noi essere grandissima; e per molte cause che or sarebbe lungo a dire, doversi necessariamente imparar da puerizia, non tanto per quella superficial melodia che si sente, ma per esser sufficiente ad indur in noi un nuovo abito buono ed un costume tendente alla virtù, il qual fa l'animo più capace di felicità, secondo che l'esercizio corporale fa il corpo più gagliardo; e non solamente non nuocere alle cose civili e della guerra, ma loro giovar sommamente. Licurgo ancora nelle severe sue leggi la musica approvò. E leggesi, i Lacedemoni bellicosissimi ed i Cretensi aver usato nelle battaglie, cetre ed altri instrumenti molli; e molti eccellentissimi capitani antichi, come Epaminonda, aver dato opera alla musica, e quelli che non ne sapeano, come Temistocle, essere stati molto meno apprezzati. Non avete voi letto che delle prime discipline che insegnò il buon vecchio Chirone nella tenera età ad Achille, il qual egli nutri dal latte e dalla culla, fu la musica? e volle il savio maestro che le inani che aveano a

sparger tanto sangue troiano fossero spesso occupate nel suono della cetra? Qual soldato adunque sarà che si vergogni d'imitar Achille, lasciando molti altri famosi capitani ch'io potrei addurre? Però non vogliate voi privar il nostro cortigiano della musica, la qual non solamente gli animi umani indolcisce, ma spesso le fiere fa diventar mansuete, e chi non la gusta si può tener per certo che abbia gli spiriti discordanti l'un dall' altro. Eccovi quanto essa può, che già trasse un pesce a lasciarsi cavalcar da un uomo per mezzo il procelloso mare (1). Questa veggiamo operarsi ne' sacri tempii in rendere lode e grazie a Dio; e credibil cosa è che ella grata a lui sia, ed egli a noi data l'abbia per dolcissimo alleviamento delle fatiche e fastidii nostri. Onde spesso i duri lavoratori de' campi sotto l'ardente sole ingannano la lor noia col rozzo ed agreste cantare. Con questo la incolta contadinella che innanzi al giorno a filare o a tessere si leva, dal sonno si difende e la sua fatica fa piacevole questo è giocondissimo trastullo dopo le piogge, i venti e le tempeste ai miseri marinari; con questo consolansi gli stanchi peregrini dei noiosi e lunghi viaggi, e spesso gli afflitti prigionieri delle catene e dei ceppi. Cosi per maggior argomento che d'ogni fatica e molestia umana la modulazione, benchè incolta, sia gran dissimo refrigerio, par che la natura alle nutrici insegnata l'abbia per rimedio precipuo del pian

(1) Arione, greco poeta e valente sonator di lira, essendosi imbarcato in un vascello, dove i marinari lo volevano spogliare e torgli la vita, li prego, che gli concedessero innanzi la morte di suonar sulla lira alcune ariette; avvicinatosi ua Delfino tratto dalla dolce armonia, Arione si gettò dal naviglio sopra il dorso del pesce, che il portò alla riva. Il racconto è favoloso, e non altro accenna che la eccellenza e il puter della music..

to continuo de' teneri fanciulli i quali at suon di tal voce s' inducono a riposato e placido sonno, scordandosi le lacrime, così proprie ed a noi per presagio del rimanente della nostra vita in quella età da natura date.

Or quivi tacendo un poco il Conte, disse il Magnifico Giuliano: Io non son già di parer conforme al signor Gasparo; anzi estimo, per le ragioni che voi dite, e per molte altre, esser la musica non solamente ornamento, ma necessaria al cortigiano. Vorrei ben che dichiaraste in qual modo questa e l'altre qualità che voi gli assegnate, siano ad esser operate, ed a che tempo e con che maniera, perchè molte cose che da sè meritano lode, spesso con l'operarle fuor di tempo diventano inettissime, e, per contrario, alcune che paion di poco momento, usandole bene, sono pregiate assai.

CAPO XVII

Disegno, pittura e scultura. Se sia maggior l'eccellenza della pittura o della scultura..

Allora il Conte, Prima che a questo proposito entriamo, voglio, disse, ragionar d' un' altra cosa, la quale io, perciocchè di molta importanza la estimo, penso che dal nostro cortigiano per alcun modo non debba esser lasciata addietro ; e questo è il saper disegnare ed aver cognizion dell' arte propria del dipingere. Ne vi maravigliate s'io desidero questa parte la qual oggidì forse par meccanica e poco conveniente a gentiluomo, chè ricordomi aver letto che gli antichi, massimamente per tutta Grecia, voleano che i fanciulli nobili nelle scuole alla pittura dessero opera, come a cosa onesta e neccssaria, e fu que

sta ricevuta nel primo grado dell' arti liberali poi per pubblico editto vietato che ai servi non s'insegnasse. Presso ai Romani ancor s'ebbe in onor grandissimo; e da questa trasse il cognome la casa nobilissima de' Fabii, che il primo Fabio fu cognominato Pittore (1), per esser in effetto eccellentissimo pittore e tanto dedito alla pittura, che avendo dipinto le mura del tempio della Salute, gl'inscrisse il nome suo, parendogli che, benchè fosse nato in una famiglia così chiara ed onorata di tanti titoli di consolati, di trionfi e d'altre dignità, e fosse letterato e perito nelle leggi e numerato tra gli oratori, potesse ancor accrescere splendore ed ornamento alla fama sua, lasciando memoria d'essere stato pittore. Non mancarono ancor molti altri di chiare famiglie celebrati in quest'arte, della qual, oltra che in sè nobilissima e degna sia, si traggon molte utilità e massimamente nella guerra, per disegnar paesi, siti, fiumi, ponti, rocche, fortezze e tali cose, le quali, se ben nella memoria si servassero (il che però è assai difficile), altrui mostrar non si possono. E veramente chi non estima questa arte, parmi che molto sia dalla ragione alieno, che la macchina del mondo, che noi veggiamo coll' ampio cielo di chiare stelle tanto splendido, e nel mezzo la terra dai mari cinta, di monti, valli e fiumi variata e di sì diversi alberi e vaghi fiori e d'erbe ornata, dir si può che una nobile e gran pittura sia per man della natura e di Dio composta; la

(1) Il Primo Fabio fu cognominato Pittore. Qualunque sia l'espressione, l'Autor vuol dire non già che il primo dei Fabii fosse cognominato pittore, ma che il Primo, che tra i Fabii ebbe questo soprannome, lo ebbe per esser in effello eecellentissimo pittore, ecc. Dipingeva nell' anno 304 avanti l'era volgare, e, sebbene scrittore di poco pregio, si può considerare il Padre della storia Latina.

qual chi può imitare, parmi esser di gran lode degno; nè a questo pervenir si può senza la cognizion di molte cose, come ben sa chi lo prova. Però gli antichi e l'arte e gli artefici aveano in grandissimo pregio, onde pervenne in colmo di somma eccellenza, e di ciò assai certo argomento pigliar si può dalle statue antiche di marmo e di bronzo che ancor si veggono, e benchè diversa sia la pittura dalla statuaria pur l'una l'altra da un medesimo fonte, che è il buon disegno, nasce. Però, come le statue sono divine, così ancor creder si può che le pitture fossero; e tanto più, quanto che di maggior artificio capaci sono.

e

Allora la signora Emilia, rivolta a Giovan Cristoforo Romano, che ivi con gli altri sedeva, Che vi par, disse, di questa sentenza? confer!merete voi che la pittura sia capace di maggior artificio che la statuaria? Rispose Giovan Cristoforo: Io, signora, estimo che la statuaria sia di più fatica, di più arte e di più dignità che non è la pittura. Soggiunse il Conte: Per esser le statue più durabili, si potrebbe forse dir che fossero di più dignità, perchè essendo fatte per memoria, soddisfanno più a quell' effetto perchè son fatte che la pittura; ma, oltre alla memoria, sono ancor e la pittura e la statuaria fatte per ornare; ed in questo la pittura è molto superiore; la quale se non è tanto diuturna, per dir così, come la statuaria, è però molto longeva e tanto che dura è assai più vaga. Rispose allor Giovan Cristoforo: Credo io veramente che voi parliate contra quello che avete nell' animo, e ciò tutto fate in grazia del vostro Raffaello ; e forse ancor parvi che la eccellenza che voi conoscete in lui della pittura sia tanto suprema che la marmoraria non possa giungere a quel

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