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IL CORTIGIANO LIBRO SECONDO

133 Allora M, Federico rivolto all' Unico, A voi adunque non par, disse, signor Unico, che faticosa parte, e gran carico mi sia imposto questa sera, avendo a dimostrare in qual modo è maDiera e tempo debba il cortigiano usar le sue buone condizioni, ed operar quelle cose che già s'è detto convenirsegli? A me non par gran cosa, rispose l'Unico; e credo che basti tutto questo, dir che 'l cortigiano sia di buon giudizio, come iersera ben disse il Conte esser necessario; ed essendo così, penso che senza altri precetti debba poter usar quello che egli sa, a tempo, e con buona maniera ; il che volere più minutamente ridurre in regola, sarebbe troppo difficile e forse superfluo; perchè non so qual sia tanto inetto, che volesse venire a maneggiar l'arme, quando gli altri fossero nella musica; ovvero andasse per le strade ballando la moresca, avvengachè ottimamente far lo sapesse; ovvero andando a confortar una madre, a cui fosse morto il figliuolo, cominciasse a dir piacevolezze, e far l'arguto. Cer to questo a niun gentiluomo, credo, interverrebbe, che non fosse in tutto pazzo. A me par, signor Unico, disse quivi M. Federico, che voi andiate troppo in su le estremità perchè intervien qualche volte esser inetto di modo, che non coși facilmente si conosce; e gli errori non son tutti pari; e potrà occorrer che l'uomo si asterrà da una sciocchezza pubblica e troppo chiara, come sarebbe quel che voi dite d'andar ballando la moesca in piazza, e non saprà poi astenersi di lodar e stesso fuor di proposito, d'usar una prosun. on fastidiosa, di dir talor una parola pensando far ridere, la quale, per esser detta fuor di tempo, riuscirà fredda e senza grazia alcuna; e spesso questi errori son coperti d'un certo velo, the scorger non gli lascia da chi li fa, se con

diligenza non vi si mira; e benchè per molte cau. se la vista nostra poco discerna, pur sopra tutto per l'ambizione divien tenebrosa, chè ognun volentier si mostra in quello che si persuade di sapere, o vera o falsa che sia quella persuasione. Però il governarsi bene in questo, parmi che consista in una certa prudenza e giudizio di elezione, e conoscere il più e 'l meno, che nelle cose si accresce e scema, per operarle opportunamente, o fuor di stagione. E benchè il cortigian sia di così buon giudizio, che possa discernere queste differenze, non è però che più facile non gli sia conseguir quello che cerca, essendogli aperto il pensiero con qualche precetto, e mostratogli le vie, e quasi i luoghi dove fondar si debba, che se solamente attendesse al generale.

Avendo adunque il Conte iersera con tanta copia e bel modo ragionato della cortigiania, in me veramente ha mosso non poco timor e dubbio di non poter così ben soddisfare a questa nobil udienza in quello che a me tocca a dire, come esso ha fatto in quello che a lui toccava; pur, per farmi partecipe, più ch'io posso, della sua lode, ed esser sicuro di non errare almen in questa parte, non gli contraddirò in cosa alcuna. Onde, consentendo con le opinioni sue, ed, oltre al resto, circa la nobiltà del Cortigiano e lo ingegno e la disposizion del corpo e grazia dell'aspet to, dico che per acquistar lode meritamente e buona estimazione appresso ognuno, e grazia da quei signori ai quali serve, parmi necessario che e' sappia comporre tutta la vita sua, e valersi delle sue buone qualità universalmente nella conversazion di tutti gli uomini, senza acquistarne invidia; il che quanto in sè difficil sia, considerar si può dalla rarità di quelli che à tal termine giunger si veggono; perchè in vero tutti da na

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tara siamo pronti più a biasimar gli errori che a lodar le cose ben fatte; e par che per una certa innata malignità, molti, ancorchè chiaramente cooscano il bene, si sforzino con ogni studio ed industria di trovarci dentro o errore o alinen simili. tudine dell' errore. Però è necessario che'l nostro Cortigiano in ogni sua operazion sia cauto, e ciò che dice o fa, sempre accompagni con prudenza; e non solamente ponga cura d'aver in sè parti e condizioni eccellenti, ma il tenor della vita sua ordiui con tal disposizione, che'l tutto corrisponda a queste parti, e si vegga il medesimo esser sempre, ed in ogni cosa tal, che non discordi da sè stesso, ma faccia un corpo solo di tutte queste buone condizioni; di sorte che ogni suo atto risulti, e sia composto di tutte le virtù, come dicono gli stoici esser officio di chi è savio; benchè però in ogni operazion sempre una virtù è la principale; ma tutte sono talmente tra sè concatenate, che vanno ad un fine, e ad ogni effetto tutte possono concorrere e servire. Però bisogna che sappia valersene, e per lo paragone o quasi contrarietà dell' una, talor far che l'altra sia più chiaramente conosciuta; come i buoni pittori, i quali con l'ombra fanno apparire, e mostrano i lumi de' rilievi; e così col lume profondano l'ombre dei piani e compagnano i colori diversi insieme, di modo che per quella diversità l'uno e l'altro meglio si dimostra: e'l posar delle figure contrarie l'una all'altra, le aiuta a far quell' officio che è intenzion del pittore. Onde la mansuetudine è molto maravigliosa in un gentiluomo, il qual sia valente e sforzato nell' arme; e come quella fierezza par maggiore accompagnata dalla modestia, così la modestia accresce, e più compare per la fierezza. Però il parlar poco, il far assai, e 'l non lodar sè stesso delle opere lodevoli, dissimulandole di

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buon modo, accresce l'una e l'altra virtù in persona che discretamente sappia usar questa maniera; e così intervien di tutte l'altre buone qualità.

CAPO III.

Regole universali.

Voglio adunque che'l nostro cortigiano, in

ciò che egli faccia o dica, usi alcune regole universali, le quali io estimo che brevemente contengano tutto quello che a me s'appartien di dire; e per la prima e più importante, fugga (come ben ricordò il Conte iersera) sopra tutto l' affettazione. Appresso consideri ben che cosa è quella che fa o dice, e'l luogo dove la fa, in presenza di chi, a che tempo, la causa perchè la fa, la età sua, la professione, il fine dove tende, e i mezzi che a quello condur lo possono; e così con queste avvertenze s'accomodi discretamente a tutto quello che fare o dir vuole. Poichè così ebbe detto M. Federico, parve che si fermasse un poco. Allor subito, Queşte vostre regole, disse il signor Morello da Ortona, a me par che poco insegnino; ed io per me tanto ne so ora, quanto prima che voi ce le mostraste, beuchè mi ricordi ancor qualche altra volta averle udite da' frati co' quali confessato mi sono, e parmi che le chiamino le circostanze. Rise allor M. Federico, e disse:

CAPO IV.

Regole particolari intorno alla profession dell' ar. me, danza, musica e degli spettacoli.

Se ben vi ricorda, volle iersera il Conte che la prima profession del cortigiano fosse quella del

l'arme, e largamente parlò di che modo far la doveva: però questo non replicheremo più. Pur sotto la nostra regola si potrà ancor intendere, che ritrovandosi il cortigiano nella scaramuccia, fatto d'arme o battaglia di terra, o in altre cose tali, dee discretamente procurar d'appartarsiTM dalla moltitudine, e quelle cose segnalate e ardite che ha da fare, farle con minor compagnia che può; e al cospetto di tutti i più nobili ed estimati uomini che siano nell' esercito, e massimamente alla presenza e, se possibil è, innanzi agli occhi proprii del suo re, o di quel signore a cui serve, perchè in vero è ben conveniente valersi delle cose ben fatte. Ed io estimo, che siccome è male cercar gloria falsa e di quello che non si merita, così sia ancor male defraudar sè stesso del debito onore, e non cercarne quella lode, che sola è vero premio delle virtuose fatiche. Ed io ricordomi aver già conosciuti di quelli, che avvengachè fossero valenti, pur in questa parte erano grossieri; e così metteano la vita a pericolo per andar a pigliar una mandra di pecore, come per esser i primi che montassero le mura d'una terra combattuta; il che non farà il nostro cortigiano, se terrà a memoria la causa che lo conduce alla guerra, che dee esser sólamente l'onore. E se poi si ritroverà armeggiare negli spettacoli pubblici, giostrando, torneando o giuocando a canne o facendo qualsivoglia altro esercizio della persona, ricordandosi il luogo ove si trova, e in presenza di chi, procurerà esser Dell'arme non meno attillato e leggiadro che sicuro, e pascer gli occhi degli spettatori di tutte le cose che gli parrà che possano aggiungergli grazia, e porrà cura d' aver cavallo con vaghi guarnimenti, abiti ben intesi, motti appropriati, e in venzioni ingegnose, che a sè tirino gli occhi dei

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