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circostanti come calamita il ferro. Non sarà mai degli ultimi che compariscano a mostrarsi, sa pendo che i popoli, e massimamente le donne, inirano con molto maggior attenzione i primi che gli ultimi; perchè gli occhi e gli animi, che nel principio son avidi di quella novità, notano ogni minuta cosa, e di quella fanno impressione; poi per la continuazione, nou solamente si saziano, ma ancora si stancano. Però fu un nobile istrione antico, il qual per questo rispetto sempre voleva nelle favole esser il primo che a recitare uscisse.

Così ancor, parlando pur d'arme, il nostro cortigiano avrà risguardo alla profession di coloro con cui parla, ed a questo accomoderassi; altramente ancor parlandone con uomini, altramente con donne; e se vorrà toccar qualche cosa che sia in lode sua propria, lo farà dissimulatamente, come a caso e per transito, e con quella discrezione ed avvertenza che ieri ci mostrò il conte Lodovico. Non vi par ora, signor Morello, che le nostre regole possano insegnar qualche cosa? Non vi par che quell' amico nostro, del qual, pochi dì sono, vi parlai, s' avesse in tutto scordato con chi parlava, e perchè, quando per intertenere una gentildonna, la quale per prima mai più non aveva veduta, nel principio del ragionar, le cominciò a dire che aveva morti tanti uomini, e come era fiero, e sapea giuocar di spada a due mani? nè se le levò da canto, che venne a volerle insegnar, come s'avessero a riparar alcuni colpi d'azza, essendo armato, e come disarmato; ed a mostrarle prese di pugnale; di modo che quella meschina stava in sulla croce; e parvele un'ora mill' anni levarselo da can. to, temendo quasi che non ammazzasse lei an. cora come quegli altri. In questi errori incorro

no coloro che non hanno riguardo alle circostan ze, che voi dite aver intese da' frati.

Dico adunque, che degli esercizii del corpo sono alcuni che quasi mai non si fanno se non in pubblico, come il giostrare, il torneare, il giuocare a canne e gli altri tutti che dipendono dall' arme. Avendosi adunque in questi da adoperare il nostro cortigiano, prima ha da procurar d'esser tanto bene ad ordine di cavalli, d'arme e d'abbigliamenti, che nulla gli manchi; e non sentendosi ben assettato del tutto, non vi si metta per modo alcuno; perchè, non facendo bene, non si può escusare che questa non sia la profession sua. Appresso, dee considerar molto, in presenza di chi si mostra, e quali siano i compagni; perchè non sarebbe conveniente che un gentiluomo andasse ad onorare con la persona sua una festa di contado, dove gli spettatori ed i compagni fossero gente ignobile. Disse allor il signor Gaspar Pallavicino: Nel paese nostro di Lombardia non s' hanno questi rispetti; anzi molti gentiluomini giovani trovansi che le feste ballano tutto il dì nel sole coi villani, e con essi giuocano a lanciar la bara, lottare, correre e saltare: ed io non credo che sia male, perchè ivi non si fa paragone della nobiltà, ma della forza e destrezza, nelle quali cose spesso gli uomini di villa non vaglion meno che i nobili; e par che quella domestichezza abbia in sè una certa liberalità amabile, Quel ballar nel sole, rispose M. Federico, a me non piace per modo alcuno, nè so che guadagno vi si trovi. Ma chi vuol pur lottare, correr e saltar coi villani, dee (al parer mio) farlo in modo di provarsi, e (come si suol dir per gentilezza, non per contender con loro; e dee l'uomo esser quasi sicuro di vincere; alramente non vi si metta; perchè sta troppo male

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e troppo è brutta cosa e fuor della dignità, vedere un gentiluomo viuto da un villano, e massimamente alla lotta: però credo io che sia ben astenersene, almeno in presenza di molti, perchè il guadagno nel vincere è pochissimo, e la perdita nell' esser vinto è grandissima. Fassi ancor il giuoco della palla quasi sempre in pubblico; ed è uno di quegli spettacoli a cui la moltitudine apporta assai ornamento. Voglio adunque che questo, e tutti gli altri, dall' armeggiar in fuora, faccia il nostro cortigiano, come cosa che sua professione non sia, e di che mostri non cercar o aspettar lode alcuna; nè si conosca che molto studio o tempo vi metta, avvengachè eccellentemente lo faccia; nè sia come alcuni che si dilettano di musica, e parlando con chi si sia, sempre che si fa qualche pausa nei ragionamenti, cominciano sotto voce a cantare; altri, camminando per le strade e per le chiese vanno sempre ballando: altri incontrandosi in piazza, o dove si sia, con qualche amico, si metton subito in atto di giuocar di spada o di lottare, secondo che più si dilettano. Quivi disse M. Cesare Gonzaga: Meglio fa un giovane signore che abbiamo in Roma, il qual, perchè si sente aiutante della persona, conduce tutti quelli che lo vanno a visitare, ancorchè mai più non gli abbia veduti, in un suo giardino, ed invitali con grandissima instanza a spogliarsi in giuppone e giuocar seco a saltare. Rise M. Federico; poi soggiunse: Sono alcuni altri esercizii che far si possono nel pubblico e nel privato, com'è il danzare; ed a questo estimo io che debba aver rispetto il cortigiano; perchè danzando in presenza di molti, ed in luogo pieno di popolo, parmi che se gli convenga servare una certa dignità, temperata però con leggiadra ed aerosa dolcezza di movimenti;

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e benchè si senta leggierissimo, e che abbia tempo e misura assai, non entri in quelle prestezze de' piedi, e duplicati ribattimenti, i quali veggiamo che nel nostro Barletta stanno benissimo, e forse in un gentiluomo sarebbero poco convenienti, benchè in camera privatamente, come or noi ci troviamo, penso che lecito gli sia e questo, e ballar moresche e brandi; ma in pubblico non così, fuorchè travestito, e benchè fosse di modo che ciascun lo conoscesse, non dà noia; anzi per mostrarsi in tali cose negli spettacoli pubblici, con arme e senza arme, non è miglior via di quella; perchè l'esser travestito porta seco una certa libertà e licenza, la quale tra l'altre cose fa che l'uomo può pigliar forma di quello in che si sente valere, ed usar diligenza ed attillatura circa la principal intenzione della cosa in che mostrar si vuole, ed una certa sprezzatura circa quello che non importa; il che accresce molto la grazia ; come sarebbe vestirsi un giovane da vecchio; ben però con abito disciolto, per potersi mostrare nella gagliardia; un cavaliero in forma di pastor salvatico o altro tale abito, ma con perfetto cavallo, e leggiadramente acconcio secondo quella intenzione; perchè subito l'animo de' circostanti corre ad immaginar quello che agli cchi al primo aspetto s'appresenta; e. vedendo pi riuscir molto maggior cosa che non promet. eva quell' abito, si diletta e piglia piacere. Però ad un principe in tai giuochi e spettacoli ove in. tervenga finzione di falsi visaggi, non si converrebbe il voler mantener la persona del principe proprio, perchè quel piacere che dalla novità viene agli spettatori, mancherebbe in gran parte, chè ad alcuno non è nuovo che il principe sia il principe; ed esso, sapendosi che, oltre all' esser principe, vuol aver ancor forma di principe, perde

la libertà di far tutte quelle cose che sono fuor della dignità di principe; e se in questi giuochi fosse contenzione alcuna, massimamente con arme, potrebbe ancor far credere di voler tener la persona di principe per non esser battuto, ma riguardato dagli altri; oltra che facendo ne' giuochi quel medesimo che dee far da dovero, quando fosse bisogno, leverebbe l'autorità al vero, e parrebbe quasi che ancor quello fosse giuoco; ma in tal caso, spogliandosi il principe la persona di principe, e mescolandosi egualmente coi minori di sè, ben però di modo che possa esser conosciuto, col rifiutar la grandezza, piglia un'altra maggior grandezza, che è il voler avanzar gli altri, nón d'autorità, ma di virtù, e mostrar che 'l valor suo non è accresciuto dall' esser principe. Dico adonque che 'l cortigiano dee in questi spettacoli d'arme aver la medesima avvertenza secondo il grado suo. Nel vclteggiar poi a cavallo, lottar, correre e saltare, piacemi molto fuggir la moltitudine della plebe, o almeno lasciarsi veder rarissime volte; perchè non è al mondo cosa tanto eccellente, della quale gl'ignoranti non si sazino, e non tengan poco conto, vedendola spesso. Il medesimo giudico della musica; però non voglio che '1 nostro cortigiano faccia come molti, che subito che son giunti ove che sia, e alla presenza ancor di signori de'quali non abbiano notizia alcuna, senza lasciarsi molto pregare, si mettono a far ciò che sanno, e spesso ancor quel che non sanno; di modo che par che solamente per quello effetto siano andati a farsi vedere, e che quella sia la loro principal professione.

Venga adunque il cortigiano a far musica, come a cosa per passar tempo, o quasi sforzato, e non in presenza di gente ignobile, nè di gran moltitudine; e benchè sappia ed intenda ciò che fa,

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