Immagini della pagina
PDF
ePub

casse,

uomini gravissimi. Ma ridesi aucora spesso delle comparazioni, come scrisse il nostro Pistoia a Serafino (1) Rimanda il valigion che t'assimiglia; che, se ben vi ricordate, Serafino s'as simigliava molto ad una valigia. Sono ancora alcani che si dilettano di comparar uomini e donne a cavalli, a cani, ad uccelli, e spesso a a scanni, a carri, a candellieri; il che talor ha grazia, talor è freddissimo. Però in questo bisogna considerare il luogo, il tempo, le persone e l'altre cose che già tante volte abbiamo detto. Allor il signor Gasparo Pallavicino, Piacevole comparazione, disse, fu quella che fece il signor Giovanni Gonzaga nostro di Alessandro Magno al signor Alessandro suo figliuolo: Io non lo so, rispose M. Bernardo. Disse il signor Gasparo: Giocava il signor Giovanni a tre dadi, e (come è sua usanza) aveva perduto molti ducati e tuttavia perdea; e il signor Alessandro suo figliuolo, il quale, ancorchè sia fanciullo, non giuoca men volontieri che 'l padre, stava con molta attenzione mirandolo, e parea tutto tristo. Il conte di Pianella, che con molti altri gentiluomini era presente, disse: Eccovi, signore, che il signor Alessandro sta mal contento della vostra perdita, e si strugge aspet tando pur che vinciate per aver qualche cosa di vinta; però cavatelo di questa angonia, e prima che perdiate il resto, donategli almen un ducato, acciocchè esso ancor possa andare a giocare co' suoi compagni. Disse allor il signor Giovauni: Voi v'ingannate, perchè Alessandro non pensa a così piccola cosa: ma, come si scrive che Alessandro Magno, mentre che era

(1) Questo Serafino che dee distinguersi da due altri Serafini nominati nella presente opera, potrebbe essere sta to Serafino Aquilano, poeta che passò di vita nel 1500.

fanciullo, intendendo che Filippo suo padre ave. va vinto una gran battaglia, ed acquistato un certo regno, cominciò a piangere; ed essendogli domandato perchè piangeva, rispose, perchè dubitava che suo padre vincerebbe tanto paese, che nou lascerebbe che vincere a lui; così ora Alessandro mio figliuolo si duole, e sta per pianger, vedendo ch'io suo padre perdo, perchè dubita ch' io perda tanto che non lasci che perder a lui. E quivi essendosi riso alquanto, soggiunse M. Bernardo: È ancor da fuggire che 'l motteggiar non sia empio; che la cosa passa poi al voler esser arguto nel bestemmiare e studiare di trovar in ciò nuovi modi. Onde di quello che l'uomo merita non solamente biasimo, ma grave castigo, par che ne cerchi gloria; il che è cosa abbominevole; e però questi tali che voglion mostrar di esser faceti con poca riverenza di Dio, meritano esser cacciati dal consorzio d'ogni gentiluomo. Nè meno quegli che son osceni e sporchi nel parlare, e che in presenza di donne non hanno rispetto alcuno, e pare che non piglino altro piacer che di farle arrossire di vergogna, e sopra di questo vanno cercando motti ed arguzie. Come quest'anno in Ferrara ad un convito in presenza di molte gentildonne, ritrovandosi un Fiorentino ed un Sanese, i quali per lo più (come sapete } sono nemici; disse il Sanese per mordere il Fiorentino Noi abbiam maritato Sieua allo imperafore, ed abbiamogli dato Fiorenza in dote; e questo disse, perchè di que'dì s'era ragionato che Sanesi avean dato una certa quantità di danari allo imperatore, ed esso aveva tolto la lor protezione. Rispose subito il Fiorentino: Siena sarà prima maritata; poi la dote si litigherà a bell' agio. Vedete che il motto fu ingegnoso, ma, per esser in presenza di donne, diventò osceno e non conveniente.

:

Allora il signor Gasparo Pallavicino, Molte donne, disse, non hanno piacere di sentir ragionar d'altro; e voi volete levargliele: ed io per me sonomi trovato ad arrossirmi di vergogna per parole dettemi da donne, molto più spesso che da uomini. Di queste tai donne non parlo io, disse M. Bernardo; ma di quelle virtuose, che meritano riverenza ed onore da ogni gentiluomo. Disse il signor Gasparo: Bisognerebbe ritrovare una sottil regola per conoscerle, perchè il più delle volte quelle che sono in apparenza le migliori, in effetto sono il contrario. Allor M. Bernardo ridendo disse: Se qui presente non fosse il signor Magnifico nostro, il quale in ogni luogo è allegato per protettor delle donne, io piglierei l'impresa di rispondervi, ma non voglio far ingiuria a lui, Quivi la signora Emilia, pur ridendo, disse: Le donne non hanno bisogno di difensore alcuno contra accusatore di così poca autorità; però lasciate pur il signor Gasparo in questa perversa opinione, e nata più presto dal suo non aver mai trovato donna che l'abbia voluto vedere, che da mancamento alcuno delle donne, e seguitate voi il ragionamento delle facezie.

Allora M. Bernardo, Veramente, signora, disse, omai parmi aver detto de'molti luoghi onde cavar si possono molti arguti, i quali poi hanno tanto più grazia, quanto sono accompagnati da una bella narrazione. Pur ancor molt' altri si potrebbero dire; come quando, o per accrescere o per minuire, si dicon cose che eccedono incredibilmente la verisimilitudine; e di questa sorte fu quella che disse Mario da Volterra d'uno che si tenea tanto grand' uomo, che quando egli entrava in San Pietro, s' abbassava per non dare della testa nell' architrave della porta. Disse ancora il Magnifico nostro qui, che Golpino suo ser

vitore era tanto magro e secco, che una mattina soffiando sott' il fuoco per accenderlo, era stato portato dal fumo su per lo cammino, insino alla cima; ed essendosi per sorte traversato ad una di quelle finestrette, aveva avuto tanto di ventura che non era volato via insieme con esso. Disse ancor M. Agostino Bevazzano, che uno avaro, il qual non aveva voluto vendere il grano mentre che era caro, vedendo che poi s'era molto avvilito, per disperazione s' impiccò ad una trave della sua camera;' ed avendo un servitor suo sentito lo strepito, corse e vide il padron impic cato, e prestamente tagliò la fune, e così liberollo dalla morte; dapoi l'avaro tornato in sè, volle che quel servitor gli pagasse la sua fune che tagliata gli avea. Di questa sorte pare ancor che sia quello che disse Lorenzo de' Medici ad un buffon freddo: Non mi faresti ridere se mi solleticasti. E medesimamente rispose ad un altro sciocco, il quale una mattina l' avea trovato in letto mol. to jardi e gli rimproverava il dormir tanto, dicendogli, lo a quest' ora sono stato in Mercato nuovo e vecchio, poi fuor della Porta a San Gallo intorno alle mura a far esercizio, e ho fatto mill' altre cose; e voi ancor dormite? Disse allora Lorenzo Più vale quello che ho sognato in un'ora io, che quello che avete fatto in quattro voi. È ancor bello quando con una risposta l'uomo riprende quello che par che riprendere non voglia. Come il marchese Federico di Mantova, padre della signora Duchessa nostra, essendo a tavola con molti gentiluomini, un d'essi, dappoichè ebbe mangiato tutta una minestra disse: Signor Marchese, perdonatemi; e così detto, cominciò a sorbire quel brodo che gli era avanzato. Allora il Marchese subito disse: Domanda pur perdono ai porci, chè a me non fai tu

ingiuria alcuna. Disse ancora M. Nicolò Leonico per tassar un tiranno che avea falsamente fama di liberale: Pensate quanta liberalità regna in costui, che non solamente dona la robá sua, ma ancor l'altrui.

Assai gentil modo di facezie è ancor quello che consiste in una certa dissimulazione, quando si dice una cosa, e tacitamente se ne intende un' altra; non dico già di quella maniera totalmente contraria, come se ad un nano si dicesse gigante, ed a un negro bianco, ovvero ad un bruttissimo bellissimo, perchè son troppo manifeste contrarietà, benchè queste ancor alcuna volta fanno ridere; ma quando con un parlar severo e grave, giocando si dice piacevolmente quello che non s' ha in animo. Come dicendo un gentiluomo una espressa bugia e M. Agostin Foglietta (1), e affermandola con efficacia, perchè gli parea pur che esso assai difficilmente la credesse, disse in ultimo M. Agostino: Gentiluomo, se mai spero aver piacer da voi, fatemi tanta grazia che siate contento ch' io non creda cosa che voi diciate. Replicando pur costui, e con sacramento (2), esser la verità, in fine disse: Poichè voi pur così volete, io lo crederò per amor vostro, perchè in vero io farei aucor maggior cosa per voi. Quasi di questa sorte disse don Giovanni di Cardona d'uno che si volea partir della capitale: Al parer mio costui pensa male, perch'è tanto scellerato, che stando in città ancor col tempo potrebbe giungere a' primi posti. E questa sorte di facezie, che tiene dell' ironico, pare molto conveniente ad uomini grandi, perchè è grave e salsa, e puossi usare nelle cose giocose ed ancor nelle severe.

(1) Agostino Foglietta, cavalier genovese, uno de' più confidenti e riputati ministri di papa Clemente VII. (2) Sacramento, qui vale giuramento.

« IndietroContinua »