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poichè con l'amarmi non m'obbligano ad amar loro; nè parlo di mia opinione, ma dico che 'l signor Gasparo potrebbe allegar queste ragioni. Disse M. Bernardo: Gran guadagno in vero farebbero le donne se potessero riconciliarsi con due loro tanto gran nemici, quanto siete voi e'l signor Gasparo. Io non son lor nemico, rispose il signor Gasparo, ma ben pochi uomini di valor si trovano, che generalmente tengan conto alcuno di donne, se ben talor mostrano il contrario. Rispose allora M. Bernardo: Voi non solamente fate ingiuria alle donne, ma ancor a tutti gli uomini che l'hanno in riverenza; nientedimeno io non voglio per ora uscir del mio primo proposito delle burle, ed entrar in impresa così difficile, come sarebbe il difender le donne contra voi, che siete grandissimo guerriero; però darò fine a questo mio ragionamento, il qual forse è stato più lungo che non bisognava, ma certo men piacevole che voi non aspettavate; e poi ch' io veggio le donne starsi così chete, e sopportar le ingiurie da voi così pazientemente come fanno, estimerò da mo innanzi, esser vera una parte di quello che ha detto il siguor Oitaviano, cioè, che esse non si curano che di lor sia detto male in ogni altra cosa; pur che non siano mordute di poca onestà. Allora una gran parte di quelle donne, ben per aver loro la signora duchessa fatto così cenuo, si levarono in piedi, e ridendo tutte corsero verso il signor Gasparo come per dargli delle busse, e farne come le Baccanti d' Orfeo (1), tuttavia dicendo: Ora vedrete se ci curiamo che di noi si dica male. Così, tra per le risa, tra per lo le

(1) Le Baccanti, donne che celebravano le feste di Baceo, si scagliarono contro Orfeo, e fatto in pezzi il suo curpo ne gittarono il capo nel fiume Ebro,

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varsi ognun in piedi, parve che 'l sonno, il quale omai occupava gli occhi e l'animo d'alcuni, si partisse; ma il signor Gasparo cominciò a dire: Eccovi che per non aver ragione, vogliou valersi della forza, ed a questo modo finire il ragionamento, dandoci (come si suol dire ) una licenza braccesca. Allor, Non vi verrà fatto, rispose la signora Emilia; che poichè avete veduto M. Bernardo stanco del lungo ragionare, avete cominciato a dir tanto mal delle donne, con opinione di non aver chi vi contraddica, ma noi metteremo in campo un cavalier più fresco, che combatterà con voi, acciocchè l'error vostro non sia così lungamente impunito. Così rivoltandosi al Magni. fico Giuliano, il qual fin allora poco parlato avea, disse: Voi siete estimato protettor dell' onor delle donne, però adesso è tempo che dimostriate non aver acquistato questo nome falsamente; e se per lo addietro di tal professione avete mai avuto remunerazione alcuna, ora pensar dovete, reprimendo così acerbo nemico nostro, d'obbligarvi molto più tutte le donne, e tanto che avvengachè mai non si faccia altro che pagarvi, pur l'obbligo debba sempre restar vivo, nè mai si possa finir di pagare.

Allor il Magnifico Giuliano, Signora mia, rispose, parmi che voi facciate molto onore al vostro nemico, e pochissimo al vostro difensore, perchè certo insin a qui niuna cosa ha detta il signor Gasparo contro le donne, che M. Ber nardo non gli abbia ottimamente risposto, e credo che oguun di noi conosca che al cortigiano si convien aver grandissima riverenza alle donne; e che chi è discreto e cortese, non deve mai pungerle di poca onestà, nè scherzando, nè da dovero; però il disputar questa così palese verità è quasi un metter dubbio nelle cose chiare.

Si propone la materia del libro seguente, e si affida il carico di trattarla al signor Ma gnifico Giuliano de' Medici.

Parmi ben che 'l signor Ottaviano sia un poco uscito de' termini, dicendo che le donne sono animali imperfettissimi e non capaci di far atto alcuno virtuoso e di poca o niuna dignità, a rispetto degli uomini; e perchè spesso si dà fede a coloro che hanno molta autorità, se ben non dicono così compitamente il vero, ed ancor quando parlano da beffe, hassi il signor Gasparo lasciato indur dalle parole del signor Ottaviano a dire che gli uomini savii d' esse non tengon conto alcuno, il che è falsissimo: anzi pochi uomini di valore ho io mai conosciuti che non amino ed osservino (1) le donne; la virtù delle quali, e conseguentemente la dignità, estimo io che non sia punto inferior a quella degli uomini; nientedimeno, se si avesse da venire a questa contenzione, la causa delle donne avrebbe grandissimo disfavore, perchè questi signori hanno formato un cortigiano tanto eccellente, e con tante divine condizioni, che chi avrà il pensiero a considecarlo tale, immaginerà i meriti delle donne non poter aggiungere a quel termine; ma se la cosa avesse da esser pari, bisognerebbe prima che un tanto ingegnoso e tanto eloquente, quanto sono il conte Lodovico e M. Federico, formasse una donna di pa. lazzo con tutte le perfezioni appartenenti a dor.na, così come essi hanno formato il cortigiano con le perfezioni appartenenti ad uomo ;

(1) Osservino, abbiano in riverenza, onorino.

ed allor, se quel che difendessé la lor causa, fosse d'ingegno e d'eloquenza mediocre, peuso che, per esser aiutato dalla verità, dimostrerebbe chiaramente che le donne son così virtuose come gli uomini. Rispose la signora Emilia: Anzi molto più; e che così sia, vedete che la virtù è femmina e'l vizio maschio. Rise allor il signor Gasparo; e voltatosi a M. Nicolò Frigio, Che ne credete voi, Frigio? disse. Rispose il Frigio: Io ho compassione al signor Magnifico, il quale, ingannato dalle promesse e lusinghe della signora Emilia, è incorso in errore di dir quello di che io in suo servizio mi vergogno. Rispose la signora Emilia, pur ridendo: Ren vi vergognerete voi di voi stesso quando vedrete il signor Gasparo convinto confessar il suo e 'l vostro errore, e domandar quel perdono che noi non gli vorremo concedere. Allora la signora duchessa Per esser l'ora molto tarda, voglio, disse, che differiamo il tutto a domani, tanto più perchè mi par ben fatto pigliar il consiglio del signor Magnifico, cioè, che prima che si venga a questa disputa, così si formi una donna di palazzo con tutte le perfezioni, come hanno formato questi signori il perfetto cortigiano. Signora, disse allor la signora Emilia, Dio voglia che noi non ci abbattiamo a dar questa impresa a qualche congiurato col signor Gasparo, che ci formi una cortigiana (1) che non sappia far altro che la cucina e filare. Disse il Frigio Ben è questo il suo proprio officio. Allor la signora duchessa, lo voglio, disse, confilarmi del signor Magnifico, il qual, per esser

(1) Cortigiana. Questa voce per lo più si prende in mal senso, e però l'Autore nomina la dama di corte Donna di palazzo, sebbene in questo luogo e nel cap. II del libro III la chiami Cortigiana,

di quello ingegno e giudizio che son certa, immaginerà quella perfezion maggiore che desiderar si può in donna, ed esprimeralla ancor ben con le parole, e così avremo che opporre alle false calunnie del signor Gasparo. Signora mia, rispose il Magnifico, io non so come buon consiglio sia il vostro, impormi impresa di tanta importanza, ch' io in vero non mi vi sento sufficiente; nè sono io come il conte e M. Federico, i quali con la eloquenza loro hanno formato un cortigiano che mai non fu, nè forse può essere; pur se a voi piace ch'io abbia questo carico, sia almen con quei patti che hanno avuti questi altri signori, cioè che ognun possa, dove gli parrà, contraddirmi; ch'io questo estimerò non contraddizione, ma aiuto, e forse col correggere gli errori miei, scoprirassi quella perfezion della donna di palazzo, che si cerca lo spero, rispose la signora duchessa, che'l vostro ragionamento sarà tale, che poco vi si potrà contraddire. Sicchè mettete pur l'animo a questo sol pensiero, e formateci una tal donna, che questi nostri avversarii si vergognino a dir ch' ella non sia pari di virtù al cortigiano; del quale beu sarà che M. Federico non ragioni più; che pur troppo l'ha adornato, avendogli massimamente da esser dato paragone d'una donna. A me, signora, disse allor M. Federico, ormai poco o niente avanza che dir sopra il cortigiano; e quello che pensato aveva, per le facezie di M. Bernardo m' è uscito di mente. Se così è, disse la signora duchessa, dimani riducendoci insieme a buon' ora, avreino tempo di soddisfar all' una cosa e l'altra. E così detto, si levarono tutti in piedi; e presa riveren. temente licenza dalla signora duchessa, ciascun si fa alla stanza sua.

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