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chessa Beatrice di Milano (1), sua sorella, per non aver mai più a maravigliarvi d' ingegno di donna. E la duchessa Eleonora d'Aragona, duchessa di Ferrara (2), e madre dell' una e l'altra di queste due signore ch'io v'ho nominate, fu tale, che le eccellentissime sue virtù faceano buon testimonio a tutto 'l mondo, che essa non solamente era degna figliuola di re, ma che me ritava esser regina di molto maggiore stato che non avevano posseduto tutti i suoi antecessori. E per dirvi d' un' altra, quanti uomini conoscete voi al mondo che avessero tollerato gli acerbi colpi della fortuna così moderatamente, come ha fatto la regina Isabella di Napoli? la qua le dopo la perdita del regno, lo esilio e morte del re Federico suo marito, e due figliuoli, e la prigionia del duca di Calabria, suo primogenito, pur anco si dimostra esser regina, e di tal modo sopporta i calamitosi incomodi della mise ra povertà, che ad ognuno fa fede che ancor che ella abbia mutato fortuna, non ha mutato con dizione. Lascio di nominar alcune infinite signo re, e ancor donne di basso grado, come molte Pisane, che alla difesa della lor patria contra i Fiorentini hanno mostrato quell'ardire generoso senza timore alcuno di morte, che mostrar potessero i più invitti animi che mai fossero al mondo; onde da molti nobili poeti sono state alcune di lor celebrate. Potrei dirvi d' alcune ec cellentissime in lettere, in musica, in pittura, ju iscultura; ma non voglio andarmi più rivol gendo tra questi esempii, che a voi tutti son notissimi. Basta che se nell'animo vostro pensate

(1) Beatrice, moglie del duca Lodovico Sforza, detto il Moro.

(a) Eleonora d' Aragona, figlia di Ferdinando l ̧re di Napoli, e moglie del duca Ercole Estense.

alle donne che voi stessi conoscete, non vi fia difficile comprendere che esse per ♬ più non sono di valore o meriti inferiori ai padri, fratelli e mariti loro; e che molte sono state causa di bene agli uomini, e spesso hanno corretto di molti loro errori; e șe adesso non si trovano al mondo quelle gran regine, che vadano a soggiogare paesi loutani, e facciano magni edifici, piramidi e città, come quelle Tomiri, regina di Scizia, Artemisia, Zenobia, Semiramide o Cleopatra (1), non ci son ancor uomini come Cesare, Alessandro., Scipione, Lucullo, e quegli altri imperatori romani. Non dite così, rispose allora ridendo il F rigio, che adesso più che mại si trovan donne come Cleopatra o Semiramide, e se già non hanno tanti stati, forze e ricchezze, loro nou manca però la buona volontà d'imitarle, almen nel darsi piacere, e soddisfare più che · possono a tutti i loro appetiti. Disse il Magnifico

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(1) Tomiri vinse e fece prigioniero Ciro il Grande re dei Persiani, e troncatogli il capo lo immerse in un otre pieno di sangue umano dicendo: Saziali omai del sangue, di cui fosti sempre si ingordo ed insaziabile. Artemisia, prinrecipesa di Caria divenne immortale facendo innalzare al suo poso Mausolo un magnifico sepulcro, detto per ciò Mansoleo che fu una delle sette maraviglie del mondo, e diede Il suo nome a tutti gli edificii di quel genere, Zenobia, regina di Palmira, si rese celebre per tutta la terra, per aver congiunto la castità colla bellezza, ed il saper col valore sebben finalmente sia stata vinta e menata in trionfo dal l'imperator Aureliano. - Semiramide, la cui storia si con. funde colla favola, succeduta al suo marito Nino re degli As* siri, estese i confini del regno, e fabbrico Babilonia con quel le mura e con que' giardini sontuosi, che furono messi nel pumero delle sette meraviglie del mondo. Ma la dissoluteza in questa regina oscurò la gloria. Cleopatra, regina di Egitto, famosissima per ingegno, memoria, bellezza, alterigia evita dissoluta. Si fece arbitra del cuore del triunviro Antonio, di cui fu la rovina nella battaglia di Azzio, e finalmeate si avvelenò con un aspide per non esser menata in trionfo da Augusto,

Giuliano: Voi volete pur, Frigio, uscire de'termini; ma se si trovano alcune Cleopatre, non mancano infiniti Sardanapali (1), che è assai peggio. Non fate, disse allora il signor Gasparo, queste comparazioni, ch'io a lode degli uomini voglio recitarvi solamente due esempii della continenza di due grandissimi signori giovani, e su la vittoria, la quale suol far insolenti ancora gli uomini bassissimi; e dell' uno è quella d' Alessandro Magno verso le donne bellissime di Dario, nemico, e vinto; l'altra di Scipione, a cui, essendo di ventiquattro anni, ed avendo in Ispagna vinto per forza una città, fu condotta una bellissima e nobilissima giovane presa tra molte altre; ed intendendo Scipione questa essere sposa d'un signor del paese, non solamente s'astenne da ogni atto disonesto verso di lei, ma la rese al marito facendole di sopra un ricco dono. Allora M. Cesare, il quale per buono spazio taciuto avea, E dite voi, signor Gasparo continenza quella d'Alessandro? il quale ardentissimamente innamorato, non delle donne di Dario, ma di quella fama e grandezza che lo spronava 'cogli stimoli della gloria a patir fatiche e pericoli, per farsi immortale, non che l'altre cose ma la propria vita sprezzava, per acquistar nome sopra tutti gli uomini; e noi a torto ci mara

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vigliamo, chè per non aver mai più vedute quelle donne, non è possibile che in un punto le amasse ma ben forse le abborriva, per rispetto di Dario suo nemico; ed in tal caso ogni suo atto verso di quelle sarebbe stato ingiuria e non amo

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(1) Sardanapalo fu l'ultimo re del primo impero degli Assirii, alla caduta del quale diede occasione colla sua vita molle ed effemminata, Il nome di Sardanapalo è consacrato per indicare gli uomini, ● massimamente i principi occupati soltanto ne' piaceri.

qua

re; e però non è gran cosa che Alessandro il le non meno con la magnanimità, che con l'arme, vinse il mondo, s'astenesse da far ingiuria a femmine. La continenza ancor di Scipione è veramente da lodar assai; nientedimeno, se ben considerate, non è tanto da celebrare; perchè esso ancora medesimamente si astenne da cosa non desiderata, essendo in paese nemico, capitano nuovo, nel principio d' una impresa importantissima, avendo nella patria lasciato tanta aspettazion di sè, ed avendo ancor a rendere conto a giudici severissimi, i quali spesso castigavano non solamente i grandi ma i piccolissimi errori; e tra éssi sa pea averne de' nemici; conoscendo ancor che se altramente avesse fatto, per esser quella donna nobilissima, e ad un nobilissimo signor inaritata, potea concitarsi tanti nemici, e talmente, che molto gli avrebbe prolungata, o forse in tutto tolta la vittoria. Così per tante cause, e di tanta importanza, s'astenne da un dannoso appetito, mostrando continenza ed una liberale integrità, la quale (come si scrive) gli diede tutti gli animi di que' popoli, e gli valse un altro esercito ad espugnar con benivolenza i cuori, che forse per forza d'arme sarebbero stati inespugnabili; sicchè questo piuttosto una strata. gemma militare dir si potrebbe, che pura continenza. M. Cesare, avendo alquanto taciuto, Signor Gasparo, disse, perdonatemi s'io dico il vero perchè in somma queste son le miracolose coninenze che da se stessi scrivono gli uomini accusando per incontinenti le donne, nelle quali ogni di si veggono infiniti segni di continenad onta delle macchine ed insidie che si adoprano per espugnarle. Quanti creati da signori, e da essi fatti ricchi e posti in grandissima estimazione, avendo nelle mani le lor fortezze e

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rocche, onde dependeva tutto lo stato e la vita, ed ogni ben loro, senza vergogna, o cura d'esser chiamati traditori, le hanuo perfidamente per avarizia date a chi non doveano! e Dio volesse, che a' di nostri di questi tali fosse tanta carestia, che non avessimo molto maggior fatica a ritrovar qualcuno che in tal caso abbia fatto quello che dovea, che nominar quelli che hanno man cato. Non vediamo noi tant' altri che vanno ogui di ammazzando uomini per le selve, e scorrendo per mare, solamente per rubar denari? Quanti giurisconsulti falsificano testamenti! quanti pergiurii fanno! quanti falsi testimoni, solamente per aver danari! quanti medici avvelenano gl' infermi per tal causa! quanti poi per paura della morte fanno cose vilissime! e pur a tutte queste cost efficaci e dure battaglie spesso resiste una tenera e delicata giovane; che molte sonosi trovate le quali hanno eletto la morte più presto che perder l'onestà.

Allora il signor Gasparo, Queste, disse, M. Cesare, credo che non siano al mondo oggidì. a Rispose M. Cesare : Io non voglio ora allegarvi le antiche; dicovi ben questo, che molte si trove rebbero, e trovansi, che in tal caso non si curan di morire; ed or m'occorre nell' animo che quan do Capua fu saccheggiata dai Francesi (che ancora non è tanto tempo che voi nol possiate molto bene avere a memoria), una bella giovane gentil donna capuana, essendo condotta fuor di casa sua, dove era stala presa da una compagnia di Guasconi, quando giunse al fiume che passa per Capua, finse volersi attaccare una scarpa, tanto che colui che la menava, un poco la lasciò, ed essa subito si gettò nel fiume. Che direte voi d'una e contadinella, che non molti mesi fa, a Gazzuolo in Mantovaua, essendo ita con una sua sorella a

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