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prezzato. Alcun altro per servar quella maestà grave con autorità conveniente, divien austero ed intollerabile. Alcun, per esser tenuto eloquente, entra in mille strane maniere, e lunghi circui ti di parole affettate, ascoltando sè stesso tanto, che gli altri per fastidio ascoltar non lo possono Sicchè non chiamate, M. Cesare, per minuzia' cosa alcuna che possa migliorare un principe in qualsivoglia parte, per minima che ella sia; nè pensate già ch'io estimi che voi biasimiate i miei documenti, dicendo che con quelli piuttosto si formerebbe un buon governatore, che un buon principe: chè non si può forse dare maggio lode, nè più conveniente ad un principe, che chiamarlo buon governatore; però se a me toc casse instituirlo, vorrei che egli avesse cura no solamente di governar le cose già dette, mal molto minori, ed intendesse`tutte le particolarità appartenenti a'suoi popoli quanto fosse possibile, ne mai credesse tanto, nè tanto si confidasse d'alcun suo ministro, che a quel solo rimettesse totalmente la briglia e l'arbitrio di tutto 'I go, verno; perchè non è alcuno che sia attissimo a tutte le cose; e molto maggior danno procede dalla credulità de' signori, che dalla incredulità; la qual non solamente talor non nuoce, ma spes so sommamente giova: pur in questo è necessa rio il buon giudizio del principe, per conoscere chi merita esser creduto e chi no. Vorrei che avesse cura d'intendere le azioni, ed esser censore de' suoi ministri; di levare ed abbreviare le liti tra i sudditi; di far far pace tra essi, ed alle garli insieme de' parentadi; di far che la città fosse tutta unita e concorde in amicizia, una casa privata; popolosa, non povera, quieta, piena di buoni artefici; di favorir i mercatant, ed aiutarli ancora con denari; d'esser liberale ed

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onorevole nella ospitalità verso i forestieri e verso i religiosi; di temperar tutte le superfluità; perchè spesso per gli errori che si fanno in queste cose, benchè paiano piccoli, le città vanno in ruina però è ragionevole che 'l principe ponga meta ai troppo sontuosi edificii dei privati, ai convivii, alle doti eccessive delle donne, al lusso, alle pompe nelle gioie e ne' vestimenti che non è altro che un argomento della lor pazzia, chè spesso per quella ambizione ed invidia che si portano l'una all'altra, dissipano le facoltà e la sostanza de' mariti. Allora M. Bernardo Bibiena ridendo, Signor Ottaviano, disse, voi entrate nella parte del signor Gasparo e del Frigio. Rispose il signor Ottaviano, pur ridendo: La lite è finita, ed io non voglio già rinnovarla; però non dirò più delle donne, ma ritornerò al mio principe. Rispose il Frigio: Ben potete oramai lasciarlo, e contentarvi ch'egli sia tale come l'avete formato; chè senza dubbio più facil cosa sarebbe trovare una donna con le condizioni dette dal signor Magnifico, che un principe con le condizioni dette da voi; però dubito che sia come la repubblica di Platone, e che non siamo per vederne mai un tale, se non forse in eielo. Rispose il signor Ottaviano: Le cose possibili, benchè siano difficili, pur si può sperare che abbiano da essere; perciò forse vedremolo ancor a' nostri tempi in terra, chè benchè i cieli siano tanto avari in produr principi eccellenti, che a pena in molti secoli se ne vede uno, potrebbe questa buona fortuna toccare a noi. Disse allor il conte Lodovico: lo resto con assai buona speranza, perchè, oltra quelli tre grandi che abbiamo nominati, dei quali sperar si può ciò che s'è detto convenirsi al supremo grado di perfetto principe, ancora in Italia si ritroCastiglione, fasc. 105.

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vano oggidì alcuni figliuoli di signori, li quali, benchè non siano per aver tanta potenza, forse suppliranno con la virtù; e quegli che tra tutti si mostra di miglior indole, e di se promette mag. giore speranza che alcun degli altri parmi che sia il signor Federico Gouzaga, primogenito del mar. chese di Mantova, nipote della signora duchessa nostra qui chè, oltre la gentilezza de'costumi, e la discrezione che in così tenera età dimostra, coloro che lo governano, di lui dicono cose di maraviglia, circa l'essere ingegnoso, cupido d'o nore, magnanimo, cortese, liberale, amico della giustizia; di modo che di così buon principio non si può se non aspettare ottimo fine. Allor il Frigio, Or non più, disse; pregheremo Dio di vedere adempita questa vostra speranza. Quivi il signor Ottaviano, rivolto alla signora duchessa, con maniera d'aver dato fine al suo ragionamento, Eccovi, signora, disse, quello che a dir m'occorre del fin del cortigiano; nella qual cosa s' io non avrò soddisfatto in tutto, basterammi almen aver dimostrato che qualche perfezione ancora dar se gli potea, oltra le cose dette da questi signori, i quali io estimo che abbiano pretermesso e questo e tutto quello ch' io potrei dire, non perchè non lo sapessero meglio di me, ma per fuggir fatica; però lascierò che essi vadano continuando, se a dir loro avanza cosa alcuna.

Allora disse la signora duchessa : Oltra che l' ora è tanto tarda, che tosto sarà tempo di dar fine per questa sera, a me non par che noi dobbiam mescolare altro ragionamento con questo; nel quale voi avete raccolto tante varie e belle cose, che circa il fine della cortigiania si può dir che non solamente siate quel perfetto cortigiano che noi cerchiamo, e bastante per instituir bene

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il vostro principe, ma se la fortuna vi sarà propizia, che dobbiate ancor esser ottimo principe (1), il che sarebbe con molta utilità della patria vostra. Rise il signor Ottaviano, e disse: Forse, signora, s'io fossi in tal grado, a me aucor interverrebbe quello che suole intervenire a molti altri, li quali san meglio dire che fare.

CAPO XII.

Si risponde ad alcune obbiezioni che si fanno contro le doutrine insegnate di sopra. Cortigiania di Fenice, Aristotele, Callistene e Platone.

Quivi essendosi replicato un poco di ragiona

mento tra tutta la compagnia confusamente, con alcune contraddizioni pur a lode di quello che s'era parlato, e dettosi che ancor non era l'ora d' andar a dormire, disse ridendo il Magnifico Giuliano Signora, io son tanto nemico degl' inganni, che mi è forza contraddir al signor Ottaviano, il qual, per esser (come io dubito) congiurato secretamente col signor Gasparo contra le donne, è incorso in due errori (secondo me) grandissimi; dei quali l'uno è, che per preporre questo cortigiano alla donna di palazzo, e farlo eccedere quei termini a che essa può giungere, l'ha preposto ancor al principe, il che è inconvenientissimo; l'altro, che gli ha dato un tal fine, che sempre è difficile, e talor impossibile che lo conseguisca; e quando pur lo consegue, nou si deve nominar per cortigiano. Io non intendo disse la signora Emilia, come sia così difficile o impossibile che 'l cortigiano conseguisca questo suo fine, nè meno come il signor Ottaviano

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(1) Vedi nel capo di questo stesso libro avverato il pronostico riguardo al signor Ottaviano Fregoso.

l'abbia preposto al principe. Non gli consentite queste cose, rispose il signor Ottaviano, perch'io non ho preposto il cortigiano al princi pe; e circa il tine della cortigiania non mi presumo esser incorso in errore alcuno. Rispose allor il Magnifico Giuliano: Dir non potete, signor Ottaviano, che sempre la causa per la quale l'effetto è tale come egli è, non sia più tale che non è quell'effetto; però bisogna che'l Cortigiano, per la instituzion del quale il principe ba da esser di tanta eccellenza, sia più eccellente che quel principe; e in questo modo sarà ancora di più dignità che il principe istesso; il che è inconvenientissimo. Circa il fine poi della cortigiania, quello che voi avete detto, può seguitare quando l'età del principe è poco differente da quella del cortigiano; ma non però senza difficoltà, perchè dove è poca differenza d' età, ragionevol è che ancor poca ve ne sia di sapere; ma se'l principe è vecchio, e 'l cortigian giovane, conveniente è che 'l principe vecchio sappia più che 'l cortigian giovane; e se questo non intervien sempre, intervien qualche volta; e allor il fine che voi avete attribuito al cortigiano, è impossibile. Se ancora il principe è giovane, e 'l cortigian vecchio, dif ficilmente il cortigian può guadagnarsi la mente del principe con quelle condizioni che voi gli avete attribuite chè (per dir il vero) l'ar meggiare, e gli altri esercizii della persona s'appartengono ai giovani, e non riescono ne' vecchi; e la musica e le danze e feste e giuochi, in quella età son cose ridicole; e parmi che ad un institutor della vita e dei costumi del priucipe, il quale deve esser persona tanto grave e d'autorità, maturo negli anni e nella esperienza, e, se possibil fosse, buon filosofo, buon ca

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