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assai; e per questo non ebbero rispetto all'onor dell' imperatore, facendo sotto il nome di sua Maestà la più enorme cosa che mai sia stata udita. Ma quando altro argomento non avessimo dell'infinito desiderio che il papa tiene della pace, l'opere che ha fatto dopo che è uscito di prigione, fauno fede qual fosse l'animo suo prima ch'ei vi entrasse; che avendo ricevuto tante ingiurie dall' esercito imperiale, quante io volendo non saprei nominare, tutte per amor di Gesù Cristo si ha scordate: e parendogli che il cercare vendetta di chi l'ha offeso sia uno impedir la pace, liberamente ha perdonato in tempo che non si può dir che

abbia fatto contra sua voglia; ma quando quelli, che l'hauno offeso erano oppressi dall'esercito di Francia, e con molta necessità riuchiusi in Napoli. Ed essendo esso da' Francesi, Veneziani, Fiorentini non solamente sollecitato, ma astretto e minacciato, e per altra parte invitato con molte offerte, non si rimosse mai dal suo santo proposito, e più presto elesse soffrire lo stimolo degli appassionati, e starsi a discrezione de'Francesi, seenza le terre, che gli hanno tolto i Veneziani, e fuori della patria sua povero, e senza autorità, che dar cagione di nuova guerra; e in questo tempo ha mandati nunzii all' imperatore, pregandolo e supplicandogli a voler intendere nella pace e quiete della cristianità. Medesimamente al re di Francia e al re d'Inghilterra, offerendo tutti i mezzi, che sua santità ha potuto imaginare, che siano per giovare. Parvi, signor Valdes, che in questo il papa abbia insegnato cose in tutto contrarie all'ufficio suo? Parvi, che sia rendere mal per bene? incendere nuova guerra, e seminare discordia tra i concord, come voi diCastiglione fasc. 105.

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te che egli ha fatto? Parvi, che chi fosse imitator di Cristo avesse potuto scordarsi tante offese, e tante ignominie di star tanto preso co me un ladrone? non poter mangiare, nè bere, nè dormire, se non ad arbitrio di coloro, che lo guardavano nel mezzo della peste? sforzato di dare beneficii a coloro, che avevano morto i chie rici, per i quali vacavano? dar assoluzioni e riserve a petizione di qual si voglia vil fante dell'esercito? ogni dì con minacce di menarlo ora a Gaieta, ora di ammazzarlo, ora d'impiccar gli ostaggi (1), ora di abbruciar Roma e desolarla del tutto? E avendosi veduto innan zi agli occhi saccheggiar il palazzo di San Pietro, e tutta Ro

(1) Sette faron gli ostaggi, che diede il papa a' Tedeschi per sicurezza della taglia; quattro ecclesiastici e tre secola ri. Gli ecclesiastici furono, Giovanmaria del Monte arcive. scovo di Manfredonia, che poi fu papa Giulio III, Onofria Bartolini arcivescovo di Pisa, Antonio Pucci vescovo di Pisto ia, poi cardinale, e Giammatteo Giberti datario, vescovo di Verona, I secolari poi, Jacopo Salviati, Lorenzo Ridolfi e Simone da Ricasoli, tutti e tre cavalieri fiorentini, parenti e confidentissimi del papa. E poichè, per essere la santità sua in Castello, mal poteva aver il modo di soddisfar que'ribal di del compimento della taglia, dopo aver gia loro pagati cento cinquanta mila ducati, scrive il Guicciardini, che dopo molti minacci fatti agli statichi, ed il tenerli incatenati con grandissima acerbuta, gli condussero ignominiosamente in campo di Fiore, dove rizzarono le forche, come se incontanente volessero prendere di loro quel supplizio. Queste ca tene e questi pericoli d'una morte così malvagia commos. sero talmente il nobile animo di monsignor Giberti, che posto appena il pontefice in libertà, ei volle assolutamente dimet tere il ministero, e lasciata ogni speranza di maggior grandez za, andarsene al vescovado di Verona, ove attese al governo del suo gregge, e alla riforma della disciplina con tanto ze 1. e con tale santità di costumi che, come egli divenne de gno esemplare di un perfetto vescovo, così le sue costituzioni, che da lui Gibertine si appellano, servirono poscia di sicura norma per l'ottimo regolamento delle diocesi, e come tali furono abbracciate e seguite dal grande arcivescovo san Carlo Borromeo,

ma, essere astretto a pagare tanta sonima di denari? vedersi spogliar il castello, torre le fortezze della Chiesa, esser astretto per forza far cardinali, e vender i beni ecclesiastici per cavar denari da pagar quell' esercito, che non era già ito a ricuperar il sepolcro di Cristo in Gerusalemme, ma venuto a Roma a rovinar quello degli apostoli e dei martiri, e a bever il sangue foro con tanti tormenti crudelissimi e con nuove maniere di morti? Parvi, dico, signor Valdes, che un papa, che tutte queste persecuzioni ha tollerato con tanta pazienza, e quando le sue ferite erano tanto fresche che correvano sangue ha mostrato tanta temperanza d'animo, che nou ha cercato vendetta, ma ha posto ogni studio per aver pace, e perchè i nemici suoi, che l'hanno tanto maltrattato non abbiano essi 'mal alcu no, meriti che di lui si dica, ch' egli è inventore ed autore di fuova guerra? e che ha dato la fede al re di Francia per distruggere la cristianità? e che ha disfatta e rotta la pace tra l'imperatore e il re di Francia; e che è stato cagione che il regno di Ungheria fosse occupato da' Turchi; e che quando ricordava all'imperatore che facesse provvisione contra Turchi, allora si apparecchiava esso secretamente per far guerra a S. Maestà, e che della ruina di Roma esso solo tiene la colpa? Parvi, che questo sia quel papa pazzo, e tanto senza intelletto, che voi dite che voleva mordere e mangiare i suoi proprii membri? e che meritava esser tenuto legato dal figliuolo, perchè lo voleva ammazzare? Parvi, che 'l padre, che tiene differenza col figliuolo, il quale dopo aver tolto parte della sua sostanza gliela restituisce; e vedendoselo venir incontra getta l'arme in terra, e va disarmato per abbracciarlo, faccia segno di volerlo

ammazzare? Parvi, che meriti esser comparato con Nerone e Dionisio tiranno, come voi lo comparate? E dove trovaste voi mai, che il papa desse investitura dei regni dell' imperatore ad altri, come voi dite? E d'onde sapete voi, che il papa facesse passare il re di Francia in Italia? e che l'imperatore non bastò mai per ottenere da lui che fosse mezzano e neutrale, e che non procurasse di disturbare la pace? perchè dite voi questo, sapendo tutto il mondo che egli non ha mai sollecitato altro che pace; e che per questa sola causa fu mandato il cardinale de' Salviati in Ispagna? e chi vi ha detto, che il papa non volle ascoltare chi gli voleva parlar d'accordo per parte di Borbone? essendo notissimo, che al primo partito si conchiuse in Fiorenza con il mandato proprio di Borbone di 60 mila ducati, coi quali si prometteva, che l'esercito ritornerebbe indietro, si aggiunsero 40 mila, e dipoi 50 mila altri; e il papa a tutto consentì, ancorchè non sapesse dove trovarli per estinguer l'incendio della guerra? ma non bastò. Perchè dite voi, che il papa non volle che i Romani andassero a pigliar accordo con Borbone? perchè vi pigliate voi questa licenza così impudente di mentire a carico del papa, e di tanti signori che non siete degno di nominare? che superbia, che insolenza bestiale è questa? che pensate che vi sia lecito di dire ciò che il vostro maligno animo vi detta, senza pur temere che altri, non solo vi castighi, ma nè anco vi risponda? É avete ardimento di scrivermi, che non potete lasciar di lamentarvi di me, perchè io abbia informato l'imperatore della qualità del vostro libro, sog. giungendo che non avreste mai pensato ch' io avessi trattato una tal cosa contra l'onor vostro, e che conoscete ch'io sono stato mal informato.

Io tengo per molta ingiuria che voi abbiate pen. sato ch'io dovessi comportare, che nè voi nè altri parlasse del papa con tanta ignominia, come avete fatto voi, essendo io cristiano e particolar servitore di S. Santità, e maravigliomi che abbiate mai creduto ch'io debba far più conto dell' onor vostro, il quale voi avete perduto prima che nasceste (1) che di quello del papa, e di quello della religione cristiana e del mio stesso. Dite ancora, che non sapete che ostinazione io abbia veduto in voi, confessando che io mandai Gabriele mio secretario a parlarvi perchè lasciaste di seguitar quello, che avevate cominciato la qual cosa se faceste, lo dice il libro medesimo, del quale io non posso esser ben informato, non essendo in esso se non male; ma ben posso esser veramente informato della ! mala volontà vostra, che per ingannar ancora in questo e mentire come solete, dopo l'aver pubblicato il libro, e mandatolo in Alemagna, in Portogallo e in diversi altri luoghi, dite di voilerlo emendare; ed acciocchè con la ignoranza Esia ancora congiunta la malignità, dite volerlo fare per servirmi, quasi che per cortesia ed umanità vostra siate contento farmi questo piacere, non perchè la ragione o debito così ricerchi. Poi subito soggiungete che volete mantener quello che avete scritto. Or vedete come concorda bene il mantener quello che avete scritto con il correggerlo. Ma io non voglio ingannarvi, e dico, che di nuovo parlerò all'imperatore, e so certo che S. Maestà farà tal dimostrazione contra di voi, che ognuno conoscerà che questa vostra sacrilega operetta (poichè operetta la chiamate)

(1) Essendo i genitori del Valdes occulti Ebrei, come supponeva il Castiglione.

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