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e tener lo stato della chiesa e tutta Italia sog. giogata, il che non si dee tollerare. Ma perchè questa intenzione, s'io non m'inganno, è totalmente aliena dall'animo dell' imperatore, parmi che'l sospetto non sia ragionevole; e puossi conoscere per molte ragioni, le quali credo che vostra santità più volte abbia considerate, come è che se Cesare avesse disegnato d'occupare lo stato di Milano, miglior occasione non poteva avere che subito dopo la battaglia seguitar il favore della vittoria con la riputazione della presa d'un tanto re; non essendo in Italia altre armi che quelle di sua maestà, il che non si fece; anzi dipoi si è data la investitura al duca di Milano con condizioni molto più sopportabili che quelle che si dimandano innanzi la vittoria. Appresso l'aver voluto accordar con Viniziani per pochi denari; e la commissione di Lopez Urtado con ordine che si levasse l'esercito d'Italia (1), sono cose, che pur dimostrano che sua maestà non avea intenzione di turbare lo stato di Milano. Ma lasciando il resto, quello che più me ne certifica è che l'imperatore chiaramente di sua bocca lo ha detto, promesso e affermato infinite volte. E di questo faccio io più caso che di tutte l'altre sicurtà; parendomi sua maestà tan to aliena dalle bugie e dagli inganni quanto è il bene dal male. Pur se ancor con tutto questo la cagione perchè sua maestà comandò che 'l marchese si assicurasse dello stato di Milano, non fosse manifestissima, forse si potrebbe aver

(1) La commessione, che portò Lopez Urtado fu, che dai fanti spagnuoli in fuora, i quali doveano alloggiare nel marchesato di Saluzzo, si licenziassero tutti gli altri; uomini d'arme ritornassero nel reame di Napoli, gli manessero nel ducato di Milano, e che dell'esercito cesareo

che 600 altri ri

fosse capitano generale il marchese di Pescara.

qualche sospetto. Ma in vero credo che in b lia, in Francia ed Ispagna fossero pochi nomi che non avessero notizia delle pratiche che davano intorno e tuttavia si restringevano cos gran sollecitudine a danno dell'imperadore. Ne veggo ancora che 'l commettere al marchese che si assicurasse di quello stato, sebben non seg limitava la commissione, essendo capitano gene rale, fosse cosa disonesta. Ma se sua signoria k eseguì aspramente, non fu colpa di chi gli die de il primo ordine: però sua maestà adesso la rimedia di quel modo che vostra santità vederi per lettere di monsignor reverendissimo legato

Per questi rispetti le suspizioni nate in Italia credo siano mosse da causa poco ragionevole, e che ben sarebbe per quiete universale levarle, e non aggiunger più legna al fuoco. Che se la vita mia fosse bastante pegno per così gran promessa, io la metterei a perdere, se sua maestà per esserle stato mancato in Italia o per cupidigia di più stato serva odio o disegna di risentirsi contra potentato alcuno d'Italia. E questo non affermerei per certo del duca di Milano, nè d'altro che fosse suddito di sua maestà; che lo errore in questi pur sarebbe più grave. Ma se forse li signori Viniziani, o Francesi, o Inglesi, o altri, dubitassero aver mancato ovvero offeso l'animo di questo principe, ed entrando in diffidenza della bontà sua, cercassero per loro interesse proprio di farvi entrare ancor vostra santità, che non ha mancato nè offesolo in cosa alcuna, e conseguentemente metterla in guerra; credo che questo sarebbe il mal cammino; non perchè mi paia ch'ella debba abbandonare gli amici suoi, è massimamente gl' Italiani; ma perchè estimo più ragionevole e ancora più facile a vostra santità lo indurre l'imperatore ad esser amico

di quelli che l'avessero offeso, che a quelli che hanno offeso l'imperatore indurre vostra santità ad esser nemica di sua maestà, dalla quale non è stata offesa giammai.

Se ancora nel secreto dell' animo di vostra santità fosse qualche causa non nota ad altri, E per la quale dovesse ragionevolmente pensare a'dauni dell'imperatore (il che però io non so immaginare), forse che più a proposito sarebbe ora il dissimularlo che tentare di eseguirlo. Perchè, oltrechè sua maestà sia per aver buona somma di denari di Spagna e della dote della moglie (1), ogni volta che volesse far nuovo accordo con Francia a'danni d'Italia, e restituirle lo stato di Milano e partir seco il resto, credo che difficile sarebbe il contrastargli. Potrebbesi dire, che l'imperatore resterà ingannato, e che il cristianissimo ragionevolmente farà per Italia, e non per sua maestà. A questo dico, che certo è, che se Francia all'uno vorrà atteudere le promesse, l'altro resterà ingannato; e men male per noi sarebbe che l'imperatore fosse l'ingannato. Pure in tal caso parmi ancor poco guadagno dal canto nostro; perchè si accende la guerra in Italia, il fin della quale così potrebbe esser la perdita come la vittoria. Ma se Italia fosse congiunta con l'imperatore, le cose sarebbero meglio bilanciate; e se pur dovesse esser guerra, sarebbe in Borgogna o in questi confini; e non potrebbe il cristianissimo tirar la pietra e nascondere il braccio, ed adoprar Italia per istromento di levare il foco di casa sua, mettendolo in quella d'altri; e mostrar che la colpa di fare guerra

(1) Avea l'imperadore conchiuso il matrimonio con mada ma Isabella di Portogallo, e ciò con ricchissima dote. Castiglione fasc. 105.

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tra'cristiani sia di vostra santità, e non di sua maestà?

Ma, oltre gli altri rispetti, ben so che non è incognito a vostra santità con quanto poca fa tica e spesa, e solamente col consentire, può l'imperatore far grandissimo danno alla Sede apostolica, e come delle provincie di cristianità poche siano, dalle quali si abbia nè quella obbedienza nè quella utilità, che si ha da Spagna: ei tempi sono di tal sorte, che se sua maestà fosse astretta a perder la pazienza, forse potreb be dar orecchie a molti che la consigliano si nistramente. Tengo però per certo, che nè per ingiuria che se gli potesse fare, nè ancor per disperazione mai non verrebbe a quel termine che sono venuti alcuni altri: che è stato il mandar messi con somma di denari a sollecitar Lutero e confortarlo a far tumulti nella Magna e in ogni altro luogo, ove poteva; ma pur troppe sono le altre vie da poter nuocere, se sua maestà volesse usarle.

Però, padre beatissimo, io non veggo nè modo nè forza bastante; nè conosco ragione o giusta causa di far ora la guerra all' imperatore, o pure almeno di moverla senza pericolo di rovina che 'l difendersi è sempre lecito; ma l'offendere, come che ad ognuno si disconvenga, a coloro nondimeno pare che maggiormente si disdica, da'quali si dovrebbero aspettare i benefizii, la munificenza, la pace e tranquillità de'popoli,

assimamente di quelli che sono stati oppressi da tante calamità, come è la meschina Italia. La quale se entra un'altra volta in questo foco, ben si può dire preda esposta a'’barbari che la odiano per ordinario, e per aver lasciato in essa da qualche anno in qua molto del lor sangue,

cercano di ritornarvi, non tanto per utilità del possederla, quanto per cupidità di vendicarsene. Però vostra santità ne abbia quella cura, che buon padre e signore deve aver di unico ed obabediente figliuolo e servitore. Che ormai si può dire che Italia sia unica obbediente alla Sede apostolica; e conservandosi questa in pace, e stando bene unita con Cesare possa esser mezzo a vostra santità di satisfare a'suoi santi deside=rii, e guadagnar gloria presso al mondo e merito = presso a Dio. Ma senza l'unione di Cesare nè -pace universale tra' cristiani nè impresa contra infedeli, nè alcun altro buon effetto cred' io sia per succedere mai. E questo giudicar si può dalle risposte, che qualche volta hanno fatte alcuni principi cristiani a chi gli ha ricercati di contribuire ed unirsi con gli altri a questa impresa.

Ben veggo che grande inezia e presunzione è la mia ricordar cosa alcuna a vostra santità, la quale e per la prudenza sua infinita e somma bontà in un momento conosce più ch'io non potrei in mill'anni, ed è sempre inclinata e pronlissima ad investigare ed eseguire ogui bene, Ma parmi che l'affetto della mia cordial servitù, dalla quale procede questo mio errore, mi debba far escusato. E veramente non erro per altro che per un estremo desiderio dell'onore e gloria di vostra santità e che se pur Dio vuole per li nostri peccati flagellarne ancora Con nuova guerra, almen non paia che vostra santità sia la prima a pigliar essa la face in mano, ed andar appiccando in ogni lato questo incendio, e chiudere la strada alla pace ed aprirla ad un diluvio di Turchi (1) e alla servitù della cristianità. E certo è che quella opinione di bontà,

(1) 1 Turchi facevano già déʼmovimenti contro l'Ungheria,

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