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cessità, e che git ambasciatori del confederati avessero protestato che sua santità non alterasse i capitoli della lega, perchè il soccorso prontissimo, sua maestà mi rispose che ben desiderava che questo e l'altre cose, se si concluderanno, fossero interamente servate dall' una parte e dall' altra; ma che già gli scriveano che'l signor Giovanni de' Medici era restato a' servizi di Francia (1), é il conte Guido de'Veneziani: io gli dissi che questo non lo discredeva, e che mi parea che'l papa avesse ragione a star sospeso fin che non avea la confirmazione di sua maestà, atteso quello che s'era fatto nella lega conclusa col duca di Sessa e non osservata (2), e medesimamente com'era successo la promessa de' signori Colonnesi (3): ma ch'io era certissimo, se sua maestà osservava queste condizioni, che'l papa non mancherebbe dal canto suo. Dissemi, ancora che 'l re di Francia avea detto al suo ambasciatore, ch'era avvisato da Roma, che se sua maestà volea tener saldo e segui tare la guerra, il papa non attenderebbe cosa che

(1) che fu verissimo, e lo scrive chiaramente il Guicciardini dicendo: Il pontefice, ancorche facesse palese dimostrazione di voler osservare la tregua, nondimeno avendo occultamente diversa intenzione, avea lasciamo nell'esercito quatro mila fanti sotto Giovanni de' Medici, sollo pretesto che fossero pagati dal re di Francia,

(2) papa era restato ingannato nella tregua fatta l'anno innanzi col duca di Sessa e col vicerè; quale non fu voluta ratificarsi da Cesare.

(3) Vespasiano Colonna, signore di cui il papa si fidava grandissimamente, era stato mediatore della concordia tra esso papa e i capi de'Colonnesi, interponendo solennemente la sua fede, che non avrebbono più tentato cosa alcuna contro sua santità, Di che fidatosi Clemente e fatte perciò licenziare con molta imprudenza varie bande che avea a sua difesa, i Colonnesi con Don Ugo si mossero nimichevolmente alla volta di Roma e ci commisero quelle violenze · quelle rapine che abbiamo accennato,

avesse promessa in questi capitoli. Io gli risposi che questo mi parea poco verisimile; perchè il cristianissimo non avea ricevuto danno alcuno, nè tanta spesa che il papa dovesse ragionevolmente dubitare, ch'ei si avesse da rimovere dalla impresa: ma che più credibile era che 'l cristianissimo avesse fatto tal offerta al papa e persuasolo a non osservare (1) e confortatolo e fattogli nuove ́promesse, acciocchè per le cose passate non si mutasse. E circa questo per ora poco altro mi occorre che dire, se non che conosco che l'impe. ratore ha avuto grandissimo dispiacere di quello che ha fatto D. Ugo e i Colonnesi, e tiensi obbligato in estremo al papa della buona volontà che mostra. Dico ancora, che tutti questi signori di Spagna hanno mostrato infinito dispiacere, e non solo i grandi, ma ancora i piccioli e i me diocri, tanto ch'io non potrei dirlo; e poichè io sono in Ispagna non ho veduto nè.udito cosa che più mi abbia consolato che questa ed io prometto a vostra santità che questi signori del consiglio, almeno l'arcivescovo di Toledo (a), e il duca d'Alba (3), sono tanto ardenti e fanno tanto buone opere a servizio del papa e della Sede apostolica, quanto potressimo fare vostra signoria ed io. L'arcivescovo di Bari non meno che alcun di questi altri; ma il povero signore è assai gravemeute infermo, di modo che non può intervenire. Il signor cancelliero, secondo che ancora son cer

(1) Che il cristianissimo persuadesse il papa a non osservare la tregua, l'abbiamo pure dal Guicciardini, che dice; Non manco il re di condolersi con Paolo (d'Arezzo) e con gli altri nunzi del caso di Roma, offerire le cose sue alla sua difesa, mostrargli che non poteva più fidarsi di Cesare, dargli animo e confortarlo a non perseverare nella tregua. Lib. 17, pag. 31 b.

(a) Monsignor Giovanni Tavera, (3) Don. Ferdinando di Toledo.

tificato, non manca di fare ogni buona opera, e per quanto io veggo anche il confessore (1) va, non è dubbio, a bonissimo cammino. Piaccia a Dio che se ne cavi quel frutto che tanto è necessario, lo ne sto con molta speranza vedendo la volontà dell' imperatore tanto buona, e questi signori, che ho nominati, inclinatissimi quanto io posso desiderare, tal che non è uomo.di loro, che non faccia in questo caso come se vi andasse la lor vita propria : e di questo so io che non sono ingannato,

Vostra signoria parmi che nella sua mostri, il desiderio di nostro signore essere, non tenendo conto di se stesso nè di ingiurie fattegli, di volere abboccarsi con Cesare per soccorrere la cristianità, per il ben della quale delibera posponere l'interesse di tutta Italia; e per cavar quel maggior frutto che si può, adoperando in questo l'autorità apostolica, come nella maggior necessità che mai possa intravenire a sua santità nè ad alcun altro pontefice, mettersi in viaggio per mare (2) per parlare con Cesare e forse col cristianissimo, e far ogni estremo acciocchè sieno concordi e uniti alla difensione del nome di Cristo; e che a questo disegno di sua beatitudife osta solamente il dubbio, che l'imperatore non confermi le convenzioni fatte con D. Ugo, e medesimamente che i confederati non restino mal contenti e diffidati di sua santità, avendo quella

(1) Fra Giovanni Lošaja Domenicano, vescovo d'Osma, poi cardinale.

(2) Il papa, ponendo poca speranza nella tregua per la malignità de'ministri cesarei, e parendogli che il trattar la pace per altrui mezzo fosse cosa o assai difficile o almeno troppo lunga, era risolutissimo d'andare con l'armata a Barcellona per trattarla personalmente con Cesare: ma ne fu sconfortato non menu`dal re di Francia che da quello d'Inghil

terra,

alterati i capitoli contro le loro protestazioni, e ora venendo in Ispagna potrebbe parer fatto sfor zatamente, e così sarebbe fuori d'ogni proposito e forse cagione di maggior fuoco. Traggo ancora dalla lettera di vostra signoria, che sua santità vorrebbe essere sicura venendo, che l'imperatore non le contraddicesse in cosa alcuna, ma facesse tutto quello che sua santità gli ricercasse, e circa la restituzione de'figliuoli del cristianissimo, e degl'interessi d'Inghilterra e forse di Milano e di Venezia: e vostra signoria per parte di sua santità, mi astringe cercar d'intendere e poi scrivere quello ch'io conosco dell'animo di Cesare a questo proposito; la qual cosa intendendo sua santità da me, e avendo la ratificazione del l'imperatore circa l'accordo con D. Ugo, si risolverà pienamente della venuta sua e me he darà avviso.

Dico adunque che circa la ratificazione non occorre parlare, essendo già fatta. Circa la diffidenza che potessero pigliare i confederati di sua santità, non mi pare che questo abbia luogo, essendo tanto manifesta e propinqua per vedersene il fine la intenzione che muove sua santità a questo, che non è altro che assicurare, o almeno far tutti i rimedii che si può, acciocchè la cristianità non sia in preda de'Turchi e a questa cosa non si vede altro rimedio se non l'accordo tra questi principi, il quale senza dubbio, se possibil è che succeda mai, più facilmente.succederà per la presenza di nostro signore, che per alcun altro mezzo umano, e questo è al parer mio notissimo ad ognuno. Nè penso che si possa ritrovar persona che debba riprendere, nè star mal contenta di tal disegno, non ne venendo specialmente danno alcuno a persona, ma grandissimo bene a tutti. Non veggo

ancora, come si potesse dire nè pensare, che sua santità venisse sforzatamente, nè indotta da altro che da vera religione e zelo dell'onore del nome di Cristo: e quanto questo a sua beatitudine convenga, ognuno il comprende; nè so che apparenza o effetto di forza potesse essere in questa venuta, eccetto la necessità che si vede per la imminente rovina minacciata da'Turchi. Resta solamente al parer mio il considerare con che animo = l'imperatore riceverebbe sua santità, e se lo compiacerà delle sopraddette richieste, facendole sua beatitudine. A questo dico ch'io ben so che molto difficil cosa è conoscere l'animo e i secreti intrinsechi del core degli uomini; e per questo è ancora grandissimo pericolo non solamente assicurare con parole, ma pur confortare un suo signore a far cosa di tanto grande importanza. Dall' altra parte parmi ancor grandissimo mancamento ed error d'un servitore, quando un suo signore glielo comanda, restar di dire sinceramente il parer suo senza rispetto, e secondo che la coscienza gli detta. Però non posso tacere che, considerando le parole e i modi dell'imperatore con molti segni e congietture che saria lungo a dire, e tutte le cose che possono far testimonio di quel che si vede, parmi conoscere chiaramente che l'imperatore senza finzione alcuna e con tutte le forze dell'animo suo desidera, più che altra cosa del mondo, esser ben unito col papa; e questo parmi che a sua maestà sia molto naturale per la religione della quale io holla sempre veduta osservantissima. Oltra di questo, tutti i grandi del regno, cioè quelli che gli possono parlare liberamente, ve lo inclinano quanto si può dire. Vede ancora sua maestà come è stato trattato dal cristianissimo, e conosce che chi lo consigliò che si accordasse prima con Francia che con Italia, non lo

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