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nore appresso il mondo e merito appresso Dio, e i principi con perpetuo biasimo e infamia da gli uomini e con espettazione del giusto casti go dall'ira di Dio. Dico ancora, che per quan to io comprendo, se nostro signore venisse in Ispagna, è che l'imperatore lasciasse che sua santità si partisse mal contento e non satisfat to, nascerebbe tanto odio di questi popoli verso sua maestà, che forse sarebbe più importante che altri non pensa; e più che non farono le comunità passate (1), e questo dicono graudi e piccoli senza rispetto, e sono gli animi di tutti in questa cosa tanto accesi che più non si può dire di modo che molti e delli primi parlandomi sopra questa materia non han po tuto contenere le lagrime, e hanno passato gra cose con l'imperatore a questo proposito; e tra gli altri il signor arcivescovo di Toledo, il qua le fa in questo caso tanto virtuosamente l'offi cio di buono e veramente religioso prelato e divoto servitore del papa e dell'imperatore, ch'io penserei mancare del mio debito tacendolo; ha detto all'imperatore, che se sua maestà, venendo il papa in Ispagna, restasse in discordia con sua santità, gli avvisa che anderebbe in tal caso a servir il papa con la persona e con quanto tiene al mondo; e a me disse, che da inò promette che nel sopraddetto caso, volendo andar no stro signore, o mandare all'impresa contra Turchi, gli offerisce la sua persona e sessanta mila ducati ogn'anno durante la impresa e la vita sua. Altissime parole ancora ha detto a questo proposito il duca d'Alba all'imperatore, conforme alla nobiltà e virtù sua; il medesimo molti altri;

(1) Nelle quali erano proposte ed eseguite varie insoppor. tabili esazioni.

e per le strade le dicono insino i fanciulli. Di modo che avendo avuto tanta forza negli animi di costoro solamente il dirsi che 'l papa ha determinato di venire in persona in Ispagna per far la pace tra questi due principi, e condurli all'impresa contro Turchi; succedendone l'effetto e sapendosi solamente che fosse giunto alla costa di Catalogna, parmi di vedere questi popoli in tanto ardente desiderio e divozione verso sua santità, che tutti gli correrauno dietro adorandolo con tante lagrime, amore e riverenza, che'l morire gli parrà una felicità. Non vorrei già, ch'ella si pensasse ch'io volessi ampliare più di quello che si deve questa materia; ma creda vostra signoria che pochi o niun papa ha mai avuto tanto grande occasione di far una cosa divina e memorabile in perpetuo, quanto ha ora papa Clemente; ed io non so nè posso scriverla come la veggo. Ma avendosi a fare, facciasi per amor di Dio liberamente, con prontezza, senza ambiguità, senza timore, senza rispetto e senza que'modi, che potessero dare una minima ombra di suspicione d'inganno; che 'l tirar la corda un poco più o meno in simili tempi non fa al caso; nè si conviene guardare a'punti d'onore, nè temer che'l cristianissimo abbia per male, nè stimi che questa sia troppo riputazione all'imperatore; che questi onori e queste grandezze si hanno da guadagnar contra i Turchi, e la cosa ormai va da dovero, ed è tanto propinqua, che non si può dissimularla.

Avendo scritto infin qui, sua maestà per il șignor cancelliero mi ha fatto intendere che l'uomo che va in Italia è il signor Cesare Ferramosca (1); e acciocchè io intenda il tutto, e possa

(1) Il Ferramosca, gentiluomo Capuano, era non men valo-. roso soldato che fino ed avveduto politicó, Le sue commis Castiglione fasc. 105.

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scrivere in conformità, dice che la commissione del prefato signor Cesare è di scusarsi con sua beatitudine e ancora col collegio de' cardinali dell'inconveniente che ha fatto D. Ugo e i Cotonnesi, il che non è stato nè di volontà è di consenso di sua maestà, e medesimamente ha commissione di dimostrare questa intenzion del l'imperatore a D. Ugo e alli Colonnesi. Appresso porta la ratificazione della tregua (1) trattata e conclusa con.D. Ugo e ha commissione di supplicare a nostro signore, che eseguisca quest'ottimo disegno suo di venir in Ispagna, e, quando non fossero i sospetti passati e presenti, sua maestà anderebbe a baciar i piedi a sua beatitudine in Italia, o dove le piacesse; ma non vuole, ancora che la sua intenzione sia buona, metterla in questo caso in opera, acciocchè non fosse interpretata per contrario. A tal proposito credo che'l signor Cesare farà larghe offerte al papa venendo sua santità; ma non maggiori di quello che l'imperatore gli ha comandato, che veramente veggo in sua maestà quel desiderio che di so pra ho detto.

sioni, benchè si vantassero tanto favorevoli al papa, non fu rono tuttavia diverse da quelle di Don Ugo, ci è che s'allar gasse o si stringesse secondo le circostanze, e si vide chiaramente dagli effetti.

(1) Ai capitoli di questa tregua descritti poc'anzi se ne può aggiugnere un altro non mentovato da veruno istorico, ma che si legge in un manoscritto della libreria di monsignor Zelada, prelato eruditissimo, e non meno splendido che giudiziosa raccoglitore di cose rare: il quale contiene le Vite degli no mini illustri di casa Medici. Quivi dunque, a c. 107, parlacdosi dell'accordo fatto da papa Clemente con Don Ugo e coi Colonnesi frall'altre condizioni s'annovera questa: Che Don Ugo di Moncada si ritirasse con le sue genti nel regno Napoli; ma prima che si partisse, dovesse ordinare che si restituissero le robe rubate alla chiesa di S. Pietro. Il che non sappiamo che fosse eseguito, se non in picciolissima parte,

di

Avendomi il signor cancelliero fatto intendere le sopraddette cose, .io ho esitato in un articolo circa la confermazione della tregua, qual è, che essendosi scritto di qua che nostro signore già l'ha alterata, facendo restare il siguor Giovanni de'Medici a servizio del cristianissimo, e il conte Guido de' Veneziani, e tornar Andrea Doria con le galere sopra Genova, par ch'abbia dato un poco di sospetto nell'animo di costoro; e però in questo caso l'imperatore comanda al signor Cesare Ferramosca, che s'informi se nostro signore ha osservato questa tregua; e trovando che sì, non resta scrupolo nè diffidenza alcuna, ma la ratificazione della tregua si darà subito. Quando ancora fosse dubbio circa questa osservazione, e che paresse che non si fosse così interamente osservata, l'imperatore vuole che, piacendo così a nostro signore, la cosa si tratti di nuovo, e si concluda e stabilisca di modo, che non resti ambiguità nè dubbio nell'una o nell'altra parte; e i poderi di concludere sono, come vostra signoria sa, nel vicerè, Don Ugo, e ancora in quell' altro che verrà secretamente (1). Io vedendo quanto importa questa unione, e avendomi il signor cancelliero fatto intendere le cose sopraddette, subito sono andato all'imperatore e parlato con sua maestà acciocchè non si facesse menzione di questo puuto; parendomi meglio che la ratificazione fosse libera, e si desse senza condizione alcuna per non entrar in questo pericolo di disputare se'l papa ha osservato o no; perchè, poichè alcuni ministri dell'imperatore in Italia cercano scusa di dire, che i Colonnesi non hanno mancato, du

(1) Questa persona segreta che si dovea mandare fu frate Francesco Angelico, generale dell'ordine di San Francesco.

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bito che in questo ancora vorranno logicalmen te mostrare che'l papa abbia mancato; e così potrebbe nascere qualche impedimento nel ne gozio, tanto più che potrebbe intervenirvi il siguor vicerè, la fantasia del quale io non intendo; e per picciola cosa si disturberebbe tanto bene. Tutto questo, e molto più, ho detto all'imperatore; e a sua maestà par di fare in questo modo maggior dimostrazione a nostro signore di desiderar la concordia, che se ordinasse che la ratificazione si desse così semplicemente ; perchè non per questo resta di voler che la cosa vada innanzi (1); ma se si è osservata, non si muta cosa alcuna, e se non si è osservata facciasi di nuovo, e osservisi. Io sopra questo non ho lasciato di dire, dimandando prima perdono a sua maestà, che le opere del signor vicerè infin qui non sono state tali, nè così a proposito della concordia, che si abbia da sperare che quelle che farà da qui innanzi abbiano da giovar molto, e sopra di questo mi sono allargato alquanto, e sua maestà mi ha ascoltato pazientissimamente, e datomi molte ragioni, per donde crede che, se la cosa venisse alle mani del vicerè, farebbe ogni opera conforme al desiderio di nostro signore, ed hammi detto molto bene di sua eccellenza, e massime circa la volontà ch'ei tiene alla impresa contra Turchi ma per quanto io posso cavare dalle parole di sua mae stà, ancora che non me l'abbia detto esplicitamente, credo che la commissione sia tale, che, ancora che nostro signore non avesse osservato, non per questo si abbia da mettere dilazione nel negozio, nè trattar cosa nuova; ma confermar la

(1) Questi erano arzigogoli e sottigliezze di chi non ne voleva far nulla.

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