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Profession dell' arme, virtù che debbono accom pagnarla, e vizii che dee schivare.

Ma per venire a qualche particolarità, estimo

che la principale e vera profession del cortigiano, debba esser quella dell' arme la qual sopra tutto voglio che egli faccia vivamente e sia conosciuto tra gli altri per ardito e sforzato e fedele a chi serve; e'l nome di.queste buone condiziozi si acquisterà facendone l'opere in ogni tempo e laogo; imperocchè non è lecito in questo mancar mai senza biasimo estremo; e come nelle don. ne la onestà, una volta macchiata, mai più non ritorna al primo stato, così la fama d'un gentil. uomo che porti l'arme, se una volta in un miimo punto si denigra per codardia o altro rim. proccio, sempre resta vituperosa al mondo e piena d'ignominia. Quanto più adunque sarà eccellen te il nostro cortigiano in questa arte, tanto più sarà degno di lode, bench'io non estimi esser in lai necessaria quella perfetta cognizion di cose e l'altre qualità che ad un capitano si convengono; che per esser questo troppo gran mare, ci contenteremo (come abbiamo detto) della integrità di fede e dell' animo invitto, e che sempre si vegga esser tale: perchè molte volte più nelle cose piccole che nelle grandi si conoscono i coraggiosi; e spesso nei pericoli d'importanza, e dove son molti testimonii, si ritrovano alcuni li quali, benchè abbiano il cuore morto nel corpo, pure, spinti dalla vergogna o dalla compagnia quasi ad occhi chiusi vanno innanzi e fanno il debito loro; e Dio sa come; e nelle cose che poco premono, e dove par che possano senza esser nolati restar di mettersi a pericolo, volontier si

lasciano acconciare al sicuro. Ma quelli che an quando pensano non dover esser da alcuno mirati, nè veduti, nè conosciuti, mostrano ar e non lascian passar cosa, per minima che sia, che possa loro esser carico, hanno quella tù d'animo che noi ricerchiamo nel nostro d tigiano; il quale non vogliamo però che si mo tanto fiero, che sempre stia in su le brave pa le, e dica aver tolto la corazza per moglie, e 'nacci con quelle fiere guardature che spesso biamo vedute fare a Berto; che a questi tali r ritamente si può dir quello che una valorosa d na in una nobile compagnia piacevolmente di ad uno ch'io per ora nominar non voglio, il qu essendo da lei, per onorarlo, invitato a danza e rifiutando esso, e questo e lo udir musica molti altri intertenimenti offertigli, sempre d dir, così fatte novelluzze non esser suo mestie in ultimo dicendo la donna, Qual è adunque mestier vostro? rispose con un mal viso: It co battere; allora la donna subito, Crederei, dis che or che non siete alla guerra nè in termine combattere, fosse buona cosa che vi faceste m to ben untare, ed insieme con tutti i vostri nesi di battaglia riporre in un armario finchè sognasse, per non rugginire più di quello che te; e così con molte risa de' circostanti scorna lasciollo nella sua sciocca prosunzione.

Sia adunque quegli che noi cerchiamo, dove veggon gl' inimici, fierissimo, acerbo e sempre i primi; in ogni altro luogo, umano, modesto ritenuto, fuggendo sopra tutto la ostentazione lo imprudente laudar sè stesso, per il quale l' mo sempre si concita odio e stomaco da chi o Ed io, rispose allora il signor Gasparo, ho con sciuti pochi uomini eccellenti in qualsivoglia co che non lodino sè stessi; e parmi che molto b

comportar lor si possa; perchè chi si sente valexre, quando si vede non esser per l'opere dagl'iè gnoranti conosciuto, si sdegna che 'l valor suo estia sepolto; e forza è che a qualche modo lo scopra, per non esser defraudato dell' onore, che e il vero premio delle virtuose fatiche Però tra · gli antichi scrittori, chi molto vale, rare volte si astien da lodar sè stesso. Quelli ben sono intol lerabili che essendo di niun merito, si lolano; mma tal non presumiam noi che sia il nostro cortigiano. Allora il Conte, Se voi, disse, avete inteso, io ho biasimato il lodare sè stesso impudentemente e seuza rispetto; e certo, come voi dite, non si dee pigliar mala opinione d'un uoino valoroso che inodestamente si lodi: anzi tor quello per testimonio più certo, che se venisse di bocca altrui. Dico ben, che chi, lodando sè stesso, non incorre in errore, nè a sè genera fastidio o invidia da chi ode, quegli è discretissimo; ed, oltre alle lodi che esso si dà, ne merita ancor dagli altri; perchè è cosa difficil assai. Allora il signor Gasparo, Questo, disse, ci avete da insegnar voi. Rispose il Conte: Fra gli antichi scrittori non e sucor mancato chi l'abbia insegnato. Ma al parer mio, il tutto consiste in dir le cose di modo che paia che non si dicano a quel fine ma che caggiano talmente a proposito che non si possa restar di dirle; e sempre mostrando fuggir le proprie lodi, dirle pure; ma non di quella maniera che fanno questi bravi, che aprono la bocca e lascian venir le parole alla ventura. Come pochi dì fa disse un de' nostri, che essendogli a Pisa stato passato una coscia con nua picca da una banda all' altra, pensò che fosse una mosca che l'avesse punto; ed un altro disse, che non teneva specchio in camera, perchè quando si crucciava, diveniva tanto terribile nell' aspetto, che veggendosi, avrebbe fatto troppo grau

paura a sè stesso. Rise qui ognuno. Ma M. Cesare Gonzaga soggiunse: Di che ridete voi? Non sa pete che Alessandro Magno, sentendo che opinion d'un filosofo era che fossero infiuiti mondi, cominciò a piangere; ed essendogli domandato perchè piangeva, rispose, Perch'io non ne ho ancor preso un solo; come se avesse avuto animo di pigliarli tutti. Non vi par che questa fosse maggior braveria che il dir della puutura della mosca? Disse allora il Conte, Anco Alessandro era maggior uomo che non era colui che disse quella. Ma agli uomini eccellenti in vero si ha da perdonare quando presumono assai di sè; perchè chi ha da far gran cose, bisogna che abbia ardin di farle, e confidenza di sè stesso e non sia d'ani*mo abietto o vile'; ma sì ben modesto in parole, mostrando di presumer meno di sè stesso che non fa, purchè quella presunzione non passi alla temerità. Quivi facendo un poco di pausa il Conte disse ridendo M. Bernardo Bibiena;

CAPO VIII.

Qual forma di volto e di persona e quali esercizi convengano e disconvengano al cortigiano.

Ricordomi che dianzi diceste che questo nostro cortigiano aveva da esser dotato da natura di bella forma di volto e di persona, con quella grazia che lo facesse così amabile. La grazia e 'l volto bellis simo penso per certo che in me sia ; e perciò in terviene che tante donne, quante sapele, ardon dell' amor mio, ma della forma del corpo sto alquanto dubbioso, e massimamente per quest mie gambe, che in vero non mi paiono così atte com' io vorrei ; del busto e del resto contentom pur assai bene. Dichiarate adunque un poco più

* minutamente questa forma del corpo, quale abbia ella da essere, acciò che io possa levarmi di que sto dubbio e star con l'animo riposato, Essendosi di questo riso alquanto, soggiunse il conte, Certo -, quella grazia del volto, senza mentire, dir si può esser in voi; nè altro esempio adduco che questo, 0 per dichiarare che cosa ella sia, chè, senza dub e bio veggiamo, il vostro aspetto esser gratissimo e piacere ad ognuno, avvengachè i lineamenti d'esso non siano molto delicati, ma tien del virile e pur è grazioso. E trovasi questa qualità in molte e diverse forme di volti. E di tal sorte voglio io che sia lo aspetto del nostro cortigiano, non così molle e femminile come si sforzano d'aver molti, che non solamente si crespano i capegli e spelano le ciglia, ma si strisciano cou tutti que' modi che si faccian le più lascive e disoneste femmine del =mondo; e pare che nello andare, nello stare ed e in ogni altro lor atto siano tanto teneri e languidi, che le membra siano per istaccarsi loro l'uno dall'altro; e pronunziano quelle parole cosi affiitte, che in quel punto par che lo spirito loro finisca; e quanto più si trovano con uomini di grado, tanito più usano tai termini, Questi, poichè la natura (come essi mostrano desiderare di parere ed essere non gli ha satti femmine, dovrebbero non come buone femmine esser estimati, ma,.come pubbliche meretrici, non solamente delle corti de' gran signori, ma del consorzio degli uomini nobili esser cacciati.

Venendo adunque alla qualità della persona, dico bastar ch'ella non sia estrema in piccolezza, ionė in grandezza, perchè e l' una e l'altra di queste te condizioni porta seco una certa dispettosa mara9 viglia; e sono gli uomini di tal sorte mirati quasi di quel modo che si mirano le cose mostruose benchè avendo da peccare nell' una delle due

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