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tanto eloquente quanto sono il conte Ludovico e messer Federico, formasse una Donna di Palazzo con tutte le perfezioni appartenenti a donna cosi come essi hanno formato il Cortegiano con le perfe zioni appartenenti ad omo; ed allor se quel che difendesse la lor causa fusse d' ingegno e d'eloquenzia mediocre, penso che, per 30 esser aiutato dalla verità, dimostreria chiaramente, che le donne son cosi virtuose come gli omini. Rispose la signora EMILIA: Anzi molto più; e che cosi sia, vedete che la virtù è femina, e 'l vizio maschio.

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XCIX. Rise allor il signor GASPARO, e voltatosi a messer Nicolò Frigio, Che ne credete voi, Frigio? disse. Rispose il FRIGIO: Io ho compassione al signor Magnifico, il quale, ingannato dalle proinesse e lusinghe della signora Emilia, è incorso in errore di dir quello di che io in suo servizio mi vergogno. Rispose la signora 5 EMILIA, pur ridendo: Ben vi vergognerete voi di voi stesso quando vedrete il signor Gasparo, convinto, confessar il suo el vostro errore, e domandar quel perdono, che noi non gli vorremo concedere. Allora la signora DUCHESSA: Per esser l'ora molto tarda, voglio, disse, che differiamo il tutto a domani; tanto più perché mi par ben 10 fatto pigliar il consiglio del signor Magnifico: cioè che, prima che si venga a questa disputa, cosi si formi una donna di Palazzo con tutte le perfezioni, come hanno formato questi signori il perfetto Cortegiano. Signora, disse allor la signora EMILIA. Dio voglia che noi non ci abbattiamo a dar questa impresa a qualche congiu- 15 rato col signor Gasparo, che ci formi una Cortegiana che non sappia far altro che la cucina e filare. Disse il FRIGIO: Ben è questo il suo proprio officio. Allor la signora DUCHESSA, Io voglio, disse, confidarmi del signor Magnifico, il qual, per esser di quello ingegno e giudicio che son certa, imaginerà quella perfezion mag- 20 giore che desiderar si po in donna, ed esprimeralla ancor ben con le parole, e cosi averemo che opporre alle false calunnie del signor Gasparo.

a uno de cosi bono ingegno e cosi eloquente».

27. Donna di Palazzo. L'A. ricorre a questa circonlocuzione per non designare la dama di Corte col nome di corti giana, che nel 500 era presa spesso in cattivo significato; ma talvolta egli non si fa scrupolo di adoperarla, come nel capitolo seguente (xcix, 16) e nelle lettere (Lett. famil. I, n.° 8, p. 17, dove le dame di Lucrezia Borgia in Ferrara son dette donne cortigiane).

29. Se quel ecc. Anche se colui ecc. XCIX. 1. Nicolò Frigio. Di lui si vedano notizie nel Dizionarietto biogr.

5. In suo servizio. l'er maggior chiarezza queste parole o andrebbero scritte fra due virgole, o cosi modificate: io, pur essendo, o, che pur sono, al suo servizio ».

16. Far la cucina ecc. Da queste parole dell' Emilia traspare tutto il disdegno della gentildonna del Rinascimento per quell'ideale di buona e modesta massaia che anche le matrone romane dell'età imperiale, come le Cianghelle dei tempi di Dante, avevano dispregiato, meritando i fieri rinfacci di Giovenale e dell'Alighieri, e che nel trattato di L. B. Alberti è un' onorevole eccezione.

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C. Signora mia, rispose il MAGNIFICO, io non so come bon consiglio sia il vostro, impormi impresa di tanta importanzia, ch'io in vero non mi vi sento sufficiente: né sono io come il Conte e messer Federico, i quali con la eloquenzia sua hanno formato un Cortegiano 3 che mai non fu né forse po essere. Pur se a voi piace ch' io abbia questo carico, sia almen con quei patti che hanno avuti quest'altri signori; cioè che ognun possa dove gli parerà contradirmi, ch'io questo estimarò non contradizione, ma aiuto; e forse col correggere gli errori miei, scoprirassi quella perfezion della Donna di Palazzo, 10 che si cerca. Io spero, rispose la signora DUCHESSA, che 'l vostro ragionamento sarà tale, che poco vi si potrà contradire. Sicché, mettete pur l'animo a questo sol pensiero, e formateci una tal donna, che questi nostri avversarii si vergognino a dir ch'ella non sia pari di virtú al Cortegiano: del quale ben sarà che messer Federico non 15 ragioni più, che pur troppo l'ha adornato, avendogli massimamente da esser dato paragone d'una donna. — A me, Signora, disse allora messer FEDERICO, ormai poco o niente avanza che dir sopra il Cortegiano; e quello che pensato avevo, per le facezie di messer Bernardo m'è uscito di mente. Se cosí è, disse la signora Duchessa, 20 dimani riducendoci insieme a bon'ora, aremo tempo di satisfar all'una cosa e l'altra. E, cosi detto, si levarono tutti in piedi; e, presa riverentemente licenzia dalla signora Duchessa, ciascun si fu alla stanzia sua.

C. 1. Come bon ecc. Quanto buono sia ecc.

15. Pur troppo. Fin troppo. Sarebbe superduo avvertire che l'intonazione di queste parole della Duchessa è scherzosa ed arguta.

20. Riducendoci insieme. Trovandoci

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radunati, dandoci convegno.

21. E l'altra. Più correttamente e ul. l'altra.

-Si levarono. Sostituito dall'A. al si lecorno della redazione primitiva nel cod. laurenziano, che giustamente rifiu to come forma toscana troppo arcaica.

IL TERZO LIBRO DEL CORTEGIANO

DEL CONTE BALDESAR CASTIGLIONE

A MESSER ALFONSO ARIOSTO

1. L'eccellenza della Corte d'Urbiuo. Corte é affidato al Magnirico Giuliauo.

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II-III. Il carico di parlare della Donna di IV. Qualità comuni alla Donna di Palazzo e al Cortegiano. V-VI. Fra le qualita a lei proprie sieno l'affabilità piacevole, la modestia e l'ouesta di parole e di atti, una certa mediocrità difficile. lontana cosi dalla troppa ritrosia, come dalla soverchia libertà. nonché dalla maldiceuza maligua. I'si ella conveniente varietà nei suoi discorsi, ora piacevoli, or gravi, mai vani. — VII-IX. Quali sieuo gli esercizi del corpo e dello spirito più adatti alla Donna di Palazzo, quali il modo e il fine nell' usare delle qualità a lei proprie. X-XVIII. Disputa sulla diguità » delle doune, che il Maguitico Giuliano, coutro il parere del Pallavicino, dimostra non essere aniinali imperfettissimi, e delle quali celebra le lodi. - XIX-XX. Esempi di donue insigni per vera santità, ai quali si contrappongono esempi di ipocrisia fratesca. — XXI-XXVII. Esempi di donne celebri per virtú, per coraggio virile, per costanza nell' amore, per pudicizia. XXVII-XXXIII. Esempi di donne antiche che beneficarono gli uomini, anzi il mondo tutto, nelle lettere, neile scienze, uella vita pubblica, nella guerra. - XXXIVXXXVI. Esempi più receuti, la maggior parte moderni, di donne insigui per le loro virtú. XXXVII-XLIX. Comparazioue, per via di ragioni e di esempi, tra la continenza delle doune e quella, nou miuore, degli nomini. — L. Pericoli maggiori ai quali è esposta la virti delle donue. LI-LII. Nuove lodi di esse e nuovi esempi di virtù heuetica e li eccellenza femminile. LIII-LV. Del contegno della Donna di Palazzo e circa i ragio uamenti d'amore ». LVI-LIX. Dei modi e dei limiti e delle condizioni che deve u*servare la Donna di Palazzo uell'amare. LX-LXXIII. Del modo di ottenere e conser vare l'amore di donna, dei suoi effetti e dimostrazioni e della secretezza nell'amore. — LXXIV-LXXV. Nuove accuse del Pallavicino contro le doune in fatto d'amore. - LXXVILXXVII. Ottaviano Fregoso dà il suo giudizio sulla luuga coutesa; a lui è affidato, per la sera seguente, il carico di esporre le altre qualità che, secondo lui, debbono accrescere perfezione al Cortegiano.

I. Leggesi che Pitagora sottilissimamente e con bel modo trovò la misura del corpo d' Ercule; e questo, che sapendosi, quel spacio

I. 1. Leggesi ecc. 1. A. allude ad un passo delle Noctes Atticae di Aulo Gellio (Lib. I, cap. 1), del quale è quasi versione letterale questo periodo introduttivo. ridondante troppo e solenne, ma che bene rivela nello scrittore l'uomo della Rinascita. Qui egli tocca per incidenza e in forma di similitudine, una questione che parecchi altri prima di lui, letterati ed artisti, avevano trattata, e fra essi basti ricordare l'Alberti

e Leonardo (Cfr. Bossi, Cenacolo di Leonardo da Vinci, Milano, 1510, p. 211). Il passo dello scrittore latino suona cosi: Plutarchus in libro, quem de llerculis quali inter homines fuerit animi corporisque ingenio et virtutibus, conscripsit, scite subtiliterque ratiocinatum Pythagoram philosophum dicit, in reperienda modulandaque status longitudinisque ejus praestantia. Nam quutu fere constaret, curriculum stadii, quod

nel quale ogni cinque anni si celebravan i giochi Olimpici in Acaja presso Elide inanzi al tempio di Jove Olimpico esser stato misurato 5 da Ercule, e fatto un stadio di seicento e venticinque piedi, de' suoi proprii; e gli altri stadii, che per tutta Grecia dai posteri poi furono instituiti, esser medesimamente di seicento e venticinque piedi, ma con tutto ciò alquanto più corti di quello: Pitagora facilmente conobbe a quella proporzion quanto il piè d'Ercule fusse stato mag10 gior degli altri piedi umani; e cosi, intesa la misura del piede, a quella comprese tutto 'l corpo d'Ercule tanto esser stato di grandezza superiore agli altri omini proporzionalmente, quanto quel stadio agli altri stadii. Voi adunque, messer Alfonso mio, per la medesima ragione, da questa piccol parte di tutto 'l corpo potete chiaramente 15 conoscer quanto la Corte d'Urbino fusse a tutte l'altre della Italia superiore, considerando quanto i giochi, li quali son ritrovati per recreare gli animi affaticati dalle faccende più ardue, fussero a quelli che s'usano nell' altre corti della Italia superiori. E se queste eran tali, imaginate quali eran poi l'altre operazion virtuose, ov'eran gli 20 animi intenti e totalmente dediti: e di questo io confidentemente ardisco di parlare con speranza d'esser creduto, non laudando cose tanto antiche che mi sia licito fingere, e possendo approvar quant'io ragiono col testimonio di molti omini degni di fede che vivono ancora, e presenzialmente hanno veduto e conosciuto la vita e i co25 stumi che in quella casa fiorirono un tempo; ed io mi tengo obli

est Pisae ad Jovis Olympii Herculem pedibus suis metatum, idque fecisse longum pedes sexcentos; caetera quoque stadia in terra Graecia, ab aliis postea instituta, pedum quidem esse numero sexcentum, sed tamen aliquantulum breviora, facile intellexit, modum spatiumque plantae Herculis ratione proportionis tanto fuisse quam aliorum procerius, quanto Olympicum stadium longius esset quam caetera. Comprehensa autem mensura Herculani pedis, quanta longinquitas corporis et mensurae conveniret, secundum naturalem membrorum omnium inter se competentium, modificatus est: atque ita id colligit, quod erat consequens, tanto fuisse Herculem corpore excelsiorem quam alios, quanto Olympicum stadium caeteris pa ri numero factis anteiret». Nella redaz. primitiva del cod. laurenz. il C. era rimasto più fedele al testo latino, traducendo cosi: e questo che essendo notissimo quello spacio di uno stadio, che è a Pisa presso il Tempio di Jove Olympio, esser da Hercule stato misurato ecc. ». 6. Furono. Nella redazione primitiva: forno.

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gato, per quanto posso, di sforzarmi con ogni studio vendicar dalla mortal oblivione questa chiara memoria, e scrivendo farla vivere negli animi dei posteri. Onde forse per l'avenir non mancherà chi per questo ancor porti invidia al secol nostro; ché non è alcun che legga le maravigliose cose degli antichi, che nell'animo suo non 30 formi una certa maggior opinion di coloro di chi si scrive, che non pare che possano esprimer quei libri, avvenga che divinamente siano scritti. Cosi noi desideramo che tutti quelli, nelle cui mani verrà questa nostra fatica, se pur mai sarà di tanto favor degna che da nobili cavalieri e valorose donne meriti esser veduta, presumano e 35 per fermo tengano, la Corte d'Urbino esser stata molto più eccellente ed ornata d'omini singulari, che noi non potemo scrivendo esprimere; e se in noi fusse tanta eloquenzia, quanto in essi era valore, non aremmo bisogno d'altro testimonio per far che alle parole nostre fusse da quelli che non l'hanno veduto, dato piena fede. 10 II. Essendosi adunque ridutta il seguente giorno all'ora consueta la compagnia al solito loco, e postasi con silenzio a sedere, rivolse ognun gli occhi a Messer Federico ed al Magnifico Juliano, aspettando qual di lor desse principio a ragionare. Onde la Signora DuCHESSA, essendo stata alquanto cheta, Signor Magnifico, disse, ognun 5 desidera veder questa vostra donna ben ornata; e se non ce la mostrate di tal modo che le sue bellezze tutte si veggano, estimaremo che ne siate geloso. Rispose il MAGNIFICO: Signora, se io la tenessi per bella, la mostrarei senza altri ornamenti, e di quel modo che volse veder Paris le tre Dee; ma se queste donne, che pur lo 10 san fare, non mi aiutano ad acconciarla, io dubito che non solamente il Signor Gasparo e 'l Frigio, ma tutti quest' altri signori aranno giusta causa di dirne male. Però,

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26. Vendicar ecc. Locuzione latina per A salvare dall'oblio ».

34. Se pur mal sarà ecc. Si direbbe che al dubbio qui espresso dall' A. volesse rispondere un altro cavaliere, T. Tasso, con quelle parole del Dialogo della Corte, che si possono leggere ri. prodotte come epigrafe, in testa alla Prefazione di questo volume.

35. Presumano. Nella redazione primitiva del cod. laurenz.: presumino, e, subito dopo, tenghino.

39. Non aremmo ecc. Dapprima il C. aveva scritto: non ci pareria haver bisogno; e poi corretto: non ci paria haveriamo bisogno ».

II. 9. Di quel modo ecc. Cioè nuda. È allusione, eminentemente classica anch'essa, al noto giudizio di Paride, il quale nella contesa insorta fra le tre Dee, cioè Era (Giunone), Afrodite (Venere) ed Atena (Minerva), assegnò la palma della

mentre che ella sta pur in qual

bellezza ad Afrodite, gettandole il pomo. Forse il C., scrivendo questo accenno, pensava, oltre ai molti passi di antichi poeti nei quali si fa parola dell' episodio (ad es. Iliade, XXIV, 259, Euripide, Ifigenia in Aulide, v. 1239, Troadi, v. 925 segg., Eneide, 1, 27 ecc.), al quadro di Eufranore, nel quale era rappresentato anche il giudizio di Paride, come si ricava da Plinio (Hist. natur., XXXIV, 8), autore ben noto al Nostro. Al quale non doveva essere ignoto neppure quel dialogo di Luciano, che è intitolato appunto Del giudizio di Paride.

12. Il Signor Gasparo ecc. I due della compagnia che s'erano più degli altri dichiarati ostili alle donne, o, come si direbbe oggi, argutamente antifemministi.

13. Mentre che ecc. Cioè, mentre essa continuerà a serbare qualche reputazione di bellezza.

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