opra l'arco Balisardo appare, quasi pareggiava quella torre. esto ponte assai sarà che fare, è tutto l'inferno a quel soccorre ; esto è si gagliardo di natura, sì
om che si al mondo contra lui non dura.
ch' uscito non vi sia di mente era fabbricata la muraglia si passa quell'acqua corrente. ado quivi smonta a far battaglia a l'entrata non era altra gente, osa alcuna altrui la strada taglia: è'l primo castello ebbe passato, atra il Conte Balisardo armato.
pregasse Brandimarte assai lo lasciasse combatter avante volse Orlando consentirli mai;
trasse il brando, e disfidò il gigante. Durlindana dopo tanti guai
ritrovata il cavalier d'Anglante,
minciata una battaglia dura
a al gran ponte in mezzo a l'alte mura,
Or chi sentisse la destruzione
De l'armi rotte, e gli elmi risonare; E vedesse il gigante col bastone, Con Durlindana il Conte colpi dare; Quando l'usbergo, e quando il panzerone In pezzi in aria a gran furor volare; Diria che non è cor cotanto ardito, Che non ne rimanesse sbigottito .
Era questo un assalto troppo fiero; Son di scudi rimasi disarmati :
Nè l'un nè l'altro in capo ha più cimiero : Gli usberghi in dosso s'anno fracassati. Non si potrebbe così darvi intero
De' colpi il conto, che non fur contati. Par che il Conte più sempre ardisca e possa: A l'altro ormai la lena e'l fiato ingrossa;
Ed è ferito anche in più d'una parte, Ma molto sconciamente nel costato; Onde torna il malvagio a la su'arte, A farsi un altro siccom' era usato. L'armi ch'intorno avea tagliate e sparte, Foco e fiamma e faville anno gettato, Spargendo sopra un fumo nero e scuro: Tremò la terra intorno e tutto l muro.
Dimonio si fece egli a poco a poco: Com' un biscione avea la pelle intorno Da nove parti fuor gettava foco,
E sopra ad ogni orecchio aveva un corno. Tutte le membra avea nel primo loco; Ma varie sì, come la notte e 'l giorno: Avea sì strana e sì sozza figura ; Che poteva ad ognun metter paura,
Jue ale grandi avea di pipistrello }, Le mani acconce a foggia d'un uncino, Le piante d'oca, e le gambe d'uccello, La coda lunga com' un babbuino. Prese un forcone in mano e va con ello Con molta furia addosso al paladino Soffiando foco e digrignando i denti Con gridi ed urli pien d'alti spaventi.
ecesi il Conte il segno de la croce; Poi disse sorridendo: io mi credetti Già più brutto il dimonio e più feroce : Via, ne l'inferno va tra' maladetti, Là dove è 'l foco eterno che vi cuoce; E certo io proverò, se tu m'aspetti, Se come brutto se', se' si gagliardo ; Sii il diavolo a tua posta, o Balisardo.
Così si cominciò nuova quistione ;
Non ne fece mai 'l Conte una sì strana Giunsele al primo colpo nel forcone, E tutto lo taglio con Durlindana . Accorsesi a la fin questo ghiottone Poco valergli la su' arte vana; Onde si volta, e fugge verso il mare L'ale battendo in atto di volare.
Orlando il segue, e gli va tanto presso, Quanto quel suo forcon sarebbe grande: Sollecitava Balisardo anch'esso
E molto disiose l'ali spande.
La coda alzava nel fuggire spesso, Che non aveva il ribaldo mutande, E sospirava un vento profumato, Che 'l diavol non l'arebbe sopportato.
Dietro ad Orlando Brandimarte andava, Che vuol veder di questa cosa il fine. L'un dopo l'altro correndo arrivava Sopra 'l bel porto tra l'onde marine. Presso a la ripa quella nave stava Che tante genti avea fatte tapine: Sopr' essa salta quel diavol gigante, Ed a lui dietro il gran signor d'Anglante.
Benchè colui perduta abbia la lena
Pel corso, sopra 'l laccio è pur saltato ; Ma il Conte traboccò ne la catena; E ad un tratto si trovò legato: Nè fu disteso in su la prora appena, Che quella ciurma l'ebbe circondato. Tutti gridar' marinari e padrone: Sta fermo, cavalier, tu se' prigione. 37
Scotevas' egli, è non istava in posa: E d'esser quivi pensa pur se sogna. Addosso ha quella gente pidocchiosa ; Ma quel che vuol fortuna esser bisogna . Vermiglia avea la faccia come rosa Il Conte pien di sdegno e di vergogna. Due gaglioffacci grandi sel levaro In spalla, e in altra parte lo portaro.
Giunse in quel Brandimarte in su la riva, Che, com'io dissi, il Conte avea seguito. Quando de la sua voce il suono udiva Non aspetto per soccorrerlo invito :
Sopra la nave d'un salto veniva :
Onde quel popolazzo sbigottito
Orlando lascia, e non sa che si fare:
Chi fugge a poppa, e chi salta nel mare.
E certo anno ragion d'aver paura; Che se Turpin leggendo io non vaneggio, Due ne divise infin a la cintura,
Per mezzo un altro; e non fa da motteggio, Anzi par proprio che tagli a misura. Vedendo questo, e temendo di peggio, Si fugge ognun tremando e sbigottito. Or fuor di nuovo è Balisardo uscito.
Fuor de la poppa uscì quel negromante Che ne la propria forma era tornato: Le genti de la ciurma, ch'eran tante, L'anno da ogni banda intorniato. L'armi anuo rugginose tutte quante: Chi era scalzo e chi era stracciato; Benchè sian genti a navigar maestre, E tutti anno archi carichi e balestre.
Per Balisardo avea ripreso core, E gridando venia quella canaglia, Che non s'udi giammai tanto romore. Nel mezzo de la nave è la battaglia . Dà tra lor Brandimarte a gran furore: A questo il capo, a quel le braccia taglia i Da ritto e da rovescio il brando mena; Tutta la nave è già di sangue piena.
Fagli ballare il fiero Brandimarte Un duro ballo, una terribil danza: Vede il gigante che si trae da parte, E d'una torre armata ha la sembianza ; Nè per vederlo usar convien molt'arte Ch' undici palmi sopra gli altri avanza. Brandimarte col brando a lui s'accosta, E dritto a mezza coscia il colpo apposta.
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