Immagini della pagina
PDF
ePub

59

Fu preso e messo in un fondo di torre
Tutto da capo a' piedi incatenato:
In quella non si suole alcun mai porre
Ch'al mondo sia per vivo riputato.
Se Dio per sua pietà non lo soccorre,
A morte è Brandimarte condennato.
Astolfo, inteso l'inconveniente
Ch' aveva fatto, fu molto dolente;

60

E volentier gli arebbe dato ajuto
Con ogni studio, ed ogni suo potere ;
Ma saria tardo il soccorso venuto.
Così interviene a chi non sa tacere.
Quel gentil cavaliere or è perduto
Per cianciar troppo, e per poco sapere
D'Astolfo. Or qui di lor l'istoria lasso,
E torno al Conte ch' era giunto al passo;

Al

6 r

passo di Morgana ov' era il lago,
E'l ponte che varcava la riviera .
Fermossi il Conte, di mirarla vago,
E lieto ch' Arridano or più non v'era.
Cosi guardando vide morto un drago,
Ed una che sopr' esso si dispera.
Piagnevalo una donna in su la riva,
Come se del su' amante fusse priva.

62

Fermossi Orlando pien di maraviglia;
Pensando pur che cosa fusse quella.
La donna in viso era bianca e vermiglia,
E sopra tutte l'altre belle bella.

Quel drago morto in su le braccia piglia,
E con esso entra in una navicella,
Correndo giù per l'acqua a la seconda
E nel mezzo del lago si profonda.

Гил

ས་མལ་,

d'un sol sergente accompagnata lei vi conterò l'istoria appresso; co altra volta vi sarà contata,

rocchè sono stracco, io vel confesso; la stracchezza par che venga appunto, ando io sono a la fin del Canto giunto.

.142

ORLANDO INNAMORATO

CANTO QUARANTESIMOSECONDO.

I.

Perchè con voi convien ch'io mi governi

Nel corso mio, se non vogl' ire al fondo; ᏙᎥ prego un'altra volta, Lumi eterni, Che d'ozio e di viltà sgombrate il mondo Grazia da' corpi vostri alti e superni Piova, e faccia il mio canto si giocondo E sì altier, ch'a voi la voce saglia; Perch'io canto d'amore, e di battaglia,

2

L'un e l'altro esercizio è giovanile,
Nimico di riposo, atto all' affanno:
L'un e l'altro mestier da uom gentile
Che fatica non fugga, e sprezzi'l danno.
Con questi fassi l'animo virile,
Quantunque oggi assai mal tutte si fanno.
Per gloria già solea la guerra farsi ;
Taverna e mercanzia può or chiamarsi.

3

E già fu madre degna ed onorata
Di tanti gloriosi capitani.

E la stagion d'amore anch'è passata ;
Poichè con tanti affanni e pensier vani,
Senza aver di diletto una giornata,
Si pasce l'uom del viso e de le mani
Come sa dir chi n'ha fatta la prova;
Che raro in donna fermezza si trova.

4

Deh non guardate, damigelle, al sdegno
Che l'uom fa molte volte esser audace.
Tutte le donne non vanno ad un segno:
Una è buona e leal, l'altra è fallace:
Ed io per quella che 'l mio core ha in pegno,
A tutte l'altre mercè chieggo e pace;
E ciò che sopra pazzamente dico,
Per quelle intendo sol del tempo antico:

5

Fra le qua' so che non porrete mai
Quella che sopra vedeste venire.
Vi ricordate ben dove lasciai
Che di due donne vi voleva dire:
Una prima che pianto ch'ebbe assai,
In acqua con un drago lasciossi ire;
L'altra ch'al Conte si mostrò si umana.
Quella dal drago morto era Morgana ;

6

L'altra si chiama Fiordelisa; quella
Che fu da Brandimarte tanto amata.
Di questa vi dirò poi la novella :
Vo' contar prima quella della Fata,
La qual sendo malvagia più che bella,
Poich'a Arridan la vita fu levata
Dal figliuol, com' udiste, di Milone,
Fece a' suoi casi altra provvisione.

7

Con sughi di certe erbe e di radici
E frondi colte al lume de la luna;
E 'n monti alpestri sterili e 'nfelici
Pietre trovate per la notte bruna;
E con parole fiere incantatrici
Mutato aveva, in sua mala fortuna,
Il miser Ziliante, e fatto drago

Per porlo in guardia al ponte sopra 'l lago.

8

Così cambiata gli avea la figura,

Acciò che con l'orribile apparenzia
Faccia a chi viene a quel ponte paura.
Ma fusse o per difetto di scienzia,
O per strigner l'incanto oltra misura
Fece ella il male, ed e' la penitenzia:
Che, come appunto quella forma prese,
Trasse un gran grido, e morto si distese.

9

Onde la Fata che tanto l'amava,
Di doglia seco credette morire;
E dolorosamente lagrimava,

Come nel Canto addietro udiste dire;
E con la barca per l'acqua il portava
Per farlo sotto al lago rinvenire.
Or più di lei l'istoria non favella,
E torna a dir di quell'altra donzella.

10

Tosto che Fiordelisa ebbe veduto

Il Conte, disse: Iddio mi t'ha mandato
Veramente dal cielo a darmi ajuto;
Che ne sia mille volte ringraziato.
Io ho la virtù tua già conosciuto;
Or di mostrarla tutta sii pregato

E perch' intendi ben quel ch'hai da fare,
Piacciati, sin ch'io 'l dico, attento stare.

« IndietroContinua »