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E benchè gli osti e tutte quelle genti,
Dietro gli sian con orci e con pignatte;
E' se n'andava stropicciando i denti,
Prima lor certo fiche avendo fatte.
Non avea dietro mai manco di venti
Persone che gridavan come matte.
L'impiccato qualcun talvolta aspetta ;
Poi fugge, e via gli porta la berretta.

72

L'altiera donna pur lo seguitava,

Quando più lungi e quando più d'appresso
Al ladro al ladro dietro gli gridava;
Ed ognun rispondeva: egli è ben desso.
Ognuno al ciel di lui si lamentava;
Ognun rubando sottosopra ha messo;
E minacciando pur lo van col dito.
Ma non più, perchè il Canto è qui finito.

67

4

Volte ha le chiome verso il lato manco
E la cima increspata e sparsa al vento,
Sopra ad un palafren crinuto e bianco,
Che tutto d'or brunito ha il fornimento.
Un cavalier, le stava armato al fianco "
Che in sembianza parea pien d'ardimento
Ha per cimiero un Mongibello in testa,
E ne lo scudo e ne la sopravvesta .

68

Dico che il cavalier ha per cimiero
Una montagna che gettava fuoco :
Lo scudo e la coperta del destriero
La medesima insegna nel suo loco.
Or, signor' graziosi, egli è mestiero
Ch' io abbandoni questa parte un poco;
E per dare a la somma i membri sui
Torni a Marfisa ch'è dietro a colui.
69

Non l'abbandona la donzella altiera;
Ma giorno e notte senza fin lo caccia;
Nè monte alpestro nè grossa riviera,
Ne selva o stagno le rompe la traccia.
Va il caval ch' egli ha sotto di maniera,
Che par ben che di lei beffe si faccia :
Quel buon caval che fu di Sacripante,
Come folgore a lei fugge d'avante.

70

Quindici giorni già l'avea seguito,
Ne d'altro che di fronde era pasciuta.
Quel ladroncel malizioso e scaltrito,
Con altro che con fronde ben s'ajuta;
Perch' era tanto presto impronto ardito,
Ch' entra in ogni taverna ch'ha veduta;
E com' aveva ben mangiato il ghiotto
Can le calcagna pagava lo scotto.

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E benchè gli osti e tutte quelle genti,
Dietro gli sian con orci e con pignatte;
E' se n'andava stropicciando i denti,
Prima lor certo fiche avendo fatte .
Non avea dietro mai manco di venti
Persone che gridavan come matte.
L'impiccato qualcun talvolta aspetta ;
Poi fugge, e via gli porta la berretta.

72

L'altiera donna pur lo seguitava,

Quando più lungi e quando più d'appresso
Al ladro al ladro dietro gli gridava;
Ed ognun rispondeva: egli è ben desso.
Ognuno al ciel di lui si lamentava;
Ognun rubando sottosopra ha messo;
E minacciando pur lo van col dito.
Ma non più, perchè il Canto è qui finito.

198

ORLANDO INNAMORATO.

CANTO QUARANTESIMOQUINTO.

Ogni peccato è brutto, e d'odio degno,

Massimamente contra al ben comune;
Ma certa differenzia, e certo segno

Fa ch'un merta il baston, l'altro la fune.
Gli error che ci fa far l'ira e lo sdegno,
Anno, a parlar così, più de l'immune,
E quelli e gli altri che la forza pare,
Più che la volontà, ci faccia fare.

2

Però le sante leggi in ogni cosa

Discrete, in queste estremamente sono;
Che 'l frutto a la persona bisognosa,
Per non morir di fame, fanno buono;
Ma quando vien da natura viziosa
Non è cosa che merti men perdono :
Però con altrettanta discrezione
Se gli dà con la morte punizione.

3

Duole ogni 'ngiuria a l'uom; pur si sopporta,
Al mio giudicio, con più pazienzia,
Che non fa questa, ch'oltra 'l danno porta
Vergogna, e ci riprende d'imprudenzia.
Par che sia la persona mal accorta,
E ch'abbia avuto al suo poca avvertenzia;
E la disgrazia di chi è perdente,

Più muove a riso, ch'a pietà, la gente.

4

Ed un certo proverbio così fatto

Dice, che 'I danno toglie anche il cervello;
E che chi è rubato, come matto

Ne va dando la colpa a questo e quello.
Colui che ruba, pecca solo un tratto;
Ma s'io avessi preso quel Brunello,
So che de gli error suoi data gli arei
La pena, e de gli altrui e poi de' miei.

Quegli osti e cuochi e quell' altre persone
Che gli correvano a quel modo drieto,
Mi par avesser più che gran ragione;
Ma il tristo ruba, e calcagna e sia cheto.
Aveva il corno di quel di Milone,
E la spada ch'avea quel gran segreto,
Che lavorata fu da Fallerina ;
Così si ficca per ogni cucina.

6

Bevuto ch'ha, la tazza in sen si caccia,
E pargli appunto aver pagato l'oste,
Con dir, quando va via: buon pro vi faccia.
Ma pur Marfisa gli è sempre a le coste,
E d'impiccarlo sempre lo minaccia :
Ma quel mal topolin non tien le poste :
Lasciandola appressar, va lento lento,
Dipoi la pianta, e fugge come un vento.

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