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ndo: figliuol mio, dove ne vai,
e vai disarmato, giovanetto?
en arrivi, a tempo non sarai:
l'aranno impiccato a tuo dispetto.

à hai nè brando nè lancia nè scudo:
r pensi vittoria essendo nudo?

45 anetto al dir non attendeva : rendo forte è giunto già nel piano; perchè mente alcun non gli poneva, Ise la lancia ad un guerrier di mano. compagnia Grifaldo molti aveva: più n'avesse avuti, eran invano. ggier in fuga, ammazzando, gli volse di mano ad un morto il brando tolse.

46

esso dà tra quegli sventurati

nza compassion senza rispetto. on furno mai castron così squartati; nfesso è sin a' denti, un sin al petto. on due compagni, e Grifaldo scampati ; a treman di paura e di sospetto edendo l'empio strazio e 'l gran macello. ndò Ruggiero a scior presto Brunello .

47

Grifaldo in dietro ritornò piagnendo
Al re Agramante, e non sa che si dire,
Morir d'affanno e vergogna volendo ;
Anzi pur di paura vuol morire.
Maravigliossi il re, questo intendendo
E dove morti son color vuol ire:
Che gli par cosa forte strana e nuova,
Ch'un giovane abbia fatto sì gran pruova.

48

E viste le ferite smisurate,

I pezzi in qua e'n là pel campo sparti;
Che tutte quelle genti eran tagliate

In due la più, la men parte in tre quarti;

Come le cose attonite insensate

Un pezzo stelte, e poi disse; lodarti
Ben puoi, gentaccia vil, de la tua sorte,
Dappoichè morta se' per man sì forte .

49.

Come Brunel veduto ebbe Agramante,
Si mette in fuga, e non vuole aspettare;
Ma gli mise la man Ruggiero avante,
Dicendo: a modo mio ti convien fare;
A lui ch'offeso t' ha come ignorante,
Ed a tutti quegli altri vo' mostrare
Che ti fanno vergogna e danno a torto;
Perch' io son quel che Bardulasto ho morto.

50

E così col ladruccio ginocchione

Innanzi al re Agramante s'è gettato:
Signor, dicea, non so per qual cagione
Costui da te sia stato condennato
S'hai di lui qualche mala opinione,
Levala che son' io quel ch'ho peccato;
Se peccato è, quando si fa contesa
Uccidere il nimico in sua difesa.

:

ea l'un a l'altro: è costui quello lebbe farsi al mondo tanto onore? mente ad un corpo tanto bello ene esser ripien d'alto valore; è l'ardir la forza e la destrezza oppia, quando è giunta con bellezza.

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il re di tal ventura altiero,

in cosa ben nuova gli occhi intende, se dicendo: è mai questo Ruggiero? n man giunte a Dio grazie ne rende; con viso men torbido e men fiero braccia e bacia, e per la man lo prende: dà più di Bardulasto affanno.

: poich'egli è morto abbiasi il danno.

54

anetto ch'ha l'animo acceso

entil foco, e pien di leggiadria;

e' mi par più volte aver inteso, il primo oficio di cavalleria fatto un ch' abbia la ragion difeso . erchè questa è stata impresa mia ndo, signor mio, costui salvato; lier fammi, se l'ho meritato.

55

E l'arme e 'l suo destrier fammi dar anco,
Ch'altra volta da lui mi fu promesso.
Poi l'ho di lui non meritato manco;
Che per camparlo a rischio mi son messo.
Agramante baciò quel viso bianco,

E disse e' sarà fatto adesso adesso.
L'arme a Brunel gli fe' dare e'l destriero;
E di sua man lo fece cavaliero.

56

Era il vecchio maestro ivi dolente,
E cominciò guardando a lagrimare;
Poi disse al re Agramante: or tieni a mente,
E non ti sia molesto l'ascoltare.

Perchè il tempo futuro è a me presente,
Non vo' che 'l mio sia detto indovinare.
Non mente il cielo, e mai non ha mentito;
Nè mancherà di quel ch'io dico un dito.

57

Vuol pur in Francia il tuo pensiero strano
Condur questo mio ben, questa speranza.
Per lui sarà distrutto Carlo Mano;
Crescerà a te l'orgoglio e l'arroganza.
Farassi il giovanetto al fin Cristiano.
Ah casa traditrice di Maganza!

Ben ti sostiene il cielo in terra a torto:
Sarà per le tue man Ruggier mio morto.

58

E fusse questo l'ultimo dolore!

Resterà poi la sua genealogia

Pur tra' Cristiani; e fia di tanto onore,
Quanto alcun' altra stirpe al mondo sia.
In quella fia conservato il valore,
La liberalità la cortesia:

Amor gloria virtù viver giocondo
Fra quella gente farà bello il mondo.

Το

59

veggo di Sansogna un chiaro Alberto
Che scende giù nel campo Padovano,
Di senno pien, d'onor, d'armi coperto,
Grazioso gentil leggiadro umano.
Udite, voi d'Italia; ch'io v'accerto

Che quel che vien con quella insegna in mano,
Porta con seco la vostra salute.
Per lui fia piena Italia di virtute.

60

Veggo Azo il primo, e'l terzo Aldobrandino,!
Che non so giudicar chi sia maggiore:
Ha morto l'uno il perfido Azolino;
E l'altro ha rotto Arrigo imperadore.
Ecco un altro Rinaldo paladino,
Non quel di Carlo; io dico il gran signore
Di Vicenza e Treviso e di Verona,

Che batte a Federigo la corona.

61

Natura manda fuora il suo tesoro:

Ecco il Marchese a cui virtù non manca.
Mondo beato, e felici coloro

Che saran vivi a quella età sì franca!
Di questo al tempo i tre bei gigli d'oro
Saran congiunti con l'aquila bianca,
Ch'arà d'Italia il fiore; e i suoi confini
S'estenderanno a' due liti marini.

62

E se l'altro figliuol d'Anfitrione,

Che là si mostra in abito ducale,
Avesse a crescer Stato intenzione.
Come a seguire il ben, fuggire il male;
Tutti gli uccei, non dico le persone,
Arebbon per seguirlo aperte l'ale.

Ma perchè mi lasc' io portar più avante?
Tu l'Affrica distruggi, o re Agramante;

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