Poesie italiane inedite di dugento autori dall'origine della lingua infino al secolo decimosettimo raccolte e illustrate, Volume 4

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Per R. Guasti, 1847
 

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Pagina 348 - Che d'argento le braccia e d'or la testa, Ma di feccia e di fango avea le piante ; E se fia come spero, a scender presta Del tuo valor la pietra, in un istante Cadrà disfatta, e ne le sue ruine Nostre miserie alfin troveran fine. Già...
Pagina 345 - Se il duce alpin de' miei si lunghi danni Mosso a pietà, col valoroso braccio Le catene non spezza, e di quell' empio Barbaro stuolo, or non fa strage e scempio. A lui mi volgo, a lui che i rai fissando Della gloria verace al vivo sole, Mostra, cacciato ogni timore in bando, Esser mia degna e non bastarda prole: Lui chiamo, in lui confido, e dal suo brando Spero veder questa si vasta mole Di monarchia, che fino al ciel fa guerra, Cader distrutta e fulminata a terra.
Pagina 281 - Chi la sfibbia dinanzi, e chi di dreto. Ma, ritornando pure a poco a poco Gli spiriti smarriti Di dove erano usciti, In suon dolente e fioco , Priva d' ogni conforto , Pianse così l' abbandonata a torto : Levatevi di qui , ch' io vo
Pagina 340 - Né sì vile però rimasi, ch' io Mi scordassi il valor prisco e natio. Ben fu pronto a' miei danni e troppo ardito Quel che spinto da insania e da disdegno II mio scettro divise, e in altro lito Di nova monarchia trapiantò il regno; Ma non fu di ragione in me smarrito Tanto il lume però, ch' a più d'un segno Non conoscessi ogni mia gloria adietro Ripullular ne i successor di Pietro.
Pagina 346 - Cacciar le stelle ancorché solo, il Sole. A che tarda egli dunque? Il ciel secondo I suoi trionfi e le sue glorie affretta; Sparisce il verno, aprii ritorna, e '1 mondo Rivolto a lui, da lui gran cose aspetta. A che tregua? a che pace? Io dal profondo De le viscere mie chiamo vendetta, E pace altra non vo' se non queir una Che mi promette Carlo e la Fortuna.
Pagina 347 - Ch' umili a te porge i' Italia afflitta , • Contro le turbe insidiose e fiere Deb ! stringa il brando ormai tua destra invitta : Che d' opre sì magnanime ed altere Degno è ben che a te sia la gloria ascritta ; E se da un Carlo ebber principio , or pure Da un Carlo abbiano fin nostre sciagure. Vedrem dal tuo valor fiaccate e dome Le forze onde l...
Pagina 339 - Ond'ei leggendo in loro a parte a parte Scritte le mie sventure antiche e nuove , Pien di nobile ardir la pace sdegni , Ed a me renda i miei perduti regni . Italia mi chiam...
Pagina 342 - E s' ogn' altro mio figlio , all' ozio intento , Timido bada , e neghittoso cessa , A Carlo io mi rivolgo ; a lui s' aspetta Far degli strazi miei giusta vendetta . Giace tra la nevosa alta Pirene E tra il vasto ocean terra infeconda ; Quindi scorre l...
Pagina 343 - Lascio ch" un re che di real non tiene Altro che il nome effemminato e vile A sua voglia mi reggi, e di catene Barbare mi circondi il pie servile. This tyrant foments jealousy and sows seeds of discord between the Italian states. His viceroys are elected from the cruellest, the most unjust, the most rapacious, and the most luxurious of the courtiers crawling round his throne. The College...
Pagina 343 - E i monti di spezzati e nudi sassi Stancano gli occhi altrui non men che i passi. Da regione sì inospita e sì fiera, Per satollar la non mai sazia fame Del sangue mio, scese la gente ibera Pronta a furti, a rapine, a fraudi, a trame; Turba tanto più vii quanto più altera, Scellerata reliquia, avanzo infame Di quanti mai con barbari furori Predar l'Europa o Saracini o Mori. E.

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