Lirici italiani del secolo decimosesto, con annotazioni

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Company' tipi di Luigi Plet, 1836 - 392 pagine
 

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Pagina 163 - Bench' io da lei m'appiatti in monte o 'n valle, E per solingo calle Notturno io mova e sconosciuto il piede; E mi saetta sì che ne' miei mali Mostra tanti occhi aver quanti ella ha strali.
Pagina 164 - Padre, o buon padre, che dal ciel rimiri, Egro e morto ti piansi, e ben tu il sai; E gemendo scaldai La tomba e il letto: or che ne gli alti giri Tu godi, a te si deve onor, non lutto : A me versato il mio dolor sia tutto.
Pagina 172 - Altri boschi, altri prati ed altri monti, felice e lieto Bardo, or godi e miri: ed altre ninfe vedi in vaghi giri danzar cantando intorno a fresche fonti. E ad altri che a...
Pagina 68 - Dopo il sest' anno a rivederti almeno, Superba Italia ; poi che starti in seno Dal barbarico stuol m...
Pagina 91 - La bella libertà , ch' altri t' ha tolta Per tuo non sano oprar , cerca e sospira ; E i passi erranti al cammin dritto gira Da quel torto sentier dove sei volta . Che se risguardi le memorie antiche, Vedrai , che quei , che i tuoi trionfi ornaro , T' han posto il giogo e di catene avvinta.
Pagina 25 - Notte placido figlio; o de' mortali egri conforto, oblio dolce de' mali sì gravi ond'è la vita aspra e noiosa; soccorri al core ornai, che langue e posa non ave, e queste membra stanche e frali solleva: a me ten vola, o sonno, e l'ali tue brune sovra me distendi e posa.
Pagina 30 - Borea ne' dì torbidi e manchi d'orrido giel l'aere e la terra implica; e la tua verde chioma ombrosa, antica, come la mia par d'ogn'intorno imbianchi or, che 'nvece di fior vermigli e bianchi, ha neve e ghiaccio ogni tua piaggia aprica; a questa breve e nubilosa luce vo ripensando, che m'avanza, e ghiaccio gli spirti anch'io sento e le membra farsi: ma più di te dentro e d'intorno agghiaccio, che più crudo Euro a me mio verno adduce, più lunga notte e dì più freddi e scarsi.
Pagina 373 - Grato mi è il sonno , e più l'esser di sasso, Mentre che il danno e la vergogna dura , Non veder, non sentir, m' è gran ventura : Però non mi destar ; deh parla basso.
Pagina 152 - Ed alle sponde dell' estrema Tile. Poggia pur, dall' umìl volgo diviso, L'aspro Elicona, a cui se' in guisa appresso Che non ti può più '1 calle esser preciso . Ivi pende mia cetra ad un cipresso : Salutala in mio nome , e dalle avviso Ch...
Pagina 100 - ... cibo e quella, si rallegra e gode, e dentro al nido suo si strugge e rode per desio di seguirla anch'ei volando, e la ringrazia in tal modo cantando che par ch'oltre '1 poter la lingua snode; tal...

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