Critica militante ...

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A. Trimarchi, 1907 - 333 pagine
 

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Pagina 240 - Nel vano immaginare, ov' io entrai; Ed esser mi parea non so in qual loco, E veder donne andar per via disciolte, Qual lagrimando, e qual traendo guai, Che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco Turbar lo sole ed apparir la stella, E pianger egli ed ella; Cader gli augelli volando per l'are, E la terra tremare; Ed uom m'apparve scolorito e fioco, Dicendomi: 'Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch'era sì bella.
Pagina 61 - Trattato, dico e affermo che la donna di cui io innamorai appresso lo primo amore fu la bellissima e onestissima figlia dello Imperadore dell'Universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia . E qui si termina il secondo Trattato, che per prima vivanda è messo innanzi.
Pagina 213 - Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei di che furono l'assalse il sovvenir! E ripensò le mobili tende, ei percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli, e il concitato imperio, e il celere ubbidir.
Pagina 262 - Siede, un seicentismo critico, discorsi brillanti tutto a rapporti ed a concetti. Il parallelismo ebbe il suo significato, quando la critica avea per fondamento certe regole e certi esemplari, con cui si ragguagliavano tutte le opere d'arte: furono i tempi dell'autorità e della tradizione. Quel criterio non è più riconosciuto, ma è rimasto il mal vezzo di far paralleli.
Pagina 11 - 1 Signore, anzi '1 nimico mio; a ciascun remo un penser pronto e rio che la tempesta e '1 fin par ch'abbi a scherno; la vela rompe...
Pagina 63 - Mai non t' appresentò natura ed arte Piacer, quanto le belle membra in eh' io Rinchiusa fui, e che son terra sparte: E se il sommo piacer sì ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio? Ben ti dovevi per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretr
Pagina 15 - L' etereo fuoco infuse, anzi il suo spirto. Ed ella già calata ha la visiera; E il ferro trae, gittando la vagina, Desiosa di lauro e non di mirto. Bieco la guata ed irto Più i i' mi nemico; ma costei noi cura.
Pagina 288 - L'occupazione ordinaria e connaturale della mia attenzione è stata quella di escogitare i mezzi più plausibili per ordinare e sistemare la società degli uomini, in maniera che il giusto non fosse soperchiato dall'ingiusto, che l'onesto trovasse da vivere senza oppressione...
Pagina 73 - Bilancia con 20 l'equinozio di autunGià era '1 sole a l'orizzonte giunto lo cui meridi'an cerchio coverchia lerusalèm col suo più alto punto; e la notte, che opposita a lui cerchia, uscia di Gange fuor con le Bilance, che le caggion di man quando soverchia; sì che le bianche e le vermiglie guance, là dov'i' era, de la bella Aurora per troppa etate divenivan rance.
Pagina 26 - Di queste si può vedere un catalogo segnatamente copioso nell' opera del Bolza. Trovati gli elementi, restava la parte più difficile : esaminare il modo della loro composizione, osservarne le trasformazioni, studiare insomma la genesi e le evoluzioni del pensiero. A questo modo il problema prendeva spesso aspetto ed importanza generale. Peccato che all'opera fossero così inadeguate le forze dell'operaio, che ha cercato di fare quello che poteva, a avrà fatto assai poco...

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